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Il discorso di Trump all’insediamento


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Inviato

ma quante ne ha dette e come le ha dette!

roba da matti...

una su tutte, è l'inizio dell'età dell'oro.

voglio proprio vedere che succede in borsa domani.

100 ordini esecutivi il primo giorno.

il mondo sarà americano, quel che serve lo prendiamo.

ferdydurke
Inviato
1 minuto fa, nullo ha scritto:

voglio proprio vedere che succede in borsa domani.

Che vuoi che succeda, i futures sono ampiamente positivi, mi aspetto gli indici in deciso rialzo sull'onda dell’incoronazione di Trump…

  • Amministratori
cactus_atomo
Inviato

@nullo anche la fattoria degli animali prefigurava il ritorno dell'età dell'oro (nel caso in essere forse delle criptovalute).

vediamo se gli ordini esecutivi reggono, togòirtr ls cittadinanza a chi è nato in america da genitori clanestin non so se confligga con qualche emendamento della costituzione americana ma a naso mi pare di si.

extermination
Inviato

Ma noi… non siamo mica gli americani!!!

Roberto M
Inviato
12 minuti fa, nullo ha scritto:

voglio proprio vedere che succede in borsa domani

Io spero solo che non aumenti ancora il dollaro che devo viaggiare.

  • Haha 1
Inviato
20 minuti fa, nullo ha scritto:

roba da matti...

Questo è il personaggio:

.

“Trump bara a golf. E se imbrogli in campo lo fai ovunque”. Le rivelazioni di Rick Reilly

La similitudine si solleva in aria con uno schiocco e poi va subito in buca: «Donald Trump ha il naso così lungo che potrebbe usarlo come ferro e metterci a segno uno swing». A dirlo con slancio è Rick Reilly, 66 anni, giornalista sportivo americano e firma di Sports Illustrated ed Espn. Che ha deciso di passare qualche anno a raccogliere testimonianze su testimonianze e pubblicare un libro denuncia – colpevolmente ancora non tradotto in Italia – per smascherare le bugie del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Affiancando la sua opera meritoria a quella di fact checkers senza pietà come i reporter del Washington Post, che di menzogne o variazioni sul vero ne hanno contate novemila solo negli inaugurali settecento giorni del suo primo mandato. Mentre al termine dei quattro anni di presidenza, il numero era salito a 30mila e 573.

Ma Commander in Cheat (strepitoso gioco di parole che gioca tra cheat, barare, e chief che vuol dire “capo”), col suo sottotitolo How golf explains Trump, non si concentra sui vaccini, gli animali domestici mangiati dagli immigrati oppure gli assalti a Capitol Hill, bensì sul golf. Che oltre a essere una delle più grandi passioni di Donald è l’ambito in cui bara, sostiene Reilly, con frequenza mai vista nella storia. «E la circostanza non mi offende come elettore ma come golfista», spiega, «perché questo è un gioco in cui praticamente non ci sono arbitri e ognuno è giudice di se stesso. Anche perché le distanze tra un giocatore e l’altro spesso sono così elevate che controllare è difficile: se bari sul campo, poi lo fai in tutti gli ambiti della vita». Aggiungendo che The Donald, per meglio attuare i sotterfugi, è solito spostarsi da un punto all’altro del fairway a bordo di una golf cart potenziata, «in modo da arrivare prima e trovarsi sempre solo al punto di battuta».

Peculiare nei modi, Trump non lo è certo nelle scelte sportive. Considerato che dai tempi di Warren Harris fino a Joe Biden (che non se la cava male) tutti i presidenti, più o meno volentieri e più o meno capaci (il peggiore fu Lyndon), si sono cimentati con la disciplina. E non è solo una faccenda di passione sportiva, chiarisce: «Non ci sono incroci né grattacieli. Non passano auto e la visibilità è ottima. Insomma, sono facili da monitorare e per questo i campi sono luoghi prediletti dagli agenti del secret service incaricato della protezione».

Va detto che Donald Trump gioca a golf da tempi non sospetti. Ha imparato al Cobbs Creek di Filadelfia, una struttura che l’autore descrive come frequentata da papponi, traffichini e malviventi di mezza tacca. «È stato lo stesso presidente a raccontare di aver imparato in quell’ambiente tutto ciò che sa sugli affari, sul gioco d’azzardo e sul golf», racconta divertito, ma fino a un certo punto. Tentando poi una spiegazione da psicologo comportamentista: «A mio avviso, il presidente bara perché è convinto che se non è lui a farlo per primo, sarai comunque tu a fregarlo. E ha interiorizzato questa mentalità: una truffa che non viene scoperta è un atto di destrezza, quindi truffa non è». Un po’ come Diego Armando Maradona sul gol segnato di mano a Mexico ’86, che si stupiva di fronte agli appunti etici sollevati, ripetendo che sui campetti di Buenos Aires dov’era cresciuto, fregare il prossimo e non farsi scoprire era segno di abilità.

Donald Trump, uomo da cinque miliardi di ricchezza personale secondo le stime, è proprietario e gestore di numerosi club, attività che gli frutta 400 milioni di dollari l’anno. E possedere così tante strutture sta alla base del meccanismo che gli permette di vantarsi d’aver 20 titoli nel palmarès e un punteggio paragonabile a quello di certi semiprofessionisti. Ma Reilly smentisce: «Sedici premi sono inventati di sana pianta, mentre gli altri ottenuti su campi non ancora omologati». Il meccanismo è questo: il magnate acquista una struttura, organizza per l’inaugurazione una partitella amichevole e poi la dichiara Club Championship ufficiale. Oppure, si presenta a orari improbabili e gioca da solo, chiedendo poi l’omologazione del risultato. Spingendosi qua e là ben oltre la sfacciataggine: al Trump International di West Palm Beach c’è una hall of fame dove campeggia un suo trionfo del 1999: «Peccato che in quell’anno la struttura non fosse neppure inaugurata». Una volta ha organizzato una gara per over 50 in California: appena si è accorto che un avversario temutissimo avrebbe partecipato, invece di presentarsi se n’è andato a Filadelfia a giocare con un amico. Alla fine ha telefonato ai gestori, suoi dipendenti, e ha fatto apporre il suo nome in cima al tabellone.

E dire che Trump, come golfista, non è per niente male e non avrebbe bisogno di questi colpi laterali. Lo ammise persino il campione Tiger Woods che, facendogli i complimenti, confidò contestualmente i suoi trucchetti: contro di lui per due volte scagliò la pallina nel laghetto, facendo finta di niente e chiedendo al suo caddy compiacente, che ne tiene sempre qualcuna di riserva in tasca, di passargliela e riprovare. Al terzo tentativo, finalmente riuscì a centrare il prato.

Ma è possibile che non sia mai stato cacciato da un circolo? «Sì. Perché gioca quasi sempre in campi che possiede o che lo vedono come socio intoccabile. Quando si è cimentato a Pebble beach o Tahoe, dove ci sono le telecamere, non ha mai superato la metà della classifica». Altro ambiente ostile è Winged Foot, nello Stato di New York: «Ma anche laggiù sono così abituati a vederlo scalciare le palline per riposizionarle sul green, che non ci fanno neppure più caso. Anzi, l’hanno soprannominato Pelé».

Rick Reilly, che non è reporter abituato a raccontare il sentito dire, confessa d’aver toccato con mano le abilità presidenziali in una sfida uno contro uno: «E per tutto il tempo non solo ha barato, ma ha detto bugie persino su di me, millantando una carica che non possiedo: questo è Rick, ripeteva, il proprietario di Sports Illustrated». Un bugiardo generoso in fondo. Che non solo brilla di luce propria ma anche di quella – inventata – di chi gli sta vicino. «Quando gli ho chiesto perché mentisse sulla mia carica ha risposto nello stesso modo di quando gli chiesero perché avesse costretto per anni sua moglie Melania a dirsi austriaca invece che slovena: fidati di me Rick, suona molto meglio».

  • Haha 1
Inviato

ma da un immobiliarista o da un venditore di auto usate cosa vi aspettate, onestà e trasparenza. non so ditemi voi.

già si conosce il tipo e la posizione fa parte del pacchetto. quindi, figurarsi quegli altri che hanno perso come stanno messi.

bungalow bill
Inviato

Donald pensa in grande . Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ( antico adagio milanese ) .

Inviato

Buon medioevo a tutti ! (cit.)

  • Melius 1
Inviato

mi chiedevo del perchè del cappello di Melania. poi ho capito.

  • Haha 2
Inviato
1 ora fa, nullo ha scritto:

ma quante ne ha dette e come le ha dette!

roba da matti...

Mancava solo più pilu per tutti ed era fatta.

Comunque i ragazzi d'oltreoceano sono spettacolari: giurano sulla bibbia, lui 2 addirittura,  e poi...

Pure la legge del 1798 😁

Bisogna ammettere che è un grande. 

Inviato
7 minuti fa, peng ha scritto:

mi chiedevo del perchè del cappello di Melania. poi ho capito

Perché Donald sputazza?

appecundria
Inviato

Sembra un personaggio di Chaplin.

Inviato

niente, a parte la foto di khalida jarrar prima e dopo un anno di galera giudaica.

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