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Melius Club

L'album più "audiofilo" "prova impianto" che conoscete


Messaggi raccomandati

10 ore fa, alexis ha scritto:

preso in baia, ce ne sono ancora diversi,

se non ho visto male anche sull’amazzone c’è disponibilità 

costerebbe un cinquantello scarso

p.s. e prenderlo direttamente dal sito della DiggersFactory? lì credo si risparmierebbe pure..

Giannimorandi

Anche questo è buono per la naturalezza della registrazione gli esecutori sembrano davanti e non presenta difficoltà di riproduzione anche per impianti con piccoli diffusori e ampli poco potenti in quanto è semplice come organico di esecutori 

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  • Melius 2
  • 2 settimane dopo...

Vediamo se qualcuno ricorda uno dei più interessanti ed originali progetti Italiani dei '90 ed il loro primo lavoro,  diventato subito un "cult" . Dopo 30 anni, disco che non è invecchiato per nulla.

Jestofunk , Love In A Black Dimension


https://www.discogs.com/master/93465-Jestofunk-Love-In-A-Black-Dimension

 

Screenshot 2025-11-24 alle 11.05.31.png

  • Melius 1

Questo Jarret d’annata poco conosciuto ë anche uno dei suoi più belli, tra l’altro in formazione stellare con haden redman e motian… provate ad ascoltarvi il primo brano per esempio, a volume congruo… sembra che i quattro (allora ancora giovani ragazzi) stiano suonando nel vostro soggiorno.. disco davvero bellissimo.  Estetica sonora della prima ECM, e penso di ave detto tutto .. :-) difficile far di meglio. Vinile straordinariamente silenzioso, trasparente  vivido e coinvolgente.

 

 

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Scusate la foto capovolta..  sarà la prima neve.. :-)

album comunque di vaglia, con un storia particolare, fatta di uomini, caratteri artistici tormentati e abbondanti libagioni.. .

Mi sono riletto la storia, su doppio jazz.. su questo a mio avviso bellissimo album del 1975.. 

 

La storia ufficiale, raccontata da Jarrett in una sua biografia, è che il sassofonista stesse bevendo vino fuori dal palco e che fosse visibilmente alterato. Prima che Dewey Redman entri in scena, Jarrett dilata i tempi, suonando il piano quasi da solista, mentre lo svolgimento appare più ripetitivo e meno interessante perfino rispetto ai noti concerti in solitaria di quel periodo, soprattutto il Nostro cerca di compensare con un lungo assolo di soprano nella parte iniziale. L’assenza di Redman, con il suo melodismo oscuro e burbero, rende più asfittico lo stile di Jarrett solitamente più lirico e scorrevole. Nei primi 25 minuti, nonostante lo sforzo del leader, perfino Motian e Haden sembrano vacillare, risultando un po’ letargici. Con l’ingresso di Redman, a circa dieci minuti dall’inizio della seconda traccia, la musica decolla notevolmente. Il movimento dilatorio, che Jarrett aveva sviluppato in precedenza, s’infittisce di colpo intensificandosi, mentre Haden e Motian si svegliano improvvisamente. Redman si produce in un assolo ruvido e intenso. «Encore» della durata di 18 minuti, il momento migliore e più completo dell’album, collocato sulla terza facciata (quella orfana), inizia con le movenze di un calypso ed il sassofonista accenna brevemente a qualcosa che richiama «St. Thomas» di Rollins, seguito da un breve assolo di batteria da parte di Motian, quindi Jarrett con il soprano crea un breve atmosfera alla Ornette, incalzato ancora dal tenore di Redman, infine un’improvvisazione per pianoforte di Jarrett. Gli intoppi iniziali non tolgono molto al valore complessivo dell’album, ogni registrazione di questa formazione (probabilmente il miglior team di lavoro di Jarrett) merita una prova d’appello: il suono è sempre ben caratterizzato, mai prevedibile e ricco d’inventiva. Nel complesso, questo è uno dei dischi più gracili del quartetto americano, se confrontato con il robusto «Fort Yawuh», registrato tre anni prima al Village Vanguard, quando l’ensemble era al top della vigoria creativa ed esecutiva. Ciononostante in «Eyes Of The Heart» ci sono molti lampi di genio, sia pure occasionali, tanto che per gran parte del concerto, non si capisce se oltre a Jarrett il resto della band sia sul palco, ma quando compaiono, Charlie Haden si mostra ancora al top della forma, Dewey Redman suona con una voce lamentosa ed impenna sul registro più alto dello strumento, tanto da richiamare l’idea di Jan Garbarek e Jarrett insieme. Forse un vaticinio involontario.

Come già detto, c’era tensione (non solo musicale) tra i membri del gruppo, Redman non compare nella prima traccia, tanto da costringere Jarrett e Haden ad estendere quella che doveva essere una semplice introduzione ed a trasformarla in una suite di 17 minuti, ma quando Redman decide finalmente di unirsi alla ciurma, entra con un tocco preciso, simile a quello di artista che infligge colpi decisivi di pennello ad una tela ancora grezza ed indefinita. La tensione sale velocemente e l’improvvisazione di gruppo raggiunge il climax. Questi sei minuti, consegnati alla storia, valgono l’intero prezzo della corsa.

  • Melius 1
  • Thanks 1
Mighty Quinn

questo suona meglio di qualunque altra cosa che avete opera squassante e monumentale, straniante e ammaliante, bellissima se riprodotta con sistema adeguato, nel mio caso con l' aiutino di una koetsu urushi vermillion e di uno Studer A800...

E manco @one4seven ce l' ha!

Tiè!

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one4seven

@Mighty Quinn ma secondo te mi perdo un catalogo (Red Hook Records) di questa qualità, sonica, a dir poco eccellente, ma soprattutto artistica? > https://redhookrecords.bandcamp.com/


Però in parte hai ragione, è vero, non ce l'ho in LP :classic_biggrin:

  • Thanks 1
42 minuti fa, marsattacks ha scritto:

Entrambi sono registrati in digitale,con i 2 CD risparmi il 75%  e suonano meglio

Eyes of The Heart is a live album by American pianist Keith Jarrett recorded at the Theater am Kornmarkt in Bregenz, Austria in May 1976 and released on ECM in 1979—

 

Registrato nel 76, non vedo la scritta digital.. ma se anche fosse, un lavoro di qualita eccezionale, dinamica e timbrica di primo livello, registrato ben spaziato su tre facciata, la quarta é vuota.

Da mie esperienze personali con centinaia e centinaia di Vinili Ecm e i corrispettivi in CD, a casa mia gli LP suonano sempre meglio, a volte pure drammaticamente meglio, sia il material d'origine digit o analogico. Perché sia cosi... la prossima volta che vedo Manfred nel suo shop di monaco glielo chiedo..

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