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Dopo la morte c'è un'altra vita?


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briandinazareth
Inviato
20 minuti fa, LUIGI64 ha scritto:

Torniamo in tema

 

non c'è niente di più inntema in un thread sulla vita dopo la morte parlare della resurrezione... non distrarti :) 

Inviato
2 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

resurrezione... non distrarti :) 

Appunto

Tu che ne pensi?

Non hai postato nulla di nulla...

Confuti a destra e a manca

😂

 

Inviato
36 minuti fa, LUIGI64 ha scritto:

Confuti a destra e a manca

Però anche tu non è che sei questo grande assertore. Posti opinioni di ogni tipo tenendoti talmente sul vago che a volte penso tu sia più agnostico di me :classic_biggrin:. Non è che sei un agente provocatore del CICAP?

Inviato
2 minuti fa, faber_57 ha scritto:

Non è che sei un agente provocatore del CICAP?

Del CICAP

Hai sbagliato soggetto

😂

Inviato
3 minuti fa, faber_57 ha scritto:

assertore

Ma volutamente 

Figuriamoci se su questi argomenti possa essere particolarmente assertivo

A me piace proporre le versioni delle varie tradizioni

Non escludendo, quasi nulla

Avete a disposizione parecchio materiale, per riflessioni personali

Non mi pare così male...

Inviato

Questa ricerca spirituale dell'immortalità è l'elemento che distingue l'atteggiamento mentale dei saggi delle Upanishad dal nostro. Questo desiderio di immortalità non è però un mero desiderio di sopravvivenza personale e di appagamento continuo dei piaceri, i n condizioni di vita sempre nuove e più felici, in questo mondo o in cielo.
La ricerca di immortalità che troviamo nelle Upanishad non è i n alcun modo la ricerca di una immortalità personale, dove non esiste decadenza, malattia e morte degli individui, oppure mirata alla conservazione del pieno vigore. fisico della giovinezza. Non è nemmeno il desiderio di una vita senza il corpo, di un sé desideroso di piaceri e gratificazioni dei sensi e incatenato da tutte le voglie e le necessità dei rapporti e delle gratificazioni mondane. Questa ricerca di immortalità è identica alla ricerca del sé più alto, della verità ultima e della realtà, il sommo Brahman. Questa ricerca è volta alla percezione e alla comprensione della sorgente interna della nostra vita e della spiritualità più profonda, racchiusa all'interno di ogni persona, al di là della sfera dei sensi e del pensiero discorsivo. Se questa ricerca si limitasse ad una percezione sensoriale - colore, sapore, tatto, odorato o suono - si potrebbe facilmente asserire che essa è costituita da questo o quel dato dei sensi. Questa ricerca invece è una esperienza ineffabile, non concettuale, interna, che giace nella sua profondità insondabile.
Quando si getta in mare una pietra di sale, questa si scioglie interamente, rendendo impossibile il ricomporla in tutto o in parte nella sua forma originale, poiché l'acqua, in qualsiasi punto, è salata Allo stesso modo, quando si raggiunge questo livello di coscienza superiore (prajnana), tutte le esperienze ordinarie vengono sommerse e si disperdono in questa esperienza omogenea più grande, infinita, senza limiti.

...Tuttavia, in questo stadio di intuizione non concettuale del sé - un'esperienza ineffabile, della quale non è possibile parlare - non c'è alcuna traccia di dualità e si ha una esperienza totale di felicità, nella quale non c'è distinzione tra il conoscitore e le cose di cui si è consapevoli. Tutti gli stati ordinari di conoscenza implicano una dualità tra conoscitore e ciò che è conosciuto, mentre questa è una esperienza nella quale ogni dualità è scomparsa.

Tratto da: 

 

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Surendranath Dasgupt è stato un filosofo indiano. Nato nel distretto di Kushtia nell'attuale Bangladesh, Surendranath Dasgupta è stato uno fra i personaggi più eminenti del pensiero indiano.Dopo i master in sanscrito e in filosofia presso l'Università di Calcutta, si recò in Inghilterra dove si addottorò in filosofia presso l'Università di Cambridge. Ebbe fra i suoi allievi lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade

 

Inviato

Altro taglio interpretativo interessante, è quello fornito da Guidalberto Bormolini:

In pratica si narra, in forma mitica, quanto è realmente richiesto al ricercatore per giungere a un livello più elevato di esistenza: un’esperienza iniziatica di morte e resurrezione. Non occorre, al giorno d’oggi, creare sfide artificiose. Le prove e le crisi della vita sono già grandi occasioni in cui scegliere, o rinunciare a, un livello di vita più spirituale, e possono essere equiparate alle sfide superate dagli eroi mitici. Però secondo grandi pensatori, tra cui Mircea Eliade che era anche un cristiano ortodosso, l’assenza di riti di iniziazione ha impoverito la nostra civiltà. Non per nulla Aristotele esclamava che le iniziazioni eleusine avevano fatto grande la Grecia, ma che quella grandezza era ormai perduta.

Nelle civiltà tradizionali ancora oggi avvengono dei ‘riti di passaggio’ che hanno una funzione rigorosamente educativa. Le cerimonie di iniziazione dei giovani cominciano con l’allontanamento dell’iniziando dalla famiglia, e i ragazzi vengono portati in luoghi selvaggi, come la foresta, la giungla, la savana o altro, che simboleggiano il regno dei morti o comunque l’aldilà. Si mima, in modo tale da lasciare una forte impressione, l’esperienza della morte: si deve restare immobili ricoperti di rami, si è cosparsi di polvere bianca per assomigliare ai defunti, si simboleggia la sepoltura sdraiandosi in tombe scavate di fresco, l’adepto viene pianto come morto dai parenti. In altri casi la capanna iniziatica è equiparata al ventre materno, per essere partorito a vita nuova. A seguito della morte rituale l’adepto si trasforma in un nuovo «nato», la morte iniziatica corrisponde al ritorno a uno stato embrionale che deve essere rappresentato simbolicamente attraverso gesti evidenti e concreti: deve essere rieducato a camminare, a parlare, viene nutrito come un bambino, deve apprendere nuovamente ogni gesto. Solo allora il novizio viene ammesso ai segreti, che non sono tanto delle nozioni, ma un nuovo modo di essere che sorge da un’esperienza. Si comprende così in modo diretto che la morte non tocca il nostro essere, ma lo trasforma in altro: muore qualcosa che non è essenziale perché nasce qualcosa di nuovo. In sostanza, nelle società primitive l’esistenza completa non è quella ordinaria, ma quella conquistata con un’esperienza di morte e resurrezione: per diventare completamente umani si deve morire della prima vita e rinascere a una vita superiore, religiosa e culturale insieme, e «l’iniziazione, sin dagli stadi arcaici di cultura, assume una parte predominante nella formazione religiosa dell’uomo […] e la morte rituale significa il superamento della condizione profana, non santificata, la condizione dell’uomo naturale, che ignora il sacro, cieco nello spirito […] Questo è importante: per le società arcaiche, l’accesso alla spiritualità si traduce in un simbolismo della Morte e di una nuova nascita»

...Credo fortemente che tutto quanto la tradizione propone oggi come iniziazione, e che spesso nel passato era realizzata attraverso riti impegnativi e di grande impatto, possa essere riproposto in una modalità più delicata direttamente attraverso la meditazione.

Per raggiungere un buono stato di meditazione è necessario, infatti, che si acquieti ogni tensione neuromuscolare, si freni ogni moto incontrollato della mente e si scenda sempre più in profondità. Si tratta di usare un metodo che permetta di compiere un viaggio nella propria interiorità, incominciando da un’approfondita conoscenza del proprio corpo attraverso l’immobilità. L’umanità ormai vive in uno stato di attività e agitazione continua, l’immobilità può essere fatta corrispondere simbolicamente a una morte fisica. Anche rallentare la mente fino a giungere all’immobilità e alla cessazione del flusso dei pensieri può essere paragonato a una ‘morte’ psichica. Imparare a rallentare il respiro, diradandolo e godendo delle naturali sospensioni al termine di ogni inspirazione ed espirazione, accogliendo quegli attimi di sospensione della respirazione, permette di vivere piccole morti. Infine il viaggio nel proprio intimo, attraversando il buio dei propri pensieri e delle proprie paure, potrebbe davvero assomigliare a un’immersione nel regno profondo degli infèri (cioè il regno dei morti e non l’inferno).

...La pratica fondamentale dei filosofi antichi risulta quindi essere la meditazione, la meleté , che consiste nel rendere viva nell’anima un’immagine, un’idea, o un principio; tra tutte queste, particolare rilievo aveva l’esercizio della morte, che veniva condotto come una meditazione quotidiana. 182 Una lunga tradizione indica l’alba e il tramonto come i momenti della giornata più appropriati per la meditazione, intesa come autoanalisi e programmazione. 183 Con questo esercizio di morte ci si spoglia degli attaccamenti egoistici, per acquistare la libertà della mente dal corpo. 184 Vi corrisponde un distacco dal proprio punto di vista parziale e opportunista, legato appunto al corpo e ai sensi, per acquistare un punto di vista universale; morire è dunque morire alla propria individualità, per vedere le cose secondo oggettività, e ciò presuppone «una concentrazione del pensiero in sé stesso, uno sforzo di meditazione». 185

Si trattava fondamentalmente di esercizi di concentrazione, visualizzazioni e tecniche respiratorie che permettevano di praticare una sorta di viaggio dell’anima.

...Il tema della discesa agli inferi si ritrova nei miti di tanti popoli; in greco è definita katabasis ed è un’esperienza ineludibile in un percorso spirituale di liberazione, infatti il Tomus Pindaricus dichiara: «Felice chi ha potuto vedere questo prima di scendere sottoterra, egli conosce la fine della vita e ne conosce anche l’inizio». 531 La katabasis viene narrata nei miti e nelle cronache nella forma della comunicazione con i defunti: visioni, sogni, morti apparenti per poi tornare indietro ‘redivivi’, esperienze iniziatiche di morte e resurrezione. In tutte queste esperienze l’accesso è possibile a condizione di fare esperienza della morte, o di un passaggio attraverso qualcosa che simboleggia la morte, come il sonno. Interessante anche la ricorrenza di una discesa che poi si trasforma, raggiunta la profondità, in ascesa. Si parla quindi dell’esperienza della discesa nella profondità e nel mondo dei morti, che è pertanto un regno interiore non raggiungibile con un viaggio esteriore, e questi racconti «rientrano – secondo Ioan Petru Culianu, il principale allievo di Eliade – fra le tradizioni più persistenti dell’umanità». 532 Dai miti dell’eroe inghiottito da un mostro che poi ritorna alla luce, fino a quelli che scendono nell’Ade e incontrano le ombre dei morti. Ricordiamo solo alcuni dei più significativi per il nostro percorso. In India Naciketas, un giovane yoghi, arriva agli inferi, vi passa tre giorni, e ottiene che Yama gli esaudisca tre desideri e lo istruisca sul «fuoco che porta in cielo», 533 un viaggio molto simile a quello dantesco con cui, attraversato il regno dei morti, si sbuca nei cieli.

 

Dicono i maestri orientali: «Brahman . Il suo linguaggio è il silenzio. Restate in silenzio. Egli parlerà. Parlate, Egli tacerà». 628

...Due realtà sono di fronte nella strada della meditazione, il tutto dell’Infinito e il nulla di noi stessi. Lentamente una ‘morte’ mistica del nostro ego deve portarci a fare spazio alla Sua parola. Nella spiritualità islamica il centesimo nome di Dio è indicibile, non perché sconosciuto, tantomeno per un segreto esoterico, è invece quella parola che Dio stesso dice nel cuore silenzioso del meditante. Nel buddhismo il silenzio su ciò che è mistero giunge fino a negare la negazione, perché il Nirvana è qualcosa «su cui è bello tacere..

Tratto da:

 

 

 

 

borm.jpg

Guidalberto Bormolini è assistente spirituale, conferenziere e tanatologo. Laureato alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito la Licenza in Antropologia teologica ed è dottorando in Teologia spirituale presso l’Ateneo S. Anselmo di Roma. Vive e lavora nella comunità dei “Ricostruttori nella preghiera”, e sta restaurando un borgo in rovina e disabitato sull’Appennino di Prato. Il borgo si chiama “TuttoèVita” e avrà anche un hospice che accoglierà malati nei tempi ultimi, per assistenza e accompagnamento spirituale.

Inviato

Scusami l'ennesima intrusione ...

Sono semplici testimonianze , @LUIGI64 sei una persona aperta ,  accetta un consiglio , approfondisci la conoscenza di Medjugorie ...

Fatevi un regalo , ascoltatele ,  su youtube ne trovate a migliaia ... Sono impazziti tutti ?

 

  • Thanks 1
Inviato

Sembrano proprio delle testimonianze di morte e rinascita ...

  • Thanks 1
densenpf
Inviato
Il 03/07/2025 at 12:43, luimas ha scritto:

Fatevi un regalo , ascoltatele ,  su youtube ne trovate a migliaia ... Sono impazziti tutti ?

No, i pazzi sono altri, quelli dubbiosi che finche' "non vedono non credono", ma per vedere non bastano i propri occhi.

E' semplicemente un Risveglio Spirituale, che prima o poi arriva in ogni essere umano.

Questo e' il vero senso della Resurrezione che e' trasformazione interiore.

Non c'e' nulla di  miracoloso in questo, anzi, il vero miracolo non e' vedere la Madonna, ma cambiare il proprio cuore.

Se dovessi andare a Fatima, Lourdes o Medjugore non vado per vedere qualcosa, ma per "sentire" qualcosa.

E' tutto li' il mistero.

 

Inviato
10 minuti fa, densenpf ha scritto:

trasformazione interiore.

Questo sembra molto ostico da capire

Eppure, di esempi ne abbiamo avuti e continuiamo ad averne parecchi 

Ma già conosco le risposte ..sono soggettivismi, senza alcun valore

In sintesi, pie illusioni, o peggio mistificazioni, oppure semplici autoinganni 

Vabbè 

 

densenpf
Inviato
6 minuti fa, LUIGI64 ha scritto:

Questo sembra molto ostico da capire

No, tutti i libri che pubblichi in piu' 3d, di filosofi, studiosi, eremiti, guru, giornalisti, santi, non parlano che di questo.

 

Inviato
20 minuti fa, densenpf ha scritto:

non parlano che di questo.

Esatto

Ma l'interpretazione, può differire e non di poco 

C'è chi ritiene che tali esperienze abbiano valore, altri sì attengono alle spiegazioni della  UAAR, Cicap o simili

Tutto rispettabile, importante è non voler convincere, da entrambe le parti, nessuno

Inviato

Scusa @LUIGI64, ma chi mai ha contestato la trasformazione interiore? Io no di sicuro, ma, penso, nessuno degli scettici. È che la trasformazione interiore non ha alcuna importanza per i discorsi sulla vita dopo la morte. O sopravvivono solo i transformers?

Inviato
9 minuti fa, simpson ha scritto:

sopravvivono solo i transformers?

È solo un taglio interpretativo

Morte e rinascita simbolica

Ne hanno scritto parecchio in merito

Aldilà.. aldilà di se stessi 

Ho citato delle pagine che ne parlano...

Evidentemente, sono stato poco chiaro, o gli autori poco esplicativi

Inviato
8 minuti fa, LUIGI64 ha scritto:

È solo un taglio interpretativo

Morte e rinascita simbolica

Ne hanno scritto parecchio in merito

Aldilà.. aldilà di se stessi 

Ho citato delle pagine che ne parlano...

Evidentemente, sono stato poco chiaro, o gli autori poco esplicativi

Ok, ma se stiamo parlando di ciò che dovrebbe accadere dopo la morte, perché girare il discorso su quello che accade durante la vita? Qual è l’utilità?

Inviato
1 minuto fa, simpson ha scritto:

Qual è l’utilità?

Per me è utile, anche molto a dire il vero

In senso lato, anche in tema

Per te non lo è?

Pazienza 😊

Se volete, passo nuovamente ad nde e simili 

 

Inviato

Comunque, dopo tutto quello che ho postato sull'argomento, posso affermare che sono state molte più le confutazioni, critiche (ad eccezione di Mom) e giudizi negativi che il contrario

Interessante 

😎😊


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