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Te lo do io il Green


appecundria

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appecundria

In Campania è boom di lavori green: 196 mila occupati, +5,9 per cento in un anno.

 

Decarbonizzazione, sostenibilità ambientale ed economia circolare: in crescita la richiesta di profili nuovi: "Sempre più le imprese che credono alla transizione ecologica".

 

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2025/01/29/news/in_campania_e_boom_di_lavori_green_196_mila_occupati_59_per_cento_in_un_anno-423968961/

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È triste anche il PPE non crede più in Dio, retromarcia!

 

“Le crescenti tensioni internazionali, la crisi dell’industria, gli appelli del Rapporto Draghi e (probabilmente) le incombenti elezioni tedesche hanno indotto il Partito popolare europeo (Ppe) a una profonda revisione del Green deal, il piano Ue per la transizione lanciato nel 2019 che ha fatto da pilastro al primo mandato della presidente della Commissione Ursula von der Leyen”.

 

Hanno dimenticato di inserire tra le motivazioni il ritiro degli USA dagli accordi di Parigi...



https://www.quotidianoenergia.it/module/news/page/entry/id/514217

 

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8 minuti fa, appecundria ha scritto:

il green porta lavoro

E allora “viva il green!”


Piu di 140.000 imprese di commercio al dettaglio sono sparite in Italia tra il 2014 e il 2024

 

 

Di queste, 46.500 erano attività di vicinato di base (alimentari, edicole, bar, distributori di carburanti). In 10 anni sono sparite 5.247 macellerie (-17,6%), 407 latterie (-22,6%), 1.077 forni (-3,9%), 814 panetterie (-19,4%), 111 negozi di bevande (-2,2%), 468 pescherie (-6,5%).
Sono più di 26 milioni gli italiani che vivono in Comuni che non hanno più imprese di vicinato essenziali.

In "Breve trattato sulla decrescita serena", Serge Latouche ha scritto «un posto di lavoro precario creato nella grande distribuzione distrugge 5 posti di lavoro stabili nel commercio di prossimità.
Secondo l'Institut National de la Statistique et des études économiques, la diffusione dei grandi magazzini in Francia ha fatto scomparire il 17% delle panetterie, l'84% delle salumerie, il 43% dei negozi di casalinghi.
Quel che è scomparso è una parte importante della sostanza stessa della vita locale, con il corrispondente disfacimento del tessuto sociale.

 


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appecundria
30 minuti fa, mozarteum ha scritto:

libero mercato

Non ci sono incentivi diretti alle assunzioni. C'è un mix carota e bastone che spinge ad adeguarsi a certi standard, ma alla fine c'è lucro.

Prendi la Ferrarelle, ricicla più bottiglie di plastica di quante ne metta in commercio, praticamente da costo la plastica è diventata profitto.

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penteante
21 minuti fa, appecundria ha scritto:

il green porta lavoro

Inoltre affronta il problema del cambiamento climatico provocato dalle emissioni clima-alteranti generate dai combustibili fossili.

Il green richiede incentivi pubblici? Sicuramente!

Ma perchè le industrie dei combustibili fossili non ne richiedono?

Nel 2022 si calcola che i sussidi ai combustibili fossili a livello globale sono ammontati a 7.000 miliardi di dollari.

In Italia poco sotto i 20 miliardi.

Allora, conviene ancora attardarsi a procrastinare processi industriali basati su tecnologie obsolete e anche pesantemente impattanti sulle condizioni climatiche che minacciano effetti micidiali a carico dell'ambiente e dei movimenti migratori internazionali?

Oppure è meglio allocare le necessarie risorse in modo che si possa vedere una nuova prospettiva a medio termine?

Busta numero 1 o busta numero 2?

  • Melius 1
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4 minuti fa, appecundria ha scritto:

E cosa vuoi?

Dire che il Green Deal è una grande ca77ata.

 

Le “istituzioni” parlano continuamente della necessità di ridurre la CO2, il gas che consente la vita sulla Terra, ma non dicono che il 70% del vero inquinamento è prodotto dalle prime cento multinazionali, che nessuno controlla, mentre i responsabili di una inesistente crisi climatica saremmo noi.

 

5 minuti fa, UpTo11 ha scritto:

figuriamoci amazon

Per dirne una tra le cento

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43 minuti fa, iBan69 ha scritto:

è una riflessione degna di Salvini. 

e anche della Von der Leyen e Lagarde

[…]
Tuttavia, è il monito congiunto, i punti di forza «sono privi di significato se l’Europa è paralizzata dalle sue debolezze». Per questo, c’è bisogno «di un profondo cambiamento su tre fronti», sottolineano ancora von der Leyen e Lagarde, ricordando le misure principali delineate nella Bussola per la competitività - presentata il 29 gennaio - per sgravare le aziende dal peso della burocrazia, spingere l’innovazione, tagliare le dipendenze, abbassare i prezzi dell’energia ( riaprono il NordStream2 ???) e realizzare una decarbonizzazione sostenibile”


La scoperta dell’acqua calda!


https://www.ilsole24ore.com/art/von-der-leyen-e-lagarde-riporteremo-l-ue-carreggiata-AGPYl4eC

 

 

 

  • Confused 1
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mariovalvola
1 ora fa, appecundria ha scritto:

Te lo chiarisco: il green porta lavoro.

Bisognerebbe vedere bene.

Un seria transizione green in grado di ridurre globalmente l'emissione di gas climalteranti ( non solo localmente ) probabilmente dovrebbe ridurre il lavoro come anche il PIL. Mi sbaglierò io ma mi frulla sempre in testa la grande domanda che si pone il prof. Saitō Kōhei nel libro "Il capitale nell'Antropocene". I cambiamenti climatici sono causati essenzialmente dal capitalismo. Come può provenire una soluzione dal capitalismo medesimo?

Il libro inizia così:

"Cosa state facendo per contrastare il riscaldamento globale? Avete comprato la vostra sporta riutilizzabile per usare meno sacchetti della spesa? Andate in giro con la vostra borraccia personale per non dover comprare bevande in bottiglie di plastica? Adesso ce l’avete, una vettura elettrica? Diciamolo chiaramente. Tutte queste buone intenzioni non portano a niente. Al contrario, possono addirittura recare danno. E la ragione è che nel momento in cui ci si convince di star facendo qualcosa per combattere il riscaldamento globale si smette di pensare di poter agire in maniera piú radicale, cioè fare quanto sarebbe realmente necessario. L’atto consumistico, con la sua funzione assolutoria capace di liberarci dal rimorso di coscienza, di farci distogliere lo sguardo da quella che è la crisi reale, ci proietta con estrema facilità nell’ingannevole greenwashing di un «capitale» mascherato da soggetto rispettoso dell’ambiente."

 

  • Melius 1
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3 ore fa, appecundria ha scritto:

il green porta lavoro.

 


Perfino una rivista come Nature critica il Green Deal europeo: isolerà l’economia della UE, la renderà debole, ed ha effetti anti sociali. Sarebbe tutto da rinviare e rifare profondamente

 

https://www.nature.com/articles/d41586-024-03918-w
 

Nonostante le buone intenzioni, l’Unione Europea sta percorrendo una strada che rischia di indebolire la sua competitività economica senza ottenere un reale impatto sul cambiamento climatico globale, anche perché la UE conta sempre di meno sul campo economico internazionale, per cui la sua riduzione di emissioni di CO2 ha peso sempre calante.

Illusione della Tassazione Globale sul Carbonio L’UE ha erroneamente presupposto che si sarebbe sviluppata una tassazione globale sul carbonio. Invece, la realtà è drammaticamente diversa. Mentre l’Europa implementa un sistema di scambio di emissioni con prezzi significativi, la maggior parte dei paesi mondiali non applica alcuna tassazione seria sul carbonio. Gli Stati Uniti e la Cina sono impegnati in una guerra tecnologica sulle energie verdi, offrendo invece massicce sovvenzioni per ricerca e sviluppo.   Le politiche europee, come il Carbon Border Adjustment Mechanism, il dazio alla frontiera legato alle emissioni di carbonio,  rischiano di penalizzare pesantemente i paesi a basso e medio reddito, compromettendo gli equilibri commerciali internazionali. L’Unione sta paradossalmente abbandonando la sua tradizionale posizione di difensore del libero scambio, sostituendola con un approccio punitivo che potrebbe portare all’isolamento diplomatico. Fatto che è già in corso, come dimostrato dalla perita di peso in aree chiave, come l’Africa;

Condizioni Economiche Mutate Il Green Deal è stato concepito in un contesto di tassi di interesse storicamente bassi e debito pubblico moderato. Oggi, lo scenario è radicalmente cambiato. Il debito pubblico medio supera l’80% del PIL, con paesi come Grecia, Italia, Francia, Spagna e Belgio che hanno rapporti superiori al 100%. Questa situazione limita drasticamente la capacità di supportare finanziariamente la transizione verde. Chi paga questi investimenti nella decarbonizzazione? I Cittadini? Perché questi dovrebbero votare il proprio impoverimento? sempre che glielo permettano di fare.

Frammentazione Geopolitica L’iniziativa europea si scontra con sfide geopolitiche sempre più complesse. L’UE dipende pesantemente da fornitori esterni per minerali critici, con la Cina che controlla il 60-80% della produzione mondiale di elementi come litio e cobalto. Inoltre, l’Europa sta perdendo la corsa all’innovazione tecnologica, con un crescente divario in termini di reddito pro capite e capacità di commercializzazione delle innovazioni. La complessità legislativa, il vanto di poter essere il “Leader nella creazione delle norme”, sta distruggendo spirito imprenditoriale e industria europea.


Le conseguenze sono evidenti: l’economia europea langue, con un tasso di crescita del reddito disponibile pro capite dimezzato rispetto agli Stati Uniti dal 2000. La demografia sfavorevole – con un’età media di 44,4 anni contro i 38,8 degli USA – e leggi rigide sull’immigrazione aggravano ulteriormente la situazione. Però le leggi sull’immigrazione sono poi aggirate, creando un substrato sociale di sicurezza esplosivo e devastante.

 

Necessità di un ripensamento

Gli autori, Rabah Arezki, Jean-Pierre Landau e Rick van der Ploeg, che non sono tre sovranisti con l’elmo con le corna, ma professori di importanti istituzioni universitarie europee, abbastanza vicino alla sinistra, si spingono sino ad avanzare proposte concrete per rilanciare una strategia climatica più realistica:

Puntare su incentivi e sussidi tecnologici invece di tassazioni punitive, ma questo ignora l’iper spesa di Bruxelles, che qualcuno deve pur pagare;

Rallentare l’imposizione di standard ambientali, posticipando le scadenze di almeno un decennio e allineandosi quindi agli obiettivi di importanti economie, come Cina e India;

Rivalutare il nucleare, soprattutto con i nuovi reattori modulari più sicuri ed economici (questo bisognerà spiegarlo alla sinistra tedesca ed italiana);

Proteggere e promuovere le aziende europee, consentendo loro di raggiungere economie di scala, ma noi ci permettiamo di ricordare che le economie di scala si raggiungono anche, anzi soprattutto, stimolando i consumi interni, non solo con le fusioni e acquisizioni, che invece creano solo oligopolio;

Costruire partnership strategiche per l’approvvigionamento di minerali critici;

Limitare la tassazione sul carbonio ai settori non esposti alla concorrenza internazionale, cioè  limitarla a settori secondari;

Minimizzare i costi sociali, evitando che le politiche climatiche vengano percepite come un’ossessione delle élite, cosa che, effettivamente sono;

Un monito finale: se non verranno intraprese azioni correttive, le politiche climatiche europee degraderanno in mere azioni protezionistiche e punitive, inefficaci nel contrastare realmente il cambiamento climatico, e sempre più avversate a livello popolare, sino a quando la scelta sarà fra la loro implementazione la Democrazia. Con le èlite che sceglieranno sempre e comunque la linea anti-popolare.

Il Green Deal ha bisogno di un profondo ripensamento – sociale, economico e politico – per diventare davvero efficace e guadagnarsi il sostegno popolare.

Chi comanda capirà questo semplice concetto?

 

 

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