widemediaphotography Inviato 3 Settembre Inviato 3 Settembre Leggo, nel giorno stesso della sua scomparsa, giudizi che la storia aveva già consegnato. Non serve rimarcare... Non l'ho mai trovato mai degno di eccessiva stima, ma privo di autentico spessore, segnato da un servilismo talmente esasperato che sarebbe dovuto risultare insopportabile soprattutto al suo indiscusso padrone, che però non se ne mostrò mai turbato... Il plotone d’esecuzione che oggi qui si inscena non scalfisce il vero responsabile, colui che lo ha reso ciò che è stato, e pertanto trovo veramente sconcertante che si metta sullo stesso piano Putin e un suo modestissimo gregario. Non ci rende onore. P.S. Cacciato sì, ma alla veneranda età di anni 82, traguardo irraggiungibile per la maggioranza dei qui presenti.
mauriziox60 Inviato 3 Settembre Inviato 3 Settembre 33 minuti fa, samana ha scritto: Perche’ parlare e sparlare su di un vecchio che e’ morto e’ uno squallido sciacallaggi Lo squallido sciacallaggio era una delle sue cifre. Oltre a tutto l'altro squallore che lo contraddistingueva.
permar Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 10 ore fa, Roberto M ha scritto: Esatto. Hanno toccato il fondo, con la testa mangiata dall’ideologia, privi di rispetto pure davanti alla morte. Che schifo. La consolazione è che questa gente vive male. Senti chi parla di rispetto per la morte, pensa a quello che scrivi davanti alle migliaia di vite di bambini palestinesi. Vergognati 1
senek65 Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 8 ore fa, samana ha scritto: Perche’ parlare e sparlare su di un vecchio che e’ morto e’ uno squallido sciacallaggio. Non spetta ne a me ne a te ne a nessuno elargire giudizi non richiesti. Parere mio eh, non pretendo certo che sia accettato o condiviso. Trattasi di un pubblico personaggio, con un passato ben noto e giudizi espressi anche dalla magistratura. Come accadrà a tutti noi ha terminato la sua vita: che però resta e non si cancella. Come dicevo, la morte non cancella: se no i libri di storia sarebbero per metà dei fogli bianchi. È come ti comporti da vivo che determina il tuo ricordo quando non ci sei più. Non è sciacallaggio è ricordo. 1
alexis Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre Comunque tra le ardite ricostruzioni del vissuto del nostro Giamburrasca, il pezzotto di Francesco Merlo é quello che riassume meglio le sue nobili gesta, i suoi amori, le sue umane debolezze, degne di un film con Alberto Sordi protagonista: Sarà per sempre "Emilio Fido" e i più penseranno che si tratti di un personaggio di fantasia, un tipo uscito dalla letteratura, "il fido giornalista a servizio di Berlusconi" che riassume tutti i fidi giornalisti a servizio che ci sono nel mondo, come Pinocchio riassume tutti i bambini. E presto nessuno ricorderà quel corpaccione finale, deformato dagli eccessi della chirurgia plastica, che ieri, a 94 anni, ha liberato il soprannome Fido dal nome Fede, ha staccato il simbolo dalla zavorra della realtà ed è morto. E però adesso che è morto, per una volta, forse la prima e certamente l'ultima, varrebbe la pena raccontare, non il Fido ma il Fede; la vita balzacchiana, mezza vera e mezza falsa, del siciliano di talento che voleva a tutti i costi farcela, da quando, bambino, sulla montagne di san Piero Patti, che allora si chiamava Petra perché è un paese di granito rosso , si offriva per due soldi ai funerali per battersi il petto dietro al morto di turno, salmodiando nenie di lamenti e non di parole. La Sicilia di montagna è chiusa, aspra, di cattivo carattere, ma tenace e spericolata. A due passi, nella stessa provincia di Messina, c'era Taormina, alla quale Emilio ha voluto per tutta la vita somigliare: "misteriosa, caotica, incandescente", era la città della lussuria, sesso e gioco d'azzardo, con il suo festival del cinema e le sue bische clandestine. Solo dal 1963 al 1965 Taormina avrebbe poi aperto il suo casino legale, due anni di leggenda per chi, come il giovane Emilio, aveva già il mito del giocatore vizioso e peccatore.E fu ancora nella sua Taormina che molti anni dopo l'ormai Fido vide sfilare Ruby minorenne e la selezionò per il bunga bunga: "Mi colpì quando disse che voleva fare il carabiniere" raccontò poi con una di quelle sparate che hanno reso famosa la più consapevole faccia di bronzo d'Italia, esagerato sino all'autocaricatura divertita: "Che figura di mezza" si intitola la sua autobiografia. E Berlusconi fu e sempre solo LUI: "non l'avevo mai chiamato Silvio neppure quando lo sognavo. E continuo a sognarlo sempre, ancora di più da quando è morto". Figlio di un carabiniere tutto d'un pezzo, come quelli che poi l'arresteranno, Emilio ricordava della madre che" prima di morire in clinica tirò fuori un fazzolettone di seta per presentarsi all'Onnipotente con la faccia coperta". Vero? Falso? Sembra una fantasia di Proust o del siciliano Borgese: la frustrazione di non essere mai uscita dalla propria faccia. Eppure cambiarsi i connotati in Sicilia è il massimo della punizione, inflitta dall'Inquisizione all'eretico e dalla mafia al traditore: "mamma aveva il nasone come il mio e non voleva sfigurare davanti a Dio". Per Emilio, cambiarsi i connotati diventerà una dipendenza da mutante berlusconiano: lampade abbronzanti, botulini, bisturi, trapianti di capelli, lifting, devastazioni accompagnate dalle solite sparate: "lo giuro: io non mi sono mai rifatto". Gioco d'azzardo e giornalismo si somigliano, come ha spiegato Eugenio Scalfari. Fede però li affrontava sempre trafelato, anche perché il denaro del secondo non può mai bastare al primo. E però anche a scuola, frequentata a Barcellona Pozzo di Gotto, andava "per sbrigarsi", perché la vita era già altrove. Poi, mentre arrancava al liceo di Ostia, dove il padre era stato trasferito, dalla tenenza dei carabinieri telefonava al Messaggero le notizie di nera. Diventò così corrispondente da Ostia, che è Roma fuori Roma, ancora una città in lotta con l'identità, di nuovo con la furia dei marginali che devono farsi accettare.Scrivere per mille giornali e giocare su mille tavoli: doppia identità, scambi di persona, notizie e amanti nascoste sotto le lenzuola. Ma nel mito di Taormina ci sono pure soldi, soldi, tanti soldi, di cui però si liberava subito cambiandoli in fiches. L'apoteosi della vanità è datata 3 gennaio 1998: già direttore del Tg4, ottiene sulla prima di Repubblica il seguente titolo: "Fede sbanca Montecarlo". Racconterà di essersi seduto al tavolo di Chemin con un industriale rumeno come socio: "ho vinto un miliardo di lire". E ancora: "Da Praga, dove era in vacanza, si congratulò cone me anche Massimo D'Alema" e Prodi lo ricevette a Palazzo Chigi. In Rai aveva cominciato a Torino dove il padre era stato assegnato. Prima la Gazzetta del popolo, poi appunto la tv di Stato che davvero a quel tempo eccitava la bella vita: Emilio "ha sposato bene" dicevano in Sicilia al circolo dei nobili, e sposare bene è un altro topos balzacchian-siciliano, ma anche pirandelliano. Tra le tante e i tanti che aveva perduto in vita, Diana è la sola che è dovuta morire per perdersi. La loro è stata davvero un bellissima storia d’amore, anche perché lei era la donna-matriarca che a tutti i costi teneva in piedi la famiglia, la moglie-mamma della poesia di Martoglio: “si ‘navissi a tia, ju ‘ntra ‘stu munnu, mi sintissi persu; a tia ca si la megghiu puisia; e di la puisia lu megghiu versu”. Ma era la figlia del potentissimo vicepresidente della Rai Italo De Feo e dunque Emilio divenne subito "l'ammogliato speciale" e "il genero di prima necessità". Partiva come inviato e in Africa, dove le note spese - il genere era "l'uomo non è di legno" - erano incontrollabili. Perciò si beccò un altro soprannome: Sciupone l'Africano. Champagne, gioco, avventure, ma anche notizie. Sicuramente Fede sapeva fare quel giornalismo di cronaca che oggi in Rai sempre in meno sanno fare. Tenace come la "petra" del suo paese, aveva imparato il mestiere e su quel mestiere aveva costruito un'epica mai completamente falsa che ogni volta gonfiava un po' di più: salva Aldo Moro dagli artigli di un leone; a Nairobi un bimbo gli muore in braccio; travestito da allevatore scopre e denuncia gli effetti cancerogeni del metiltiroaucile, ormone tiroideo usato per aumentare il peso dei buoi; sfida la radioattività nell'isola di Bikini... E le strampalate Brigate rosse, che un giorno da qualche regista finalmente ironico saranno raccontate come tragicomiche, lo chiamavano "pennivendolo dello Stato multinazionale". E dunque la pretenziosa Colonna Walter Alasia decise di ucciderlo. Ma i poliziotti spararono per primi e l'attentato fallito, come sempre, diventò la sua festa di consacrazione a uomo del destino. Lo raccontava come un romanzo di Frederick Forsyth ma poi non resisteva a sé stesso e collocava nel fondoschiena il dio che lo proteggeva.E ovviamente nella sua epopea giornalistica c'è la tomba di fango di Alfredino Rampi con la prima diretta reality della tv del dolore e del populismo: l'orrore e la retorica di Vermicino. E c'è anche un innamoramento a 18 anni per Audrey Hepburn che riceve il giovanotto in sottoveste: intervista, cena, lei si intenerisce, lui si commuove. Dove? Ma ovviamente a Taormina. "E dove se no?" diceva Emilio. E poi di nuovo in treno. Si rivedono a Roma, ristorante, fiori: "il suo segretario mi diventa complice. Tutto fila liscio; lei splendida, lei umile...". Quando lo raccontava al Rotary di Messina dalla sala lo interrompeva una voce: "Ma u fattu ci fu?". E lui: "sono un gentiluomo". Corbellerie? Milioni di corbellerie sempre recitate: per intervistare Chaplin va a letto con la sua segretaria, ci prova con la figlia di Little Tony davanti al padre, seduce e tradisce Enza Sampò. E però quel Fede era piaciuto a Giorgio Bocca e piaceva a Enzo Biagi. Ed era pure ben protetto. Quando infatti si scoprì che l'allora direttore stava negli elenchi della P2. Emilio fu chiamato a sostituirlo al Tg1.Fu il suo momento. Poteva davvero volare nel grande giornalismo se non ci fosse stato il gioco, l'eterno ritorno del mito di Taormina più resistente del mito di Berlusconi. Cacciato dalla Rai per gioco d'azzardo arrivò a Berlusconi come si arriva all'apocalisse, alla rivelazione, alla resurrezione di Cristo: "Mi chiedeva: 'Hai qualche problema? Hai giocato ?". Io accennavo una smorfia. E lui: "Hai perso? Quanto?". E l'indomani mattina il ragionier Spinelli, ufficiale pagatore, arrivava con le buste, le bustarelle e i malloppi. Berlusconi era una cassaforte che ogni tanto, ma sempre inaspettatamente, si apriva anche per lui: donazioni, assegni circolari, titoli. Berlusconi, come spiegò Dell'Utri al giudice che se ne meravigliava, era fatto così: gli piaceva pagare, "ma a sorpresa". Ecco perché Dell'Utri poteva rispondere ai ricattatori che "Berlusconi non suda", ma aggiungere - con lo stesso gergo, quello dei sensali palermitani - che "offre la minna": porge la mammella da latte. E Fede lo ricambiava adorandolo in pubblico in quel Tg sfrontato che appunto lo trasformò in un tipo letterario: Berlusconi era il grande timoniere e la famiglia, da Marina a Barbara, era la sua cupola. Juventino come (quasi) tutti i siciliani, divenne milanista. Ma Fede non esibiva fedeltà, sbracava in devozione. E ogni edizione del Tg4 era un monumento. Il direttore piaceva agli italiani che, incupiti dai faziosi nascosti, dai finti obiettivi, dai falsi equidistanti, sorridevano e ammiccavano alla faziosità ostentata come un'ostia consacrata. E infatti l'Italia ha dimenticato il licenziamento, i tentativi di ricettazione, la corruzione. Ha dimenticato che Fede è stato travolto nella decadenza del Berlusconi- Satyricon dove tutti facevano la cresta al padrone e intanto si truffavano l' un l' altro. A Patti un suo vecchio compagno di scuola diceva che Emilio girava attorno a Berlusconi come la pallina della roulette di Taormina, senza una via d'uscita. Gli ultimi anni da condannato, gli incidenti, le cadute dalle scale, le liti selvagge con i vecchi compari, la morte di Berlusconi, il ricovero in Rsa, lo smarrimento senile, ormai non contano, sono i cascami di un inabissato, le stanchezze di un sopravvissuto. Pochi sanno che aveva cercato di ritrovare la strada di casa e tornare a sé stesso. Non c'era riuscito: è morto Emilio Fido, direttore del Tg4 per l'eternità. 1
eduardo Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 10 ore fa, otellox ha scritto: e che tu dica che vivo male Detta da Roberto, lo considero un complimento
Guru Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre Ho letto qui commenti che, per chi crede in una società moderna, fanno accapponare la pelle..... Fede era oggettivamente un nano in mezzo ai tanti nani e ballerine che da sempre inchiodato nel nostro paese al passato... E ci si dovrebbe limitare nei commenti su questa mezza che da sempre ci blocca? Ma iniziate a crescere, che siete in ritardo di secoli.
senek65 Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 1 ora fa, alexis ha scritto: riassume meglio Il periodo in cui questo, quasi nobile paese, è stato trasformato in uno spot pubblicitario....
samana Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 3 ore fa, senek65 ha scritto: Come dicevo, la morte non cancella: se no i libri di storia sarebbero per metà dei fogli bianchi Non ho certo detto che la morte non cancella, senbbene se ne potrebbe discutere. Dico solo che, a mio avviso, certi commenti, di fronte alla dipartita di un anziano, sarebbe meglio tenerseli per se. Trovo il paragone coi libri di storia un poco inopportuno.
senek65 Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre @samana potrei anche essere d'accordo se fosse un'anziano qualunque. Ma così non è.
lello64 Inviato 4 Settembre Autore Inviato 4 Settembre un signore viene condannato per avere procacciato ragazze tra le quali almeno una minorenne per un altro attempato signore che incidentalmente è anche pdc a seguito di ciò un parlamento si umilia davanti al mondo e noi dovremmo avere riguardo per questi due morti? questa è storia d'italia chi vuole nasconderla sotto al tappeto ha la testa completamente corrosa dall'ideologia non chi ne vuole parlare per non dimenticare
analogico_09 Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre Il 03/09/2025 at 11:11, eduardo ha scritto: Il 03/09/2025 at 10:16, piergiorgio ha scritto: Chiedi all' amministrazione di fare chiudere il thread, se ne è già sparlato abbastanza. Per controbilanciare potresti parlarne bene tu, visto che ci tieni tanto Non se lo farebbe ripetere due volte. Ul rip non lo si nega a nessuno, ma non è vero quel che nella vulgata si sente dire, che quando uno muore diventa subito un... aveva i suoi difetti ma era una così brava persona ...
Guru Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 1 ora fa, lello64 ha scritto: un signore viene condannato per avere procacciato ragazze tra le quali almeno una minorenne per un altro attempato signore che incidentalmente è anche pdc a seguito di ciò un parlamento si umilia davanti al mondo e noi dovremmo avere riguardo per questi due morti? Ma si fossero tolti dalle palle prima, lui e il suo boss!
Paolo 62 Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre 1 ora fa, lello64 ha scritto: un signore viene condannato per avere procacciato ragazze tra le quali almeno una minorenne per un altro attempato signore che incidentalmente è anche pdc a seguito di ciò un parlamento si umilia davanti al mondo e noi dovremmo avere riguardo per questi due morti? questa è storia d'italia chi vuole nasconderla sotto al tappeto ha la testa completamente corrosa dall'ideologia non chi ne vuole parlare per non dimenticare Quello è il meno. Basta wikipardare: procedimenti a carico di Berlusconi.
Fabfab Inviato 4 Settembre Inviato 4 Settembre Dal Corriere un'intervista di Guido Bagatta sul vicino Emilio Fede: «Quando da Fininvest lo sfrattarono mi chiese se poteva stare a casa mia. I portinai gli sono stati accanto fino all'ultimo» «Emilio Fede stava alla scala nove, quinto piano. Io alla Scala dieci, piano terra. Poi, io mi sono spostato in un’altra scala al quinto piano, ma siamo sempre stati vicini di casa a partire dagli anni ‘90»: Guido Bagatta, voce del basket e di Radio Deejay, ha conosciuto l’uomo prima che il direttore. E, racconta, ha rischiato di ospitarlo in casa, quando Fede - morto il 2 settembre - stava per essere sfrattato. Primo incontro? «Fede arrivò a Milano 2 nel 1992, in quel periodo era la superstar del Tg4, era stato il primo a dare la notizia della Guerra del Golfo. Io avevo trent’anni, lo vedevo uscire e tornare tutti i giorni perché passava davanti alla mia finestra, ci siamo incontrati mille volte. Mi magnificò subito le lodi di questo posto. Era un discepolo di Milano 2». Che cosa gli piaceva? «Il silenzio dei giardini. Aprire la finestra e vedere gli alberi, i giardini, i fiori. Questo è un posto creato per le famiglie, non ci sono attraversamenti pedonali, ma solo ponticelli, i bambini possono andare in giro da soli. Il suo orgoglio era il suo terrazzo pieno di piante che gli aveva regalato Silvio Berlusconi. La mattina, prendeva il caffè lì controllando le fioriture. Quando è stato ai domiciliari per il caso Ruby, scendeva a volte a fare una passeggiata in giardino. Glielo lasciavano fare, credo». Chi c’era nel presepe domestico di Fede? «I due portinai sardi, Milly e Antonello, erano di famiglia, lo avevano praticamente adottato. Loro sono anche per me due persone meravigliose, ancora giovani sempre sorridenti e disponibili. Antonello andava a casa sua, gli metteva a posto le cose, gli faceva i lavoretti. Col permesso della figlia, andava poi a trovarlo nella Rsa di Segrate dove è stato nell’ultimo anno e mezzo». Gli anni lontani dal Tg e dal potere come sono stati? «Nel 2012, quando lo hanno allontanato da Mediaset, era entrato in crisi. Quando gli hanno tolto la scorta da direttore ci era rimasto malissimo, gli avevano tolto prima l’autista, poi la scorta, di colpo, era come se per il mondo non contasse più niente. Si è spento un po’ tutto. Non ha mai detto “mi hanno abbandonato”, ma si capiva che il crepuscolo non gli faceva piacere. Lo incontravo con la mia fidanzata di allora e il mio bassotto, di cui era appassionato perché gli faceva sempre le feste. Fede ci diceva: che bella fotografia che siete. Un giorno, gli ho detto: direttore, se vuole, venga a pranzo o a cena da noi. Un giorno, lo incrocio e mi dice: mi hanno detto che devo lasciare questa casa. Era il 2016, credo il suo appartamento fosse in usufrutto o qualcosa del genere da Fininvest o da Berlusconi e lui ormai non lavorava più in azienda da quattro anni. Gli dissi: se non sa dove andare, può stare da me, ho una stanza per gli ospiti. Lui: non me lo dire due volte, guarda che vengo. Dopodiché, sparisce e non lo vedo per un po’». Quindi? «Deve sapere che il mio suocero dell’epoca si chiamava Emilio come lui. Un sabato mattina, suona il citofono. Sento dire: sono Emilio. E io: sei venuto da Venezia senza avvisare? E da giù, sento rispondere: quale Venezia… Sono Emilio Fede! E mi chiede se può salire un attimo. Sale e mi chiede se è ancora valido l’invito». Quello per il pranzo o per l’ospitalità? «All’inizio mi disse del pranzo. Gli spiego che so fare al massimo due uova. E lui: no, oggi facciamo la pasta alla norma. Io non sapevo che fosse. Mi fa la lista della spesa e mi manda a comprare melanzane, pasta, pomodoro. Ho cucinato ‘sta roba seguendo le sue istruzioni, tipo cuoco di Ratatouille come nel film. Finito di mangiare, dico: io vado, ho il basket, ma se vuole, si può fermare. E lui: “No, no, vado a casa, ma ti richiamo. Se la situazione peggiora, torno. Mi fai vedere dove starei?”». Nel senso che voleva essere ospitato? «Esatto. Mi racconta che rischiava di essere sfrattato nel giro di 48 ore. Però, non l’hanno cacciato e non è mai venuto. Però la stanza gli era piaciuta, disse che aveva una bella vista. Un giorno, mi ha fermato sotto casa per chiedermi la differenza fra Instagram, Twitter, Facebook. Mi fa: sai, sono andato via dalla redazione che non c’era sta roba, voglio far bella figura coi nipoti, voglio far vedere a mia moglie che sono aggiornato. Finché è stato qui, l’ho visto sempre lucido e attivo». Di Berlusconi le ha mai parlato? «Tanto. Lo definiva “il mio secondo amore”. Il primo era la moglie Diana. Diceva: per Berlusconi darei la vita come un soldato per un generale. Sembrava proprio sincero, non lo diceva per dire. Era tenerissimo. Il mio ricordo di Fede è molto lontano dalla figura di potere e un po’ caricaturale che è passata nell’immaginario collettivo: era orgoglioso della sua carriera, amava ricordare quella prima diretta della tragedia di Vermicino e la cronaca della Guerra del Golfo, che cambiò i Tg rendendo protagonista la diretta. Io ho visto un uomo estremamente fiero di se stesso, però deluso di come stava finendo».
loureediano Inviato Venerdì alle 07:31 Inviato Venerdì alle 07:31 Avete detto tutto quanto c'era da dire, tranne una cosa Fede è stato il primo a fare un TG giustizialista della storia Le sue dirette con Brosio in questura che comunica gli avvisi di garanzia e gli arresti di Mani Pulite sono rimaste nella storia di come sia stato un voltagabbana Unico uomo conosciuto ad aver cambiato il tifo per una squadra di calcio 1
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