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Un finale classe A non vintage?


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jackreacher

@andreaemme dal sito Rotel ad esempio:

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"Come funzionano gli amplificatori di Classe D?

Un amplificatore di Classe D preleva il segnale di ingresso analogico e ne crea una replica PWM (Modulazione di larghezza d’impulso), ovvero una sorta di treno di impulsi corrispondente all’ampiezza e alla frequenza del segnale di ingresso. Nella sua forma più basilare, viene utilizzato un circuito comparatore che adatta il segnale di ingresso al segnale PWM. Il segnale PWM viene quindi amplificato da una fase di uscita che funziona in modalità di commutazione, vale a dire che vi sono due stati, attivo e disattivo, a velocità molto alta, corrispondenti agli impulsi PWM...

... La forma d’onda PWM amplificata, prima di essere trasferita alle casse, viene soggetta a filtraggio passa-basso per recuperare la forma d’onda audio e per eliminare i disturbi ultrasonici spuri. Questo processo appare digitale ma, in effetti, la sua natura è analogica. Il segnale non viene “digitalizzato”, ovvero assegnato a un valore numerico; il treno di impulsi PWM è una versione “analogica” del segnale audio di ingresso."

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Ps: ho stralciato parti per semplificare 

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ilmisuratore
1 ora fa, andreaemme ha scritto:

Sulla capacità di pilotaggio non credo di avere dubbi. Cercando di ragionare con le poche e diciamo empiriche conoscenze che ho, la cosa che però mi mette più pensiero della Classe D è questa: se la conversione A->D è basata sulla misurazione n volte al secondo dell'onda sonora con un numero che varia in un intervallo definito, calibrato appositamente per essere sufficientemente fedele alla parte più critica dello spettro, cioè le alte frequenze a livello di linea, in virtù non solo della loro maggiore vicinanza alla frequenza di misurazione ma anche del loro basso livello, per le quali è necessariamente adibita una parte limitata del range numerico di misurazione, immagino che la criticità possa crescere quando è necessario convertire un segnale di livello diminuito (ascolto a basso volume, che io prediligo), laddove le alte frequenze sono ancora più ridotte come livello e dunque ancora più critiche da misurare fedelmente, non so se sono riuscito a spiegarmi.
Il discorso cambierebbe se si inviasse all'amplificatore in Classe D un segnale ancora digitale e tutto avvenisse rimanendo nel campo del digitale, con regolazione del volume però affidata in qualche modo analogico ad una variazione del guadagno dell'amplificatore fino a -infinito senza mai toccare numericamente il segnale in ingresso, senza manipolare cioè il volume digitalmente come mi sembra avvenga ancora negli amplificatori in classe D con ingresso digitale. Allora sì che non avrei alcun timore.
Comunque, non rimane che provare nel campo del basso volume, staremo a sentire.

Dai un occhiata qui sotto

 

Un amplificatore di Classe D preleva il segnale di ingresso analogico e ne crea una replica PWM (Modulazione di larghezza d’impulso), ovvero una sorta di treno di impulsi corrispondente all’ampiezza e alla frequenza del segnale di ingresso. Nella sua forma più basilare, viene utilizzato un circuito comparatore che adatta il segnale di ingresso al segnale PWM. Il segnale PWM viene quindi amplificato da una fase di uscita che funziona in modalità di commutazione, vale a dire che vi sono due stati, attivo e disattivo, a velocità molto alta, corrispondenti agli impulsi PWM. Gli stadi di uscita di un amplificatore lineare, invece, vedono una forma d’onda continua che, per evitare distorsioni, è per lo più superiore della metà della forma d’onda (Classe A/B), oppure pari alla forma d’onda completa (Classe A) riducendo sensibilmente, in questo modo, l’efficienza e la generazione di calore.

La forma d’onda PWM amplificata, prima di essere trasferita alle casse, viene soggetta a filtraggio passa-basso per recuperare la forma d’onda audio e per eliminare i disturbi ultrasonici spuri. Questo processo appare digitale ma, in effetti, la sua natura è analogica. Il segnale non viene “digitalizzato”, ovvero assegnato a un valore numerico; il treno di impulsi PWM è una versione “analogica” del segnale audio di ingresso. Quello che differenzia gli amplificatori Rotel di Classe D dagli altri amplificatori disponibili sul mercato sono le innovazioni nell’area di generazione di un segnale PWM particolarmente preciso (COM, Controlled Oscillation Modulation) e nei circuiti di riscontro (MECC, Multivariable Enhanced Cascade Control) per fornire una funzione di filtraggio stabile anche in presenza di impedenza variabile degli altoparlanti. In altre parole, questo significa che i nostri amplificatori di Classe D offrono prestazioni a larghezza di banda completa con livelli di distorsione particolarmente bassi nelle applicazioni del “mondo reale”, proprio come accade nei nostri amplificatori lineari, ma con il beneficio aggiuntivo di essere di dimensioni inferiori, più freddi e molto più efficienti da un punto di vista energetico.

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gianventu
6 minuti fa, ilmisuratore ha scritto:

ma con il beneficio aggiuntivo di essere di dimensioni inferiori, più freddi e molto più efficienti da un punto di vista energetico.

E qui casca l'asino: tre caratteristiche che vanno contro i paradigmi dogmatici dell'audiofilia.

Se non si hanno finali che pesano come macigni, che non sono almeno nelle dimensioni canoniche per larghezza e profondità (altezza no, almeno il doppio) e non consumano minimo come una pompa di calore da 18.000btu sullo spunto, suonano rotti.

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ilmisuratore
1 minuto fa, jackreacher ha scritto:

@ilmisuratore di tutti i testi su internet sei andato a beccare proprio quello che ho postato poco prima di te :classic_laugh:

Ho visto (dopo) :classic_biggrin:

Comunque la cosa (il succo) importante è che non soffre gli stessi problemi intrinseci del digitale nel momento in cui tratta segnali a basso livello

Il digitale ai bassi livelli necessita di un sufficiente numero di passi di quantizzazione, altrimenti scaturiscono delle alterazioni

  • Thanks 1
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andreaemme
46 minuti fa, ilmisuratore ha scritto:

Comunque la cosa (il succo) importante è che non soffre gli stessi problemi intrinseci del digitale nel momento in cui tratta segnali a basso livello

Il digitale ai bassi livelli necessita di un sufficiente numero di passi di quantizzazione, altrimenti scaturiscono delle alterazioni

..meno male, grazie per il chiarimento..

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jackreacher
21 minuti fa, mattia.ds ha scritto:

Non avendo letto tutto, sarei però curioso...

Cosa ha preso?

Troppo facile così.... :classic_laugh: 

.

Mi sento generoso:

" HPA-S500ET  Audiophonics "

.

Ma se ti leggi tutti gli interventi scoprirai cose che non avresti mai immaginato... :classic_biggrin:

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