permar Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Vista la nostra eta' avanzata potremmo impegnarci a fornire qualche notizia qui a Melius dopo il nostro trapasso
Panurge Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Se guardo la media della mia famiglia vi tocca aspettare ancora minimo 30 anni. 1
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 7 ore fa, simpson ha scritto: essere girati e rigirati finché non gli si fa dire quello che si vuole Questo può essere vero Soprattutto in occidente, come per la Bibbia, testo molto difficile, a cui non mi sono dedicato a sufficienza Bisogna affidarsi a studiosi seri e accreditati Ma ciò vale, anche se in maniera minore anche per i filosofi, penso a Platone, Plotino, ecc In Oriente, mi viene in mente a titolo di esempio la Bhagavad Gita, l'interpretazione è più semplice e con messaggio univoco In questo periodo, la stavo rileggendo ☺️
audio2 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio c'è anche chi la bibbia la legge letteralmente, perlomeno l' antico testamento poi abbiamo visto cosa succede io la proibirei direttamente e senza appello.
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 2 minuti fa, audio2 ha scritto: legge letteralmente Se per questo, qualche fantasioso esegeta vede nella Bibbia alieni e dischi volanti...pensa te
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Poi c’è il racconto di Vicki, una donna nata cieca. Nacque gravemente prematura nel 1951, dopo una gravidanza di appena ventidue settimane e fu posta subito in una incubatrice molto primitiva dove le venne dato ossigeno al 100%. Una concentrazione così alta di ossigeno danneggia lo sviluppo del bulbo oculare e del nervo ottico, cosa di cui i medici non erano a conoscenza nei primi tempi dell’uso delle incubatrici. Migliaia di bambini nati prematuri che sopravvissero grazie a simili incubatrici primitive, divennero così completamente ciechi. Vicki aveva un’atrofia completa del bulbo oculare e del nervo ottico. Anche la corteccia visiva, la parte del lobo occipitale del cervello che trasforma gli stimoli luminosi in immagini, non si era sviluppata correttamente, non avendo mai ricevuto stimoli luminosi da quegli occhi e da quei nervi ottici che non funzionavano. La NDE di Vicki è descritta nel libro di Kenneth Ring e di S. Cooper e lei fu anche intervistata a lungo in un documentario della BBC intitolato The Day I Died (Il giorno in cui morii). Nel 1973, quando Vicki aveva ventidue anni, durante un incidente stradale, venne sbalzata fuori dall’auto su cui viaggiava. Una frattura della base cranica e diversi gravi traumi ne causarono il coma; aveva inoltre alcune vertebre del collo e della schiena fratturate e una gamba rotta. Ebbe una breve visione dall’alto del relitto dell’auto (per quanto cieca poté vedere e riconoscere l’auto distrutta, una Volkswagen); più tardi, nella sala del pronto soccorso, dove era stata portata dall’ambulanza, fu in grado di vedere da una posizione sopra il suo corpo. Nella stanza vide un corpo su una barella di metallo e udì anche due persone che parlavano ed esprimevano le loro preoccupazioni. Fu solo quando riconobbe la sua fede nuziale, che naturalmente conosceva solo al tatto, che comprese che quello era il suo corpo. E dopo essere passata attraverso il soffitto, vide il tetto dell’ospedale e gli alberi. Ecco il suo racconto: «Non avevo mai visto niente, né luci, né ombre, né altro. Molte persone mi chiedono se vedo nero. No, non vedo nero. Non vedo assolutamente niente. E nei miei sogni non ho alcuna impressio- ne visiva. È solamente gusto, tatto, suono e olfatto. Ma nessuna impressione visiva di alcun genere. La cosa successiva che ricordo è che ero nello Harborview Medical Center e guardavo giù quello che stava succedendo. Ed era spaventoso, perché io non sono abituata a vedere le cose, e perché non lo avevo mai fatto prima! E all’inizio era veramente spaventoso! Poi, finalmente ho riconosciuto la mia fede e i miei capelli. E ho pensato: “Quello laggiù disteso è il mio corpo? E sono morta o cosa?” Continuavano a dire: “Non riusciamo a riportarla indietro, non riusciamo a riportarla indietro!” E si affannavano disperatamente su quella cosa che io avevo scoperto essere il mio corpo; e io mi sentivo molto distaccata da esso, come in una specie di “e allora?” E pensavo: “Perché queste persone si preoccupano così?” Poi pensai: “Io sono fuori di qui, non posso farmi sentire da queste persone”. Non appena ebbi pensato questo, attraversai il soffitto, come se fosse fatto di niente. Ed era meraviglioso essere là fuori, essere libera, senza preoccuparsi di poter urtare contro qualcosa, e sapevo dove stavo andando. E udii questo suono di campanelle che era il suono più incredibile che io possa descrivere: andava dai toni più bassi ai più alti. E mentre mi avvicinavo a quest’area, c’erano alberi e uccelli e poche persone, ma erano tutte uguali, fatte di luce, e potevo vederle, ed era incredibile, veramente bello, ed ero sopraffatta da questa esperienza perché non potevo immaginare che cosa fosse la luce. È ancora… una cosa molto emozionante quando ne parlo… perché ci fu un momento in cui… io potevo raggiungere qualsiasi conoscenza volessi avere»30. Vicki continua spiegando che in quest’altro mondo fu accolta da alcuni conoscenti. Come scrivono Ring e Cooper: «Erano cinque; Debby e Diane erano le compagne di scuola cieche di Vicki, che erano morte anni prima, rispettivamente a undici e sei anni. In vita, erano profondamente ritardate oltre che cieche, ma qui apparivano luminose e belle, in salute e piene di vita. Non erano più bambine, ma, per dirlo con le parole di Vicki, “nel fiore degli anni”. Inoltre Vicki racconta di aver visto due persone che si erano prese cura di lei nella sua infanzia, Mr. e Mrs. Zilk, entrambi erano già morti. Infine, c’era la nonna di Vicki, che aveva allevato Vicki e che era morta solo due anni prima di questo incidente. Sua nonna, tuttavia, che era un pochino più indietro rispetto agli altri, stava avvicinandosi per abbracciarla»31. L’esperienza di Vicki si conclude con il suo rientro forzato nel corpo: «E poi fui mandata indietro e allora tornai nel mio corpo e fu terribilmente doloroso e molto pesante, e ricordo di essermi sentita molto male»32. Il fatto che qualcuno, cieco dalla nascita a causa di un’atrofia dei bulbi oculari e dei nervi ottici e che ha la parte visiva della corteccia cerebrale non sviluppata, possa vedere le persone e ciò che vi è attorno, solleva delle domande importanti. Come è possibile che questa donna possa vedere da un punto esterno e al di sopra del corpo, in un momento in cui è in un coma causato da un danno cerebrale subito in un grave incidente stradale? Non è mai stata in grado di vedere. Inoltre percepisce le cose da un punto al di fuori del suo corpo. Come può fare questo? A cosa può essere dovuto? Come può essere consapevole delle sue percezioni durante il coma? Questo è impossibile secondo le attuali conoscenze mediche. Le storie di Vicki e di altre persone cieche che hanno avuto una NDE stanno costringendo gli scienziati a prendere in considerazione nuovi modelli riguardo la relazione tra la coscienza e il cervello. Le osservazioni riferite da Vicki non possono essere il prodotto di una percezione sensoriale o di una corteccia cerebrale visiva funzionante e tanto meno possono essere state immaginate, visti i loro aspetti verificabili. Tratto dal testo più sopra citato
briandinazareth Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio @LUIGI64 é una cosa non n particolarmente strana per molte forme di cecità. ci sono tanti casi simili, non serve la nde perché questo fenomeno si presenti. Non c’è bisogno di supporre cose soprannaturali
simpson Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Da quando sono descritte in letteratura le NDE? Chi è stato il primo a parlarne in occidente?
simpson Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Cmq, tanto x capirci, la differenza tra uno scienziato e uno che dice cose a caso mosso da ideologia è questa: posto che le NDE si verificano in pazienti considerati clinicamente morti che poi tornano in vita, Van Lommel afferma "Quello che finisce con la morte è solo il nostro aspetto fisico. Non vi è inizio né ci sarà mai fine alla nostra coscienza". Può un discorso essere più sconclusionato? Non sarebbe più semplice, anziché inferire conclusioni assurde, dire: forse quello che fino ad oggi consideravamo il confine della vita va spostato un po’ più in là? Forse c’è attività anche quando con i metodi tradizionali non ne registriamo più? Forse dobbiamo cambiare metodo e definizioni? Forse non ne sappiamo abbastanza e dobbiamo rimetterci a studiare, come sempre succede nel mondo scientifico? Ma no, scherziamo? Lanciamoci in affermazioni dogmatiche ed indimostrabili fondate sul nulla, altrimenti che gusto c’è?
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Mi riportate casi simili a quelli di NDE (OBE) di non vedenti... Ovvero, tutto ciò spiegato dal punto di vista scientifico Possibilmente con fonte dell'informazione Altra cosa interessante è che anche in situazioni di paura imminente, può sorgere una NDE --- Le parole del professor Enrico Facco (specialista in Anestesiologia e Rianimazione, Specialista in Neurologia, Studioso senior, Studium Patavinum - Dip. di Neuroscienze Università di Padova) https://www.ilgiornale.it/news/farmaci-e-terapie/esperienze-pre-morte-sono-reali-e-non-sono-sogni-ecco-perch-2129147.html
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Nel Fedone Platone riporta ciò che Socrate disse ai suoi amici il giorno in cui fu costretto a morire bevendo una tazza di veleno: «E cos’è questa cosa che viene definita morte, se non la separazione e la liberazione dell’anima dal corpo?» I suoi amici osservano: «Ma per quello che riguarda l’anima, gli uomini tendono a non crederci; temono che quando essa lascia il corpo, il suo posto possa non essere da nessuna parte, e che nello stesso giorno della morte essa possa essere distrutta e morire immediatamente nella sua liberazione dal corpo, dissolvendosi come fumo nell’aria e svanire nel nulla»91. Socrate rispose: Come bambini, siete ossessionati dalla paura che quando l’anima lascia il corpo, il vento possa davvero spazzarla via e disperderla […] E la morte non è altro che separazione dell’anima e del corpo? […] E essere morti è il compimento di questa separazione; quando l’anima esiste in se stessa, ed è divisa dal corpo e il corpo è diviso dall’anima: ecco la morte […] Allora l’anima è più simile all’invisibile, e il corpo al visibile […] L’anima somiglia al divino, all’immortale, all’intelligibile, all’uniforme, all’indissolubile e all’immutabile; e il corpo invece somiglia all’umano, al mortale, all’inintelligibile, al multiforme, al dissolubile, al mutevole […] Se l’immortale è anche imperituro, l’anima quando è attaccata dalla morte non può perire […] Quell’anima, che io dico, invisibile, si allontana e va verso il mondo invisibile, verso il divino, l’immortale e il razionale: e arrivata là, vive in beatitudine e viene liberata dall’errore e dalla follia degli uomini […] E quando il defunto arriva nel luogo in cui il genio di ognuno lo porta individualmente, prima di tutto riceve una sentenza, se ha vissuto bene, rettamente, o meno […] E queste devono essere le anime, non dei buoni, ma dei cattivi, che saranno costretti a vagare in questi luoghi per espiare la pena del loro precedente cattivo modo di vivere. --- Il libro tibetano dei morti (Bardo Thödol) contiene una conoscenza antica trasmessa oralmente di generazione in generazione. Può essere stato trasmesso in forma scritta fin dall’inizio della nostra era cristiana e probabilmente fu compilato nella sua forma corrente nell’ottavo secolo da Padmasambhava, il fondatore del buddhismo tibetano. In Tibet questi è conosciuto anche come Guru Rinpoche. La seguente citazione presa da questo libro mostra una grande somiglianza con una OBE: «Quando il principio della coscienza esce dal corpo, dice a se stesso: “Sono morto, o non sono morto?” Non può stabilirlo. Vede i suoi parenti e i suoi conoscenti come era abituato a vederli prima. E ode anche i pianti… In questo momento il defunto può vedere che la sua porzione di cibo viene messa da parte, che il suo corpo viene spogliato degli indumenti, che il suo giaciglio viene rimosso; può udire il pianto e i lamenti dei suoi amici e dei suoi parenti, e anche se può vederli e udirli mentre lo chiamano, loro non possono udire lui che li chiama, e così se ne va via dispiaciuto. A quel punto i suoni, le luci e i raggi – tutte e tre queste cose – vengono sperimentate»prima. E ode anche i pianti… In questo momento il defunto può vedere che la sua porzione di cibo viene messa da parte, che il suo corpo viene spogliato degli indumenti, che il suo giaciglio viene rimosso; può udire il pianto e i lamenti dei suoi amici e dei suoi parenti, e anche se può vederli e udirli mentre lo chiamano, loro non possono udire lui che li chiama, e così se ne va via dispiaciuto. A quel punto i suoni, le luci e i raggi – tutte e tre queste cose – vengono sperimentate» --- Di seguito vi sono alcune citazioni da vari testi delle Upanishad. Il Katha Upanishad parla di uno scambio tra Naciketas, che si offre in sacrificio, affinché il suo povero padre possa conservare i suoi pochi beni materiali, e la Morte, che gli dice: «Il Sé che tutto conosce non è mai nato, Né morirà. Al di là della causa e dell’effetto, Questo Sé è eterno e immutabile. Quando il corpo muore, il Sé non muore. Se l’assassino crede di poter uccidere O l’assassinato crede di poter essere ucciso, Nessuno dei due conosce la verità, il Sé eterno Non si uccide, né potrà essere ucciso. Nascosto nel cuore di ogni creatura Esiste il Sé, più sottile del sottile, Più grande del grande. Loro vanno al di là Di tutta la tristezza che estingue la loro ostinazione e oltre la gloria del Sé Attraverso la grazia del Signore d’Amore. […] L’immaturo corre dietro ai piaceri dei sensi E cade nella grande rete della morte. Ma il saggio, sapendo che il Sé è immortale, Non cerca l’immutabile nel mondo dei cambiamenti. […] Il Sé supremo è al di là del nome e della forma Al di là dei sensi, inesauribile, Senza inizio, senza fine, al di là Di tempo, spazio e causalità, eterno, Immutabile. Coloro che realizzano il Sé Sono per sempre liberi dagli artigli della Morte. […] Quando le catene che legano lo Spirito al corpo sono sciolte e lo Spirito è liberato, che rimane allora? […] Ciò che è qui è anche là; ciò che è là è anche qui. Chi vede la molteplicità Ma non l’uno, indivisibile Sé. Deve vagare continuamente da una morte all’altra»86. La Isha Upanishad fornisce una descrizione quasi letterale della coscienza infinita: Il Sé sembra muoversi, ma è sempre immobile. Sembra lontano, ma è sempre vicino. È all’interno di tutto, e trascende tutto. Coloro che vedono tutte le creature in se stessi. E se stessi in tutte le creature non conoscono paura. Coloro che vedono tutte le creature in se stessi. E se stessi in tutte le creature non conoscono dolore. Come può la molteplicità della vita Illudere l’uno che vede la sua unità? Il Sé è dovunque. Brillante è il Sé, Indivisibile, non toccato dal peccato, saggio, Immanente e trascendente. È Colui che tiene insieme il cosmo.
wow Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio Dal basso della mia ignoranza in cose del genere, leggendo questo thread, mi chiedo per quale motivo si tende a cercare la razionalità in qualcosa che apparterrebbe al trascendente e alla dimensione della fede? Le esperienze di "premorte" sono scientificamente dimostrate, non possono essere una anticipazione o un inizio abortito di vita post mortem. Perché si dovrebbe ammettere una anomalia nel passaggio dalla dimensione fisica a quella del metafisico? Come si fa a dare importanza scientifica a queste esperienze di pre morte che ripetono essenzialmente dei luoghi comuni come la visione dall'alto del proprio corpo o il tunnel con la luce alla sua fine? Il tentativo di "razionalizzare" la fede o il trascendente nasce spesso dal desiderio umano di comprendere e dare un senso anche a ciò che sfugge alla percezione ordinaria. Alcuni cercano punti di contatto, altri vedono un'incolmabile distanza. Ciò che fa immaginare (e sperare in) una vita dopo la morte è lo stesso meccanismo istintivo di conservazione che ha fatto immaginare costruire il soprannaturale e il divino. La fede, d'altra parte, si basa sulla rivelazione, non richiede prove scientifiche nel senso stretto del termine. Si fonda sulla credenza in qualcosa che va oltre il misurabile e il dimostrabile, spesso basandosi su testi sacri, tradizioni, rivelazioni personali o un senso profondo di connessione spirituale.
Panurge Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 1 ora fa, simpson ha scritto: mondo scientifico Quello scientifico è un mondo di misure, in certi ambiti o misuri o credi, tertium non datur, pure gli scienziati credenti nei campi per cui hanno avuto riconoscimenti si sono attenuti al metodo, al di fuori di quello, per quanto riguarda la loro anima credono e basta, esattamente come l'ultimo, nel senso dell'istruzione, degli uomini.
mom Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 3 minuti fa, wow ha scritto: Ciò che fa immaginare (e sperare in) una vita dopo la morte è lo stesso meccanismo istintivo di conservazione che ha fatto immaginare costruire il soprannaturale e il divino. Narcisismo, credo.
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 21 minuti fa, wow ha scritto: Alcuni cercano punti di contatto, altri vedono un'incolmabile distanza. Quasi tutti coloro che hanno subito una NDE, hanno trovato un punto di contatto con la dimensione del trascendente Magari non vuol dire nulla, ma rimane un fatto Anche una persona che ho conosciuto personalmente, è giunta alle stesse conclusioni
LUIGI64 Inviato 5 Luglio Inviato 5 Luglio 32 minuti fa, wow ha scritto: La fede, d'altra parte, si basa sulla rivelazione, non richiede prove scientifiche nel senso stretto del termine. Si fonda sulla credenza in qualcosa che va oltre il misurabile e il dimostrabile, spesso basandosi su testi sacri, tradizioni, rivelazioni personali o un senso profondo di connessione spirituale. Sono d'accordo Per questo, ho riportato anche pagine di testi di filosofi, mistici e religiosi Anche con tagli interpretativi diversi L'argomento rimane comunque molto interessante, almeno dal mio punto di vista
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