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Melius Club

La musica della mia generazione


coldturkey

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Inviato

Sta storia che quella musica non piacesse a nostri genitori mi ha rotto gli zebedei.

I miei, babbo del 29 e mamma del 36 e che sono cresciuti con Nilla Pizzi, il Trio Lescano e Claudio Villa, giusto per fare solo 3 nomi, cosa volete che dicessero di Jimi Hendrix o dei Jethro Tull o di Janis Joplin

Ma noi che abbiamo ascoltato anche i Talking Heads e i Pretenders e pure i Velvet Underground, che c'entrano col fatto che non la capiamo!

Ma se ci siamo pure ascoltati Free Jazz!

Il fatto è che la musica contemporanea fa andare di corpo, punto!

Inviato

@coldturkey ho l'impressione che la differenza generazionale stia più che altro nell'importanza che si dà alla musica; per "noi" (con tutte le limitazioni della generalizzazione che questo pronome si porta dietro) la musica era motivo di vita ed esegesi della vita stessa, una sorta di oracolo da cui traevamo ispirazione e in cui ci sembrava di vedere uno specchio di noi stessi, magicamente creato da persone -gli artisti- che non ci conoscevano eppure sembravano sapere tutto di noi, meglio di noi stessi.

per la generazione attuale -stando a quanto posso vedere con mia figlia e i suoi amici- è un piacevole sottofondo, quasi onnipresente, ma che viene visto in modo molto più disincantato.

.

credo sia significativo quel che vediamo in trasmissioni come XFactor e simili: l'aspetto artistico e di 'ispirazione' è dichiaratamente in secondo o anche terzo piano: non si cerca 'il più bravo', bensì (è lo scopo dichiarato, in questo senso è molto onesto) chi possa vendere di più; e gli si insegna a vestirsi, truccarsi, atteggiarsi in modo ritenuto accattivante per il grande pubblico, e a fare scelte musicali funzionali al successo commerciale anche se lontane dai propri gusti e dalle proprie aspirazioni. a XFactor abbiamo visto più concorrenti entrare cantando Joni Mitchell, gli Smiths o i Talking Heads e all'ultima puntata esibirsi in pop leggero leggero, spesso condito con inserti rap, visti come pressoché necessari.

ora, immagino che anche dietro a molti dei 'nostri' mostri o mostriciattoli sacri ci fossero agenti e produttori che contribuivano a creare il personaggio, ma da una parte la cosa era più nascosta, dall'altra resto convinto che in generale ci fosse una maggiore sincerità e reale urgenza espressiva.

in questo senso ho usato, più su, il termine 'disincantato': magari lo star system di oggi ci sarà stato anche allora, ma oggi è molto più spudorato. i ragazzi forse saranno più consapevoli, ma è stato tolto il sogno.

  • Melius 1
Inviato

@daniele_g Condivido in toto, soprattutto:

4 ore fa, daniele_g ha scritto:

la differenza generazionale stia più che altro nell'importanza che si dà alla musica; per "noi" (con tutte le limitazioni della generalizzazione che questo pronome si porta dietro) la musica era motivo di vita ed esegesi della vita stessa,

 

4 ore fa, daniele_g ha scritto:

mia figlia e i suoi amici- è un piacevole sottofondo, quasi onnipresente,

 

Inviato
Il 15/10/2025 at 14:38, loureediano ha scritto:

Sta storia che quella musica non piacesse a nostri genitori mi ha rotto gli zebedei.

I miei, babbo del 29 e mamma del 36 e che sono cresciuti con Nilla Pizzi, il Trio Lescano e Claudio Villa, giusto per fare solo 3 nomi, cosa volete che dicessero di Jimi Hendrix o dei Jethro Tull o di Janis Joplin

 

Mia madre era nata nel 1916 ed apprezzava i Beatles , i Pink Floyd , la PFM , Joe Cocker , Simon & Garfunkel che le facevo ascoltare da giovane .

Il suo brano preferito era The Sound of Silence (mi commuove ancora il ricordo ) : altro che Nilla Pizzi .

Forse era un' eccezione .

Inviato

È tutta musica leggera, ma la dobbiamo imparare.

Inviato

Chissà perché ci si ostina a dividere la musica per generazioni. La musica di Chopin era pensata per le nuove generazioni di allora? E quella di Wagner per le nuove generazioni del tempo di Wagner? Una musica che è solo per una o per due generazioni, non deve valere gran che, perché se vale qualcosa si presume che resista alle generazioni. Io sono praticamente certo che fra cento anni ci sarà ancora qualcuno che ascolterà Il Cielo In Una Stanza di Gino Paoli. Il tempo decreterà ciò che merita di essere tramandato e ciò che merita di essere dimenticato, come ha sempre fatto quando si è trattato di espressione artistica. Noi abbiamo la percezione di una musica vecchia e di una musica nuova, perché il nostro cannocchiale non è in grado di guardare abbastanza lontano.

Alberto.
 

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