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Melius Club

860.000€ di tax credit cinema a Rexal Ford (incassati). Con la cultura si mangia, è definitivamente accertato.


Messaggi raccomandati

Roberto M
Inviato
16 minuti fa, appecundria ha scritto:

I soldi alla casa di produzione del Tizio sono/sembra una truffa aggravata resa possibile da false attestazioni di professionisti

Scommettiamo che non sara’ così ?

Una cena nel ristorante di Napoli che sceglierai tu, tanto a settembre dovrò scendere.

  • Amministratori
cactus_atomo
Inviato

@Guru asino di razza è più adeguato

Inviato
48 minuti fa, Roberto M ha scritto:

@senek65 @appecundria

Fatemi capire, i soldi a Kauffman andavano bene ?

La riforma avviata da Sangiuliano va bene o no, oppure avevano ragione i vari Moretti, Gassmann e compagnia cantante degli intello’ di sinistra “ma allora il cinema indipendente” che resistevano, resistevano, resistevano in difesa di questo “sistema” che ci è costato quasi un miliardo l’anno, per realizzare film (quando va bene) a livello delle telenovele turche e (quando va male) per finanziare i progetti finti di un barbone che menava le donne e che è sotto processo per aver ammazzato una bambina di 11 mesi ?

Vedi che ho ragione.  Mandiamo i Carabinieri da Franceschini e una cassa di Champagne a Sangiuliano.

Roberto M
Inviato

La legge Franceschin prevedeva solo la presentazione del progetto del film e l’indicazione de costi sostenuti ma non la copia del materiale già girato che provasse che le cifre riportate nella revisione contabile fossero state effettivamente spese.

E’ per questo che credo che ne’ il produttore ne’ il certificatore andranno sotto processo, e se ci andranno saranno facilmente assolti (a patto di scegliere un buon avvocato) perché basterà loro sostenere di essere stati “truffati” da Kauffman e dalle sue fatture false fatte in America.

Totale carenza dell’elemento soggettivo, (non)delitto perfetto e soldi facili.

 

Inviato
Adesso, Roberto M ha scritto:

patto di scegliere un buon avvocato) 

Qui è pieno 

Roberto M
Inviato
6 minuti fa, senek65 ha scritto:

Vedi che ho ragione.  Mandiamo i Carabinieri da Franceschini

Ma no, la stupidità nel fare le leggi non è reato.

 

Inviato

Come per tutte le legislazioni agevolative la valutazione va fatta a sangue freddo e con approccio econometrico, usando i numeri e non la propaganda, talvolta un approccio a maglie larghe riesce ad avere più efficacia di uno a maglie strette, abusi compresi, talvolta no. Io di numeri seri non ne ho visti, parrebbe che l'efficacia sia stata alta negli anni immediatamente successivi al 2017 con patologie manifestatasi in seguito nel periodo covid a causa di modifiche normative emergenziali poi non risistemate.

Roberto M
Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:

Dal 2016 il contributo assomma al 50% e il beneficiario deve rendicontare il rimanente di spese sue. Ma questo è vero per qualsiasi sovvenzione pubblica, lo sa chiunque

Quando chiedi una sovvenzione pubblica non ti basta solo “la carta” per ottenerla. 
Devi anche avere le prove che se hai fatto delle spese, hai comprato il bene per cui chiedi l’agevolazione, e per questo non basta la carta.

Ad esempio se chiedi un contributo industria 4.0 bonus sud su un macchinario che compri lo devi comprare veramente ed averlo a disposizione, e non puoi neanche rivenderlo prima di un certo numero di anni.

Se ottieni il finanziamento pubblico producendo fatture false oppure rivendendo il bene con contratti simulati di affitto con riscatto o altre diavolerie che qualche disonesto somaro si è inventato poi arriva l’AGE o la GDF e vai sparato sotto processo ex art. 10-quater D.Lgs. n. 74/2000 comma 2, indebita compensazione di crediti inesistenti, sono da due a sei anni di reclusione, oltre al recupero del maltolto con il 100% delle sanzioni più interessi.

Il delitto perfetto consentito dalla legge Franceschini consiste nel fatto che chi chiede il credito di imposta non ha l’obbligo di verificare neanche il film girato che avrebbe generato i costi, e, di conseguenza, l’AGE non può verificare nulla.

In pratica è come se chiedi un contributo per un bene che hai acquistato senza dover fornire la prova che questo bene quantomeno esiste.
E’ (anzi era) una pacchia per queste società di produzione. 

Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:

Però incluse le scene di nudo, non te le paghiamo a parte.

vabbe' ma che ci vuole , chiamo qualche comparsa gli si danno 50 euri e il gioco e' fatto.

appecundria
Inviato
36 minuti fa, Roberto M ha scritto:

Ad esempio se chiedi un contributo industria 4.0 bonus sud su un macchinario che compri lo devi comprare veramente

Per piacere...

maurodg65
Inviato

Linkiesta, articolo di settembre 2024 che rende bene l’idea della discussione al tempo sulla riforma poi approvata:

 

https://www.linkiesta.it/2024/09/lavoratori-cinema-sangiuliano/

Inciampi sul red carpet

La protesta dei lavoratori del cinema e il vero affaire Sangiuliano

 

Il 4 giugno scorso, i lavoratori del cinema protestavano per l’ennesima volta a pochi passi dal ministero della Cultura. Quello stesso giorno, il ministro Gennaro Sangiuliano era in visita al Parco archeologico degli scavi di Pompei insieme all’ormai nota ex collaboratrice Maria Rosaria Boccia. Da allora, mentre continua il feuilleton estivo del ministro-giornalista, dopo quasi un anno di annunci, attese e promesse, nel pieno della calura agostana Sangiuliano ha approvato la riforma del tax credit introdotto da Franceschini nel 2016, cioè quel sistema di crediti d’imposta e agevolazioni fiscali che dà più che un aiuto alle produzioni e distribuzioni dei film in Italia.

Nell’estenuante attesa delle nuove norme, non conoscendo i budget a disposizione, molte produzioni cinematografiche però sono state costrette a fermarsi. Soprattutto le più piccole, quelle che hanno meno possibilità di accedere ai prestiti in banca. E pure gli investitori stranieri, che negli anni scorsi da noi hanno girato titoli come “Fast and Furious” e “Mission: Impossible”, non avendo certezza sugli investimenti, hanno fatto le valigie e si sono spostati altrove.

«Come ha denunciato dalla stessa Ape, l’Associazione dei produttori esecutivi, stanno venendo meno le produzioni estere che si venivano in Italia per periodi lunghi», racconta Umberto Carretti, membro del dipartimento produzione culturale della Slc Cgil. «L’instabilità normativa generata a lungo dal governo ha creato una situazione per cui i produttori stranieri oggi girano le scene all’estero e si limitano a venire in Italia soltanto per fare le cosiddette “cartoline”, le riprese delle località, per due o tre giorni al massimo e non più per tre o quattro settimane».

Risultato: nel 2023 si è registrata nel cinema italiano una riduzione di lavoro del 40 per cento rispetto rispetto ai picchi raggiunti dopo il 2020, quando l’occupazione nel settore è aumentata del 50 per cento grazie anche ai protocolli sanitari anti-Covid che hanno permesso di continuare a girare in pandemia, attraendo da noi molte produzioni straniere.

Il 5 settembre, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti per la prima volta attorno allo stesso tavolo con le associazioni datoriali – da Anica ad Ape, da Cna a Confartigianato – per fare il punto sulle correzioni necessarie alla legge. Per un settore che, dicono, dopo la riforma del tax credit, rischia di finire ai «titoli di coda», come recita il nome scelto dal comitato dei lavoratori che hanno protestato in questi giorni al Festival del cinema di Venezia, inviando l’ennesima lettera aperta al ministro.

La materia è complessa, fatta di numeri e percentuali ben lontani dai balletti delle stelle hollywoodiane che stanno allietando la Laguna in queste ore di tribolazione del ministro.

Per la prima volta non è un problema di soldi che mancano. Certo, il fondo per il cinema è passato dai 746 milioni del 2023 ai 696 milioni del 2024, con un taglio del cinque per cento. Ma non è questo il punto.

L’obiettivo di Sangiuliano, alla testa della cavalcata del governo contro «l’egemonia culturale» di sinistra, parte in realtà da premesse ragionevoli: ovvero un riordino dei costi. L’elenco dei beneficiari o di chi a fatto domanda per il tax credit produzione in questi anni è lungo. E i grandi successi della scorsa stagione ne hanno usufruito. Ad esempio:“Io Capitano” con 3,6 milioni; “C’è ancora domani”, con tre milioni. Ma secondo i dati del ministero della Cultura, delle 1.354 opere cinematografiche che hanno richiesto il tax credit dal 2019 al 2023, quelle che sono uscite in sala effettivamente sono state soltanto 756, a fronte di 598 non uscite. Una sistemazione della norma, insomma, era necessaria.

Ma così per come è fatta, la riforma ora non piace né ai rappresentanti delle imprese né ai sindacati. E rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca, mettendo in forte difficoltà migliaia di imprese e lavoratori che da questi progetti dipendono. «È necessario un riordino del settore che altrimenti rischia di vedere grandi quantità di risorse investite per una quantità di prodotto che poi magari non viene fruito», dice Carretti. «Ma non si può andare con l’accetta decidendo a priori chi può produrre film e chi no».

La riforma voluta da Sangiuliano e dalla sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni differenzia anzitutto tra opere cinematografiche «di mercato» e opere «con contributo selettivo», ovvero quei i film su personaggi italiani ed eventi dell’«identità culturale italiana» o di giovani autori, che per questo ricevono particolari contributi. Ci sono poi tre scaglioni di finanziamento: opere che costano più di tre milioni e mezzo, opere che costano meno di tre milioni e mezzo, e quelle sotto un milione e mezzo (opere prime e seconde, i documentari e i cortometraggi). Ed esiste un finanziamento ad hoc di 52 milioni per film su grandi personaggi nostrani, interpretati da attori italiani.

Il testo prevede che per poter accedere al credito d’imposta bisogna possedere già il 40 per cento di capitali privati quando si presenta la domanda, più un accordo vincolante con una delle prime venti società per fatturato nel mercato della distribuzione italiana. E qui cominciano i problemi. La riforma richiede poi per le opere di mercato un investimento minimo in promozione, che va dai trecentomila ai novantamila euro, oltre a un numero minimo di proiezioni in un certo numero di sale entro quattro settimane dall’uscita con almeno una proiezione nella fascia serale 18.30-21.30. Per la fascia di finanziamento sotto il milione mezzo, si richiedono in particolare duecentoquaranta proiezioni nell’arco di tre mesi. Ma «solo Nanni Moretti può garantirli perché ha una sala sua», aveva già fatto notare a giugno Ciro Scognamiglio, portavoce della protesta dei lavoratori.

Quello che contestano le rappresentanze del cinema è che per le produzioni indipendenti questi requisiti sono «insostenibili». A occhio e croce, bisognerebbe avere almeno 600mila euro da anticipare per un’opera prima. E il ricorso obbligatorio a una grossa società di distribuzione significa escludere dai finanziamenti gran parte dei film che non hanno grandi case di produzione alle spalle.

«Questo requisito fa da collo di bottiglia per i produttori indipendenti che potrebbero non trovare la disponibilità delle grandi società di distribuzione. E in più riduce la possibilità delle società di distribuzione che non sono tra le prime venti di fare quel lavoro che normalmente fanno per la promozione delle produzioni più piccole», spiega Carretti.

Tra registi, sceneggiatori, agenti, attori, distributori, esportatori, produttori e tecnici, si contano in Italia circa novemila imprese del cinema, novantacinquemila posti di lavoro diretti, più oltre centomila nelle filiere connesse. Con un fatturato di tredici miliardi di euro, prodotto soprattutto da piccole e medie imprese. Che sono anche quelle che «normalmente investono di più nella formazione, nell’innovazione e nella ricerca», dice Carretti. «L’industria del cinema produce lavoro e reddito». Si calcola che il settore ha un moltiplicatore economico di 3,54 euro di cui beneficia l’intera economica nazionale. E per ogni euro speso nel cinema, altri quattro ritornerebbero in termini di turismo. «Insomma è un’industria che promuove l’immagine del Paese all’estero e anche quella “italianità” tanto cara a Sangiuliano e al governo», dice Carretti.

Eppure il cinema italiano non naviga in buone acque, alle prese con la concorrenza delle grandi piattaforme di streaming, i livelli occupazionali che calano e l’export delle pellicole italiane che – come ha scritto Marco Gambaro sul Foglio – è circa la metà degli altri grandi produttori europei: quattordici per cento contro 28-35 per cento.

Mentre il Codice dello spettacolo lo scorso luglio è stato di nuovo rinviato di altri dodici mesi dal governo, proprio su proposta del ministro Sangiuliano. I sindacati lo aspettavano da tempo per poter disegnare il sistema di welfare del settore. «Questo è un lavoro naturalmente discontinuo, con tempi vuoti tra un lavoro e l’altro, e i lavoratori non riescono ad accedere alla Naspi (indennità di disoccupazione, ndr), perché non raggiungono il numero di giorni richiesti per ricevere il sussidio», spiega Sabina Di Marco, segretaria nazionale della Slc Cgil.

Le sigle sindacali avevano chiesto di introdurre una indennità di discontinuità sul modello della intermittence francese, ma la norma prodotta dal governo Meloni ha partorito un ammortizzatore sociale blando che di fatto va a coprire sì e no il 15 per cento dei lavoratori del settore, considerato che, stando ai dati Inps, la media dichiarata dagli attori è di soli ventuno giorni lavorativi all’anno. «Siccome le produzioni ripartono con lentezza, nel 2025 molti si troveranno disoccupati e senza ammortizzatori», dice Di Marco.

Il tutto mentre invece il sistema delle relazioni industriali nel cinema italiano sta conoscendo una nuova stagione. A inizio 2024, per la prima volta sono stati sottoscritti i contratti collettivi degli attori e degli stuntman. E tutti i contratti scaduti sono stati rinnovati. Tranne uno: manca ancora all’appello quelle delle troupe, scaduto nel 1999. Ben venticinque anni fa. Gennaro Sangiuliano era ancora direttore del Roma di Napoli.

 

 

Inviato

@maurodg65 Mauro non puoi limitarti a postare il solo link, come fanno tutti?

appecundria
Inviato

Si è assodato che la società beneficiaria ha presentato una certificazione di spese sostenute a consuntivo pari a euro 2.790.210,88 che ha generato il contributo in topic. Certificazione regolarmente prodotta e sottoscritta da revisore legale dei conti, regolarmente revisionata dal ministero regnante Sangiuliano.

...non per sottolinearlo ma avevo ragione io. :classic_huh:

  • Haha 2
briandinazareth
Inviato

@appecundria ma tutto questo servirà a rendere i finanziamenti per il cinema sottoposti a controllo politico del ministero. 

 

Possiamo scommetterci già .. 

Inviato

speriamo invece che i finanziamenti li tolgano tutti;

te li cerchi privati che te li danno se fai un buon prodotto,

altrimenti vai a lavorare che c'è carenza di operai e zappatori.

briandinazareth
Inviato
1 minuto fa, audio2 ha scritto:

speriamo invece che i finanziamenti li tolgano tutti;

te li cerchi privati che te li danno se fai un buon prodotto,

altrimenti vai a lavorare che c'è carenza di operai e zappatori.

 

La cultura ci sta proprio sulle palle, antica tradizione... 

Inviato

si proprio, ultimamente anche più del solito.

" la cultura " ah ah ah


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