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UE: per decenza si sciolga il parlamento europeo e si vada a nuove elezioni


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Inviato

In onda oggi a Parigi il vertice dei Leaders europei alla corte del petite Napoleon, in esclusiva abbiamo già il verbale dei colloqui.

 

 

Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale
Vengo anch'io? (No, tu no)
Per vedere come stanno le bestie feroci
E gridare: "Aiuto, aiuto, è scappato il leone!"
E vedere di nascosto l'effetto che fa

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

Si potrebbe andare tutti quanti ora che è primavera
Vengo anch'io? (No, tu no)
Con la bella sottobraccio a parlare d'amore
E scoprire che va sempre a finire che piove
E vedere di nascosto l'effetto che fa

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore
Vengo anch'io? (No, tu no)
Dove ognuno sia già pronto a tagliarti una mano
Un bel mondo sol con l'odio, ma senza l'amore
E vedere di nascosto l'effetto che fa

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale
Vengo anch'io? (No, tu no)
Per vedere se la gente poi piange davvero
E capire che battono anche le suore
E vedere di nascosto l'effetto che fa

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Vengo anch'io? (No, tu no)
Ma perché? (Perché no!)

 

  • Confused 1
Inviato

 

 

Fake news: Germania sotto attacco. Ecco da dove arriva l'ondata di disinformazione

di Mara Gergolet e Milena Gabanelli

 

Un’ondata di fake news ha preso di mira la politica tedesca e hanno quasi sempre lo stesso obiettivo: creare incertezza, perfino caos, nel tentativo di rafforzare le ali estreme. Manca una settimana alle elezioni e il voto in Germania è uno stress test della democrazia senza precedenti, in cui è appena entrato a gamba tesa anche il vicepresidente Usa Vance che confonde Mosca con l’Europa accusandola di «censurare e mettere in prigione gli avversari». Analizziamo gli ultimi mesi. A gennaio in Germania vengono diffusi sulle piattaforme social due video: la villa da 90 milioni di euro del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Hollywood prima che il rogo di Los Angeles la incenerisse e pure quella della presidente dei Verdi tedeschi, Franziska Brantner, con tanto di mappa di Google Earth. Il messaggio è: «Loro guadagnano milioni tradendo gli interessi della gente comune». Sono fake news create ad arte, ma intanto ripostate in ogni dove fanno milioni di visualizzazioni. Franziska Brantner, 45 anni, le ha anche smontate con ironia, fotografandosi con un cocktail in mano nel grigio tempo berlinese e commentando: «Sono seduta nella mia villa californiana e vorrei mostrarvi come operano i bot russi».

 

La fabbrica russa

Il video di Scholz è stato diffuso il 10 gennaio su TikTok da Vinceunsympatischtv un account tedesco che si definisce di satira politica, ma che in realtà pubblica soprattutto contenuti che promuovono il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Ovviamente, nel mare della disinformazione i pesci in acqua sono piccoli e grandi. Trattandosi della Germania, i russi — intesi proprio come Stato — hanno un ruolo particolare. Si deve ai giornalisti investigativi della testata indipendente Correctiv — lo stesso gruppo che 15 mesi fa ha scoperto i piani di remigrazione dell’AfD — se almeno una di queste campagne è venuta alla luce. Con una tale serie di particolari da permettere finalmente di comprendere il modus operandi di Mosca. Si tratta di 102 siti, collegati fra loro e all’apparenza portali di notizie che servono da base ai russi. Il Threat Analysis Center di Microsoft, che ha permesso di individuarli, ha definito questa galassia Storm 1516. Sono siti doppelgänger, cioè doppioni: uno è quasi identico allo Spiegel, altri hanno nomi come Andere Meinung o Klartext («L’altra opinione» e «Parlare chiaro»), altri ancora riprendono i nomi di testate giornalistiche defunte, come il Berliner Tageblatt. Ma in buona parte, seppur registrati, sono ancora dormienti, come le cellule terroristiche. A un esame più attento, i siti sono pieni di articoli scritti con ChatGpt, errori inclusi, che riassumono contenuti di giornali d’estrema destra tedesca (Report 24, Philosophia Perennis, Compact) e della tv russa RT, bandita nell’Ue.

 

Chi la gestisce

I siti di Storm 1516 sono gestiti dall’americano John Mark Dougan. Ex marine e vicesceriffo a Palm Beach, in Florida, è un attivista del movimento di estrema destra Usa Alt-Right, noto per la campagna di disinformazione contro Kamala Harris, che ha ottenuto asilo politico a Mosca. Ha un buon training militare, conosce i sistemi della polizia Usa e, infine, ha la testa da occidentale: tutto questo ne fa un asset prezioso per Mosca. Il Washington Post gli ha dedicato un lungo profilo, sostenendo che è pagato direttamente dal Gru, il servizio militare di Putin. Lui, in una mail, ha risposto così: «È tutto inventato. In realtà trovo il governo russo piuttosto idiota, un mucchio di burocrati incapaci di concludere alcunché». Inizialmente i siti, che utilizzano l’intelligenza artificiale, si appoggiavano su server localizzati negli Usa, nella Silicon Valley, ora transitano su quelli che gli ha messo a disposizione il nuovo zar della disinformacija putiniana: Valery Korovin. E Korovin è il capo del Center for Geopolitical Expertise (CPE) di Mosca, che ha preso il posto della fabbrica di troll di San Pietroburgo, la famigerata IRA fondata da Yevgeny Prigozhin. Ricordiamo che Prigozhin, definito il «cuoco di Putin», era il capo della milizia Wagner che si è ammutinato in Ucraina per marciare con i suoi uomini su Mosca e morto nell’esplosione del suo aereo. Siamo, in altre parole, nel cuore del potere del Cremlino che considera la nebbia dell’informazione un’arma geopolitica. Quanto a Korovin, il 31 dicembre 2024 il Tesoro Usa l’ha messo sotto sanzioni per aver «tentato di influenzare le elezioni americane» e «costruito un server che ospita strumenti di IA generativa».

 

Come funziona

Come è organizzata la macchina della disinformazione si può vedere attraverso alcune notizie che si sono molto diffuse e di cui Correctiv ha individuato l’origine.

«Un gigolò africano ha fornito prestazioni sessuali alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock durante un viaggio ufficiale in Africa». La notizia si basa sul video-racconto di un africano occidentale, che in realtà è un attore, pubblicato sul sito nigeriano Daily Post. A prima vista sembra una notizia, invece è un branded content ovvero un’inserzione a pagamento che non passa dal controllo della redazione. Il 31 luglio la notizia viene ripresa da Zeitgeschenen.de, uno dei 102 siti dell’armata di Dougan con il titolo: «Dove vanno a finire le tasse tedesche? Baerbock fa turismo sessuale con un gigolò africano durante i viaggi ufficiali». Da qui viene rilanciata da siti pro-Cremlino e poi da influencer, generando 4.300 condivisioni in poche ore. Poi diventa virale, tanto che il ministero degli Esteri tedesco è costretto a smentirla, dichiarando che «è falsa» diffusa da «portali di disinformazione filorussi». Ma ormai ha raggiunto milioni di persone.

L’altro esempio è una notizia ampiamente circolata anche in Italia. Il 17 dicembre 2024 il sito keniota Tuko.co.ke, in un altro testo pubblicato a pagamento, scrive che «sulla base di un accordo stabilito a inizio anno dal presidente keniota William Ruto e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, 1,9 milioni di lavoratori kenioti si recheranno in Germania per ricoprire ruoli in settori che registrano una forte carenza di manodopera». Queste tre righe diventano la base per un articolo su Presseneu.de (uno dei 102 di Dougan), poi replicato dai siti fratelli e ripreso da noti influencer filorussi. Scatena un dibattito politico che dura cinque giorni. In Italia viene rilanciato come una notizia da numerose testate, anche della stampa tradizionale. La verità però era un’altra. Il 13 settembre 2024, il ministro degli Esteri del Kenya Musalia Mudavadi e il ministro degli Interni tedesco Nancy Faeser hanno firmato a Berlino un accordo bilaterale: la Germania apre canali legali per poche migliaia di lavoratori qualificati provenienti dal Kenya, in cambio il Kenya il rimpatrio dei migranti kenioti illegali. Quindi si parte da un fatto reale, si fa lanciare a pagamento da un sito di news estero la notizia completamente manipolata che poi viene ripresa in patria e messa nei «ventilatori» di tutti gli affiliati.

 

L'effetto moltiplicatore

Un ruolo chiave spetta infine agli influencer che postano questi contenuti sui social. Secondo l’analisi di Correctiv, tra i più importanti in Germania ci sono Alina Lipp (Telegram), Michael Wittwer (politico estremista di Pro Chemnitz), Jovica Jovic, Alena Dirksen (ristoratrice, molto attiva). Nessuno ha provato che abbiano mai ricevuto compensi. In seconda battuta, gli account simpatizzanti sono centinaia. Assomiglia a una versione aggiornata dei vecchi manuali del Kgb. Non a caso queste notizie prendono di mira i politici più anti-putiniani come Baerbock e Habeck. Sembra incredibile che una fake news così piccola scateni simili incendi, ma è così che funziona il principio del contagio e quando il veleno delle fake entra in circolo è indistinguibile dal normale flusso dell’informazione. Inoltre, la notizia pur smentita resiste nella memoria. E in alcune falsità, prima o poi, ci siamo cascati tutti.

Musk (oltre 217 milioni di follower su X) ha sviluppato un’ossessione maniacale per la Germania, permettendo ai contenuti dell’AfD di raggiungere un pubblico mai visto.

Musk, il partner

 

Il sostegno dell’uomo più ricco del mondo ad Alternative für Deutschland è stato un game changer. Musk (oltre 217 milioni di follower su X) ha sviluppato un’ossessione maniacale per la Germania, permettendo ai contenuti dell’AfD di raggiungere un pubblico mai visto. L’intervista ad Alice Weidel è stata seguita in diretta da 200 mila persone, ma le singole clip hanno avuto milioni di visualizzazioni. Quella dove la leader dell’AfD sostiene che «Hitler era un comunista», mentre Musk annuisce, è stata vista da oltre 20 milioni di persone. Il modello algoritmico di X, spiega Newsguard a Dataroom, privilegia il contenuto ad alto engagement (interazione), spingendo in alto proprio i post più estremisti. Infatti i post di Alice Weidel e del nostalgico nazista Björn Höcke sono diventati più visibili. L’esperto di comunicazione Johannes Hillje parla di un vero e proprio effetto accelerazione impresso da Musk all’AfD, e l’europarlamentare AfD Marc Jongen l’ha riconosciuto: c’è «un cambiamento radicale di cui stiamo beneficiando», Musk è «un grande partner nel nostro impegno contro la censura su internet». Del resto un altro grande stratega trumpiano, Steve Bannon, aveva teorizzato quasi dieci anni fa: «Flood the zone with shit (inondate il campo con la m....), va bene tutto: falsità, esagerazioni, qualsiasi cosa che permetta di avanzare la propria battaglia politica». In poche parole: disinformare senza alcun limite e rispetto verso i cittadini. E la strategia, evidentemente, funziona.

(…) in Germania, la questione principale è la convergenza tra le fake news filo-russe e la propaganda dell’estrema destra (…)

Le contromisure

Statistiche alla mano, la gente è consapevole del problema. Secondo un sondaggio Bitkom, l’88% dei tedeschi teme la manipolazione elettorale, il 31% dice di averla incontrata. I più sospettati sono la Russia (45%), gli Usa (42%), la Cina (26%). L’80% chiede che il governo se ne occupi, il 71% addirittura vorrebbe un ministero indipendente «con risorse e mezzi» per contrastarla. In Germania, l’Ufficio per la protezione della Costituzione ha istituito una task force pre-elettorale per i social. Inoltre, il governo ha creato il Centro per il rilevamento della manipolazione dell’informazione straniera situato a Berlino: ha uno staff di 12 persone, ma loro stessi ammettono di non essere riusciti a mettere a punto tutte le contromisure. Infine, molti partiti sono corsi ai ripari. I Verdi, primo obiettivo dei russi, hanno un codice di condotta e un team interno che aiuta i deputati sotto attacco. Il primo consiglio? «Keep cool». Non intervenire se la notizia, per quanto falsa, ha poco seguito. Gran parte delle fake news nascono e muoiono su Telegram e agitarsi troppo non fa che amplificarle.

Ovviamente, in Germania, la questione principale è la convergenza tra le fake news filo-russe e la propaganda dell’estrema destra: in larga parte si alimentano a vicenda, tanto più dopo il sostegno di Musk al AfD. Ma come ormai sappiamo bene, lo scopo delle fake news non è far credere che siano vere, bensì generare diffidenza verso le istituzioni, rendendo indistinguibile il vero dal falso come scrisse con grande lucidità Hannah Arendt cinquant’anni fa. Nel caso della «campagna di Russia» gli obiettivi politici sembrano evidenti: indebolire il sostegno all’Ucraina, creare divisioni sfruttando temi sensibili come immigrazione e crisi economica, rafforzare i populisti anti-establishment. In sostanza rendere fragile l’anello forte dell’Europa. Ma forse c’è anche un’ambizione più subdola e maligna. Se perfino la Germania, storicamente tra i Paesi più stabili dell’Ue, non riuscirà a difendersi da questi assalti, il messaggio è chiaro: nessuna democrazia è più al sicuro.

 

 

 

  • Thanks 2
Inviato
10 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

, in questi mesi, assisteremo ad una campagna denigratoria contro la UE

 

Assistiamo da mo'. Il disegno era partito da Est ma ora a dare scarpate sono in due.

Comincio a pensare che la ragione sia una spartizione concordata delle future spoglie della UE.

Sempre se poi i due statisti si metteranno d'accordo.

  • Melius 1
Inviato

La nostra democrazia è sotto attacco da est e da ovest ed abbiamo tanti soggeti reclutati in una "quinta colonna", non solo sui social media, ma anche in questo forum.

  • Haha 1
Membro_0023
Inviato
16 ore fa, djansia ha scritto:

Niente, bastano un miliardario con la sindrome del micropene e un altro miliardario tossicodipendente a farvi credere che l'Europa è finita

Veramente io affermo che l'Europa non c'è mai stata, se non di nome, da anni prima che il rogo cancellasse il forum. 

La differenza è che adesso i nodi stanno venendo al pettine e alla prova dei fatti si sta dimostrando che nel mondo, nessuno ci prende in seria considerazione. E non riesco neanche a dar loro torto.

  • Melius 1
Membro_0023
Inviato
12 ore fa, Savgal ha scritto:

le economie europee sono fortemente interconnesse, che le imprese operano avendo a riferimento il mercato dell'Unione Europa

Per questo bastava allargare il MEC che avevamo prima, con la libera circolazione delle merci garantita in tutti i Paesi che ne facevano parte, senza incasinarsi la vita.

Inviato
1 minuto fa, Paperinik2021 ha scritto:

Veramente io affermo che l'Europa non c'è mai stata, se non di nome, da anni prima che il rogo cancellasse il forum. 

La differenza è che adesso i nodi stanno venendo al pettine e alla prova dei fatti si sta dimostrando che nel mondo, nessuno ci prende in seria considerazione. E non riesco neanche a dar loro torto.

il problema è che il mondo non è eurocentrico.

qualcuno ha voluto credere che il proprio buco della serratura fosse l'unico possibile, invece il mondo è cattivo e competitivo, sicché tocca pedalare per stare a galla.

solita sondrome della regina Rossa, si deve correre sempre piu forte per rimanere fermi, figuriamoci per fare passi avanti.

in UE si perde ancora tempo per scrivere pagine e pagine sui principi e in proporzione poco si fa per creare le condizioni di competitività necessarie a reggere di fronte alla concorrenza.

siamo di fronte ad un precipizio e non abbiamo strutture e uomini adatti alla bisogna.

Membro_0023
Inviato
37 minuti fa, Velvet ha scritto:

Comincio a pensare che la ragione sia una spartizione concordata delle future spoglie della UE

Sarebbe più merito loro o colpa nostra?

Fare le vittime, adesso, non serve a nulla.

Inviato
37 minuti fa, Savgal ha scritto:

Fake news: Germania sotto attacco. Ecco da dove arriva l'ondata di disinformazione

di Mara Gergolet e Milena Gabanelli

Un’ondata di fake news ha preso di mira la politica tedesca e hanno quasi sempre lo stesso obiettivo: creare incertezza, perfino caos, nel tentativo di rafforzare le ali estreme. Manca una settimana alle elezioni e il voto in Germania è uno stress test della democrazia senza precedenti, in cui è appena entrato a gamba tesa anche il vicepresidente Usa Vance che confonde Mosca con l’Europa accusandola di «censurare e mettere in prigione gli avversari». Analizziamo gli ultimi mesi. A gennaio in Germania vengono diffusi sulle piattaforme social due video: la villa da 90 milioni di euro del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Hollywood prima che il rogo di Los Angeles la incenerisse e pure quella della presidente dei Verdi tedeschi, Franziska Brantner, con tanto di mappa di Google Earth. Il messaggio è: «Loro guadagnano milioni tradendo gli interessi della gente comune». Sono fake news create ad arte, ma intanto ripostate in ogni dove fanno milioni di visualizzazioni. Franziska Brantner, 45 anni, le ha anche smontate con ironia, fotografandosi con un cocktail in mano nel grigio tempo berlinese e commentando: «Sono seduta nella mia villa californiana e vorrei mostrarvi come operano i bot russi».

La fabbrica russa

Il video di Scholz è stato diffuso il 10 gennaio su TikTok da Vinceunsympatischtv un account tedesco che si definisce di satira politica, ma che in realtà pubblica soprattutto contenuti che promuovono il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Ovviamente, nel mare della disinformazione i pesci in acqua sono piccoli e grandi. Trattandosi della Germania, i russi — intesi proprio come Stato — hanno un ruolo particolare. Si deve ai giornalisti investigativi della testata indipendente Correctiv — lo stesso gruppo che 15 mesi fa ha scoperto i piani di remigrazione dell’AfD — se almeno una di queste campagne è venuta alla luce. Con una tale serie di particolari da permettere finalmente di comprendere il modus operandi di Mosca. Si tratta di 102 siti, collegati fra loro e all’apparenza portali di notizie che servono da base ai russi. Il Threat Analysis Center di Microsoft, che ha permesso di individuarli, ha definito questa galassia Storm 1516. Sono siti doppelgänger, cioè doppioni: uno è quasi identico allo Spiegel, altri hanno nomi come Andere Meinung o Klartext («L’altra opinione» e «Parlare chiaro»), altri ancora riprendono i nomi di testate giornalistiche defunte, come il Berliner Tageblatt. Ma in buona parte, seppur registrati, sono ancora dormienti, come le cellule terroristiche. A un esame più attento, i siti sono pieni di articoli scritti con ChatGpt, errori inclusi, che riassumono contenuti di giornali d’estrema destra tedesca (Report 24, Philosophia Perennis, Compact) e della tv russa RT, bandita nell’Ue.

Chi la gestisce

I siti di Storm 1516 sono gestiti dall’americano John Mark Dougan. Ex marine e vicesceriffo a Palm Beach, in Florida, è un attivista del movimento di estrema destra Usa Alt-Right, noto per la campagna di disinformazione contro Kamala Harris, che ha ottenuto asilo politico a Mosca. Ha un buon training militare, conosce i sistemi della polizia Usa e, infine, ha la testa da occidentale: tutto questo ne fa un asset prezioso per Mosca. Il Washington Post gli ha dedicato un lungo profilo, sostenendo che è pagato direttamente dal Gru, il servizio militare di Putin. Lui, in una mail, ha risposto così: «È tutto inventato. In realtà trovo il governo russo piuttosto idiota, un mucchio di burocrati incapaci di concludere alcunché». Inizialmente i siti, che utilizzano l’intelligenza artificiale, si appoggiavano su server localizzati negli Usa, nella Silicon Valley, ora transitano su quelli che gli ha messo a disposizione il nuovo zar della disinformacija putiniana: Valery Korovin. E Korovin è il capo del Center for Geopolitical Expertise (CPE) di Mosca, che ha preso il posto della fabbrica di troll di San Pietroburgo, la famigerata IRA fondata da Yevgeny Prigozhin. Ricordiamo che Prigozhin, definito il «cuoco di Putin», era il capo della milizia Wagner che si è ammutinato in Ucraina per marciare con i suoi uomini su Mosca e morto nell’esplosione del suo aereo. Siamo, in altre parole, nel cuore del potere del Cremlino che considera la nebbia dell’informazione un’arma geopolitica. Quanto a Korovin, il 31 dicembre 2024 il Tesoro Usa l’ha messo sotto sanzioni per aver «tentato di influenzare le elezioni americane» e «costruito un server che ospita strumenti di IA generativa».

Come funziona

Come è organizzata la macchina della disinformazione si può vedere attraverso alcune notizie che si sono molto diffuse e di cui Correctiv ha individuato l’origine.

«Un gigolò africano ha fornito prestazioni sessuali alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock durante un viaggio ufficiale in Africa». La notizia si basa sul video-racconto di un africano occidentale, che in realtà è un attore, pubblicato sul sito nigeriano Daily Post. A prima vista sembra una notizia, invece è un branded content ovvero un’inserzione a pagamento che non passa dal controllo della redazione. Il 31 luglio la notizia viene ripresa da Zeitgeschenen.de, uno dei 102 siti dell’armata di Dougan con il titolo: «Dove vanno a finire le tasse tedesche? Baerbock fa turismo sessuale con un gigolò africano durante i viaggi ufficiali». Da qui viene rilanciata da siti pro-Cremlino e poi da influencer, generando 4.300 condivisioni in poche ore. Poi diventa virale, tanto che il ministero degli Esteri tedesco è costretto a smentirla, dichiarando che «è falsa» diffusa da «portali di disinformazione filorussi». Ma ormai ha raggiunto milioni di persone.

L’altro esempio è una notizia ampiamente circolata anche in Italia. Il 17 dicembre 2024 il sito keniota Tuko.co.ke, in un altro testo pubblicato a pagamento, scrive che «sulla base di un accordo stabilito a inizio anno dal presidente keniota William Ruto e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, 1,9 milioni di lavoratori kenioti si recheranno in Germania per ricoprire ruoli in settori che registrano una forte carenza di manodopera». Queste tre righe diventano la base per un articolo su Presseneu.de (uno dei 102 di Dougan), poi replicato dai siti fratelli e ripreso da noti influencer filorussi. Scatena un dibattito politico che dura cinque giorni. In Italia viene rilanciato come una notizia da numerose testate, anche della stampa tradizionale. La verità però era un’altra. Il 13 settembre 2024, il ministro degli Esteri del Kenya Musalia Mudavadi e il ministro degli Interni tedesco Nancy Faeser hanno firmato a Berlino un accordo bilaterale: la Germania apre canali legali per poche migliaia di lavoratori qualificati provenienti dal Kenya, in cambio il Kenya il rimpatrio dei migranti kenioti illegali. Quindi si parte da un fatto reale, si fa lanciare a pagamento da un sito di news estero la notizia completamente manipolata che poi viene ripresa in patria e messa nei «ventilatori» di tutti gli affiliati.

L'effetto moltiplicatore

Un ruolo chiave spetta infine agli influencer che postano questi contenuti sui social. Secondo l’analisi di Correctiv, tra i più importanti in Germania ci sono Alina Lipp (Telegram), Michael Wittwer (politico estremista di Pro Chemnitz), Jovica Jovic, Alena Dirksen (ristoratrice, molto attiva). Nessuno ha provato che abbiano mai ricevuto compensi. In seconda battuta, gli account simpatizzanti sono centinaia. Assomiglia a una versione aggiornata dei vecchi manuali del Kgb. Non a caso queste notizie prendono di mira i politici più anti-putiniani come Baerbock e Habeck. Sembra incredibile che una fake news così piccola scateni simili incendi, ma è così che funziona il principio del contagio e quando il veleno delle fake entra in circolo è indistinguibile dal normale flusso dell’informazione. Inoltre, la notizia pur smentita resiste nella memoria. E in alcune falsità, prima o poi, ci siamo cascati tutti.

Musk (oltre 217 milioni di follower su X) ha sviluppato un’ossessione maniacale per la Germania, permettendo ai contenuti dell’AfD di raggiungere un pubblico mai visto.

Musk, il partner

Il sostegno dell’uomo più ricco del mondo ad Alternative für Deutschland è stato un game changer. Musk (oltre 217 milioni di follower su X) ha sviluppato un’ossessione maniacale per la Germania, permettendo ai contenuti dell’AfD di raggiungere un pubblico mai visto. L’intervista ad Alice Weidel è stata seguita in diretta da 200 mila persone, ma le singole clip hanno avuto milioni di visualizzazioni. Quella dove la leader dell’AfD sostiene che «Hitler era un comunista», mentre Musk annuisce, è stata vista da oltre 20 milioni di persone. Il modello algoritmico di X, spiega Newsguard a Dataroom, privilegia il contenuto ad alto engagement (interazione), spingendo in alto proprio i post più estremisti. Infatti i post di Alice Weidel e del nostalgico nazista Björn Höcke sono diventati più visibili. L’esperto di comunicazione Johannes Hillje parla di un vero e proprio effetto accelerazione impresso da Musk all’AfD, e l’europarlamentare AfD Marc Jongen l’ha riconosciuto: c’è «un cambiamento radicale di cui stiamo beneficiando», Musk è «un grande partner nel nostro impegno contro la censura su internet». Del resto un altro grande stratega trumpiano, Steve Bannon, aveva teorizzato quasi dieci anni fa: «Flood the zone with shit (inondate il campo con la m....), va bene tutto: falsità, esagerazioni, qualsiasi cosa che permetta di avanzare la propria battaglia politica». In poche parole: disinformare senza alcun limite e rispetto verso i cittadini. E la strategia, evidentemente, funziona.

(…) in Germania, la questione principale è la convergenza tra le fake news filo-russe e la propaganda dell’estrema destra (…)

Le contromisure

Statistiche alla mano, la gente è consapevole del problema. Secondo un sondaggio Bitkom, l’88% dei tedeschi teme la manipolazione elettorale, il 31% dice di averla incontrata. I più sospettati sono la Russia (45%), gli Usa (42%), la Cina (26%). L’80% chiede che il governo se ne occupi, il 71% addirittura vorrebbe un ministero indipendente «con risorse e mezzi» per contrastarla. In Germania, l’Ufficio per la protezione della Costituzione ha istituito una task force pre-elettorale per i social. Inoltre, il governo ha creato il Centro per il rilevamento della manipolazione dell’informazione straniera situato a Berlino: ha uno staff di 12 persone, ma loro stessi ammettono di non essere riusciti a mettere a punto tutte le contromisure. Infine, molti partiti sono corsi ai ripari. I Verdi, primo obiettivo dei russi, hanno un codice di condotta e un team interno che aiuta i deputati sotto attacco. Il primo consiglio? «Keep cool». Non intervenire se la notizia, per quanto falsa, ha poco seguito. Gran parte delle fake news nascono e muoiono su Telegram e agitarsi troppo non fa che amplificarle.

Ovviamente, in Germania, la questione principale è la convergenza tra le fake news filo-russe e la propaganda dell’estrema destra: in larga parte si alimentano a vicenda, tanto più dopo il sostegno di Musk al AfD. Ma come ormai sappiamo bene, lo scopo delle fake news non è far credere che siano vere, bensì generare diffidenza verso le istituzioni, rendendo indistinguibile il vero dal falso come scrisse con grande lucidità Hannah Arendt cinquant’anni fa. Nel caso della «campagna di Russia» gli obiettivi politici sembrano evidenti: indebolire il sostegno all’Ucraina, creare divisioni sfruttando temi sensibili come immigrazione e crisi economica, rafforzare i populisti anti-establishment. In sostanza rendere fragile l’anello forte dell’Europa. Ma forse c’è anche un’ambizione più subdola e maligna. Se perfino la Germania, storicamente tra i Paesi più stabili dell’Ue, non riuscirà a difendersi da questi assalti, il messaggio è chiaro: nessuna democrazia è più al sicuro.

Il problema della Germania non è AFD che loro (i tedeschi), probabilmente unico paese europeo, gli anticorpi al nazismo li hanno, il problema è la CDU più che tentata di usare AFD pensando poi che l'uso non ne comporti anche lo sdoganamento. Operazione già fatta dai centristi in Italia nei confronti del neofascismo, non a caso adesso abbiamo la premier, che chiamarla ducia non suona bene.

Membro_0023
Inviato
44 minuti fa, Savgal ha scritto:

Germania sotto attacco

Ingenuamente, mi chiedo: se le cose in Germania (e forse anche in Europa) andassero come andavano 15/20 anni fa, un attacco del genere potrebbe avere successo?

Inviato

@Paperinik2021 a me pare che la vittima la faccia chi indossa il cilicio e vaga mormorando "me culpa".

La UE è rimasta nel solco delle regole di un patto atlantico durato oltre 70 anni. Se poi un giorno si sveglia il matto e dice che con i patti ci si pulisce il gigantesco culus mica è colpa della UE. 

  • Thanks 1
Membro_0023
Inviato
5 minuti fa, Velvet ha scritto:

La UE è rimasta nel solco delle regole di un patto atlantico durato oltre 70 anni

Questo non avrebbe impedito in alcun modo la costituzione di una vera unione federale europea, con tanto di esercito proprio. Invece ci ha fatto comodo adagiarci sul materasso USA. Adesso che il materasso minacciano di toglierlo se non ci mettiamo a 90 gradi, rischiamo di restare col cūlus per terra e anche al freddo.

Inviato
Adesso, Velvet ha scritto:

@Paperinik2021 a me parte che la vittima la faccia chi indossa il cilicio e vaga mormorando "me culpa".

La UE è rimasta nel solco delle regole di un patto atlantico durato oltre 70 anni. Se poi un giorno si sveglia il matto e dice che con i patti ci si pulisce il gigantesco culus mica è colpa della UE. 

Scusami la battuta ma sembra tanto Piccolo mondo antico. A forza di essere servili si diventa servi, è cambiato padrone e tra la manovalanza c'è gran subbuglio perchè patron Trump vuole che si puliscano meglio le fughe della doccia per di più con lo spazzolino da denti, mentre patron Biden teneva di più che fosse lucidata l'argenteria del servizio buono. Il tempo di adeguarsi perdio, da qui l'agitazione della servitù.

briandinazareth
Inviato
6 minuti fa, Paperinik2021 ha scritto:

Ingenuamente, mi chiedo: se le cose in Germania (e forse anche in Europa) andassero come andavano 15/20 anni fa, un attacco del genere potrebbe avere successo?

 

ah si? le cose andavano molto bene 20 anni fa? sotto che punto di vista?

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