Barone Birra Inviato 28 Agosto Inviato 28 Agosto Avrete già sentito parlare di Frank Bandoss con i suoi primi progetti ed esemplari di cuffia con driver planare. Questa Avija Precision, possiamo dire, è il primo modello definitivo come specifiche e aspetti estetico-costruttivi (che, avrete notato, sono giocati su aspetti degli imenotteri e celle esagonali degli alveari, a partire dal nome). Ne avevo sentito parlar bene da persone di cui ho fiducia, e ho avuto la fortuna di poter partecipare a un "loan tour" come tester / recensore della cuffia in oggetto. Voglio precisare subito: ho trovato in Frank una persona garbata, competente e appassionata che mi ha chiesto solo oneste recensioni e valutazioni in cambio, compresi difetti che potrebbero essere sfuggiti. Dopo una decina di giorni di ascolto la spedirò al prossimo tester, quindi nulla devo e nulla mi è dovuto. Questo a scanso di equivoci. Del resto, essendo assemblata a mano, al massimo la Avija è destinata a una piccola e limitata produzione. Il mio è un esemplare "all black", una versione più caratterizzata e se vogliamo affascinante "giallo oro" è destinata a un tour mondiale e verrà anche fatta ascoltare al prossimo CanJam, a quanto ne so. Giusto se la vedrete su Head-Fi. Per ora non parlo delle doti musicali / acustiche in attesa di tutte le prove, ascolti e comparazioni del caso (solo con queste ultime si può stabilire il "livello" con cui si colloca nel mercato), ma intanto posso esporre dei dati oggettivi su costruzione e qualità generale. Franco ha lavorato nel campo della meccanica di precisione, ecco perché ha scelto un telaio che sarebbe una sfida per molti: metallo, coppe scavate dal pieno di alluminio con macchine a controllo numerico, con condotti di sfiato e ancoraggi per il driver planare. Sinceramente, presa in mano, mi ha colpito per il livello ingegneristico più affine a uno stagionato progetto di un grande marchio che a un processo in itinere. Se vi viene in mente un noto marchi americano che anch'esso scava dal pieno, beh, una certa affinità l'ho trovata. Quale sarebbe il vantaggio? Certamente una grande stabilità e inerzia a vibrazioni. Posso già anticipare che il driver, da me sottoposto a swap di frequenze specie in sub-basso, ha retto in maniera ineccepibile. Tale driver non è merito di Frank, o meglio è stato sviluppato custom made e pagando di tasca propria con un ingegnere audio. Dettagli non ne so tanti, se non che si tratta di una membrana planare con tracce elettriche in oro bella grande (10 cm). Mi è apparsa di ottime qualità sia come dettaglio che profondità del suono (i bassi che dicevo) ma causa impedenza non è certo facilissima da pilotare. Occorre girare la manopola del volume ed avere amplificatori con una certa ciccia per muovere la cuffia come si deve. Non richiede tuttavia centrali atomiche come qualche altro famoso (o famigerato) prodotto, ce l'ho fatta anche con un Mojo 2 pur - ovviamente - con un certo compromesso dinamico. I cuscinetti sono anch'essi sviluppati su specifiche, angolati (sul retro dell'orecchio più profondi che sull'anteriore). Si infilano su una flangia come già visto ad esempio in casa ZMF, Final, ecc. Di questi dirò di più in fase di ascolto, perché certamente hanno un peso sul tuning. La headband è costituita da un arco metallico e una fascia in pelle con elastico interno estensibile, una soluzione autoregolante stile Dan Clark Audio ma che ha una furbizia aggiuntiva: delle piccole viti che possono serrare la fascia in una data posizione. In pratica calzi la cuffia, stabilisci la posizione a te più comoda, blocchi le viti e la troverai sempre regolata a tuo gusto. Questo può essere importante, per esempio, se vuoi deviare leggermente dal punto in cui tende a stabilizzarsi l'elastico di suo: un po' più calata o innalzata per centrare meglio l'orecchio nel cuscinetto. é una finezza, ma dimostra lo studio dietro alle scelte costruttive. Chiaramente se non ti interessa, le viti puoi lasciarle svitate. Che altro? Ah sì, pesa circa 580 grammi ma è piuttosto comoda. Non è una piuma, cosa ovvia con driver planare con doppio lato di magneti e telaio in metallo... Forse il clamp è un filo abbondante per la mia testa, si può tuttavia alleviare col blocco elastico che citavo prima, inoltre credo si possa richiedere una diversa tensione dell'arco di acciaio. Ognuno ha la capoccia che si merita, del resto I connettori sono fra le soluzioni "quasi standard" del momento, ovvero minijack da 3,5 mm. Vanno bene anche i cavi Hifiman, Final, Sony e altri ben diffusi. Frank ha tuttavia stretto un accordo con Marco Custom Cables, italo-australiano che produce ottimi cablaggi aftermarket (i connettori nel esemplare in questione sono i costosi e professionali AECO taiwanesi, forse i migliori al mondo assieme a Furutech), con un prodotto custom nei colori giallo/neri. E' inserito in un contenitore brandizzato esagonale che conferma la cura generale del progetto. Per ora vi saluto e aggiungo qualche foto! Spero che la mia recensione risulti interessante. 2
best56 Inviato 28 Agosto Inviato 28 Agosto @Barone Birra ottima descrizione di questa splendida Cuffia, costruita per durare. Avendo 3 Cuffie di Frank, posso solo dire, che avendole tra le mani, si può capire la complessità progettuale portata avanti da Bandoss, più dell' americana a cui ti riferisci, avendo la in casa. Sicuramente poi apprezzerai anche la musicalità che la Avija sa restituire. Personalmente è oggi una tra le Cuffie Flagship più belle da avere in casa.
best56 Inviato 29 Agosto Inviato 29 Agosto Attendo con curiosità il tuo giudizio di come questa Avija suona, rispetto anche alle tue attuali Cuffie che hai in casa
Questo è un messaggio popolare. Barone Birra Inviato 30 Agosto Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Agosto Bene. Ecco la seconda parte con le impressioni di ascolto, ne seguirà una terza con conclusioni e altre valutazioni varie. Intanto l'impianto usato: il "combo" Benchmark DAC3+HPA4 (lo stesso amplificatore americano, mi dice Frank, è stato usato per la realizzazione della Avija, quindi uno strumento più che adatto allo scopo della recensione), lo streamer-DAC Auralic Vega G1, l'amplificatore Luxman P-750u e il piccolo Chord Mojo 2, utile sia per capire i limiti di potenza necessari al pilotaggio, sia per l'equalizzazione grazie al suo basilare ma interessante DSP. Le cuffie confrontate sono state tre planari di livello: Abyss Diana MR, Final D8000 e Audeze LCD-5. Curiosamente (o forse no) anche le prime due hanno telaio "scavato" in lega metallica. Andando dritti al punto, la Avija Precision ha eccellenti qualità tecniche e un "dark tuning" realizzato con buon gusto, sulla scia se vogliamo del vecchio house sound Audeze, quello della LCD-4 e precedenti. Chi cerca un suono fedele alla curva Harman, o addirittura brillante ed aperto sulle alte frequenze, saprà già di aver sbagliato indirizzo (a meno di non equalizzare, azione che la Avija ho capito reggere molto bene). Il realtà le basse e medie frequenze frequenze sono molto lineari e neutre, la cuffia scende parecchio nei sub-bassi, è ricca e sostanziosa pur mantenendo un controllo e una pulizia encomiabili. Dove inizia ad essere caratterizzata è nel medio-alto, nella zona dell'Ear gain o Pinna gain come la si vuole chiamare, insomma fra 2 e 4 kHz più o meno, dove la tonalità abbastanza calda se non scura è evidente dai confronti. Gli strumenti e le voci posizionati in questo spettro di frequenze appaiono più rilassati, un passo indietro se vogliamo, meno incisivi e impattanti. C'è però un vantaggio che mi è apparso evidente: la poca fatica di ascolto e l'assenza di asprezze e sibilanti, le famose e caustiche S e T, che fanno capolino nelle voci femminili mal registrate, ma talvolta anche in quelle ben riprese. Visto che sono molto sensibile a questo aspetto, ho parecchi gradito il controllo esercitato. Anche gli acuti sono abbastanza attenuati e non aggressivi. In sostanza mi è sembrato un tuning "downslope" che dalla gamma medio-bassa scende man mano che si alzano le frequenze fino alla zona di ear-gain, per poi rimanere stabile (più o meno, non ho strumenti tecnici per valutare, mi baso su orecchie e frequency swaps di dischi test). Una specie di U-shape o per meglio dire L-shape. Il suono è molto naturale e dalla timbrica corretta. Nonostante queste premesse di smoothness e controllo nel medio-alto, mi ha sorpreso il livello di chiarezza e pulizia che è comunque alquanto limpido. DI solito prodotti che hanno questo tuning sono anche "velati" se non peggio, "attufati" ovvero opachi e confusi. Qui invece c'è liquidità ma c'è anche definizione, ho sentito le stesse cose che si sentono nella altre cuffie, nonostante sfruttassero acuti più evidenti, a parte la LCD-5 che sotto questo aspetto di pura risoluzione e microdettaglio è un filo più spinta. La cosa curiosa è che passando da una Final (V-shaped) a una Avija e dalla LCD-5 (mediocentrica) alla Avija non sembra di passare dal giorno alla notte, ci si adatta in 10 secondi; mentre da Final a LCD-5 è quasi un altro mondo. Per dire come la Avija sia forse una cuffia "nel mezzo" e corretta nei parametri. Detto di gamma media e acuta, non posso non menzionare la gamma bassa, vero fiore all'occhiello. Come detto profonda, controllata, non invadente le altre frequenze, mai gommosa, avulsa da distorsioni anche spingendo forte con brani EDM o da "bass-head". In questo solo la D8000 si è dimostrata più devastante, ma è anche oltre la neutralità in questo settore, è più spinta di quasi tutto quello che c'è in commercio oggi (parlo della standard, non della Pro). Soundstage. In questo settore la Avija non primeggia come resa dimensionale dello spazio. E' forse il suo principale punto meno eccitante. Attenzione, parlo comunque di livello adeguato alla statura del prodotto, fra l'altro molto simile a quello della D8000: piuttosto largo nel senso sinistra-destra, meno esteso come profondità. In pratica uno schermo cinematografico panoramico. Altre cuffie proiettano più in profondità, sono più olografiche, ma forse anche perché suonando più "strette" fanno risaltare le altre dimensioni. In questo aspetto la Avija si è dimostrata anche dipendente dall'amplificazione: ad esempio sul Luxman è più aperta e ariosa, la sinergia con il giapponese è eccellente, nonostante si debba spingere la manopola del volume intorno a ore 2 e usare necessariamente gli ingressi XLR. Riserva dinamica e impatto non mancano. Capitolo cuscinetti o earpads che dir si voglia. Sono di ottima qualità a vista e tatto, comodissimi e profondi, in vellutino. Certamente contribuiscono con decisione al tuning della Avija e sono pensati per renderla quella che ho descritto. Suppongo tuttavia che delle versioni alternative possano modificarla a vantaggio del my-fi di qualcuno: ad esempio sono quasi certo che in pelle (meno assorbente) spingerebbero di più sulla gamma alta, oppure più sottili la renderebbero più viscerale nel suono. Sarebbero dei miglioramenti? Non credo, forse solo la abbruttirebbero nel suono, ma sono una possibilità eventuale. Io, avendo la cuffia semplicemente in prova, non mi sono azzardato a fare esperimenti che avrebbero potuto danneggiarla per i tester successivi (ad esempio nei cuscinetti). La cuffia non è leggerissima ma è davvero comoda, fra cuscinetti morbidosi e headband quasi geniale, la si inforca e si gode buona musica per ore dimenticandosi di frequenze, specifiche e alti ammennicoli vari. 3
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