LUIGI64 Inviato Venerdì alle 18:03 Autore Condividi Inviato Venerdì alle 18:03 Con la modernità prima e la postmodernità dopo l’ateo è passato progressivamente dal banco dell’imputato su cui l’aveva posto il Medioevo, incolpandolo di essere un insipiente o un folle, al banco dell’accusa dal quale si scaglia soprattutto contro i credenti e i rappresentanti istituzionali delle diverse religioni, a iniziare da quella cristiana. La traduzione di questo ateismo militante in campo politico-sociale si è concretizzata in un primo momento con alcune terribili vicende della Rivoluzione francese, dove il deismo di facciata si confondeva facilmente con l’intolleranza antireligiosa e antiteista, a tal punto che il romanziere Honoré de Balzac (1799-1850) giunse a scrivere che «il deista è un ateo col beneficio d’inventario»96. La sua seconda fase è stata invece quella dell’avvento al potere del comunismo in Russia, nei paesi dell’Est Europa, a Cuba, in Cina, nella Corea del Nord e nel Sud-est asiatico; Paesi quest’ultimi dove si è assistito o alla proclamazione ufficiale dell’ateismo di Stato oppure alla creazione di un sistema di ateismo governativo basato sulla persecuzione strisciante e l’emarginazione dei credenti. In ultima istanza, queste esperienze storiche dimostrano che l’ateo non soltanto ritiene di poter fare a meno di Dio, ma spesso reputa anche di diventare migliore e più libero se gli riesce di eliminarne la credenza dalla mente dei suoi simili e dalla società umana. ...Molti psicologi e molti neurobiologi condividono la convinzione secondo cui gli esseri umani sono predisposti per natura a essere religiosi. Per sostenerlo si fondano sulla tesi evoluzionistica che identifica nella religione una risposta alla pressione selettiva dell’ambiente esterno; risposta che servirebbe appunto a contrastare gli effetti psicologici negativi dei rischi della competizione per la vita nei singoli individui umani e quindi a fare della religiosità una sorta di antidoto all’ansia quotidiana. E del resto, l’appartenenza religiosa e la credenza in entità sovrannaturali svolgerebbe pure una funzione sociale adattativa rendendo gli individui più rispettosi delle regole morali di una comunità e più predisposti alla cooperazione coi propri simili; comportamenti da cui discenderebbe una maggiore coesione collettiva e quindi una forza strutturale maggiore della compagine sociale. Detto altrimenti, dal punto di vista della selezione naturale gli esseri umani religiosi hanno un chiaro vantaggio competitivo rispetto ai non credenti, in quanto nella lotta per la sopravvivenza la fede religiosa infonde loro energia psicologica, propensione alla solidarietà di gruppo e fiducia nei propri mezzi. Stando inoltre ad alcuni studi recenti, i credenti godrebbero individualmente di un benessere psico-fisico maggiore, di una salute migliore e quindi di una vita più lunga rispetto ai non credenti.1 Tratto sempre dal testo di cui sopra Link al commento https://melius.club/topic/23702-good-religion-trascendenzamistica/page/21/#findComment-1652258 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
LUIGI64 Inviato Sabato alle 14:36 Autore Condividi Inviato Sabato alle 14:36 Altre interessanti riflessioni e citazioni del libro di cui sopra: Per altro l’idea che l’ateismo sotto il profilo psicologico sia una forma di fede è condivisa anche dal sacerdote cattolico Antoine Vergote (1921-2013), già titolare della cattedra di psicologia della religione all’Università di Lovanio, il quale ha dedicato particolare attenzione al fenomeno della diffusione della non credenza. Egli ritiene che «di fatto, se l’affermazione di Dio è una certezza di fede, la sua negazione è essa pure un giudizio dell’ordine della fede»; infatti «la negazione di Dio è inevitabilmente partecipe della complessità dell’affermazione di Dio».25 Non è del resto casuale se la psicologia della religione si occupa congiuntamente del credente quanto del non credente, dal momento che «non si può comprendere psicologicamente la credenza senza l’incredulità, né quest’ultima senza la prima»26. I due atteggiamenti o le due scelte di credere e di non credere sono in qualche modo collegati psicologicamente tra loro, perché «il confine tra teismo e ateismo è mobile»27. Ma la contiguità tra l’essere ateo e l’essere credente è fortissima anche dal punto di vista esistenziale, per cui da un ateismo integrale può nascere una fede pura e da un teismo irragionevole possono scaturire azioni contrarie a Dio. Riflessioni sull’ateismo lucide e ricolme di saggezza si trovano pure in un altro grande filosofo cattolico francese che non ha mai perso occasione per confrontarsi con credenti e non credenti: Jean Guitton (1901-1999). Pur avendo in un primo tempo considerato l’ateismo «macchinoso e raro, un fenomeno recente, una bizzarria sostenuta da pochi e da poco tempo nel solo ambiente di certa intellighenzia occidentale»28 ...«Per il non credente – confessa Guitton – io rappresento uno strano fenomeno, che costituisce un’ulteriore conferma dell’infermità dell’intelletto umano e della sua tendenza all’alienazione, nei due sensi di questa parola, quello psichiatrico e quello marxista, per altro abbastanza simili. […] Il credente agli occhi del non credente è un po’ pazzo» Secondo Guitton gli atei pensano si debba credere solo in ciò che si tocca e si vede coi sensi o ci viene comunicato dalle scienze naturali. In questa direzione si può affermare che «l’ateismo semplifica e rende vivi. E per coloro che si accontentano di vivere, l’ateismo è una soluzione facile», ma non basta a rendere tranquilli gli atei della validità razionale della propria scelta. Se infatti «gli atei fossero sicuri di avere ragione, non sarebbero aggressivi […]: c’è in loro la paura che l’ateismo sia falso». Link al commento https://melius.club/topic/23702-good-religion-trascendenzamistica/page/21/#findComment-1652708 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
LUIGI64 Inviato 18 ore fa Autore Condividi Inviato 18 ore fa Oggi in apertura un'intervista registrata da Benedetta Caldarulo con Maciej Bielawski sul suo libro "Panikkar e la sua biblioteca", volume in cui dà voce alla biblioteca stessa del grande filosofo. A seguire Felice Cimatti dialoga con Vito Mancuso sul suo ultimo libro, "Gesù e Cristo", che raccoglie le ricerche e le riflessioni di una vita intorno alla persona di Gesù e al mito di Cristo https://www.raiplaysound.it/audio/2025/12/Uomini-e-Profeti-del-13122025-5ba5c768-352e-4e96-8cdf-a55ad48e8fac.html Link al commento https://melius.club/topic/23702-good-religion-trascendenzamistica/page/21/#findComment-1653148 Condividi su altri siti Altre opzioni di condivisione...
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