Il piano di pace di Trump per Gaza (Rather than nothing, better rather)

[Superfuzz]

29 minuti fa, Panurge ha scritto:

Dividi, impera et arraffa, funzionano da più di 2000 anni, più solidi di così, se continuiamo a stare meglio di buona parte dell'umanità è perché hanno avuto sempre una certa efficacia

eh però questa è una semplificazione non degna di te

[Panurge]

@SuperfuzzOgni tanto bisogna essere un po' drastici, poi posso fare una lunga disquisizione sui motivi per cui si è formata un determinata situazione di dominio, ma alla resa dei conti il cannone che sparava più lontano ha dato un contributo fondamentale al benessere di tutti noi, a prescindere dal modo in cui quel "più lontano" è arrivato e da tutte le ricadute indirette, arte, democrazia, principi. Lo dico da cinico, la cosa non mi toglie il sonno.

[Superfuzz]

17 minuti fa, Panurge ha scritto:

a prescindere dal modo in cui quel "più lontano" è arrivato e da tutte le ricadute indirette, arte, democrazia, principi.

il "prescindere" fa la differenza, ma non solo: arte, democrazie, principi e, aggiungo, tecnologia sono dipese solo in parte, molto in parte, dalla portata dei cannoni.

[Panurge]

@Superfuzz tutto si tiene, poi che la portata dei cannoni sia una conseguenza o meno di determinati fenomeni al cannoneggiato (ad esempio le giunche cinesi durante le guerre dell'oppio) importava poco.

[Savgal]

"Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni" di Jared Diamond propone alcune chiavi di lettura.

Di certo la voce del cannone è da qualche secolo quella più persuasiva.

[ascoltoebasta]

Che poi esistono cannoni di diverso tipo.....

Curioso come alcuni esperti e studiosi già circa 10 anni fà parlarono di intenzioni di pulizia etnica e totale distruzione di Gaza,e di come invece,i più quotati giornalisti propagandai siano riusciti a negare il genocidio,a genocidio in corso.

[otaner]

neanche 48 ore

https://www.rainews.it/maratona/2025/10/gaza-guerra-tregua-liberi-prigionieri-trump-show-israele-sharm-alba-nuovo-medio-oriente-b5c780eb-d2c3-4b20-8f0e-17afb84cd569.html

[ascoltoebasta]

2 ore fa, Savgal ha scritto:

Jared Diamond

Avevo già citato Diamond in altro 3D col libro "Collasso....",sempre molto interessanti e istruttivi i suoi libri.

[Savgal]

 

Perché fallirono gli accordi di Oslo? Dalla stretta di mano Rabin-Arafat alla pace (fragile) di oggi

di Lorenzo Cremonesi

 

I 20 punti di Trump appaiono molto più incerti del progetto di pace di 32 anni fa. Ma oggi Trump è l’unico leader in grado di condizionare Israele e costringerlo a costruire uno Stato palestinese

 

Resta tutta in salita la strada della pace in Medio Oriente. Israele e Hamas non erano presenti al summit ieri in Egitto. E vanno ancora chiariti i dettagli al momento assolutamente generici dei prossimi passi mirati a costruire il futuro dei territori occupati oltre a un'eventuale formula di accordo per la coesistenza tra Israele e i palestinesi, sommata all’eventualità di una pacificazione con l’Iran perorata dallo stesso Trump alla Knesset.

Non è inoltre affatto chiaro come potrà essere riformata l’Autorità palestinese costantemente snobbata dal governo di Benjamin Netanyahu già prima del 7 ottobre 2023, senza dimenticare la scelta di lasciare che Hamas potesse imperare a Gaza proprio con l’obiettivo di indebolire l’autorità di Ramallah, e poi apertamente osteggiata.

In poche parole, la fase due del programma di Trump rischia di impantanarsi subito dopo il suo inizio avviato già ieri sera. Viene automatico ricordare che le prospettive di pace oggi appaiono meno favorevoli di quelle che si presentarono al tempo degli accordi di Oslo 32 anni fa. Con una differenza importante: oggi Trump è l’unico leader in grado di condizionare Israele e costringerlo a costruire uno Stato palestinese. Gran parte del prossimo futuro sarà dunque dettato dalla determinazione di Trump di fare pressione di Netanyahu, anche a costo di arrivare allo scontro diretto.

Per capire le difficoltà odierne è dunque utile ricordare quelle che portarono al flop di Oslo. Terrorismo di Hamas, violenze dei coloni ebrei, l’assassinio di Ytzhak Rabin, crescita degli insediamenti ebraici in quelle stesse terre che avrebbero dovuto essere parte centrale dello Stato palestinese, corruzione e nepotismo nel governo creato da Yasser Arafat e poi continuato da Mahmoud Abbas: come si può subito vedere, esse furono numerose e imputabili in gradi e modi diversi ai due campi opposti.

Il dibattito resta aperto tra storici e commentatori su chi abbia le responsabilità più forti. Quei nodi non furono risolti e oggi appaiono più penalizzanti di prima a sottolineare la necessità di affinare e chiarire nei dettagli il piano di Trump. A tutti gli effetti, i suoi 20 punti appaiono molto più fragili e incerti del progetto di pace di allora.

Fulcro di quelle intese era la volontà di trovare un compromesso sulla base del principio della «pace in cambio della terra», per cui Israele accettava di ritirarsi da gran parte delle regioni occupate nella guerra del 1967 (i confini erano oggetti di controversia, specie per Gerusalemme est) e i palestinesi creavano un loro regime di autogoverno, che alla lunga (i termini avrebbero dovuto essere definiti più tardi) sarebbe diventato uno Stato indipendente. Ma i problemi furono subito gravissimi.

 

Le colonie non smantellate

Arafat negoziava da una posizione di estrema debolezza. L’Intifada, la rivolta palestinese scoppiata nel dicembre 1987 nei territori occupati, l’aveva completamente spiazzato. Inoltre, la sua scelta di sostenere l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein lo aveva isolato nel mondo arabo e privato degli aiuti finanziari. La sua fretta di accettare Oslo era motivata dalla necessità di tornare ad essere il massimo rappresentante dell’universo palestinese. Fu questo il motivo principale per cui non pose come condizione fondamentale il blocco delle colonie e ancora meno il loro smantellamento.

La destra israeliana, pur osteggiata dal governo del premier laburista Ytzhak Rabin, reagì intensificando la presenza ebraica, specie in Cisgiordania. Tra il 1993 e il 2000 il numero dei coloni, esclusa Gerusalemme est che pure è parte delle zone occupate, crebbe da 115.700 e circa 220.000, con uno sviluppo molto aggressivo dei movimenti del radicalismo nazional-religioso che li sosteneva.

 

Il massacro di Hebron

Momento di svolta fu l’uccisione di 29 palestinesi e il ferimento di altri 125 all’interno della moschea-sinagoga nella Grotta dei Patriarchi nel cuore di Hebron da parte del colono Baruch Goldstein. Era il 25 febbraio 1994, Goldtstein era medico nella colonia estremista di Kryat Arba, prese il suo mitra e sparò a freddo contro i musulmani inginocchiati in preghiera, ne seguì lo scontro con i sopravvissuti che lo linciarono a morte.

Le conseguenze furono tragiche. Da allora Hamas lanciò con successo la lunga serie di attentati kamikaze che avrebbero insanguinato le strade di Israele per diversi anni. Va detto che nel 1993 vi erano già stati due Kamikaze, ma dall’aprile 1994, dopo i 40 giorni del lutto musulmano per il massacro di Hebron, il loro numero vide una progressione impressionante con centinaia di morti: nel 1994 gli attentati suicidi furono 5, nel 2001 ben 34 e i numeri sarebbero stati tragici sino al 2005.

Il senso di insicurezza tra gli israeliani condusse rapidamente al diffondersi dello scetticismo nei confronti dell’idea del compromesso territoriale. Gli opposti estremismi si alimentavano a vicenda. Arafat perdeva punti di fronte ad Hamas, mentre la sinistra pacifista israeliana diventava sempre più debole.

 

L'assassinio di Rabin

Ma il colpo più grave volutamente inferto agli accordi di Oslo fu l’assassinio di Ytzhak Rabin la sera del 4 novembre 1995 per mano di Yigal Amir, un ebreo religioso estremista di 25 anni. Per decenni il pubblico israeliano era stato ossessionato dal timore di un grave assassinio politico da parte dei palestinesi e invece il criminale fu un giovane con la kippah legato ai rabbini tra i coloni.

Da allora è sempre più radicata la convinzione che, se si fosse cercato di cancellare le colonie, il Paese sarebbe stato a rischio guerra civile. Non avvenne ai tempi dell’evacuazione di Gaza nel settembre 2005 voluta dall’allora premier «falco» Ariel Sharon, eppure oggi la minaccia è ancora più incombente.

Allora neppure l’assassinio ordito dalla destra riuscì a cambiare gli umori di un’opinione pubblica sempre più nazionalista, religiosa e decisa a non abbandonare i territori occupati. Trent’anni dopo, la morte di Rabin resta una minaccia nel nuovo governo israeliano dovesse cercare di smantellare le colonie.

 

La debolezza dell'Autorità palestinese

Un altro elemento di incertezza fu la corruzione e il nepotismo imperanti nel governo dell’Autonomia palestinese in Cisgiordania e Gaza. Arafat portò dall’estero i suoi 10.000 fedelissimi che l’avevano accompagnato in Giordania, Libano e infine nella gestione della macchina governativa inaugurata a Oslo.

Ben presto la sua popolarità cadde ai minimi storici e l’arrivo di Mahmoud Abbas, dopo la sua morte nel novembre 2004, non fece che peggiorare le cose. La vittoria elettorale di Hamas nel gennaio 2006 fu a tutti gli effetti una plateale bocciatura dell’inefficienza del governo dell’Olp. Il primo ministro palestinese Salam Fayyad provò nel 2013 a pacificare i due movimenti, ma fallì e venne esautorato da Abbas.

Oggi lo scontro interno tra i palestinesi resta acuto, come del resto testimoniano anche gli scontri tra Hamas e tribù locali già in corso a Gaza. La scelta israeliana di non liberare il leader dei gruppi giovanili dell’Olp, Marwan Barghouti, è letta da molti come la prova del rifiuto di riconoscere il desiderio di libertà e indipendenza della controparte.

 

[Gaetanoalberto]

La distruzione attuale dovrebbe essere uno stimolo sufficiente per accantonare le divisioni palestinesi, alimentate peraltro anche da Israele.

La storia ci insegna che non sarà facile, ma anche la cronaca di questi giorni.

La pace ha diversi amici fuori, molti nemici dentro.

Speriamo bene.

[JohnLee]

sembra che i 'nemici' siano già all'opera, non era difficile immaginarlo

 

 

 

speriamo che qualcuno abbia il potere e la volontà di fermare queste 'provocazioni' , perchè guardando alla storia passata ce ne sono state a bizzeffe e hanno praticamente sempre raggiunto lo scopo di far saltare gli accordi.

 

 

 

[CarloCa]

Stamattina IDF ha ucciso con dei droni 5 palestinesi nel quartiere Shejaiya di Gaza City e uno a Khan Yunis. ma è stato un errore dei droni, non avevano caricato l'aggiornamento tregua 2.0

[Gaetanoalberto]

Intanto gli israeliani chiudono parzialmente il valico di Rafah... non hanno restituito i corpi ...

[ascoltoebasta]

Solitamente il fattore principale che porta a rifiutare negoziati e a respingere qualunque accordo o tipo di compromesso è aver la convinzione di riuscire a prevaricare il nemico,non ci resta che sperare che dopo la disintagrazione di Gaza e della vita di civili,bimbi anziani etc,la premiata associazione della violazione dei diritti umani e internazionali,che ha scritto l'accordo,non ci ripensi.

[audio2]

e quand'è che è capitato che non ci hanno ripensato, dritti davanti o di nascosto dietro la schiena.

[Plot]

 

L 'elefante nella stanza:

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"i discorsi della Knesset e di Sharm El-Sheikh di Trump non sono riusciti a menzionare è stato l'elefante nella stanza: la questione palestinese. È ormai un fatto che nessuna pace in Medio Oriente può essere raggiunta senza dare ai palestinesi il diritto di autodeterminazione che consente loro di avere uno stato proprio sotto le risoluzioni delle Nazioni Unite, fondamentalmente ponendo fine all’occupazione israeliana."

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" Nonostante le celebrazioni di lunedì sia in Israele che in Egitto, il presidente degli Stati Uniti ha danzato intorno al principale ostacolo a una pace finale e duratura nella regione: dare ai palestinesi il proprio stato."

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"La domanda è: quanto si è impegnato Trump a portare la pace nella regione? Potrebbe prendere i riconoscimenti dall’evento storico di lunedì e allontanarsi. Oppure, ha la capacità di impegnarsi nel delicato e ingombrante processo di disinnescamento del nocciolo dei conflitti più invadenti della regione: la ricerca palestinese della fine dell’occupazione israeliana."

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" Trump non è mai entrato nei dettagli. I fatti sono che, sotto di lui, gli Stati Uniti non si sono mai riimpegnati nella soluzione dei due Stati."

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" Trump ora possiede la prospettiva della pace in Medio Oriente. Lunedì era la sua giornata più che altro.

Ora deve rispondere alle decine di leader arabi, musulmani e occidentali che sono venuti a Sharm El-Sheikh per lodare i suoi sforzi e le sue audaci dichiarazioni.

Come la sua squadra porterà avanti le cose è la grande domanda."

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Osama Al-Sharif è un giornalista e commentatore politico con sede ad Amman. X: @plato010

[nullo]

sono stati l'unico a vedere le esecuzioni sommarie in tv oggi?

si parla di decine di morti per faide interne ai palestinesi.

[Bentley Boy]

15 minuti fa, nullo ha scritto:

sono stati l'unico a vedere le esecuzioni sommarie in tv oggi?

si parla di decine di morti per faide interne ai palestinesi.

Hanno accennato qualcosa stasera al tg di Rai Tre.

 

Comunque la strategia israeliana mi sembra chiarissima… distruggere Hamas con ogni mezzo, quindi anche tramite palestinesi esasperati e, magari, appositamente armati… 🤔