nullo Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio ma quante ne ha dette e come le ha dette! roba da matti... una su tutte, è l'inizio dell'età dell'oro. voglio proprio vedere che succede in borsa domani. 100 ordini esecutivi il primo giorno. il mondo sarà americano, quel che serve lo prendiamo.
ferdydurke Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio 1 minuto fa, nullo ha scritto: voglio proprio vedere che succede in borsa domani. Che vuoi che succeda, i futures sono ampiamente positivi, mi aspetto gli indici in deciso rialzo sull'onda dell’incoronazione di Trump…
Amministratori cactus_atomo Inviato 20 Gennaio Amministratori Inviato 20 Gennaio @nullo anche la fattoria degli animali prefigurava il ritorno dell'età dell'oro (nel caso in essere forse delle criptovalute). vediamo se gli ordini esecutivi reggono, togòirtr ls cittadinanza a chi è nato in america da genitori clanestin non so se confligga con qualche emendamento della costituzione americana ma a naso mi pare di si.
Roberto M Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio 12 minuti fa, nullo ha scritto: voglio proprio vedere che succede in borsa domani Io spero solo che non aumenti ancora il dollaro che devo viaggiare. 1
UpTo11 Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio 20 minuti fa, nullo ha scritto: roba da matti... Questo è il personaggio: . “Trump bara a golf. E se imbrogli in campo lo fai ovunque”. Le rivelazioni di Rick Reilly La similitudine si solleva in aria con uno schiocco e poi va subito in buca: «Donald Trump ha il naso così lungo che potrebbe usarlo come ferro e metterci a segno uno swing». A dirlo con slancio è Rick Reilly, 66 anni, giornalista sportivo americano e firma di Sports Illustrated ed Espn. Che ha deciso di passare qualche anno a raccogliere testimonianze su testimonianze e pubblicare un libro denuncia – colpevolmente ancora non tradotto in Italia – per smascherare le bugie del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Affiancando la sua opera meritoria a quella di fact checkers senza pietà come i reporter del Washington Post, che di menzogne o variazioni sul vero ne hanno contate novemila solo negli inaugurali settecento giorni del suo primo mandato. Mentre al termine dei quattro anni di presidenza, il numero era salito a 30mila e 573. Ma Commander in Cheat (strepitoso gioco di parole che gioca tra cheat, barare, e chief che vuol dire “capo”), col suo sottotitolo How golf explains Trump, non si concentra sui vaccini, gli animali domestici mangiati dagli immigrati oppure gli assalti a Capitol Hill, bensì sul golf. Che oltre a essere una delle più grandi passioni di Donald è l’ambito in cui bara, sostiene Reilly, con frequenza mai vista nella storia. «E la circostanza non mi offende come elettore ma come golfista», spiega, «perché questo è un gioco in cui praticamente non ci sono arbitri e ognuno è giudice di se stesso. Anche perché le distanze tra un giocatore e l’altro spesso sono così elevate che controllare è difficile: se bari sul campo, poi lo fai in tutti gli ambiti della vita». Aggiungendo che The Donald, per meglio attuare i sotterfugi, è solito spostarsi da un punto all’altro del fairway a bordo di una golf cart potenziata, «in modo da arrivare prima e trovarsi sempre solo al punto di battuta». Peculiare nei modi, Trump non lo è certo nelle scelte sportive. Considerato che dai tempi di Warren Harris fino a Joe Biden (che non se la cava male) tutti i presidenti, più o meno volentieri e più o meno capaci (il peggiore fu Lyndon), si sono cimentati con la disciplina. E non è solo una faccenda di passione sportiva, chiarisce: «Non ci sono incroci né grattacieli. Non passano auto e la visibilità è ottima. Insomma, sono facili da monitorare e per questo i campi sono luoghi prediletti dagli agenti del secret service incaricato della protezione». Va detto che Donald Trump gioca a golf da tempi non sospetti. Ha imparato al Cobbs Creek di Filadelfia, una struttura che l’autore descrive come frequentata da papponi, traffichini e malviventi di mezza tacca. «È stato lo stesso presidente a raccontare di aver imparato in quell’ambiente tutto ciò che sa sugli affari, sul gioco d’azzardo e sul golf», racconta divertito, ma fino a un certo punto. Tentando poi una spiegazione da psicologo comportamentista: «A mio avviso, il presidente bara perché è convinto che se non è lui a farlo per primo, sarai comunque tu a fregarlo. E ha interiorizzato questa mentalità: una truffa che non viene scoperta è un atto di destrezza, quindi truffa non è». Un po’ come Diego Armando Maradona sul gol segnato di mano a Mexico ’86, che si stupiva di fronte agli appunti etici sollevati, ripetendo che sui campetti di Buenos Aires dov’era cresciuto, fregare il prossimo e non farsi scoprire era segno di abilità. Donald Trump, uomo da cinque miliardi di ricchezza personale secondo le stime, è proprietario e gestore di numerosi club, attività che gli frutta 400 milioni di dollari l’anno. E possedere così tante strutture sta alla base del meccanismo che gli permette di vantarsi d’aver 20 titoli nel palmarès e un punteggio paragonabile a quello di certi semiprofessionisti. Ma Reilly smentisce: «Sedici premi sono inventati di sana pianta, mentre gli altri ottenuti su campi non ancora omologati». Il meccanismo è questo: il magnate acquista una struttura, organizza per l’inaugurazione una partitella amichevole e poi la dichiara Club Championship ufficiale. Oppure, si presenta a orari improbabili e gioca da solo, chiedendo poi l’omologazione del risultato. Spingendosi qua e là ben oltre la sfacciataggine: al Trump International di West Palm Beach c’è una hall of fame dove campeggia un suo trionfo del 1999: «Peccato che in quell’anno la struttura non fosse neppure inaugurata». Una volta ha organizzato una gara per over 50 in California: appena si è accorto che un avversario temutissimo avrebbe partecipato, invece di presentarsi se n’è andato a Filadelfia a giocare con un amico. Alla fine ha telefonato ai gestori, suoi dipendenti, e ha fatto apporre il suo nome in cima al tabellone. E dire che Trump, come golfista, non è per niente male e non avrebbe bisogno di questi colpi laterali. Lo ammise persino il campione Tiger Woods che, facendogli i complimenti, confidò contestualmente i suoi trucchetti: contro di lui per due volte scagliò la pallina nel laghetto, facendo finta di niente e chiedendo al suo caddy compiacente, che ne tiene sempre qualcuna di riserva in tasca, di passargliela e riprovare. Al terzo tentativo, finalmente riuscì a centrare il prato. Ma è possibile che non sia mai stato cacciato da un circolo? «Sì. Perché gioca quasi sempre in campi che possiede o che lo vedono come socio intoccabile. Quando si è cimentato a Pebble beach o Tahoe, dove ci sono le telecamere, non ha mai superato la metà della classifica». Altro ambiente ostile è Winged Foot, nello Stato di New York: «Ma anche laggiù sono così abituati a vederlo scalciare le palline per riposizionarle sul green, che non ci fanno neppure più caso. Anzi, l’hanno soprannominato Pelé». Rick Reilly, che non è reporter abituato a raccontare il sentito dire, confessa d’aver toccato con mano le abilità presidenziali in una sfida uno contro uno: «E per tutto il tempo non solo ha barato, ma ha detto bugie persino su di me, millantando una carica che non possiedo: questo è Rick, ripeteva, il proprietario di Sports Illustrated». Un bugiardo generoso in fondo. Che non solo brilla di luce propria ma anche di quella – inventata – di chi gli sta vicino. «Quando gli ho chiesto perché mentisse sulla mia carica ha risposto nello stesso modo di quando gli chiesero perché avesse costretto per anni sua moglie Melania a dirsi austriaca invece che slovena: fidati di me Rick, suona molto meglio». 1
audio2 Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio ma da un immobiliarista o da un venditore di auto usate cosa vi aspettate, onestà e trasparenza. non so ditemi voi. già si conosce il tipo e la posizione fa parte del pacchetto. quindi, figurarsi quegli altri che hanno perso come stanno messi.
bungalow bill Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio Donald pensa in grande . Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ( antico adagio milanese ) .
peng Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio mi chiedevo del perchè del cappello di Melania. poi ho capito. 2
senek65 Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio 1 ora fa, nullo ha scritto: ma quante ne ha dette e come le ha dette! roba da matti... Mancava solo più pilu per tutti ed era fatta. Comunque i ragazzi d'oltreoceano sono spettacolari: giurano sulla bibbia, lui 2 addirittura, e poi... Pure la legge del 1798 😁 Bisogna ammettere che è un grande.
Guru Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio 7 minuti fa, peng ha scritto: mi chiedevo del perchè del cappello di Melania. poi ho capito Perché Donald sputazza?
Questo è un messaggio popolare. alexis Inviato 20 Gennaio Questo è un messaggio popolare. Inviato 20 Gennaio Il discorso? Imbarazzante è fargli un complimento. Vanagloria stazzonata, Frasi scontornate con l‘accetta, ragionamenti degni di un ottenne, sintassi da invertebrato.. orribile. Ho dovuto spegnere, l‘interesse antropologico per il soggetto, ha dovuto cedere a un semplice, mio, incontrollabile moto di disgusto. Ne vedremo delle belle, non dimentichiamo che é pregiudicato, e si faceva sculacciare il popó nudo da una professionista del settore, pagata per giunta con i fondi elettorali, uno che invitava la popolazione a siringarsi il ddt nelle vene per scacciare il covid, provocando otto morti… E non c‘é redenzione per un personaggio del genere. 11 1
Questo è un messaggio popolare. appecundria Inviato 20 Gennaio Questo è un messaggio popolare. Inviato 20 Gennaio @Plot Hitler ha fatto anche discorsi più pacati. 1 1 3
audio2 Inviato 20 Gennaio Inviato 20 Gennaio niente, a parte la foto di khalida jarrar prima e dopo un anno di galera giudaica.
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