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Melius Club

La vita reale e’ migliore di quella che parrebbe dai social


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Inviato

@mozarteum i social, volente o nolente, sono ormai una componente fondamentale, della vita di oggi, che arriva a condizionarla e in molti casi a manipolarla. Alcune persone sui social, tolgono la maschera di ipocrisia che indossano nella vita reale e danno espressione ai loro pensieri. Nascosti dall’anonimato è facile arrivare a dire/scrivere, cose che si pensano, ma non si direbbero nella vita reale. 
Ma, per fortuna, esistono ancora le convenzioni della vita sociale, il rispetto, la buona educazione, le osservazione delle regole, ecc…. anche se non per tutti, da quello che vedo in giro. 
Far finita che tutto sia normale, è un po’ come nascondere il problema, che realmente esiste, e che i social anno cambiato il mondo, in peggio. 

gibraltar
Inviato

Credo anch'io che la situazione reale sia quella descritta da @mozarteum. Sui social ho una mia personalissima teoria: credo siano strutturati per generare uno stato d'ansia perenne, una continua... "incazzatura" contro un ipotetico nemico non sempre (anzi, quasi mai) ben identificato, sì da fare insorgere un senso di generale insoddisfazione.

Cui prodest? In primis a chi con le false necessità indotte ci guadagna bei soldini. Non è secondario poi l'aspetto che una persona insoddisfatta è anche insicura. È una persona insicura è più facilmente manipolabile e sensibile ai pifferaio magici diffusi un po' ovunque.

  • Melius 1
ferdydurke
Inviato
16 minuti fa, mozarteum ha scritto:

A volte pare che viviamo in mezzo

agli unni. A me non risulta

Si conosce una piccola parte della realtà sociale, quella che abitualmente si frequenta. Poi quando leggi il giornale ti accorgi che le cose sono un pelino diverse

  • Melius 1
Inviato
18 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Ho la sensazione che si tenda a dare eccessivo spazio ai social come fattore di condizionamento della vita ordinaria.

Uscendo al mattino, vedo sorrisi ed educazione al bar, gente che lavora, in alcuni ambiti grande eleganza di forme e modi, iniziative pubbliche e private di solidarieta’, ragazzi che studiano, progettano. Certo ci sono realta’ emarginate ma in quale epoca non vi sono state? 
A volte pare che viviamo in mezzo

agli unni. A me non risulta

Bravo Roberto, pensavo la stessa cosa stamattina. 

gibraltar
Inviato
1 minuto fa, ferdydurke ha scritto:

Si conosce una piccola parte della realtà sociale, quella che abitualmente si frequenta. Poi quando leggi il giornale ti accorgi che le cose sono un pelino diverse

I giornali però riportano con grande clamore notizie e fatti che, nella stragrande maggioranza dei casi, non rispecchiano la realtà diffusa.

  • Melius 1
mozarteum
Inviato

Ma solo

oggetti di valore. Amazon ha tolto convenienza alla ricettazione delle ‘mbroglie presenti nelle case dell’italiano medio, il Grande Atterrito.

 

stefano_mbp
Inviato

I social rappresentano le cose come una foto: una istantanea in un particolare momento/contesto .

Ad arte poi una serie di personaggi non qualificabili tende a enfatizzare e generalizzare tali momenti, è come fare statistica con 1/2 osservazioni (ovvero n=1/2) su un milione ovvero del tutto inattendibile.

Chi si fida dei social, e magari li amplifica pure, non capisce molto e manca del più elementare senso critico e spesso di una minima cultura di base.

Inviato

È anche questione generazionale.

I social che per noi hanno scarsa o nulla importanza (a parte qualche invornito) per un 20-30enne sono parte integrante della vita e del mondo. 

Perciò se noi possiamo in parte godere di un mondo depurato dalla nefandezza social usando gli occhi e le orecchie, non è detto sia lo stesso per le generazioni nate dentro di essi. 

Inviato
17 minuti fa, gibraltar ha scritto:

I giornali

Ci sono anche giornali e giornali.

Alcuni sono i portavoce del ministero della paura, contribuiscono a creare il clima descritto nei precedenti interventi e così riescono a portare a casa la pagnotta.

Altri giornali, di destra o di sx, se ben scritti, per esempio il foglio, per parlare di un giornale certamente non schierato a sx, consentono di leggere qualche interessante intervento, di poterci riflettere, di curare la tendenza diffusa all'analfabetismo funzionale e magari di migliorare il proprio italiano.

Nulla a che vedere con lo studiato sensazionalismo dei radio-serva stampati, che, polarizzando, radicaleggiando, parlando esclusivamente di cronaca nera, mirano a infondere la visione distorta e claustrofobica di cui si parla relativamente ai social.

  • Melius 1
piergiorgio
Inviato
10 minuti fa, gibraltar ha scritto:

I giornali però riportano con grande clamore notizie e fatti che, nella stragrande maggioranza dei casi, non rispecchiano la realtà diffusa.

Con grande clamore non direi, si limitano a descrivere i fatti.

Perlomeno questo riscontro sui quotidiani locali dove viene riportata la cronaca di tutti i giorni nella provincia in cui abito. 

Spaccate e rapine a mano armata nei negozi in pieno giorno in centro a varese sono realtà; aggressioni e violenze anche nelle cittadine minori, soprattutto di sera, non dico che oramai è normalità ma quasi.

 

briandinazareth
Inviato
34 minuti fa, mozarteum ha scritto:

Ho la sensazione che si tenda a dare eccessivo spazio ai social come fattore di condizionamento della vita ordinaria.

Uscendo al mattino, vedo sorrisi ed educazione al bar, gente che lavora, in alcuni ambiti grande eleganza di forme e modi, iniziative pubbliche e private di solidarieta’, ragazzi che studiano, progettano. Certo ci sono realta’ emarginate ma in quale epoca non vi sono state? 
A volte pare che viviamo in mezzo

agli unni. A me non risulta

 

Sono d'accordo con te, viviamo il paradosso di vivere in un mondo florido,  con molta meno violenza e disagio rispetto a quasi sempre nella storia umana,  con un livello di salute e buon invecchiamento mai visto ecc.

 

eppure siamo talmente incattiviti dall'effetto dei social (ma non solo) che il dibattito pubblico e la psicologia di tanta gente è focalizzata su all'universo (e quindi anche la politica).

 

 

Senza che ci rendiamo conto che tutto quello che diamo per acquisito e certo,  dalla pace alla prosperità e alla sicurezza,  può scomparire molto in fretta se non  arginiamo quello che probabilmente è semplicemente un bug delle nostre menti,  non adatte ad essere bombardate in questo modo. 

 

Forse la questione è banale e legata a come siamo fatti.  Mi chiedo se ci sia in punto in cui ci possa essere una maggiore consapevolezza complessiva di questo nostro limite e quindi una qualche reazione positiva.  Ma in n questo forse seguo più una voglia di speranza.

 

Nel frattempo continuo a vedere gli amici con gioia,  vivo una vita più che soddisfacente e alla fine, anche perché non ho figli che probabilmente innescano altrepreoccupazioni per il futuro, mi godo il bello di questo mondo che, per chi ha il privilegio di non n essere in guerra o in situazioni di sopravvivenza,  ha molte più cose buone che orrende

 

 

 

  • Melius 1
Inviato
41 minuti fa, mozarteum ha scritto:

ragazzi che studiano, progettano

Poco poco...come sempre mi ripeto, ma second mua li abbiamo viziati. Troppo benessere, e adesso i telefonini. Ma ci stava, proiezione di se stessi o come si dice.

Per il resto viviamo in uno dei più bei posti del mondo, la gente in pensione da 10 anni che mette anche soldi da parte e poi si lamenta, mi fa compassione.

briandinazareth
Inviato
10 minuti fa, piergiorgio ha scritto:

non dico che oramai è normalità ma quasi.

 

Non è la normalità e lo puoi verificare contando quante delle persone che conosci hanno subito cose del genere e quante volte,  in proporzione.

 

Ma come dicevo prima (e come dimostrato da kanheman e altri) il nostro cervello sivè evoluto in un mondo totalmente diverso. 

 

Essere bombardati da ogni notizia,  che è ontologicamente una cosa rara, (altrimenti non sarebbe una notizia) fa scattare la, reazione di quando una cosa succedeva in n piccolissimi gruppi di persone, e quindi si vedevamo le cose v effettivamente rare per quello che sono. 

  • Melius 1
mozarteum
Inviato
1 minuto fa, lampo65 ha scritto:

Poco poco...

La regola del 10 per cento (forse anche meno) dei ragazzi che studiano con profitto e’ sempre esistita e vale anche oggi.

Lo studio e’ faticoso e dunque per cio’ solo elitario.


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