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Good religion trascendenza/mistica


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Inviato

A proposito di multi-mappa, per una interpretazione più completa ed integrale della realtà, come non menzionare il Quadrante di Ken Wilber (Conseguita la specializzazione in biochimica, lasciò il mondo accademico per dedicarsi interamente a studiare e scrivere. 
Con 20 libri sulla spiritualità e la scienza, tradotti in 25 lingue, Wilber è oggi il più tradotto autore accademico degli Stati Uniti. E' visto come il più importante esponente della psicologia transpersonale, che emerse negli anni '60 dalla psicologia umanistica, e che ha per argomento il sé e la spiritualità, da cui Wilber si è evoluto verso la Visione Integrale. Oggi é indubbiamente il più accreditato esponente della Visione Integrale con il suo Integral Institute)

 

Ken-Wilber-The-Four-Quadrants.png

 

Nel quadrante soggettivo –  o  superiore sinistro – troviamo il mondo delle nostre esperienze interiori individuali: i nostri pensieri, emozioni, ricordi, stati d’animo, percezioni, e sensazioni immediate – in altre parole, il nostro spazio dell’ “io” .


Nel quadrante intersoggettivo – o inferiore sinistro – troviamo il mondo delle nostre esperienze interiori condivise (collettive) : i nostri valori condivisi, i significati, il linguaggio, le relazioni, ed il background culturale – in altre parole, lo spazio del “noi”.


Nel quadrante oggettivo – o superiore destro – troviamo il mondo degli oggetti singolari esteriori: il nostro corpo materiale (compreso il cervello) e tutto ciò che si può vedere o toccare (o osservare scientificamente) nel tempo e nello spazio – in altre parole, il nostro spazio del “ciò”.


Nel quadrante interoggettivo – o inferiore destro- troviamo il mondo degli oggetti esterni collettivi ( condivisi): i sistemi, le reti, la tecnologia, il governo, e l’ambiente naturale – in altre parole, il nostro spazio dell’ “Essi”.

https://integrazioneposturale.com/cosa-sono-i-quattro-quadranti/

 

E' vero che la mappa non è il territorio, ma meglio una mappa più completa rispetto ad una parziale e riduttiva :classic_smile:

 

Inviato

 

Dunque, dove ci conducono queste riflessioni sulle mappe multiple della realtà, sulla molteplicità dei livelli di senso e narrazione? Scienza e fede possono fornirci due descrizioni dell’identità umana diverse tra loro ma potenzialmente complementari. E abbiamo bisogno di entrambe se vogliamo esprimere a pieno la nostra umanità e condurre un’esistenza appagante e piena di senso. Sia la scienza che la fede hanno la tendenza a ingigantire le proprie capacità. La religione non può dirci quanto dista la stella più vicina, così come la scienza non può spiegarci il senso della vita. Eppure, sia l’una che l’altra fanno parte di un più grande quadro d’insieme, e se si esclude una delle due – oppure entrambe – ciò che otteremo sarà una visione immiserita dell’esistenza.

...Si crede solo in ciò che si può dimostrare. E, per quanto mi riguardava, era quello il motivo che rendeva la scienza una cosa tanto grandiosa. Là dove c’era una questione da dirimere, ecco che la comunità scientifica inventava degli esperimenti e la risolveva. Chi mai aveva condotto un esperimento che avesse provato l’esistenza di Dio?

Non mi sembra di essermi mai spinto tanto in là quanto avrebbe fatto in seguito Dawkins lasciando intendere che gli individui religiosi siano dei malati di mente. Ero convinto tuttavia che la religione implicasse necessariamente un estraniamento dalla realtà e il rifugiarsi in un universo fittizio privo di qualsiasi corrispondenza con quello che la fisica mi aveva fatto conoscere...Parlare in maniera semplicistica di «evidenze indiscutibili» è estremamente fuorviante, e per numerosi motivi. Induce a pensare che l’evidenza sia una questione puramente oggettiva e impedisce di coglierne gli aspetti soggettivi, che sono assai complessi. Gli esseri umani sono creature che esercitano la libertà riflessiva e sono assolutamente in grado di far incastrare a forza l’«evidenza» nei loro modi di pensare preferiti e predeterminati. Un esempio illuminante ci è offerto l’«affare Lysenko», risalente agli anni quaranta del secolo scorso. I leader dell’Unione Sovietica considerarono politicamente accettabili le idee biologiche poco ortodosse di Trofim D. Lysenko (1898-1978), etichettando invece come «borghesi» e «fasciste» le teorie scientificamente ortodosse dei suoi avversari. Come insegna la triste vicenda della biologia evoluzionistica in epoca sovietica, può prevalere un pensiero di gruppo che ignora certe evidenze considerate scomode o che le adatta (sovente applicando una violenza di tipo intellettuale) all’interno di una determinata cornice ideologica...

Questi dogmatisti sembrano convinti che un semplice, convulso atto di assertività basti a poter eludere la complessità di cui è impregnata l’esistenza umana. Ma non basta, e non può bastare. Anch’io ne ero convinto, ma oggi non lo sono più. Persino i teologi sanno che è necessario abbracciare l’umiltà ed evitare dogmatismi quando si parla di Dio. Come scriveva con belle parole il teologo oxfordiano Charles Gore nell’Ottocento:

Il linguaggio umano non può mai esprimere le realtà divine in maniera adeguata. Nella mente di un teologo consapevole del proprio ruolo, quando immagina o rappresenta Dio, sono sempre presenti una tendenza a scusarsi per il modo di esprimersi degli uomini, un forte elemento di agnosticismo, l’orribile sensazione che oltre quel poco che si svela si celino profondità inesplorate...

Ma in che modo, dunque, opera la fede? Che cosa fa? Gli studiosi offrono un gran numero di risposte a questo interrogativo, ma io menzionerò solo gli effetti che ho sperimentato in prima persona. Li elencherò nell’ordine di valore che io riconosco loro, lasciando libertà al lettore di riordinare la lista (o di integrarla) come a lui o lei parrà più opportuno.

1. La fede mi aiuta a vedere il senso del mondo attraverso una visione della realtà che gli infonde intelligibilità e coerenza.

2. La fede mi fornisce un quadro di riferimento grazie al quale posso discernere il senso e lo scopo dell’esistenza.

3. Dalla fede discende una visione etica che non sono io a costruirmi e che non è al servizio dei miei interessi individuali.

4. La fede mi aiuta ad affrontare le situazioni negative mostrandomele sotto una luce diversa.

5. La fede è portatrice di speranza, in quanto mi permette di guardare alla mia vita entro un più ampio contesto di senso. Per speranza non intendo un immotivato ottimismo, bensì una salda convinzione del valore del presente e della pienezza futura.

Sempre tratto da:

 

 

 

 

 

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mozarteum
Inviato
Il 27/01/2025 at 18:12, jackreacher ha scritto:

Ciao, anche nel cristianesimo il corpo del credente è il tempio ,

Il tempio… piu’ spesso e’ un casermone

  • Haha 1
Inviato
2 minuti fa, mozarteum ha scritto:

casermone

ca...sermone :classic_rolleyes:

Inviato

Interessante affermazione di Viktor E. Frankl (neurologo e psichiatra austriaco, è stato il fondatore della logo-terapia. A partire dal 1942 fu deportato nei lager di Auschwitz, Dachau, Kaufering, Theresienstadt e Türkheim. Servì a Frankl per elaborare un aspetto fondamentale della sua logoterapia: la necessità quotidiana di trovare un senso alla nostra esistenza, anche nelle situazioni apparentemente senza via d’uscita. Frankl è stato a lungo professore di neurologia e psichiatria all’Università di Vienna, insegnando anche negli Stati Uniti)

dal libro: In principio era il senso

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La religione ha un effetto psicoterapeutico, ma non un obiettivo psicoterapeutico. E viceversa, la psicoterapia non può e non deve affatto avere obiettivi religiosi, ma in determinate circostanze può avere come involontario effetto collaterale una svolta o un approfondimento in senso religioso. Ossia, noi vediamo continuamente che le persone nel corso di una terapia ritrovano la strada verso le radici o le sorgenti religiose nel loro inconscio, sebbene la terapia non avesse nulla a che vedere con la religione e le questioni religiose non fossero nemmeno in discussione. Ma gli obiettivi sono diversi all’origine. La religione vuole, diciamo così, la salvezza dell’anima , la psicoterapia, e con essa la logoterapia, vuole la guarigione psichica . Eppure succede che nella terapia delle nevrosi la religione entra in gioco in riferimento al problema del senso, se prescindiamo dall’80% di fobie e nevrosi ossessive e ci limitiamo al 20% di nevrosi provocate dalla frustrazione della volontà di significato, quelle che io chiamo nevrosi noogene , nevrosi che non risultano da conflitti tra Io, Es e Super-Io o da sentimenti di inferiorità, bensì da un sentimento di mancanza di senso, di disperazione e depressione. Se, dunque, parliamo di questo 20% di nevrosi generate dalla mancanza di senso, ci imbattiamo in qualche modo nella problematica religiosa. L’uomo religioso in generale può trovare con più probabilità o – diciamo – con più facilità un senso rispetto all’irreligioso

 

 

 

Inviato

Il fatto fondamentale di cui ci occupiamo è l’esperienza e la coscienza
spirituale
e può essere così espresso: fin dai tempi più lontani
vi sono stati esseri umani che hanno affermato di avere sperimentato
stati di coscienza che differivano grandemente — nelle qualità, nell’intensità
e nell’effetto — da quelli che normalmente gettano le proprie
luci o le proprie ombre sullo schermo dell’umana consapevolezza.
Ma essi fanno un’altra e più vasta affermazione: sostengono che
tali stati di coscienza sono il risultato del pervenire, o dell’involontario
essere portati in contatto con un piano o sfera di Realtà che è al
‘disopra’, o ‘oltre’, quelli generalmente considerati come ‘reali’.
Questa Realtà è stata spesso chiamata trascendente, ma noi non useremo
questo termine per indicare qualche cosa di astratto, di remoto.
Chi ne ha avuto percezioni fugaci attesta che essa è sentita come qualche
cosa di più reale, duraturo e sostanziale del mondo di tutti i giorni,
come la vera radice ed essenza dell'essere, come ‘vita più abbondante”.
La vastità delle testimonianze di tali contatti con una Realtà superiore
più alta e più piena può togliere il respiro
. Noi troviamo questi
esseri in tutti i tempi e in ogni Paese, e tra le loro fila c’è il fior fiore
dell’umanità.

Perciò i tentativi che sono stati fatti per negare tali esperienze, le
asserzioni che esse sono mere illusioni, o tutt'al più sublimazioni degli
istinti sessuali, sono del tutto arbitrarie, e dimostrano. mancanza del
Il risveglio e lo sviluppo della coscienza spirituale
vero spirito scientifico. William James, il cui libro The Varieties of
Religious Experience
è un modello di esame imparziale e scientifico
di questo tema, ha vigorosamente dimostrato la realtà e il valore del
regno trascendente. “Mi sembra che i limiti estremi del nostro essere
— egli scrive — penetrino in una dimensione di esistenza del tutto
diversa dal mondo sensibile e comprensibile, come abitualmente concepito;
sia essa regione mistica o regione supernaturale, che dir si
voglia...Eppure l’invisibile regione in questione non
è meramente ideale, perché essa produce effetti in questo mondo.
Quando noi vi penetriamo, il lavoro è effettivamente fatto sul piano
della nostra personalità completa, perché noi siamo divenuti uomini
nuovi, e ne consegue un modo di condurci nel mondo naturale corrispondente
al nostro cambiamento rigeneratore
. Ma ciò che produce
effetti entro un’altra realtà deve essere chiamato una realtà esso stesso,
perciò io sento che non abbiamo una scusa filosofica per chiamare
‘irreale’ il mondo invisibile o mistico...Le testimonianze dell’esperienza del supercosciente sono innumerevoli,
di ogni tempo e di ogni luogo, antiche e moderne, orientali e
occidentali. Esse sono di vario genere; vi sono anzitutto quelle che
rientrano nel campo religioso, soprattutto le esperienze mistiche; ma
è bene notare che non sono le sole; ci sono esperienze supercoscienti
che hanno altri caratteri, non religiosi
. Se le esperienze supercoscienti
sono un fatto, devono naturalmente prestarsi a un’indagine scientifica,
come qualsiasi altro ordine di fatti, e invero essa è stata iniziata, ma
è poco sviluppata in confronto all'enorme importanza e al valore umano
e spirituale del supercosciente. Mentre ci sono migliaia e migliaia
di psicologi in tutto il mondo che studiano gli altri aspetti della natura
umana (soprattutto quelli inferiori!) pochissimi sono quelli che
si occupano del supercosciente
...Fra gli psicologi moderni, vi è Jung secondo il quale in quello che
egli chiama ‘inconscio collettivo’ esistono elementi che hanno un carattere
superiore, superpersonale
. Il sociologo Sorokin ha dedicato. un.
capitolo del suo libro The Powers and the Ways of Altruistic Love al
supercosciente. Il Frankl, neurologo di Vienna, ammette pienamente
l’esistenza di esperienze supercoscienti. Lo psichiatra Urban di Innsbruck
parla della ‘psicologia dell’alto’. Infine, un’ampia indagine sul
supercosciente è stata fatta da uno psicologo americano, A. Maslow,
professore alla Brandeis University, che ne ha esposto i risultati nel
suo libro Towards a Psychology of Being (Verso una psicologia dell'essere,
Astrolabio, Roma 1971). Egli chiama ‘essere’ l’insieme delle
espetienze che noi chiamiamo supercoscienti, poiché uno dei loro caratteri
è di dare un senso di ‘pienezza di essere’, di intensità di esistere
e di vivere. Il Maslow ha raccolto una serie di dati importanti mediante
interviste personali e l’uso di un questionario...In molte testimonianze si trovano
espressioni come le seguenti: “Mi sono risvegliato a una realtà superiore”,
“Sono uscito dalle tenebre dei sensi”, “Sono passato dallo ‘stato
sognante’ della vita ordinaria a uno stato di veglia superiore”.
Si ricordi che il nome proprio del Buddha era Gautama e che
‘Buddha’ significa ‘il Risvegliato’, ‘il Perfetto Svegliato
’. È anche molto
frequente il senso di i/lumzinazione di una nuova luce, non terrena,
che trasfigura il mondo esterno, nel quale appare una nuova bellezza:
che illumina il mondo interno, ‘getta luce’ sui problemi, sui dubbi e li
dissipa; è la luce intuitiva di una coscienza superiore. A questa generalmente
si accompagna anche un senso di gioia, di letizia che arriva a
stati di beatitudine
. E con questi, o indipendentemente, un senso di
rinnovamento, di rigenerazione, della ‘nascita’ di un nuovo essere in
noi. Vi è poi il senso di resurrezione, di assurgere a uno stato precedente
perduto, dimenticato. Infine il senso di liberazione, di libertà
interna.

Tratto da: Lo sviluppo transpersonale di R. Assagioli (fondò la Psicosintesi agli inizi del ’900, una corrente psicologico-esistenziale il cui interesse è ancora vivo anche e soprattutto perché è una “psicologia per l’uomo sano”: è l’arte di educare se stessi e gli altri per costruire un mondo migliore. Assagioli, oltre che di medicina, psichiatria e psicologia, si occupò di letteratura, esoterismo, questioni sociali, educative e spirituali. Ebreo di nascita, mostrò sempre estremo rispetto per tutte le religioni. Contribuì allo sviluppo della psicologia umanistica e transpersonale e fu uno dei fondatori della medicina psicosomatica)

 

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Ottimo testo che tocca ed interseca le conoscenze psicologiche e spirituali

Interessante questa ultima parte citata, in quanto spesso i credenti sono considerati degli obnubilati, illusi o creduloni , mentre il Buddha è stato da sempre definito il Risvegliato!

Contraddicendo completamente, le solite definizioni stereotipate e fuorvianti di cui sopra

 

Inviato

Per una visione interreligiosa, ho sempre trovato particolarmente interessante questo mandala delle religioni:

 

 

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Inviato

@LUIGI64 ...mi ritrovo completamente con il tuo scritto di apertura...

...io credo che sia nella natura umana cercare un rapporto con il trascendente...dove per trascendente intendo qualcosa che non si può vedere...e penso che questo tipo di rapporto non può che essere personale... nel momento in cui si passa ad una forma di massa l'esito certo (è solo una questione di tempo) è la perdita di contatto con il trascendente...

...non mi ritengo un ateo ma mi tengo a distanza dalle religioni ufficiali...

Inviato
6 minuti fa, sirjoe61 ha scritto:

è la perdita di contatto con il trascendente...

Soprattutto in Occidente, non di rado l'istituzione e la forma esteriore della religione prende il sopravvento, soffocando la componente più spirituale e trascendente

Non a caso il buon R. Panikkar, ricordava che il Cristianesimo per sopravvivere necessitava di mistici

Inviato

“Lo scopo della psicologia integrale, è l’attualizzazione delle potenzialità di corpo, mente e anima, per divenire
un veicolo dello Spirito radiosamente splendenti nel mondo”
.
Ken Wilber

Riporterò un breve scritto sulla Psicologia Integrale a cura di L. Boggio Gilot (conosciuta personalmente. psicologo clinico, psicoterapeuta e istruttore di meditazione Vedànta.
Autore di testi sullo sviluppo della coscienza e sui rapporti tra psicoterapia e meditazione, ha svolto fin dagli anni '80 un'opera di promozione della psicologia transpersonale attraverso corsi, congressi e pubblicazioni, con particolare attenzione all'approccio integrale. Fondatore e presidente della Associazione Italiana di Psicologia Transpersonale (Aipt), è anche stata cofondatore della European Transpersonal Association (Eurotas), di cui ha assunto la presidenza negli anni '90, e della European Transpersonal Psychology Association (Etpa), di cui è attualmente presidente onorario)

Soprattutto, per conoscere un po' di più il pensiero di Ken Wilber

L’essere umano vale solo per la sua essenza e se non la realizza la sua vita è sprecata: nonostante queste illuminate parole affermate da Carl Gustav Jung, la ricerca dell’essenza della persona umana, peraltro obiettivo delle tradizioni sapienziali e spirituali di tutti i tempi, è stata ignorata dalla psicologia occidentale e inaugurata solo dal movimento transpersonale. Sviluppatasi alla fine degli anni ‘60 e delineata come la quarta forza della psicologia, dopo il comportamentismo, la psicoanalisi e la psicologia umanistica, la psicologia transpersonale sposta la ricerca scientifica dall’esclusivo focus sulla psicopatologia, all’interesse per gli stati ottimali di salute mentale e per le potenzialità inesplorate della psiche, che includono la natura ultima e spirituale del Sé.
In questo contesto la psicologia transpersonale si rivolge allo studio di aree neglette dalla ricerca del campo, tra cui:
– la coscienza e i suoi stati non ordinari.
– l’intuizione e la creatività.
– i valori e la volontà.
– il ruolo della spiritualità nella vita umana.
– i processi di trasformazione verso l’interezza bio-psico-spirituale, ecc.

...Il primo manifesto della psicologia transpersonale si trova nel libro di A. Maslow, Verso una psicologia dell’essere L’esponente della Psicologia Umanistica
preannunciava l’avvento di una psicologia superiore, o transpersonale, centrata sui bisogni del cosmo piuttosto che su quelli egocentrici, ed elaborata in base all’amore per l’umanità ed alla reverenza verso la natura.
La psicologia transpersonale avrebbe dovuto contribuire alla costruzione di un mondo migliore, rappresentando una nuova scienza portatrice di valori e di speranza per l’umanità, che, né la religione separata dalla scienza, né la scienza separata dalla religione, erano stati capaci di rappresentare.

Secondo Maslow la piena salute mentale richiede la liberazione dei bisogni di crescita e di autorealizzazione, che spingono ad attualizzare potenzialità di intelligenza, bontà e creatività. Le persone veramente sane e mature hanno sufficientemente soddisfatto le necessità fondamentali di sicurezza, appartenenza, amore e stima, e risultano motivate da tendenze di autorealizzazione (definibili come continua attuazione di potenzialità, di capacità e talenti, come compimento di una missione o vocazione o destino, come conoscenza più piena e accettazione della natura intrinseca della persona, come tendenza incessante all’unità, all’integrazione, alla sinergia all’interno della persona, e in fine alla trascendenza di sé, nella comprensione verso gli altri, nella saggezza, nell’onestà, volte al superamento di motivazioni egoistiche).

...Secondo la prospettiva di Maslow, la psicologia transpersonale avrebbe dovuto studiare e insegnare i modi non solo per uscire dalla psicopatologia conclamata da sintomi, ma anche dalla suddetta ordinaria psicopatologia che affligge le condizioni della supposta normalità, superando l’ignoranza del modo di essere buoni e forti, il timore della maturità, il terrore di sentirsi virtuosi e degni d’amore, imparando a trasformare l’aggressività in furia creativa e il dolore della vita in sfide evolutive.
Tra gli esponenti della psicologia transpersonale chi ha maggiormente sviluppato il pensiero di Maslow è senz’altro Ken Wilber. Nel palcoscenico della psicologia occidentale il nome di Ken Wilber si afferma con le “ricerche sulla coscienza", ricerche che avevano preso le mosse dalle testimonianze di Maslow sulle cosiddette “esperienze di vetta”.
Queste ultime sono descritte come stadi non ordinari di coscienza, in cui si realizzano esperienze percettive di ordine superiore, che permettono all’individuo una sintesi di coscienza panoramica, fuori dall’esperienza cognitiva ordinaria ed associate alla felicità. Tra queste: l’esperienza mistica e di amore cosmico, l’intuizione geniale, intellettuale, creativa ed estetica e tutti quegli stadi straordinari di coscienza in cui è trasceso il senso dell’io, in una percezione distaccata, non egoistica, priva di desiderio e immotivata . Lo studio delle esperienze di vetta, dapprima iniziato come generica ricerca sugli stati non ordinari di coscienza, ha preso, con Ken Wilber, un andamento sistematico, mirante a delineare lo sviluppo organico della coscienza sino all’Illuminazione, testimoniata nei sistemi meditativi come riconoscimento delle verità inerenti alla vita e alla morte e infine come rivelazione della natura sacra del sé e della realtà. Lo stato di Illuminazione è stato descritto nelle diverse tradizioni come samadhi, satori, nirvana, estasi mistica ..., e assimilato all’autorealizzazione e alla liberazione dalla sofferenza prodotta dall’ignoranza ontologica...In questo contesto le ricerche sulla coscienza si sono sviluppate secondo un approccio multidisciplinare e multiculturale che accosta le conoscenze scientifiche della psicologia e della psichiatria occidentale alle conoscenze delle grandi tradizioni meditative tra cui, in particolare, la tradizione Vedanta ed il Buddismo Zen. La sua peculiarità è quella di richiedere l’esperienza diretta del ricercatore e la sua immersione profonda nella prassi meditativa.
Queste ricerche seguite da ricercatori di tutto il mondo tra cui la scrivente,hanno portato al riconoscimento di uno spettro della coscienza composto da stadi e strutture che danno la misura della complessità della umana esperienza a livello esistenziale, spirituale e psicopatologico.

Nel libro “Integral Psychology” , sono sintetizzati i portati più significativi delle conoscenze premoderne, moderne e postmoderne ed è proposto un modello psicologico che allarga le ricerche sulla coscienza a temi evolutivi, educativi, psicoterapici e sociali.
Alla sistematizzazione teorica, Wilber appoggia un progetto di lavoro di autoconoscenza e autotrasformazione, che miri all’integrazione delle potenzialità corporee, emotive, mentali e spirituali: in questo contesto la pratica integrale include
una spiritualità che trasforma e un’etica applicata alla vita ed a tutti i campi dell’agire individuale e sociale
.
Parte integrale del pensiero di Ken Wilber è la visione del mondo non-dualista che informa la cosiddetta Filosofia Perenne , il cuore di tutte le tradizioni spirituali da quelle cristiane, al buddismo, all’induismo, all’islamismo, al taoismo ... Secondo la visione non-dualista non c’è separazione tra il sé e la realtà: il microcosmo è una versione in miniatura del macrocosmo, di cui è inscindibile parte come la goccia lo è del mare.

...Secondo Wilber, la concezione della realtà della Filosofia Perenne è il più grande dono dell’umanità, drammaticamente perduto per opera del materialismo scientifico, che la tradizione psicologica deve recuperare per avere una visione integrale dello spettro della coscienza e della psicopatologia....Wilber rileva che i diversi livelli di corpo, mente, anima e Spirito compongono il terreno delle potenzialità umane..Come l’atomo è parte della molecola che è parte della cellula che è parte degli organi che sono parte del corpo, così il corpo è parte della mente che è parte dell’anima che è parte dello Spirito che è parte dello Spirito cosmico...L’intero arco dello sviluppo umano va dall’es all’io all’anima allo Spirito; dalla cognizione prelogica a quella logica a quella translogica; dall’affettività narcisistica ed egocentrica all’apertura all’altro, sino all’amore altruistico; dalla morale preconvenzionale alla morale convenzionale alla morale postconvenzionale sino a quella universalistica e da comportamenti egocentrici a comportamenti sociocentrici a
comportamenti cosmocentrici
. In Integral Psychology, Wilber delinea un modello di pratica integrale che attraverso pratiche combinate della psicoterapia e della tradizione meditativa lavora ai livelli corporei, emotivi, mentali e spirituali della persona per integrarne le potenzialità...La finalità ultima è la trasformazione della coscienza egocentrica, limitata e distorta, verso modalità di consapevolezza lucida e di comportamento altruistico che lascia esprimere i talenti e le potenzialità individuali, al servizio non solo di se stessi ma dei bisogni dell’umanità e del mondo. Per questo la pratica integrale include una spiritualità che trasforma e che purifica le energie della personalità non diversamente dalla platonica metànoia: la spiritualità che trasforma opera per dirimere fattori di illusione e separazione e sviluppare la pace del cuore...Poiché come dice Maslow “ognuno può dare alla vita solo ciò che è”.


 

 

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Per chi fosse interessato a tale approcio, consiglio un testo sempreverde di Ken Wilber:

Oltre i confini, tra l'altro letto anche dal nostro Panurge che lo ha definito interessante!...:classic_biggrin:

 

 

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Inviato

Secondo C.S. Lewis la nostra difficoltà nel raffigurarci realtà complesse deriva dal fatto che siamo come gli abitanti di «Flatlandia», ossia individui bidimensionali che si sforzano di visualizzare oggetti tridimensionali. Lo scrittore irlandese ci esorta a immaginare come sarebbe vivere in un universo a due dimensioni e cercare di giungere a una raffigurazione mentale o a una descrizione di una realtà a tre dimensioni. «I Flatlanders, immaginando i sei quadrati di un cubo, li avrebbero fatti coincidere, distruggendo così le loro identità distinte, oppure li avrebbero posti uno accanto all’altro, distruggendone l’unità». Lewis suggerisce che le nostre difficoltà mentali – vuoi sul piano scientifico, vuoi sul piano religioso – nascono dal guardare le cose da una prospettiva limitata e limitante. Ma se non possiamo scappare dal mondo che conosciamo, siamo però esortati a immaginare uno «strano mondo» (Einstein) che paia funzionare secondo regole diverse! Invece di pensare al tempo, come facciamo, dovremmo pensare al non-tempo.

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...Secondo Dawkins ogni cosa è determinata dal DNA, la molecola complessa attraverso la quale si trasmettono le informazioni genetiche. « Il DNA nulla sente e nulla sa. Il DNA semplicemente esiste, e noi non possiamo far altro che danzare alla sua musica». Noi esistiamo solamente per permettere ai nostri geni di trasferirsi alle future generazioni. Visti attraverso la lente del riduzionismo scientifico di Dawkins, noi esseri umani siamo soltanto macchine per la perpetuazione dei geni...Ma le cose stanno diversamente. Questa è saccenteria metafisica, non analisi scientifica. Dawkins enuncia la sua personale interpretazione della scienza, non la scienza esatta in sé. Nelle parole di Dawkins sopra citate che cosa c’è di sperimentalmente dimostrabile ? Si tratta perlopiù di congetture spacciate per opinioni scientificamente convalidate e accolte. La critica più efficace al riduzionismo genetico di Dawkins la offre Denis Noble, l’emerito biologo di Oxford al quale molti attribuiscono l’invenzione della «biologia dei sistemi», un approccio alla biologia basato sul riconoscimento della complessità dei sistemi biologici. Noble, in particolare, evidenzia l’incapacità degli approcci riduzionistici alla biologia di spiegare la comparsa di proprietà emergenti nei sistemi biologici.  Secondo Noble la complessità osservata nei sistemi biologici impone un atteggiamento di scetticismo nei confronti delle interpretazioni riduzionistiche. Siamo costretti ad ammettere che all’interno di questi sistemi emergono caratteri che superano quelli delle loro singole componenti...Ogni sistema complesso – come per esempio il corpo umano – ha delle proprietà che spesso non è possibile anticipare o prevedere basandosi su ciò che si conosce delle proprietà delle singole parti. Il riduzionismo ha dei grossi limiti, specialmente in biologia.

da La grande domanda di Alister McGrath

 

Inviato

@LUIGI64 proprio stamattina ascoltando Uomini e profeti hanno trasmesso un passo di un grande Seneca, uno che l'aveva vista lunga già allora:

 Vivete come destinati a vivere sempre, non vi viene mai in mente la vostra fragilità, non considerate quanto tempo è già passato; sprecate come da (un deposito) pieno e abbondante, quando nel frattempo forse proprio quel giorno che viene dato a qualche o persona o faccenda potrebbe essere l'ultimo. Come mortali temete tutto, come immortali desiderate tutto. Sentirai i più dire: "dai cinquant'anni mi ritirerò a vita tranquilla, il sessantesimo anno mi lascierà libero dagli impegni." E infine chi ricevi come garante di una vita più lunga? Chi permetterà che queste cose vadano come progetti? Non ti vergogni di riservarti i rimasugli della vita e di destinare ad un buon atteggamento quel solo tempo che non potrebbe essere impiegato per nessuna cosa? Quanto è tardivo incominciare a vivere allora quando bisogna finire! Quale così stolta dimenticanza della mortalità rinviare ai cinquanta e sessant'anni le sagge decisioni e voler iniziare la vita dal punto al quale pochi l'hanno condotta!

Ecco un poco sintetizzato il mio pensiero sulle religioni che ti promettono la vita eterna e più avrai sofferto su questa terra, maggiore sarà il premio nell'aldilà. Qui ci siamo già fregati da soli nell'attesa dei 50 anni per cominciare a mollare un  pochino, in attesa poi dei 60 per andare in pensione ed io dovrei credere ad un dio che oltretutto mi racconta di dover soffrire tutta una vita per ottenere un premio? No dai sono più di duemila anni che tentano a fregarci, prima noi con il nostro modo di vivere e poi con la religione che ci racconta di una vita eterna come premio 

Inviato
17 minuti fa, ferrocsm ha scritto:

No dai sono più di duemila anni che ci fregano.  

Non tutte le religioni hanno questo meccanismo

Ad esempio il Buddhismo, ma non solo, sottolinea l'importanza dell' attimo presente 

Senza farci ipnotizzare da pensieri disturbanti riferiti al passato, o al futuro.

Qui ed ora

Concetto importante anche psicologia, a dire il vero

A proposito di Uomini e profeti, mi hai ricordato che devo ascoltare il podcast dedicato al filosofo indiano Patanjali, poi altro sulla meditazione 😊

...

Ci sono solo due giorni all'anno in cui non si può fare nulla. Uno si chiama ieri e l'altro si chiama domani, quindi oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e soprattutto vivere".

...

Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero non morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.

Dalai Lama

 

  • Melius 1
Inviato

La religione vera, in senso agostiniano, è devozione, fede come ricerca dell’Assoluto, e dunque conversione e distacco . Essa porta alla fine dell’egoità, dell’affermatività personale, e così all’esperienza estatica della luce che su tutto si stende, come il sole che risplende sui giusti e sugli ingiusti. Derivando da religare , la religione implica etimologicamente il legame, l’unione. Ma ciò ha due sensi: il primo è il legame, l’unione tra l’individuo e lo spirito universale, unione mediante la

 

quale l’individualità scompare, come scompare ogni illusoria distinzione (il due ). Questo è anche il significato etimologico di yoga (ovvero giogo , nel senso di ciò che unisce due cose: latino jugum , tedesco joch ).

In quanto scoperta del fondo di se stessi, la religione unisce con Dio, ma non con un essere esterno a noi, necessariamente illusorio nella misura in cui lo si considera tale: del resto, ponendo un essere supremo esteriore rispetto all’uomo, si dà luogo necessariamente all’antropomorfismo, che non tarda a divenire materialismo vero e proprio...

La parola “Dio” ha un senso corretto, indica cioè l’Assoluto, solo in quanto si limita a indicare il Bene al di sopra dell’essere, la luce eterna che su tutto risplende, in modo assolutamente impersonale, indeterminato, in-distinto. (Il senso etimologico della parola “Dio” rimanda infatti alla luce, al cielo luminoso: deus-dies . Nel “Commento alla Sapienza”, cit., n. 154, Eckhart scrive: “Deus est quoddam indistinctum, quod sua indistinctione distinguitur” (Commenti all’Antico Testamento , cit.)

V’è perciò un duplice presentarsi di “Dio”: fonte di luce mentre lo si cerca come Assoluto, togliendo così via tutto; ma anche il suo contrario: supremo ente, supremo idolo, fonte di alienazione.

Frutto dell’immaginazione, del bisogno, dell’attaccamento dell’uomo, Dio come ente non riesce a superare l’esame della ragione. La sua assolutezza non sopporta infatti nessuna determinazione, della quale, invece, il Dio-ente non può fare a meno. Neppure pensarlo come puro essere, privo di determinazioni– ovvero nulla–, regge gli attributi che, necessariamente, dobbiamo poi apporgli.

Tratto da: Oltre il cristianesimo di Marco Vannini

 

 

 

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Inviato

 

Nell’addossare a Dio o alla religione tutte le colpe morali e razionali dell’essere umano il neo-ateismo mette in luce una grave contraddizione all’interno della sua visione del mondo. I neo-ateisti ci dicono che tutto ciò che di sbagliato c’è nel mondo è colpa di Dio o della religione. Ma se Dio e la religione sono invenzioni umane, allora sono gli uomini – e non un Dio che non esiste – quelli a cui va attribuita la colpa per ogni violenza e ogni male di cui sono causa. Se Dio è cattivo e maligno come sostengono gli scrittori neoateisti, vuol dire che è stato inventato da esseri umani cattivi e maligni. Se la religione ci corrompe, di fatto ci siamo corrotti con le nostre stesse mani.

Ora, che sia chiaro: non c’è motivo per cui io debba accogliere questa sconcertante idea di un Dio malvagio. Ammettiamo però, solo per seguire il ragionamento, che l’affermazione dei neo-ateisti secondo cui questo Dio inventato è origine del male sia giustificata. Se noi uomini creiamo Dio a nostra immagine e questo Dio è malvagio, questo fatto cosa racconta di noi umani? Se Dio non esiste, non possiamo dare la colpa del male umano a un Dio che non c’è. La colpa è solo nostra. Le nostre credenze riguardo Dio sono uno specchio che mostra la nostra vera natura.

L’unico modo per sottrarsi a tale dilemma è invocare il dualismo etico di tante filosofie e religioni fallite del passato. La versione di questa erronea visione del mondo è che ci sono persone malvagie che creano la religione e brava gente che vi si oppone. È questa la filosofia su cui si fonda la denominazione «Bright» (gli «Illuminati»), un’autodescrizione francamente alquanto boriosa per un ateo ma sottoscritta in maniera scriteriata da Richard Dawkins e Daniel Dennett, la quale è un modo sottile per alludere al fatto che tutti gli altri sono invece degli ottusi. Mostrando maggiore buon senso, Hitchens si è rifiutato di aderire a una simile dimostrazione di sciocca arroganza e ha rimproverato duramente Dawkins e Dennett per «la loro imbarazzante proposta secondo la quale gli atei dovrebbero presuntuosamente definirsi come “gli intelligenti”». Ma per quanto poco convincente possa essere il concetto di «Bright», è sembrato l’unico modo che il neo-ateismo avesse di sfuggire alla mortale impasse nel quale si era cacciato da solo.

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Peggio di quanto pensassi :classic_blink:

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Tratto sempre da La grande domanda (Alister McGrath)

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La comprensione si realizza costantemente entro la cornice della storia : il semplice fatto di essere in presenza di ierofanie significa che siamo in presenza di documenti storici; il sacro si manifesta sempre in una certa situazione storica; le esperienze mistiche, anche quelle più personali e più trascendenti, subiscono l’influenza del momento storico. I profeti ebraici sono debitori degli avvenimenti storici che giustificavano e sostenevano il loro messaggio, e anche della storia religiosa ebraica, che consentì loro di formulare certe esperienze ecc. Come fenomeno storico – e non come esperienza personale – il nichilismo e l’ontologismo di certi mistici mahāyānici non sarebbe stato possibile senza la speculazione upanisadica, senza l’evoluzione della lingua sanscrita ecc. Questo non significa affatto che qualsiasi ierofania e qualsiasi esperienza religiosa siano un momento unico, irripetibile, nell’economia dello spirito. Le grandi esperienze si somigliano, non soltanto nel contenuto, ma spesso anche nell’espressione. Rudolf Otto ha rilevato somiglianze impressionanti fra il lessico e le formule di Meister Eckardt e quelli di Śaṅkara.

Il fatto che una ierofania è sempre storica (vale a dire, che si produce sempre in situazioni determinate) non inficia necessariamente la sua ecumenicità. Certe ierofanie hanno un destino locale; altre hanno, o acquistano, valenza universale.

..Per molti mistici, il Cosmo, nella sua integrità, forma una ierofania. «L’Universo intero, da Brahmā sino al filo d’erba, è le forme di Lui» esclama il Mahānirvāṇa Tantra (II, 46), riprendendo una formula indiana antichissima e alquanto diffusa. Questo «Lui», ātman-Brahman, si manifesta in ogni dove: «Hàmsa» ha sede nel puro (Cielo); (dio) splendente ha sede nell’etere; officiante, la sua sede è l’altare; ospite, siede nella dimora. Sua sede è l’uomo, sua sede è il voto, la Legge, il firmamento. Che questo sia cosa diversa da una semplice concezione definita, a torto o a ragione, «panteistica», ce lo dimostra il passo ove Léon Bloy parla del «...mistero della Vita, che è Gesù: Ego sum Vita . Che la vita sia negli uomini, negli animali o nelle piante, è sempre la Vita; e quando viene il momento, il punto inafferrabile che chiamiamo morte, è sempre Gesù che si ritira, sia da un albero come da un essere umano». È evidente che qui abbiamo di fronte non il «panteismo» nel senso corrente della parola, ma quel che si potrebbe chiamare un «panontismo». Il Gesù di Léon Bloy, come l’ ātman-Brahman della tradizione indiana, si trova in tutto quel che è, cioè in tutto quanto esiste in modo assoluto . E come abbiamo potuto tante volte constatare, per l’ontologia arcaica il reale si identifica anzitutto con una «forza», una «Vita», una fecondità, un’opulenza, ma si identifica anche con quel che è strano, singolare ecc.; in altri termini, con tutto quanto esiste con pienezza o manifesta un modo di esistenza eccezionale. La sacralità è anzitutto reale . Più l’uomo è religioso, più è reale, più si sottrae all’irrealtà di un divenire senza significato. Onde la tendenza dell’uomo a «consacrare» la vita intera. Le ierofanie sacralizzano il Cosmo; i riti sacralizzano la Vita. Questa sacralizzazione si può parimenti ottenere in modo indiretto, trasformando cioè la vita in rituale.

 

Tratto da: Trattato di storia delle religioni di Mircea Eliade (Ha insegnato filosofia all’Università di Bucarest dal 1933 al 1940. Addetto culturale a Londra e poi a Lisbona, nel 1945 viene nominato professore presso l’École des Hautes Études a Parigi. Ha insegnato alla Sorbona e in diverse università europee. Dal 1957 è stato titolare della cattedra di Storia delle religioni dell’Università di Chicago, dove nel 1985 è stata istituita la cattedra «Mircea Eliade» a lui dedicata)

 

 

 

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zigirmato
Inviato

@LUIGI64  in altro 3D Avevo già raccontato che avevo sognato un angelo, per me reale  considerando che  mi sveglio chiamandomi e dicendomi una cosa che si realizzò appena mi apri gli occhi.

L'angelo era luce , intorno a lui e dietro di lui la notte il buio il nulla .

Detto questo ,  non direi che Dio è luce, piuttosto direi che Dio è amore .E per amore Creò la luce.

Come qualcuno ha già detto.

Ora no so se crede o non credere a Dio , però credo a quello che ho visto, e non riesco ad immaginare niente di più lucente e amorevole, forse si posso pensare o immaginare qualcosa di più amorevole. A un Dio.

 

 

 

 

 

 

Inviato
10 ore fa, zigirmato ha scritto:

dicendomi una cosa che si realizzò appena mi apri gli occhi.

Cioè, se non sono indiscreto

zigirmato
Inviato

@LUIGI64

3 ore fa, LUIGI64 ha scritto:

Cioè, se non sono indiscreto

Lo dico volentieri . Tanti anni fa , sono stato operato di appendicite, stavo dormendo e ho visto l'angelo, l'angelo mi ha detto Domenico svegliati è arrivata la mamma, mi son svegliato dicendo ciao mamma ,e mia mamma mi chiese come fai a sapere che ero io , sono appena entrata  , io gli risposi me lo ha detto l'angelo.

Praticamente ho salutato mia mamma mentre stava entrando dalla  potrà, la porta  era dietro il mio letto .

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