Questo è un messaggio popolare. coldturkey Inviato Martedì alle 08:30 Questo è un messaggio popolare. Inviato Martedì alle 08:30 Che bella l’intervista di Veltoni ad Ivano Fossati sul Corriere di ieri in cui parla di se stesso, della sua vita, della musica… https://www.corriere.it/cronache/25_ottobre_12/ivano-fossati-intervista-musica-parole-217b1067-6f00-49f7-a889-c066ede05xlk.shtml Ne estraggo giusto un brano , perfettamente rappresentativo del mio pensiero, e credo anche di molti utenti di questo forum “Le parole sono state a loro volta espulse dalla musica contemporanea? «La musica è stata svuotata di contenuti, di senso. Mettere significati profondi nella musica, in fondo, non è difficile. È una questione di sintesi. Quando diventi un po’ esperto, con la sintesi riesci a dire cose abbastanza profonde in tre minuti. Ce la fai, non hai bisogno di scrivere un libro. Oggi prevale la superficialità, non si vuole più nemmeno fare lo sforzo della sintesi, non c’è neanche più lo studio per cercare di dire qualcosa di sensato. Le cose, per essere pubblicate, devono avere una ragione. È addirittura una banalità. Purtroppo io una ragione non la trovo più, in questa massa informe di suoni che esce dai cellulari e che anche i ragazzi consumano distrattamente, più per dovere generazionale che per passione. I successi, tra virgolette, di oggi, durano una settimana. La musica è cambiata, è stata girata una pagina. E’ una cosa che va presa con serenità, con consapevolezza. Non è un problema Forse è quello che pensavano i nostri genitori di fronte ai Beatles o a Jimi Hendrix. O forse no... «La nostra generazione è quella che ha avuto la finestra più lunga di sorprese, di meraviglie. A partire dalla fine degli anni ‘50 con il rock’n’roll, fino ad arrivare al primo decennio del nuovo millennio. La nostra generazione ha fatto tutto quello che poteva e voleva, con la musica. Ancora oggi si ascoltano quelle canzoni che si sono fatte storia e spesso certi ragazzi conoscono meglio la musica di sessant’anni fa che quella di oggi. Non è che il rap sia un male assoluto, anzi... Ci sono cose pregevoli. Però i suoi cascami sono deleteri: oggi si canta dentro all’autotune e hanno tutti la stessa voce metallica, cibernetica. Pensa a quella di Dalla o di Battisti. Erano uniche, riconoscibili tra mille. Ma hai ragione: non possiamo ragionare come i nostri vecchi quando ascoltavano le prime canzoni dei Rolling Stones. Non voglio diventare così, voglio capire. Però capire e comprendere è una cosa, farmela piacere per forza è un’altra». 7 2
loureediano Inviato ieri alle 12:38 Inviato ieri alle 12:38 Sta storia che quella musica non piacesse a nostri genitori mi ha rotto gli zebedei. I miei, babbo del 29 e mamma del 36 e che sono cresciuti con Nilla Pizzi, il Trio Lescano e Claudio Villa, giusto per fare solo 3 nomi, cosa volete che dicessero di Jimi Hendrix o dei Jethro Tull o di Janis Joplin Ma noi che abbiamo ascoltato anche i Talking Heads e i Pretenders e pure i Velvet Underground, che c'entrano col fatto che non la capiamo! Ma se ci siamo pure ascoltati Free Jazz! Il fatto è che la musica contemporanea fa andare di corpo, punto!
daniele_g Inviato ieri alle 12:58 Inviato ieri alle 12:58 @coldturkey ho l'impressione che la differenza generazionale stia più che altro nell'importanza che si dà alla musica; per "noi" (con tutte le limitazioni della generalizzazione che questo pronome si porta dietro) la musica era motivo di vita ed esegesi della vita stessa, una sorta di oracolo da cui traevamo ispirazione e in cui ci sembrava di vedere uno specchio di noi stessi, magicamente creato da persone -gli artisti- che non ci conoscevano eppure sembravano sapere tutto di noi, meglio di noi stessi. per la generazione attuale -stando a quanto posso vedere con mia figlia e i suoi amici- è un piacevole sottofondo, quasi onnipresente, ma che viene visto in modo molto più disincantato. . credo sia significativo quel che vediamo in trasmissioni come XFactor e simili: l'aspetto artistico e di 'ispirazione' è dichiaratamente in secondo o anche terzo piano: non si cerca 'il più bravo', bensì (è lo scopo dichiarato, in questo senso è molto onesto) chi possa vendere di più; e gli si insegna a vestirsi, truccarsi, atteggiarsi in modo ritenuto accattivante per il grande pubblico, e a fare scelte musicali funzionali al successo commerciale anche se lontane dai propri gusti e dalle proprie aspirazioni. a XFactor abbiamo visto più concorrenti entrare cantando Joni Mitchell, gli Smiths o i Talking Heads e all'ultima puntata esibirsi in pop leggero leggero, spesso condito con inserti rap, visti come pressoché necessari. ora, immagino che anche dietro a molti dei 'nostri' mostri o mostriciattoli sacri ci fossero agenti e produttori che contribuivano a creare il personaggio, ma da una parte la cosa era più nascosta, dall'altra resto convinto che in generale ci fosse una maggiore sincerità e reale urgenza espressiva. in questo senso ho usato, più su, il termine 'disincantato': magari lo star system di oggi ci sarà stato anche allora, ma oggi è molto più spudorato. i ragazzi forse saranno più consapevoli, ma è stato tolto il sogno.
dariob Inviato 21 ore fa Inviato 21 ore fa @daniele_g Condivido in toto, soprattutto: 4 ore fa, daniele_g ha scritto: la differenza generazionale stia più che altro nell'importanza che si dà alla musica; per "noi" (con tutte le limitazioni della generalizzazione che questo pronome si porta dietro) la musica era motivo di vita ed esegesi della vita stessa, 4 ore fa, daniele_g ha scritto: mia figlia e i suoi amici- è un piacevole sottofondo, quasi onnipresente,
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