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esempi di amplificatori "correntosi" e cosa ci dicono i watt nominali


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whitewave
Inviato

"serve un ampli in grado di pilotarle, le casse", "con quelle ti serve un ampli correntoso", "quel woofer lo devi muovere"

sono frasi che si leggono molto spesso riguardo vari brand o modelli diffusori, in particolare a me venne detto per delle JBL 4312A, ma sono frasi che leggo spessissimo.

Tuttavia altrettanto spesso vedo citati maggiormente amplificatori da 50w-80W, e molto raramente sento di gente che usa Krell o analoghi da 300w.

Mi pare di capire che un po' come per descrivere il brio, la coppia, la velocità di risposta di un motore non si citi solo la sua cilindrata, allo stesso modo c'è un qualche parametro che mi sfugge e che identifica questa caratteristica "correntosa" di alcuni finali o integrati.

Potreste elencare qualche modello di amplificatore che al di là delle watt nominali abbia questa natura? qual è il dato di targa che può renderla un numero visibile dalle specifiche?

 

Grazie

Gustavino
Inviato

@whitewave la trovi nel preso e foto , grossi trasformatori e parecchia capacità assicurano una bassa impedenza dell alimentatore , che non si sieda quando debba erogare corrente
anche le misure su 4 ohm danno indicazione ,ma poi dipende da come suona ....
Se fossi in te eviterei diffusori a cui serva "birra" perche poi a basso volume ,se tuo costume , non soddifano

  • Melius 1
Inviato

Parlare di amplificatori correntosi è tecnicamente inesatto e serve solo a indicare genericamente quelli che sono in grado di gestire carichi impegnativi senza andare in sofferenza.

Se ne è parlato varie volte in passato, ad esempio qui:

 

e qui:

 

TetsuSan
Inviato

Premessa : in linea di principio, gli amplificatori dovrebbero essere tutti uguali, potenza a parte. Dovrebbero essere tutti correntosi alla stessa maniera. Purtroppo sono i diffusori a rappresentare la variabile, dentro la parola "impedenza" c'è un mondo, perché l'impedenza è la somma vettoriale di 3 componenti : resistiva / capacitiva ed induttiva. Parametri che oltretutto variano con la frequenza. Un ampli "correntoso" è un apparecchio che più di altri è in grado di erogare potenza reale, attiva al variare dei parametri non resistivi. Il dimensionamento della sezione di alimentazione (più grossa è, meglio è) è una semplificazione NON esaustiva del problema. Il primo Naim Nait era uno scricciolo brutto e nero e piccolino. Ma suonava.....

Inviato

Possedevo, quando erano ragazzo, un integrato Yamaha da 80/90w se non ricordo male. Suonava bene ma rendeva bene solamente con diffusori facili "impedenza 8ohm e senza altre complicazioni". Un giorno lo porto da un mio amico per una prova, aveva diffusori più complessi con un impedenza di targa di 4ohm. Il povero integrato non ce la faceva,  giravo la manopola ma il volume non aumentava più di tanto, soffriva. Evidentemente l'alimentazione era sottodimensionata. Non riusciva ad erogare la corrente richiesta!

Un ampli ideale, ben correntoso dovrebbe duplicare la potenza con il dimezzarsi dell'impedenza. Es

 80w a 8ohm, 160 a 4 e 320 a 2ohm.

Oggigiorno la maggior parte delle elettroniche "a transistor" non hanno di questi problemi. 

Inviato

Senza guardare i numeri o le specifiche...spesso è sufficiente guardare la loro costruzione...a partire dai toroidali.......

  • Thanks 1
  • Haha 1
Inviato

@subsub e se ne hai uno in classe D? Come la mettiamo con i toroidali da 20kg?

  • Haha 1
Inviato

Si stava parlando di macchine correttose...non di risultato sonoro.anche le macchine in D. hanno i toroidali dipende dall investimento del progetto.guarda ad esempio gli ultimi Maranz .

Coltr@ne
Inviato
1 minuto fa, subsub ha scritto:

sonoro.anche le macchine in D. hanno i toroidali

Allora il mio cosa è? :classic_biggrin:

Inviato

Bisognerebbe distinguere tra corrente e tensione... la corrente non si può creare dal nulla, e mandarla ad un diffusore come e quando si vuole. La potenza (v×i) non si può fare come in farmacia, prendo un po di corrente di qua, un po di tensione di la. La corrente è sempre il  prodotto di una tensione che attraversa una resistenza. / impedenza nel caso di diffusori, ( i=v/r), non si scappa.  Correntoso o no, ogni amplificatore sulla terra, con 20v su 8 ohm, erogherà 2,5 ampere,  50 watt. Non c'è verso di cambiare sta cosa.

L'amplificatore ideale,  in realtà dovrebbe essere un  generatore di tensione ideale, cioè un generatore che riesce ma mantenere il valore di tensione costante, al diminuire della resistenza, / impedenza.  in questo modo la corrente  e la potenza possono aumentare proporzionalmente ad diminuire della resistenza. Sino a che un amplificatore ben ingegnerizzato,  ( sovradimensionato per la potenza che deve erogare) e viene fatto funzionare dentro alle sue specifiche,  non ci sono problemi.

 

Coltr@ne
Inviato

L'impianto stereo è composto (come minimo) da:

 

- una sorgente (lettore CD, giradischi, radio, computer...)

- un amplificatore

- il sistema di altoparlanti (volgarmente detto casse o casse acustiche o diffusori acustici)

 

La funzione dell'amplificatore è quella di aumentare la (piccola) potenza che esce dalla sorgente per poter pilotare le casse.

Più potenza è disponibile, più le casse potranno suonare "forte".

In commercio si trovano amplificatori a partire da pochi Watt fino a migliaia di Watt.

Per l'impianto stereo da utilizzare in casa si usano amplificatori che vanno da 10 a 200 Watt. Un valore tipico, che funziona nella maggioranza dei casi, può avere una potenza compresa tra 50 e 100 Watt.

In sostanza un amplificatore consuma come una o due lampadine ad incandescenza da 100 Watt.

 

Per capire la differenza di potenza disponibile all'uscita della sorgente e quella disponibile all'uscita dell'amplificatore torna utile un iPhone. Potere ascoltare la musica con un paio di cuffiette collegate all' iPhone ma non potete certo usare le cuffiette per sentire la musica seduti sul divano di casa con gli amici. L'iPhone produce frazioni di Watt, l'impianto stereo richiede almeno decine di Watt.

  • Melius 1
Coltr@ne
Inviato

Relazione fra Temperatura e Potenza

 

I dispositivi percorsi da corrente elettrica si riscaldano e la loro temperatura aumenta. Questo effetto si chiama “Effetto Joule”. Dal punto di vista microscopico questo avviene perché gli elettroni in movimento all’interno del metallo , urtano gli atomi del metallo e cedono una parte della loro energia e gli atomi si mettono a vibrare. La stessa cosa succede quando date un pugno sul muro: il muro vibra (se non succede date un pugno più forte o molti pugni…)

 

Affinché un dispositivo possa funzionare correttamente deve essere messo nelle condizioni di cedere all’ambiente circostante una certa quantità di calore in modo che la sua temperatura non superi i limiti di funzionamento. Questo avviene se la temperatura dell’ambiente è più bassa della temperatura del dispositivo perché il calore si sposta sempre dal caldo verso il freddo.

A ben guardare non è l’amplificatore che si raffredda ma l’aria attorno che si scalda: per questo è importante “cambiare l’aria” attorno all’amplificatore. Quando due corpi hanno la stessa temperatura non avviene più alcuno scambio di calore e viene raggiunto “l’equilibrio termico”.

 

Un materia riscaldato di espande (aumenta di volume) e quando si raffredda si restringe. Ogni volta che un materiale viene riscaldato e raffreddato si espande e si restringe. Viene il momento che, dopo molti cicli di riscaldamento e raffreddamento (espansine e contrazione), il dispositivo si rompe (legge del filo di ferro). Quindi quello che limita la vita di un dispositivo è il massimo numero di cicli termici che può compiere. Se un amplificatore potesse essere acceso e mantenuto a temperatura costante, potrebbe funzionare per un lunghissimo periodo di tempo (perché non sarebbe soggetto a cicli termici).

Non esistono solo i cicli termici. Per esempio i condensatori elettrolitici sopportano un numero limitato di cicli di carica e scarica. Le batterie sopportano un numero di cicli di carica e scarica (Infatti esistono batterie per “uso ciclico” e per uso “tampone” con caratteristiche diverse). Anche i dispositivi meccanici sopportano un numero limitato di cicli (per esempio accensione e spegnimento di un interruttore).

Dobbiamo abituarci a considerare la vita dei dispositivi in termini di numero di cicli.

 

La relazione tra potenza dissipata e aumento della temperatura è la seguente:

 

Tdispositivo - Tambiente = Papplicata · Rtermica (1)

 

dove

 

 

- Tdispositivo è la temperatura raggiunta dal dispositivo a causa della dissipazione della potenza applicata Pd,

- Tambiente è la temperatura dell’ambiente circostante

- Rtermica = “resistenza termica”, una costante che rappresenta la difficoltà di smaltimento del calore verso l’ambiente circostante ed è l’inverso della “conduttanza termica” dei materiali e dei fluidi che smaltiscono il calore prodotto.

 

Ne segue che:

 

Rtermica = (Tdispositivo - Tambiente) / Papplicata

 

Poiché il costruttore del dispositivo indica la temperatura massima di funzionamento Tdispositivo_max, è possibile calcolare la massima potenza Pmax dissipabile dal dispositivo in funzione della temperatura ambiente Tambiente_max sfruttando la relazione (1) :

 

Tdispositivo_max – Tambiente_max = Pmax · Rtermica (2)

 

Superata la temperatura massima il dispositivo si danneggia. I limiti di potenza applicabile ad un certo dispositivo dipendono dai limiti di temperatura sopportai ma anche dalla temperatura ambiente: più la temperatura ambientale è alta e meno potenza si riesce a dissipare. Questo è il motivo per cui gli amplificatori devono essere posti in posizioni arieggiate (altrimenti entrano in azione le protezioni termiche)

Inviato

Il mio per es. consuma 1900w a piena potenza. 

jackreacher
Inviato
1 ora fa, Tronio ha scritto:

Parlare di amplificatori correntosi è tecnicamente inesatto e serve solo a indicare genericamente quelli che sono in grado di gestire carichi impegnativi senza andare in sofferenza

Scusami, e allora quando si dice che un amplificatore X è in grado di mandare in uscita 25A ed un ampli Y soltanto 10A (entrambi con carico diffusori circa 4ohms) che significa?

Inviato
12 minuti fa, jackreacher ha scritto:

che significa?

Leggi gli interventi nelle discussioni che ti ho linkato e quelli di @Coltr@ne in questa: è spiegato molto bene.

Coltr@ne
Inviato
1 ora fa, Coltr@ne ha scritto:

legge di Ohm dice che la tensione (V) è pari al prodotto della resistenza (R) per la corrente (I) ; V=RI

X  V=25*4

Y V=10*4

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