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Donald e l'autosabotaggio


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mozarteum
Inviato

Roberto D’Agostino plenipotenziario dell’arrostino.

Sara’ vero?

Gaetanoalberto
Inviato

Non riesco ad immaginare che queste possibilità:

1) É il più grande idiota della storia (però di solito non si arriva in quella posizione e neppure ad avere il suo patrimonio);

2) Ha un problema psichiatrico che determina il ritorno al punto 1.

3) É sotto ricatto.

4) Pensa solo ad aumentare il suo patrimonio con tattiche paramafiose;

5) Si è venduto e frattanto realizza il punto 4.

  • Thanks 1
extermination
Inviato

 

Secondo le testimonianze raccolte dal regista Dan Partland, il presidente americano è inadatto e pericoloso per il ruolo che occupa. Afflitto da narcisismo maligno, dimostra una personalità sociopatica, paranoica e piena di sé. Il suo distacco dalla realtà lo rende spietato e inaffidabile, con il rischio che affondi una nazione divisa e arrabbiata

 

briandinazareth
Inviato
3 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto:

(però di solito non si arriva in quella posizione e neppure ad avere il suo patrimonio);

 

La x stragrande maggioranza delle sue iniziative imprenditoriali sono finite in vacca.

 

Inoltre la spregiudicatezza ha successo  e non è intelligenza. 

 

Così come un superego

Gaetanoalberto
Inviato
8 ore fa, extermination ha scritto:

con il rischio che affondi una nazione divisa e arrabbiata

Questo sta affondando in un tempo inimmaginabilmente breve, un intero sistema di relazioni e di relativa stabilità mondiale.

  • Melius 1
Gaetanoalberto
Inviato

@wow Hai accesso a tutto l'articolo?

Inviato

Commenti

Le vere origini della fortuna accumulata da Donald Trump

 

 

 

 

 

Le vere origini della fortuna accumulata da Donald Trump

di Paul Krugman

 

19 ottobre 2018

 

(AP)

(AP)

4' di lettura

 

Mi sono reso conto che potrei aver fatto torto a Donald Trump.

Vedete, sono sempre stato scettico sulla sua pretesa abilità negli affari. Ma si è appena scoperto che la sua prodezza imprenditoriale si è sviluppata precocemente: anzi, era talmente straordinaria che già in tenerissima età guadagnava 200mila dollari l’anno (ai valori odierni).

 

Per essere precisi, è quello che guadagnava all’età di 3 anni. Arrivato a 8, era già milionario. Naturalmente i soldi venivano da suo padre, che ha passato decenni a evadere le tasse che era legalmente tenuto a pagare sui soldi che regalava ai suoi figli.

 

 

Il recente servizio-bomba del New York Times sulla storia di frodi della famiglia Trump riguarda in realtà due tipologie distinte (anche se collegate) di raggiro.

Da un lato, la famiglia praticava frodi fiscali su larghissima scala, usando una varietà di tecniche di riciclaggio di denaro per evitare di pagare quello che le spettava. Dall’altro, la storia che Trump racconta sulla sua vita, quando si dipinge come un imprenditore che si è fatto da solo, guadagnando miliardi di dollari pur essendo partito da umili origini, è sempre stata una menzogna; non solo ha ereditato la sua ricchezza, ricevendo l’equivalente di oltre 400 milioni di dollari da suo padre, ma Fred Trump veniva in soccorso del figlio ogni volta che i suoi affari andavano male.

 

 

Un’implicazione di queste rivelazioni è che i sostenitori di Trump, che si immaginano di aver trovato un paladino che dice le cose come stanno e fa piazza pulita del marcio di Washington mentre usa il suo acume imprenditoriale per tornare a far grande l’America, si sono fatti abbindolare.

 

 

Ma la storia dei soldi di Trump si inserisce in una storia più grande. Anche fra quelli che sono scontenti di quest’epoca di disuguaglianza rampante e crescente concentrazione della ricchezza all’apice, c’è sempre la tendenza a pensare che le grandi ricchezze, il più delle volte, siano state guadagnate più o meno onestamente. Solo ora le proporzioni della corruzione e violazione di leggi che fanno da sfondo alla nostra marcia verso l’oligarchia stanno cominciando a finire sotto i riflettori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fino a poco tempo fa, immagino che la maggior parte degli economisti, anche quelli esperti di tasse, avrebbero detto che l’elusione fiscale di ricchi e grandi aziende, che è legale, rappresenta un grosso problema, ma l’evasione fiscale (nascondere soldi al fisco) meno. Era evidente che alcuni ricchi sfruttavano le scappatoie legali (anche se moralmente discutibili) del codice fiscale, ma la visione prevalente era che defraudare sic et simpliciter le autorità fiscali, e quindi i cittadini, non fosse una pratica così diffusa nei Paesi avanzati.

 

Ma questa convinzione ha sempre poggiato su basi poco solide. Dopo tutto l’evasione fiscale, quasi per definizione, non compare nelle statistiche ufficiali e i superricchi non hanno l’abitudine di andare a spifferare in giro che razza di evasori sono. Per avere un quadro realistico dell’entità del problema, bisogna fare quello che ha fatto il New York Times – investigare in modo esaustivo le finanze di una famiglia specifica – o fare affidamento su colpi di fortuna che portano alla luce ciò che fino a quel momento era nascosto.

 

Due anni fa, un colpo di fortuna enorme è arrivato sotto forma dei Panama Papers, un tesoro di dati trafugati da uno studio legale panamense specializzato in aiutare le persone a nascondere la loro ricchezza in paradisi fiscali, e di una fuga di notizie di minore entità dalla banca e società di servizi finanziari Hsbc.

 

Gli sgradevoli dettagli rivelati da queste fughe di notizie sono finiti subito sulle prime pagine dei giornali, ma la loro reale rilevanza è divenuta chiara solo grazie al lavoro svolto da Gabriel Zucman e dai suoi colleghi dell’Università della California a Berkeley, in collaborazione con le autorità fiscali scandinave.

 

Mettendo insieme le informazioni dei Panama Papers e di altre rivelazioni giornalistiche con i dati fiscali nazionali, questi ricercatori hanno scoperto che l’evasione fiscale dei superricchi è un grosso problema. Gli individui realmente facoltosi finiscono per pagare, di fatto, un’aliquota fiscale molto più bassa di quelli semplicemente ricchi, non grazie alle scappatoie della legge, ma perché la legge la violano. I contribuenti più ricchi, hanno scoperto i ricercatori, pagano in media il 25% in meno di quello che devono; e ovviamente molti pagano ancora meno.

 

 

 

È una cifra grossa. Se i ricchi americani evadono le tasse nella stessa proporzione (e quasi sicuramente lo fanno), probabilmente stanno costando al Governo una cifra più o meno comparabile a quella del programma di buoni alimentari per gli indigenti. E stanno anche usando l’evasione fiscale per consolidare il loro privilegio e trasmetterlo ai propri eredi, che è la storia effettiva di Trump.

 

La domanda ovvia è: che cosa stanno facendo i nostri rappresentanti eletti per contrastare questa epidemia di frodi? Beh, i parlamentari repubblicani si occupano della questione da anni, riducendo sistematicamente i fondi dell’Internal Revenue Service (l’agenzia delle entrate americana), menomando la sua capacità di indagare sulle frodi fiscali. Non abbiamo semplicemente un Governo dagli evasori: abbiamo un governo degli evasori per gli evasori.

 

Stiamo scoprendo, quindi, che la storia di quello che sta succedendo alla nostra società è ancora peggiore di quel che pensavamo. Non è solo che il presidente degli Stati Uniti, per usare le parole del veterano del giornalismo fiscale David Cay Johnston, è un «vampiro finanziario», che raggira i contribuenti così come ha raggirato quasi tutti quelli che hanno fatto affari con lui.

 

È anche che, oltre a questo, la nostra tendenza verso l’oligarchia (il governo dei pochi) prende sempre più le sembianze di una cachistocrazia (il governo dei peggiori, o quantomeno di quelli con meno scrupoli). La corruzione non è sottile: al contrario, è più grossolana di quello che quasi chiunque immaginava. E scende in profondità, e infetta la nostra politica, fino, letteralmente, ai livelli più alti.

Inviato

...però leggo oggi che in dazi gli usa fonora hanno incassato 156miliardi di dollari...

Inviato
17 minuti fa, bost ha scritto:

però leggo oggi che in dazi gli usa fonora hanno incassato 156miliardi di dollari...

Dagli stessi consumatori e aziende americani 

Inviato

I polli vanno spennati per benino.

Inviato
29 minuti fa, wow ha scritto:

e aziende americani 

che se ho letto bene ( notizia letta di sfuggita) quella  decisione sui dazi della Corte d'Appello nasce proprio da una azione proposta da alcune aziende USA. Spero proprio qualcuno stoppi sto matto in fretta perchè arrivare al midterm di sto passo è lunga e rischia nel frattempo di fare più danni di quelli che già ha fatto.

Inviato

beh,  il disegno politico di trump era proprio quello di incrementare il gettito fiscale facendo credere ai suoi elettori che con i dazi l'avrebbero pagato 'gli altri, quelli cattivi che hanno sfruttato il nostro buon cuore' 

per diverso tempo la 'base maga' ci ha creduto a colpi di slogan, x, tiktok e atavica ingnoranza, dopo 6 mesi in tanti cominciano ad accorgersi che qualquadra non cosa.

 

 

Gustavino
Inviato
50 minutes ago, JohnLee said:

beh,  il disegno politico di trump era proprio quello di incrementare il gettito fiscale facendo credere ai suoi elettori che con i dazi l'avrebbero pagato 'gli altri, quelli cattivi che hanno sfruttato il nostro buon cuore' 

per diverso tempo la 'base maga' ci ha creduto a colpi di slogan, x, tiktok e atavica ingnoranza, dopo 6 mesi in tanti cominciano ad accorgersi che qualquadra non cosa.

quell extra lo paga chi vuole prodotti stranieri ,rendendo piu appetibile il made in Usa ed evitare come successe da noi di far scomparire intere filiere con 50anni di storia...

  • Haha 1
Inviato
6 minuti fa, Gustavino ha scritto:

quell extra lo paga chi vuole prodotti stranieri ,rendendo piu appetibile il made in Usa ed evitare come successe da noi di far scomparire intere filiere con 50anni di storia...

 

eh, si vede che ci capisci di economia

 

  • Haha 1
Gustavino
Inviato
21 hours ago, newton said:

Il vertice annuale dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), una sorta di anti-G20 che raggruppa i paesi emergenti, inizierà domani per proseguire fino al 3 settembre a Tianjin, lo scalo portuale più vicino a Pechino, e si avvia a diventare l’evento politico più clamoroso dell’anno.

Il presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping attende l’arrivo di leader di oltre 20 Paesi del cosiddetto sud globale, tra i quali Vladimir Putin, l’indiano Narendra Modi (per la prima volta in Cina dopo sette anni di scazzi), il bielorusso Aleksandr Lukashenko, il pakistano Shehbaz Sharif, l’iraniano Masoud Pezeshkian e il turco Recep Tayyip Erdogan (in preparazione c’è anche un incontro con leader nordcoreano Kim Jong-un) per illustrare la nuova “visione cinese”, “un ordine internazionale post-americano”.

Se da un lato il summit SCO rappresenta il trionfo politico del Dragone, che è riuscito a ricompattare mezzo mondo, dall’India al Brasile, minacciato dalla clava del dazismo americano, dall’altro attesta il massimo fallimento geopolitico dell’Idiota della Casa Bianca.

Come ha dichiarato orgoglioso il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, accogliendo i leader: "Il Grande Sud globale non è più la maggioranza silenziosa". (Oltre alla sicurezza militare, in agenda dello SCO si aggiungono nuove intese sul commercio, infrastrutture, governance digitale, petrolio, gas, carbone e nucleare).

‘’E in tale maggioranza, caro Donald, c’è il tuo amico immaginario, Vladimir Putin’’, ha sottolineato in un colloquio riservato l’”eminenza nera” dell’Idiota della Casa Bianca, Peter Thiel, che ha sempre detestato il subdolo “Mad Vlad”.

Ed ora, ha continuato la mente del trumpismo: “Dimmi, caro Donald: a cosa sono serviti i tuoi amorosi sensi con il leader russo per poi ritrovartelo alla corte di Pechino, da cui Mosca dipende economicamente e politicamente? La fine del conflitto Russia-Ucraina non è mai stata nelle tue mani, bensì in quelle di Xi Jinping, e solo il suo potere può far abbassare l’arroganza di Putin e chiudere la partita con Zelensky”.

‘’Dimmi, caro Donald”, ha aggiunto Thiel, “a cosa è servito lo sfanculamento dazista dell’Europa, dal dopoguerra ad oggi fedele vassallo ai piedi degli Stati Uniti, che ora è tentata, per non finire travolta dalla recessione economica, e quindi politica, a riaprire il canale di dialogo e di affari con la Cina e i paesi del Brics?”

‘’Ed ora che Xi Jinping gioca felice a ping pong con Putin, Modi, Erdogan, Lula, Kim Jong-un e Brics assortiti, Washington, geopoliticamente isolata, senza più un alleato su cui fare affidamento e maggioranza, dove va a sbattere la testa?’’, ha continuato l’ideologo della tecno-destra.

E ha concluso, secco: “All’incontro previsto per novembre, ti ritroverai davanti un Xi Jinping più forte che mai, supportato da Putin a Modi, Ciccio-Kim compreso. Donald, sei al bivio: o si fa un’alleanza con la Cina, ma a dettar le condizioni sarà Xi, oppure devi allearti con l’Europa. Una terza via non c’è…”.

(traggo da Dagospia)

mah partiamo dal fatto che pannocchia la  guerra di Biden che ha generato una spinta propulsiva  al progetto  Brics l abbia ereditata..... ed ora cerca di metterci una pezza  sulla sconfitta usa-nato


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