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Il piano di pace di Trump per Gaza (Rather than nothing, better rather)


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Inviato
1 ora fa, dariob ha scritto:

ma è anche una formazione terroristica.

Per la precisione l'Assemblea Generale dell'ONU ha rigettato la classificazione di 'terrorista' per Hamas.

Inviato
11 ore fa, Plot ha scritto:

Ma una domanda mi sorge spontanea e vorrei una riflessione: ipotizzando non ci fosse stato Hamas a Gaza credi che israele non avrebbe fatto quello che ha fatto nella striscia ?

Risposta mia: lo avrebbe fatto lo stesso, vuole quella terra, vuole la Cisgiordania, vorrebbe riappropriarsi delle terre del Sinai dell' Egitto ecc...ecc.. ecc...

Possibile che a nessuno venga in mente che israele e' un pezzo degli usa in Medio Oriente ?

alla prima domanda è impossibile rispondere, anche perchè senza Hamas forse non ci sarebbe stato neppure Netanyahu.

Che Israele sia addirittura un "pezzo degli USA in medio oriente" mi sembra eccessivo: Israele mantiene una sua autonomia e specificità diversissima dagli USA, mentre è vero che, praticamente da sempre, rappresenta un alleato di ferro degli USA in quell'area, e, proprio per questo, sostanzialmente intoccabile.

 

Comunque sia, uno dei commenti più interssanti e, per quanto mi riguarda, condivisibii, letti in questi giorni, proviene, come spesso accade, da un analista militare:

 

 

PACE A GAZA – PROSPETTIVE MILITARI

Lasciata depositare un po’ di polvere, proviamo a ragionare sugli eventi relativi alla crisi di Gaza. Sapete che non amo troppo parlarne perché la crisi stessa ha ben poco di militare e presenta troppi aspetti puramente politici, dai quali essendo un analista militare preferisco tenermi distaccato.

Militarmente gli accordi firmati a Sharm el-Sheik hanno un interesse a livello strategico, e presentano aspetti tecnici rilevanti per il futuro, ma naturalmente hanno poco a che vedere con le operazioni militari in senso stretto, visto che ormai già da diversi mesi tali operazioni erano prive di senso se non a livello puramente dimostrativo, e generavano quasi esclusivamente danni collaterali: ragion per cui gli stessi militari professionisti israeliani si opponevano in misura crescente al loro proseguimento.

A livello strategico, gli accordi appena firmati rappresentano un ritorno in grande stile degli Stati Uniti in Medio Oriente in funzione di “Peacemaker”. Il fatto che questo ritorno abbia avuto almeno apparentemente successo dipende dall’evidente volontà tanto di Israele che dei Paesi Arabi nella loro quasi totalità (fanno eccezione i ribelli Houti dello Yemen e i signori della guerra libici) di trovare un accomodamento dopo una crisi che nessuno di loro aveva cercato – anche se l’attuale Governo israeliano l’ha cavalcata anche per motivi di politica interna – e nel contempo di compiacere un POTUS che conviene non irritare troppo a causa della sua tendenza ad usare il potere economico come una clava.

Le presenze al vertice di Sharm confermano il ristabilimento dell’egemonia americana in Medio Oriente: oltre a Israele e ai Paesi Arabi amici, erano presenti gli alleati europei e asiatici dell’America, compresi quelli più problematici come la Turchia e il Pakistan, mentre erano vistosamente assenti tanto l’Iran con i suoi alleati asimmetrici quanto soprattutto la Russia, la cui influenza appare ormai completamente scomparsa dalla regione, mentre quella cinese è ancora relegata al solo piano economico e comunque in ruolo del tutto subordinato. Da cosa dipende questa ribadita egemonia, che chiude una fase durante la quale avevamo visto soprattutto le monarchie del petrolio flirtare apertamente con i famosi BRICS?

Sicuramente gli analisti politici ed economici avranno le loro opinioni in merito, ma essendo il Medio Oriente quello che è, l’aspetto strettamente militare è fondamentale; e negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno chiaramente dimostrato la loro capacità di proiezione militare sulla regione, non solo abilitando Israele a fare i comodi propri a Gaza, nel Libano, in Siria e in Iran, ma anche e soprattutto mostrando i muscoli in prima persona tutto intorno al Teatro bellico con portaerei, sottomarini e bombardieri strategici che con la loro sola presenza decuplicavano l’effetto deterrente delle azioni dirette da parte di Israele. I Paesi Arabi sono ricchissimi ma relativamente sottopopolati, e per quanto elevate possano essere le loro spese militari possono esprimere una relativa deterrenza fra di loro e nei confronti dell’Iran, e magari tutti insieme potrebbero anche esprimerne una nei confronti di Israele, ma di fronte alle Potenze mondiali sanno di essere del tutto indifesi.

La Russia ha dimostrato la sua totale impotenza a difendere i propri alleati nella regione: l’Armenia è stata abbandonata per prima, Hamas ha ricevuto un appoggio iniziale di pianificazione ed è stata lasciata a sé stessa, il Regime di Assad è crollato come un tronco marcio, e perfino l’Iran è stato lasciato del tutto solo ad affrontare la collera di Israele mentre la Russia si rotolava nel fango del Donbas impegnata nel suo duello mortale contro una media Potenza europea.

La Cina a sua volta ha tenuto un profilo bassissimo durante l’intera crisi, ansiosa di mantenere aperte le rotte del petrolio e di non irritare l’India con una presenza eccessiva nei mari che New Dehli considera di sua pertinenza.

L’Europa dal canto suo appare concentrata sul confronto con la Russia e più ansiosa che mai di tenersi allineata con l’America in una regione che per essa è sempre meno fondamentale, ma che rimane geograficamente vicina.

Insomma, i Paesi arabi non hanno alternative: per la gestione della propria sicurezza a loro conviene l’amicizia dell’America, e quindi la coesistenza con Israele.

Come abbiamo visto, dal punto di vista strettamente militare il conflitto a Gaza era terminato mesi fa con l’estinzione virtuale della componente militare di Hamas: quel che ne resta sono gruppi disorganizzati di militanti, per lo più di recente affiliazione, con scarso addestramento e armamenti ormai quasi solo più leggeri. Questi gruppi agiscono con un coordinamento minimo e sono indistinguibili dalla popolazione, per cui l’esercito per dare la caccia a loro deve inevitabilmente colpire la popolazione, con gravi danni collaterali e scarsi risultati pratici: ormai è un lavoro per forze di polizia e di sicurezza, non per Brigate corazzate. Con Hezbollah sgominato, il Regime di Assad abbattuto e l’Iran neutralizzato almeno per il momento, Israele non ha più interesse nella prosecuzione un conflitto che può solo alienargli ulteriormente le simpatie del mondo e dei suoi stessi alleati.

Questo è vero per Israele, ma potrebbe non esserlo per Netanyahu e i suoi attuali alleati di Governo, minacciati dalle imminenti elezioni che si prevede toglieranno loro il potere. Ma nel momento in cui Trump ha scoperto che perfino in America e fra i MAGA la simpatia per Israele è crollata per la prima volta sotto il 50%, anche per Bibi è diventato difficile trascinare ulteriormente il conflitto al solo scopo di ritardare le elezioni: anche per lui è una pessima idea irritare Trump, visto che per Israele il sostegno americano è imprescindibile. Molto meglio mantenere l’alleanza, cercare di strappare un’amnistia internazionale in sede negoziale, e giocarsi la poltrona alle elezioni puntando tutto su una “vittoria” sostanziale anche se non completa.

Date le condizioni strategiche, le trattative lanciate da Trump non potevano non riuscire: semplicemente, un accordo conveniva letteralmente a tutti.

***

L’accordo rimane quello che è: un trattato firmato dagli Stati Uniti e dalle Potenze regionali del Medio Oriente. Non è la PACE. Al massimo, si tratta dell’ennesimo armistizio.

Di fatto, è uno scambio di prigionieri nell’ambito di una tregua. Consente a Israele di proclamare la vittoria, perché tutti gli ostaggi – vivi e morti – tornano a casa, e l’organizzazione militare di Hamas è stata distrutta assieme ai suoi alleati; di fatto, se Israele smette di combattere, non avendo una controparte combattente attiva, i combattimenti cessano. Alla componente “politica” di Hamas può anche stare bene, perché strappa una sorta di riconoscimento di fatto al mondo e ha ottenuto l’innegabile risultato – prevedibile fin dall’8 ottobre 2023 – di far crollare le simpatie per Israele nel mondo, il che era chiaramente l’intento dell’organizzazione fin dall’inizio, oltre a mandare in stallo gli Accordi di Abramo per la durata delle ostilità.

Rimangono però una serie di problemi tecnici che rendono l’intera costruzione diplomatica quantomeno velleitaria. La prima domanda che mi sono posto quando la tregua è stata annunciata è stata: ma se Israele si ritira dalla Striscia, chi assume il controllo del territorio lasciato libero?

Si fa un gran parlare di una ipotetica “Forza di Stabilizzazione”, ma a parte l’annuncio e un generico intento a che ne facciano parte Turchia, Egitto e Qatar (il Qatar ha un esercito minuscolo, e i militari turchi ed egiziani si detestano a vicenda) sotto un ancor più generico coordinamento da parte di trecento americani che però rimarrebbero fuori dalla Striscia, questa Forza ancora non esiste. Dovrà essere pianificata, assemblata, immessa in Teatro dopo adeguata ricognizione, dovrà raggiungere una “Initial Operational Capability (IOC)” che normalmente richiede almeno un mese, e poi forse comincerà a funzionare. Con quali Regole di Ingaggio (ROE)? Chi eserciterà il Comando e Controllo militare? A quale Autorità politica risponderà? Chi farà da interfaccia con la popolazione?

Ma soprattutto: chi controllerà la Striscia mentre la Forza si prepara?

Alla fine, sembra che il controllo tornerà proprio ad Hamas, almeno temporaneamente in veste di “polizia”… Un po’ come affidare alla camorra l’ordine pubblico di Napoli. Solo che come detto, Hamas è fortemente deteriorata: e ci sono i gruppi tribali che ormai stanno apertamente e assertivamente assumendo il controllo di zone urbane, esattamente come accaduto a Tripoli. Quando arriverà la Forza, troverà una situazione di fatto con gruppi armati radicati sul territorio e poco disposti a rinunciare al potere e alle rendite derivate dalla gestione mafiosa degli aiuti umanitari.

Ai Peacekeeper, difficilmente in buoni rapporti fra loro, rimarrà la scelta fra l’irrilevanza in stile UNIFIL e la repressione brutale in stile Fallujah.

I problemi peggiori però potrebbero essere altri.

Abbiamo detto in passato che i militanti di Hamas sono sostanzialmente integralisti salafiti affiliati alla Fratellanza Musulmana; i gruppi tribali sono per loro stessa natura fondamentalisti, mentre i lealisti dell’ANP sono appartenenti al partito al-Fatah, cioè laici più o meno nasseriani (semplificando moltissimo, sono la versione islamica del vetro-marxismo cubano). Questi tre gruppi sono politicamente del tutto incompatibili fra loro (spero di essere smentito, ma finora è sempre stato così).

A complicare il quadro, è il fenomeno della radicalizzazione islamica: gli insoddisfatti di ciascun gruppo (entro i quali esistono scarsi motivi di soddisfazione) tendono a salire di livello. I laici diventano fondamentalisti, i fondamentalisti diventano integralisti… Gli integralisti di Hamas delusi della loro dirigenza politica potrebbero fare il salto successivo, che è quello del Jihadismo. Non credo sia necessario ricordare che il Jihadismo è quello che prevede il martirio, visto non come eventualità ma come aspirazione: quello del terrorismo suicida. Ora, nella Striscia esiste già ed è attiva la Jihad Islamica: un’organizzazione palestinese finora minoritaria e collaterale ad Hamas fintanto che questa controllava la Striscia. Il rischio è che i militanti delusi passino alla Jihad, indossando casacche esplosive. E il loro obiettivo non potrebbero essere che i rappresentanti dell’amministrazione provvisoria della Striscia, che non potranno non vedere come “coloniale” indipendentemente dalla nazionalità dei suoi rappresentanti… A partire dai militari della Forza.

Insomma: a livello strategico le Potenze mondiali e regionali rilevanti hanno tutto l’interesse ad un accordo, e quindi lo hanno firmato. Ma esistono una serie di fattori tecnici sul terreno e fra gli attori locali che rendono l’accordo stesso estremamente precario sul campo.

Le Autorità politiche con la responsabilità di inviare personale nella Striscia faranno bene a tenerne conto.

Col. ORIO GIORGIO STIRPE

 

  • Thanks 1
briandinazareth
Inviato
Adesso, Superfuzz ha scritto:

alla prima domanda è impossibile rispondere, anche perchè senza Hamas forse non ci sarebbe stato neppure Netanyahu.

 

in realtà cronologicamente è l'opposto, se israele non avesse psantemente finanziato e aiutato hamas, difficilmente avrebbe preso il potere

Inviato
Adesso, briandinazareth ha scritto:

in realtà cronologicamente è l'opposto, se israele non avesse psantemente finanziato e aiutato hamas, difficilmente avrebbe preso il potere

preso il potere chi? Hamas o Netanyahu? comunque sia, mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa.

briandinazareth
Inviato
10 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

preso il potere chi? Hamas o Netanyahu? comunque sia, mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa.

 

hamas, israele ha voluto e agito in modo che prendessero il potere.

Inviato
1 minuto fa, briandinazareth ha scritto:

hamas, israele ha voluto e agito in modo che prendessero il potere.

 ammesso che sia andata esattemente così... e senza Hamas al potere non ci sarebbe stato Netanyahu al governo.

briandinazareth
Inviato
3 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

ammesso che sia andata esattemente così...

 

beh, non è un'ipotesi, lo ha fatto apertamente anche netanyahu quando già era al potere, facendo arrivare i fondi ai gruppi alla base di hamas. quindi temporalmente c'è una linea precisa.

comunque la cosa va avanti dagli anni '70, israele finanziando gli integralisti voleva indebolire il nazionalismo laico palestinese. 

Inviato

Hamas ha perso e Israele non ha vinto perché sì, ha guadagnato un pugno di terra, ma non influenza più gli USA come prima e avrà l'opinione pubblica mondiale contro per un bel pezzo.

La pace sembra stipulata tra i presenti, ovvero Trump e i rappresentanti dell'opinione pubblica occidentale. D'altra parte Netanyahu rifiutò lo stesso identico accordo proposto da Biden, dopo essere stato ospite a casa Trump a Marlago.

Cosa è cambiato da allora: milioni di persone in piazza in tutto l'occidente, turisti israeliani cacciati dai ristoranti, squadre sportive israeliane prese a pomodori, stormi di barchette verso Gaza (ebbene sì) seguite in diretta social da due miliardi di persone, governi alleati che promettono di riconoscere la Palestina...

Poi, per carità, si può credere anche all'angelo che è sceso su Trump e ha detto amen. Oppure, per dirla con Mario Sechi, che è tutto merito di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. 

Inviato
29 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

 ammesso che sia andata esattemente così

è provato, i fondi erano ufficiali e sono transitati da sdraele verso gaza e i suoi vari esponenti attraverso il qatar

la cosa è cominciata negli anni '80 del secolo scorso, mica ieri

 

Inviato
33 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

A livello strategico, gli accordi appena firmati rappresentano un ritorno in grande stile degli Stati Uniti in Medio Oriente in funzione di “Peacemaker”. Il fatto che questo ritorno abbia avuto almeno apparentemente successo dipende dall’evidente volontà tanto di Israele che dei Paesi Arabi nella loro quasi totalità

 

34 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

Le presenze al vertice di Sharm confermano il ristabilimento dell’egemonia americana in Medio Oriente: oltre a Israele e ai Paesi Arabi amici

 

36 minuti fa, Superfuzz ha scritto:

negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno chiaramente dimostrato la loro capacità di proiezione militare sulla regione, non solo abilitando Israele a fare i comodi

Mi sembra che l' articolo che hai postato confermi la mia domanda tout court, quindi si, israele e' un pezzo degli usa in medio oriente, ma il punto fondamentale e' che tutto il mondo Arabo rigetti con forza  questa condizione.

La funzione di "Peacemaker" degli usa e' solo un pannicello caldo per estendere la propria egemonia in quella zona, ma questa feature non gli verra' strettamente concessa in particolar modo dall' Egitto ove non ci sono basi militari Usa.

Lo spazio aereo e' inibito a tutti gli effetti, non appena si alzi una ipotetica mosca in quella zona verra' istantaneamente neutralizzata senza possibilita' di ritorno dalla base da cui e'partita.

il Generale Al Si-Si e' stato categorico ed ha evidenziato questo aspetto nelle ultime riunioni della Lega Araba qualche giorno fa, pronto a rimettere in discussione tutti gli accordi vigenti in corso incluso quelli in essere con israele.

Ma non c'era neanche bisogno di ribadirlo.

Inviato

Adesso è il turno delle pulizie.

Israele farà fuori Netanyahu e il suo cerchio magico che avranno la grazia per la corruzione ma restano catturandi per il genocidio. Vedremo.

In mancanza di un programma istituzionale per i palestinesi, non potrà che esserci una guerra tra bande, dove Hamas resta la cosca dominante. Il disarmo riguarda soltanto le armi pesanti. La Cisgiordania scompare, Gaza resterà un covo di banditi asserragliati tra le macerie.

Mi sbaglierò, ma sono molto scettico sulla ricostruzione, vedo nel mondo tante migliori occasioni di investimento. 

A meno che Israele non faccia l'Anschluss.

Comunque vada, ogni giorno che passa sono 70/80 bambini non morti, mi accontento.

  • Melius 1
Inviato

Mi permetto di riproporre questo post e me ne scuso, ma mi piacerebbe leggere qualche parere sulle mie supposizioni di una settimana fa, se alla luce dei fatti e con senno del poi,  fossero ragionevoli o del tutto sballate. In special modo sulla liberazione degli ostaggi e della possibilità di gnetagnau di rifarsi un buon look presso i connazionali avversi con questa impresa fatta col culus del biondo... 

Mi risparmierei di ripetere... 

 

 

Il 07/10/2025 at 16:54, analogico_09 ha scritto:

Rilancio quanto già scritto non ricordo dove. Per come la vedo, e non solo io sa va sans dire, a fronte di questo piano della pace trumpiana si potrà al massimo ottenere un cessate il fuoco di breve durata fino a quando non saranno messe sul piatto le ragioni che stanno a monte delle cause che hanno scatenato la questione israelo-palestinese che coinvolge l'intera area mediorientale per cercare di risolverle al meglio delle possibilità. 

Una cosa enorme e forse irrealizzabile, così come trovo irrealizzabile la vera pace dei 20 punti trumpiani.

Innanzitutto il mio timore è a fronte di quanto sia stato ulteriormante ribadito da trump e condiso da  netaniau, ancora oggi:

prima si procede con la restituzione degli ostaggi e con il cessate il fuoco di israele, poi si passa ai restanti punti per addivenire ad un accordo. Nel caso in cui la trattativa fallisse intanto netanyahu potrebbe ottenere il favore dei famigliari degli ostaggi e recuperare credito presso la popolazione israeliana che lo contesta, e con questo ringalluzzimento ricominciare a bombardare ciò che si rimasto di gaza e dei palestinesi in stato di sfinimento quasi totale. Si potrebbe obiettare che anche gli israeliani restituirebbero i prigionieri palestinesi anonimi e quelli più "specifici" ad  hamas e ... non finirebbe pari e patta come potrebbe sembrare, anzi... 
I prigionieri anonimi palestinesi si perderebbero nel mucchio delle persone massacrate; i prigionirei di hamas restituiti ad hamas farebbe felici hamas ... duramente minacciato da trump: o accetti le condizioni o ti scateneremo l'inferno in terra. Come se fino ad oggi fosse stata giocata un guerra di bambini... 

A me pare che tutti protagonisti in commedia, compresi gli stati arabi contenti di trattare, cerchino una vittoria od affermazione dei propri interessi- si ambisce anche ad ottenere, anzi a reclamarlo, il nobel per la pace... -  e che dei palestinesi presi a pretesto, ancorta una volta, freghi niente a nessuno!! 

Le mie sono ovviamente ipotesi dettate da un timore non del tutto infondato, vorrei tanto sbagliare e magari ascoltare l'annuncio di un accordo imperfetto ma meglio di niente che sia equo e vantaggioso per tutte le parti. Ma mi sento in animo ancora ben lungi dal mettere in fresco una bottiglia di brut di ottima marca. Servisse.., ci sarebbe tutto il tempo di infilarla nel congelatore per un rapido rinfrescamento...

 

Inviato
8 ore fa, Superfuzz ha scritto:

alla prima domanda è impossibile rispondere, anche perchè senza Hamas forse non ci sarebbe stato neppure Netanyahu.

 

Potrebbe valere il contrario... anzi per me vale il contrario.

briandinazareth
Inviato

Ricordo ancora che il governo di bibi comincia 10 anni prima che Hamas prendesse il potere e che israele ha aiutato in molti modi Hamas perché potesse vincere. Non è una situazione di uovo e gallina

Inviato
22 ore fa, dariob ha scritto:

Israele (qualsiasi governo ci sia) non vorrà mai convivere fianco a fianco con uno

stato le cui intenzioni sono di distruggerlo.

E' una considerazione molto debole.

Abbiamo visto arrivare una nutrita offensiva da paesi come Iran e Yemen, non propriamente dietro l' angolo.

La visione occidental oriented non regge piu'... fa parte anch' essa di un concetto ampiamente riduttivo e superato.

Inviato

Ripeto, Hamas è nei fatti il miglior alleato di Netanyahu. Pare che questi assassini abbiano ucciso parecchi palestinesi rei, a loro dire, di essere collaborazionisti. Temo uno scenario da guerra civile a Gaza che consentirà agli israeliani di intervenire nuovamente.

Mi spiace per i proveri i palestinesi, stretti nella morsa di due nemici, uno interno e l'altro esterno.

Inviato
Il 13/10/2025 at 09:22, appecundria ha scritto:
Il 12/10/2025 at 17:07, nullo ha scritto:

 

Come ti ho già evidenziato, la differenza tra te e lui consiste nel piccolo fatto che:

- lui censura chiunque abbia un comportamento a lui non gradito, inclusa la privata cittadina Albanese. 

- tu censuri solo Albanese, chiudendo entrambi gli occhi su altre protagoniste della cronaca gossip, pagate dal contribuente

Letto solo ora.

Sarebbe stato meglio non leggere.

Non avevi evidenziato alcunché, sei partito per la tangente e basta, parlando addirittura di odio.

Ora che hai chiarito il tuo pensiero, è pure peggio.

Tanto per cominciare io non censuro nessuno in nessun senso, mai neanche sognato, ho aperto una discussione nella quale il focus era centrato sul una dialettica divisiva interna al Pd che per me ne mina le basi, ciò che era legato al manifesto fondativo finisce in un binario morto.

Quello che hai scritto mi ferisce alquanto, ma è la norma.

Pazienza.


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