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Dialetti e inflessioni dialettali più simpatiche e più antipatiche


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Gaetanoalberto
26 minuti fa, Panurge ha scritto:

fidati

Ma no, ti giuro, è proprio una cosa generalizzata: a Torino ci son stato con Bonetti... spesso!

A proposito, a @minollo63 quando l'ho incontrato non ho chiesto...

Prova a stare un annetto qui e ne riparliamo 

L'Italia è famosa per la quantità dei suoi dialetti, solo che tu ti sposti di una decina di chilometri ed ecco che cambia il dialetto, ognuno poi con la propria inflessione che ci si trascina  anche nella lingua madre che ci accomuna, se prendo ad esempio la mia zona, terra emiliana, di confine tra Liguria e Toscana e vado a Genova o Firenze  parlando l'italiano mi riconoscono senza dubbio come emiliano, vado a Parma mia capitale di provincia e parlo il mio dialetto mi scambiano per ligure, se torno a Genova parlando il dialetto mi dicono: ma da dove azzo vieni?

2 minuti fa, ferrocsm ha scritto:

L'Italia è famosa per la quantità dei suoi dialetti, solo che tu ti sposti di una decina di chilometri ed ecco che cambia il dialetto, ognuno poi con la propria inflessione che poi si trascina un poco anche nella lingua madre che ci accomuna, se prendo ad esempio la mia zona, terra emiliana, di confine tra Liguria e Toscana e vado a Genova parlando l'italiano mi riconoscono senza dubbio come emiliano, vado a Parma mia capitale di provincia e parlo il mio dialetto mi scambiano per ligure, se torno a Genova parlando il dialetto mi dicono: ma da dove azzo vieni?

Se non hai la erre moscia per forza ti sgamano a Parma.

Sono nato a Torino ed ho abitato in un palazzo di 4 piani con 3 alloggi per piano. Se escludiamo 2 famiglie (parenti tra di loro, che venivano da San Marco in Lamis - Foggia), le rimanenti famiglie (10) provenivano da 10 regioni differenti. Nel 1965 sono nati 3 bambini (io uno di loro) e 2 bambine, eravamo in pieno boom demografico. Quindi a 10 anni avevo coetanei variegati e capivo correntemente almeno una decina di dialetti, e nel tempo ho imparato a scimmiottarli molto bene. So mandare affa in un numero imprecisato di varianti, me la cavo abbastanza bene con il siciliano e se sommiamo che ho una combinazione nome + cognome diffusissima a Messina (ma sono di origine veneta), per me passare per siciliano in una terra di piena di meridionali del nord e del sud è abbastanza semplice. Adoro questa caratteristica di noi italiani, anche se sono portato a pensare che sia così un po' dappertutto. Il dialetto è una cosa preziosa, è la culla delle nostre origini.

Quando ho cominciato con la scuola, seconda elementare anni '50, il dialetto era la lingua primaria dei 95% dei miei compagni. Ho dovuto impararlo per non essere deriso.

Una quantità e varietà di espressioni e termini*  adesso perduti,  è rimasto solo un dialetto italianizzato che può scomparire senza danno.

Sono vecchio, lo so.

*alcuni molto antichi, di origine greca e romana.

"dialetti" sono propriamente detti quelli che si parlano oggi, dopo la poderosa azione unificatrice della TV. Nella maggior parte dei casi la gente usa una sorta di italiano standard più o meno farcito di lemmi, modi e cadenze delle lingue regionali native, che sopravvivono in purezza - ossia in condizioni di poter essere definite "lingue" -ormai solo in poche aree.  

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paolosances
12 ore fa, gibraltar ha scritto:

Il siculo faccio ancora fatica...

' Uo piere au affunno, siempre!"

Frase pronunciata da un partecipante ( nisseno ,credo) alla Targa Florio,nel descrivere come affrontare una curva.

Traduzione: " acceleratore sempre a fondo"

 


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