Questo è un messaggio popolare. mozarteum Inviato 14 Marzo Questo è un messaggio popolare. Inviato 14 Marzo Ricordi d’infanzia nella casa di paese dei nonni paterni che ricordo enorme, con soffitti altissimi e stanze da letto fredde. Per andare in bagno bisognava attraversare la casa, era dall’altra parte. Sicche’ la nonna aveva sotto il letto il pitale per eventuali urgenze notturne. Il braciere serviva a dare un certo tepore ai piedi del letto. La grande cubatura e gli spifferi di antichi infissi in legno hanno evitato intossicazioni. La borsa d’acqua calda aiutava ad entrare nel letto. L’altarino con i santini e le immagini dei defunti e un paio di lumini accesi di sera. Osservavo tutto cio’ incuriosito e divertito, con quel sentimento puro d’infanzia che fa sembrare il mondo infinito e i nonni nati e stati sempre anziani. Mondo lontanissimo di mezzo secolo fa, con nessun punto di contatto con quello d’oggi. Studiando la storia una mutazione cosi’ rapida non si e’ mai registrata. E l’accelerazione tecnologica accorcera’ ancora di piu’ i tempi d’ulteriori mutazioni, questa volta anche antropologiche (temo, ma questo e’ un mio sentimento). W Bruckner 5
Panurge Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Addirittura il bagno in casa, borghesi. Bagno esterno e gancio con fogli di giornale assortiti, comunque morte a 100 anni o quasi le prozie. 1
loureediano Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Anche i miei nonni erano nella stessa situazione di mozarteum Ma niente pitale Ricordo il braciere e le lenzuola di cotone spesso praticamente ghiacciate, coperte di lana che sembravano schiacciare il piccolo corpicino. Poi d'estate una calura inverosimile Ma che belli i muri dipinti a mano con disegnini tutti uguali da sembrare carta da parati, tetti altissimi e stanze enormi dove io e mio fratello potevamo fare dei GP di triciclo che duravano ore. Ma la cosa che più ricordo era la vummula che messa al sole teneva e rinfrescava l'acqua, altro che frigorifero che comunque era presente. Ricordo lo stupore che trasmetteva la lavatrice, che a 3 4 anni pare una cosa incredibile. Non parliamo della radio con mobile bar e giradischi a 78 giri, braccio non più esistente da poco dopo la mia nascita, mia mamma temeva che mi potessi fare male e pertanto lo sdradicò. La televisione aveva un solo canale e ci metteva una vita ad accendersi, rigorosamente collegata al suo trasformatore pesantissimo Dai 14 ai 35 anni pui goderti la vita ed io l'ho fatto alla grandissima, ma per me il miglior tempo che viviamo va dai 2 ai 5 anni
eccheqqua Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Casa dei nonni. Niente tv, niente frigorifero, niente lavatrice, niente acqua calda. Solo una vecchia radio a valvole che mio nonno ci ascoltava le notizie. La biancheria si lavava nella fontana in cortile. Il burro si teneva in acqua fredda, nel punto piú fresco della casa. Il riscaldamento erano stufe a legna, nella stanza dei nonni ce n'era una altissima in maiolica. I letti si scaldavano mettendo un mattone nella stufa, poi si ricopriva con degli stracci e si metteva nel letto. Il bagno era nell'aia, una turca e carta di giornale appesa ad un gancio in filo di ferro. Niente doccia o vasca da bagno, si scaldava l'acqua sulla stufa a legna e ci si lavava a pezzi in un mastello di legno o una vasca di metallo. Niente gas. C'erano gatti, cani, conigli, cavalli, galline, pulcini poi nei boschi e nei campi rane, girini, serpenti, grilli, rospi e salamandre. Era freddo, ma per noi bimbi era una avventura fantastica, non ci serviva andare a Gardaland. Una infanzia bellissima. 2
mozarteum Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo C’era poi, d’estate, il rito del gelato alle 17. Io ero incaricato di prendere tre coni uno per me e uno per i nonni. Il costo era di 10 lire (fine anni 60 inizio 70 prima dell’esplodere dell’inflazione) Erano gelati artigianali fatti con prodotti veri senza polverine o addensanti che livellano il sapore. E quindi il limone era aspro, il caffe’ sapeva di caffe’ senza virare all’orrido caramello come accade oggi anche in rinomate gelaterie. I gusti disponibili nelle vaschette d’acciaio coperte erano massimo 5 e mio nonno chiedeva sempre gusti che non c’erano. C’era poi un cinema di seconda visione, nel quale ho visto moltissime cose. Allora si fumava nei cinema, ogni tanto si spezzava la pellicola e allora qualcuno andava a cercare il macchinista da qualche parte in paese: nel frattempo commenti, battute. Ma queste anche durante i film. Resto’ memorabile quella su una scena di guerra che ritraeva soldati americani strisciare per terra nel fango, inosservati, per entrare in un bunker tedesco sorvegliatissimo e illuminato a giorno nel perimetro. La cosa era obiettivamente inverosimile, sicche’ dalle retrovie: “jevan’ caa machina, jevan cchiu’ comodi”. Suspence azzerata. Ma l’abitudine di commentare era anche a casa di fronte alla tv. Quando si presentava qualcuno conciato un po’ naif partiva uno “spiccia a cchist”. I uott’ a pasta” si sprecavano quando poi si oltrepassava il segno. Se si commentava e qualcuno voleva seguire invece con piu’ attenzione, partiva il monito “la finite lloc’?”
giaga Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Nella casa dei nonni 3 camere a piano terra: il "salotto" dove non si entrava mai con una stufa di terracotta, la cucina dove si viveva praticamente sempre con la stufa con la piastra con i cerchi e l'altra camera con il l'acquaio dove ti lavavi e il camino dove ti mettevi vicino con la tinozza per fare il bagno 1 volta a settimana; il bagno non c'era, ma c'era "la büsa" fuori in fondo al cortile. 3 camere di sopra: da letto senza riscaldamento con letti che erano catafalchi su cui ti dovevi quasi arrampicare, lenzuola gelate a parte il cerchi rovente dove veniva messa "la monega", l'urinal (il pitale nel comodino e lo scendiletto che era una pelle di coniglio. Più sopra la soffitta, luogo magico.
mozarteum Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo D’estate c’era il rito delle bottiglie di pomodoro. Era una festa per noi bambini perche’ c’era una partecipazione corale e si faceva tardi la sera aspettando che le bottiglie finissero di bollire. Far tardi la sera per un bambino e’ una delle prime gioie del vivere. Ogni tanto qualche bottiglia esplodeva, ma faceva parte della statistica. Piuttosto fin dalla tenera eta’ si svelo’ la mia totale inettitudine per le cose pratiche. Richiesto di girare il passapomodoro, lo girai ovviamente nel senso che opponeva meno resistenza sicche’ rimasi con la mazza in mano svitata. Fui retrocesso nelle retrovie della Grande Opera a contare i tappi 1
kaos73 Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo 34 minuti fa, loureediano ha scritto: Ma che belli i muri dipinti a mano con disegnini tutti uguali da sembrare carta da parati In genere si impiegavano dei rulli appositi, magari uno diverso per ogni ambiente. Il problema è metterci mano oggi in assenza della matrice originale... A casa dei miei, in montagna, l'imbianchino si è creato una specie di maschera e poco alla volta ha ripristinato le parti che lo necessitavano...
ferrocsm Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo 1 ora fa, Panurge ha scritto: Addirittura il bagno in casa, borghesi. Bagno esterno e gancio con fogli di giornale assortiti, Dov'eri che era un po' che non ti si leggeva? Il gabinetto fuori con i fogli di giornali più che altro quotidiani me li ricordo bene anch'io a casa del mio nonno paterno, che poi chiamarlo gabinetto? Era un buco circondato da quattro pareti in una delle quali c'era la porta d'ingresso per un minimo di privacy, con un pò' di cemento intorno, ma comunque già un bel passo avanti rispetto allo scendere in campo di Benigniana e Berlusconiana memoria 2
mozarteum Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo Altra particolarita’ del tempo erano le visite a casa di conoscenti e amici. Leggendo i primi capitoli di Oblomov, nell’andirivieni di caratteri che gli fanno visita, ho rivisto le scene di infanzia. Una certa Filomena zitella che veniva a trovare mia zia anch’essa zitella, poi passava Niculino, una sorta di factotum capace di piccole riparazioni di ogni genere, poi la moglie del Farmacista che raccontava delle vacanze a Serapo come oggi si parlerebbe delle Maldive. Piu’ tardi crescendo e continuando a passare le estati li, per periodi sempre meno lunghi, portai un po’ di modernita’: dirette radio da Salisburgo e Bayreuth , e azzardai qualche variante nei gelati passando dal cono al Normangelo che e’ una delle glorie gelataie del tempo (oggi purtroppo non ha lo stesso sapore dopo vari cambi di gestione). Il normangelo (Normanno era l’ideatore titolare del bar) era fatto di pan di spagna imbevuto di liquore con ciliegina al centro e ricoperto di cioccolato fondente. Una lussuria.
Velvet Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Parlavo con madame giusto l'altro giorno del fatto che mi è stata data la possibilità di conoscere persone nate nell'800 (i miei bisnonni materni) che a me parevano uscite da un dagherrotipo, lui con i baffoni e lei con il foulard nero sopra ad un vestitone nero. Oltre a tutto il presepe casalingo già ben descritto da voi. A fine anni 70 le figlie mie coetanee dei vicini di casa si lavavano ancora nella tinozza e avevano il cesso nel cortile. Secondo me avere ancora negli occhi e stampato nel cervello tutto ciò rappresenta un potente antidoto alle tiktokate e al falò delle vanità contemporaneo. Lo sguardo è disincantato, le radici ancora salde nel pollaio di nonna. 1
ferrocsm Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo 23 minuti fa, mozarteum ha scritto: Altra particolarita’ del tempo erano le visite a casa di conoscenti e amici. Vero Roberto e chi se li scorda quelli che dalle mie parti si chiamavamo "firossi" una sera a casa di uno e poi la sera successiva a casa di un altro a raccontarsela, poi arrivò la televisione e ricordo il mio nonno paterno, uno dei primi in paese che l'acquistò (dopo i bar) nei primi anni 60, era un continuo via vai di gente, ma già si cominciava a perdere il senso del "firosso" dato che si spegneva la luce e in silenzio senza più che se la raccontassero si assisteva a campanile sera. Non ho ricordi precisi di questi tempi dato che ero un bambino piccolo, ricordo però i racconti di mia nonna.
Velvet Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo 21 minuti fa, mozarteum ha scritto: Altra particolarita’ del tempo erano le visite a casa di conoscenti e amici. Leggendo i primi capitoli di Oblomov, nell’andirivieni di caratteri che gli fanno visita, ho rivisto le scene di infanzia. Una certa Filomena zitella che veniva a trovare mia zia anch’essa zitella, poi passava Niculino, una sorta di factotum capace di piccole riparazioni di ogni genere, poi la moglie del Farmacista che raccontava delle vacanze a Serapo come oggi si parlerebbe delle Maldive. Piu’ tardi crescendo e continuando a passare le estati li, per periodi sempre meno lunghi, portai un po’ di modernita’: dirette radio da Salisburgo e Bayreuth , e azzardai qualche variante nei gelati passando dal cono al Normangelo che e’ una delle glorie gelataie del tempo (oggi purtroppo non ha lo stesso sapore dopo vari cambi di gestione). Il normangelo (Normanno era l’ideatore titolare del bar) era fatto di pan di spagna imbevuto di liquore con ciliegina al centro e ricoperto di cioccolato fondente. Una lussuria. Le visite parentali della domenica erano accompagnate dal lusso e dalla gioia per me bambino della guantiera di paste. Degli ordigni dal peso nucleare in cui tuffavo la faccia. 2
giaga Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo In cortile in un angolo c'era anche "la furnazeta", una sorta di quarto di sfera con apertura sotto per caricare la legna e sopra una ricolare in cui entrava perfettamente ingrosso mastello di ferro nel quale si scaldava l'acqua per fare il bucato. Le lenzuola venivano lavate nel "binel" un lungo contenitore in legno (a forma di mangiatoia, per capirci) nel quale mettevano il "lisciass" (acqua e cenere) e via a lavare. Le lenzuola, che erano a trama grossa e ruvide, venivano bianche e profumavano di pulito. La cosa bella che piaceva a noi bambini era giocare e correre in mezzo alle donne e agli spruzzi d'acqua e, sopratutto, a fine giornata nelle braci rimaste nella furnazeta veniva messo a cuocere il "miot", una ciambella semicircolare con la marmellata dentro, tipo questa in foto che ho fatto nel forno di casa e che perde miseramente rispetto a quella con il sapore del fumo e del fuoco che usciva dalla furnazeta.
Panurge Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Col bisnonno ho giocato tanto, veniva ad aspettarmi in cima alla salita quando tornavo da scuola, era in una frazione vicina, prima elementare, chiaramente a piedi e da solo. classe 1879. 1
ferrocsm Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Certo ragazzi (si fa per dire) è bastato che @mozarteum andasse a tirare fuori uno spezzone dei tempi andati e in nemmeno un'ora già quasi venti risposte, sarà mica che stiamo invecchiando?
simpson Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo Oi, vecchietti, cos'è? Basta un Trump qualsiasi che scompiglia le carte per farvi rifugiare nei ricordi dei bei tempi andati? 1
eccheqqua Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo il letto si scaldava anche con questo, quello dei miei nonni peró non andava a scendere dalle parti, era più un parallelepipedo.
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