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No Kings in America


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Inviato
Adesso, audio2 ha scritto:

io non aggiungo niente tanto non ascoltano.

Hai ragione in questi frangenti esce il Don Quijote che è in me :classic_biggrin: e non vado oltre ...

Inviato

@wow

Dopo i libri che ho letto penso che per un numero non piccolo sia appunto la disperazione, posti ai margini della società e privi di prospettive future per sé e i propri figli. Lessi a suo tempo che negli USA una Angela Merkel sarebbe stata considerata un'estremista anche dai democratici.

Che poi molto probabilmente abbiano votato il loro carnefice è altra cosa.

Chi in Italia simpatizza per Trump probabilmente lo fa per le stesse ragioni, si sente ai margini della società e privo di prospettive future per sé e i propri figli.

Inviato

@wowSe hai pazienza leggi la chiusura del libro che ho citato.

Perché il capitalismo fa del male a tanti?

 

Abbiamo documentato disperazione e angoscia, la morte per suicidio, overdose di farmaci e alcolismo, nonché il dolore, la riduzione dell’attaccamento al lavoro, il calo dei salari e i fallimenti nella vita familiare. La piaga che è discesa sui bianchi meno istruiti negli ultimi tre decenni aveva già colpito gli afroamericani cinquant'anni fa. Mentre le divisioni razziali si stanno riducendo in molti ambiti, le divisioni di classe si stanno ampliando, quanto meno in termini di livelli d’istruzione.

In quest’ultima parte del libro cerchiamo di raccontare perché tutto ciò è successo e cosa si potrebbe fare al riguardo. Cosa ha sgretolato le fondamenta della vita della classe operaia?

Questa parte del libro è l’unica che abbia un’introduzione. Le altre tre riguardano per lo più ciò che è successo, mentre questa parte racconta perché è successo, e il perché è sempre più complicato del cosa. I primi tre capitoli che seguono raccontano vicende che illustrano ciò che sta accadendo nel mercato del lavoro agli americani meno istruiti, perché il valore reale di quanto guadagnano è diminuito, per via di salari più bassi o prezzi più alti o entrambe le cose, e perché sono peggiorate le condizioni di lavoro. Molte forze diverse stanno minando la vita lavorativa delle persone meno istruite, ma tutte conducono alle conseguenze per il matrimonio e per la comunità che abbiamo già documentato e che, in definitiva, sono la precondizione dell'aumento delle morti per disperazione.

La nostra prima storia è tipicamente americana: è una caratteristica del capitalismo americano quella di tradire ampia parte della popolazione. Ci sono stati aumenti delle morti per disperazione in alcuni altri paesi ricchi, ma laddove se ne verificano, i numeri impallidiscono al cospetto di quelli statunitensi. Dovremmo forse intitolare il nostro libro Morti per disperazione e il futuro del capitalismo americano?

C'è poi una seconda storia che racconta che le colpe del capitalismo contemporaneo sono diffuse e che l'America è semplicemente la capofila di un disastro più generale che sta già mettendo radici altrove e che si diffonderà ulteriormente in futuro.

Sospettiamo che la verità sia una miscela delle due storie, che caratteristiche specifiche del sistema americano esasperino e catalizzino la catastrofe, tanto che, se anche gli Stati Uniti sono davvero all’avanguardia, ed altri paesi li seguiranno, è improbabile che questi ultimi verranno colpiti in modo altrettanto grave.

Sono numerose e rilevanti le peculiarità degli Stati Uniti che distinguono questo paese da ogni altro. E peculiare la sua storia razziale: l’ombra della schiavitù e del razzismo incombe tuttora sulla vita americana. Come abbiamo visto nell’undicesimo capitolo, i miglioramenti realizzati dagli afroamericani non sono stati percepiti come una cosa del tutto positiva da molti bianchi. Un altro importante aspetto sono le tutele sociali; altri paesi ricchi dispongono di reti di sicurezza più estese degli Stati Uniti e organizzate in modo diverso, dipendendo più dal settore pubblico che da quello privato. La stessa politica americana è diversa, dipendente com’è dagli ingenti finanziamenti delle campagne elettorali e dal lobbismo.

Eppure il nostro principale sospettato non è nessuno di questi elementi, quanto piuttosto il sistema sanitario americano, che sarà l’argomento del tredicesimo capitolo.

Qui si nasconde un paradosso. L'America spende per l’assistenza sanitaria più di qualsiasi altra nazione e vanta alcuni dei migliori ospedali e medici del mondo; i pazienti vengono da ogni parte del mondo per farsi curare negli ospedali americani. Com'è possibile quindi che l’aspettativa di vita alla nascita in America sia diminuita per tre anni consecutivi, cosa che non è accaduta in altri paesi e che qui non succedeva dalla grande pandemia influenzale di un secolo fa? La verità è che tutti questi orrori stanno accadendo non a dispetto del sistema sanitario americano ma a causa di esso, come argomenteremo nel prossimo capitolo. Non parleremo di scarsa qualità dell’assistenza sanitaria né del fatto che non sia offerta a tutti, benché molto si possa dire su ambo i fronti; i decessi per oppioidi da prescrizione sono stati provocati dal sistema sanitario e anche dopo l’introduzione dell’Obamacare 22 milioni di americani rimangono privi di un'assicurazione sanitaria!. Ma un problema assai peggiore è il suo enorme costo.

Le somme enormi che vengono spese per l’assistenza sanitaria sono un peso insostenibile per l'economia, deprimono i salari, riducono il numero di buoni posti di lavoro, sottraggono risorse all'istruzione, alle infrastrutture e alla fornitura di beni e servizi pubblici che sono (o potrebbero essere) erogati dai governi federali e statali. L'esistenza delle classi lavoratrici è certamente minacciata dall’automazione e dalla globalizzazione, ma i costi del sistema sanitario stanno provocando e al contempo accelerando il declino.

Il costo dell’assistenza sanitaria è paragonabile a un tributo che gli americani devono pagare a una potenza straniera? Un’analogia è nelle riparazioni che la Germania fu costretta a pagare dopo la prima guerra mondiale. John Maynard Keynes scrisse un famoso libro in cui preconizzava il disastro che sarebbe stato provocato da quei debiti’. Benché oggi gli storici si interroghino su quanto si sia effettivamente pagato e sugli effetti delle riparazioni di guerra sulla caduta della Repubblica di Weimar e sull’ascesa di Hitler, è chiaro che esse dominarono per molti anni le relazioni internazionali europee. Tuttavia, la quota di reddito nazionale che la Germania pagò negli anni ’20 era sostanzialmente inferiore alla quota di reddito americano che viene inutilmente spesa oggi per l’assistenza sanitaria’.

Anche qualora il sistema sanitario fosse efficace in termini di salute — cosa che non è — il suo costo rimarrebbe tuttavia gravoso per l’economia, in particolare per quella parte che provvede agli americani meno istruiti. Warren Buffett paragonò gli effetti dei costi sanitari sulle attività americane a quelli di una tenia; noi li consideriamo come un cancro che ha metastatizzato nell’intera economia, privando quest’ultima della capacità di fornire ciò di cui gli americani hanno bisogno.

Siamo dell’avviso che la débacle del sistema sanitario sia tra le cause della decadenza e della disperazione, ma non certo l’unica. Altre spiegazioni richiamano il modo in cui funziona il capitalismo moderno, sempre più sbilanciato a sfavore del lavoro meno qualificato e a favore di una minoranza istruita.

Un argomento chiave è che le imprese hanno accumulato un potere di mercato sempre più utilizzato a danno di lavoratori e consumatori. Molte di queste pratiche sono vietate dalla legge antitrust e molti ritengono che queste leggi non vengano applicate con il giusto rigore. Inoltre, un tempo i sindacati erano un contropotere capace di opporsi alla forza del capitale e di proteggere i salari e le condizioni di lavoro dei loro associati, mentre oggi si sono fortemente indeboliti, in particolare nel settore privato. A causa poi del forte processo di concentrazione verificatosi nell'economia, il mondo imprenditoriale americano è meno competitivo di un tempo e le imprese hanno acquisito il potere di comprimere artificiosamente i salari dei loro dipendenti e di aumentare allo stesso modo i prezzi dei beni che producono; queste azioni ridistribuiscono il reddito reale dei lavoratori e dei consumatori a tutto vantaggio di dirigenti e detentori di capitali. Questa redistribuzione verso l’alto non si verificherebbe in un libero mercato con leggi antitrust ben applicate, e in cui il governo non favorisse interessi particolari e clientele politiche.

Le tesi al riguardo suscitano controversie tra gli economisti di professione e i politici. Da un lato si afferma che le grandi imprese moderne sono monopoli che hanno inaugurato una nuova età dorata che riduce in miseria consumatori e lavoratori.

Dall’altro lato si afferma che le grandi imprese sono di enorme beneficio per tutti perché portano prezzi bassi e meravigliose innovazioni. Le critiche al capitalismo non sono prerogative degli Stati Uniti, sebbene le politiche che lo regolano siano diverse da quelle applicate in Europa. È anche possibile che gli aspetti positivi come quelli negativi siano più sviluppati negli Stati Uniti che altrove, il che porterebbe acqua al mulino dell’argomento secondo cui ciò che documentiamo per gli Stati Uniti non è che un’anticipazione di eventi che si produrranno anche altrove.

Non possiamo risolvere qui questi problemi perché la ricerca è ben lungi dall'essere completa. Cerchiamo piuttosto di fornire un resoconto equilibrato nel quindicesimo capitolo, se non altro per identificare quegli aspetti del capitalismo moderno che stanno probabilmente minando la vita degli americani meno istruiti.

Gli argomenti dei prossimi tre capitoli si applicano a tutti gli americani, non solo ai bianchi non ispanici. Tuttavia, come abbiamo visto nel quinto capitolo, le morti per disperazione sono avvenute principalmente tra i bianchi, almeno fino a quando, dopo il 2012, il fentanil non ha cominciato a flagellare le comunità nere.

La nostra tesi è che le morti per disperazione non sarebbero avvenute tra i bianchi, o non in maniera tanto grave, senza la distruzione della classe lavoratrice bianca, la quale, a sua volta, non si sarebbe verificata senza il fallimento del sistema sanitario e gli altri problemi odierni del capitalismo, in particolare la persistente redistribuzione verso l’alto attraverso la manipolazione dei mercati. Abbiamo visto nel quinto capitolo che gli afroamericani non sono sfuggiti alla crisi, ma ne hanno sperimentato per primi una propria versione, trent'anni prima. Durante quel precedente episodio di disperazione, di perdita di lavoro e di distruzione di famiglie e comunità, gran parte delle cause sono state ricondotte alle peculiarità della cultura nera. Ora questo episodio sembra affermare qualcosa di diverso, cioè che se un gruppo viene trattato abbastanza male per un tempo sufficientemente lungo, finirà per subire un crollo sociale di qualche tipo.

Gli afroamericani, a lungo il gruppo meno favorito, sono stati i primi a soffrirne, ma i bianchi meno istruiti li hanno subito seguiti. Non è assurdo immaginare che tali perturbazioni si possano propagare in seguito tra le fasce più istruite.

La riduzione del pregiudizio razziale nei confronti dei neri e la crescita graduale delle opportunità a loro disposizione hanno prodotto forze di compensazione tali, nel caso dei neri, da contrastare le pressioni negative che devono affrontare tutti i lavoratori. Abbiamo visto che negli ultimi vent'anni gli afroamericani hanno registrato alcuni miglioramenti assoluti, e non solo relativamente ai bianchi. I tassi di mortalità dei neri sono rapidamente diminuiti, almeno fino al 2014. La percentuale di neri con laurea è aumentata dal 16% nella coorte di nascita del 1945 al 25% nella coorte di nascita del 1985.

Quando prendiamo in considerazione l’istruzione, i neri se la cavano altrettanto bene o meglio dei bianchi su tutta una serie di indicatori di soddisfazione e di risultato. Tuttavia, nella storia economica degli ultimi decenni non c’è nulla che possa suggerire un miglioramento sistematico dei risultati materiali dei neri rispetto ai bianchi. Il miglioramento relativo degli afroamericani deve provenire da qualche altra parte. Forse la ragione più ovvia è che le vite dei neri sono migliorate in termini non materiali. La discriminazione è tutt’altro che cessata, ma è meno grave e pervasiva di quanto non fosse in passato, e non gode più di un consenso sociale. Un eccellente indicatore di rispetto è l’accettabilità dei matrimoni misti, un tempo tabù e ora considerati normali. Secondo Gallup, l’87% degli americani intervistati nel 2013 approva i matrimoni misti; nel 1958, erano solo il 4%. Era ancora appena il 29% nel 1973, e ancora inferiore ai due terzi nel 2000. Uno dei rilevatori di Gallup, Frank Newport, lo definisce «uno dei più grandi cambiamenti dell’opinione pubblica nella storia di Gallup»”.

Ci sono stati molti politici neri di successo e, soprattutto, c’è stato un presidente nero degli Stati Uniti. Le differenze tra bianchi e neri, un tempo prevalentemente legate al colore della pelle e al razzismo, ora hanno più a che fare con l’istruzione e le capacità.

Per i bianchi si potrebbe sostenere che lo stesso processo funziona all’inverso con la perdita dei privilegi dovuti alla segregazione razziale. Il sociologo Andrew Cherlin scrive che i bianchi «non hanno preso coscienza della propria condizione che quando i vantaggi della pelle bianca sono stati indeboliti dalla legislazione introdotta negli ultimi decenni del XX secolo. Ancora a quella data, il vecchio sistema basato sul colore della pelle era in vigore da così tanto tempo da risultare invisibile, e le nuove leggi sulle pari opportunità sono apparse ai lavoratori bianchi meno come la rimozione del privilegio razziale che come l’imposizione della discriminazione inversa»*.

L'economista Ilyana Kuziemko e collaboratori nei loro esperimenti hanno rilevato che gli individui odiano essere all’ultimo posto, indipendentemente dalle proprie condizioni materiali, e resisteranno ai cambiamenti che migliorano le sorti di coloro che si trovano più in basso se, di conseguenza, quel gruppo inferiore minaccia di superarli?

Un'ultima osservazione su quello che pensiamo del perché. Quando pensiamo alle cause lo facciamo più nello spirito degli storici e dei sociologi, che è assai diverso dal modo in cui molti economisti concepiscono oggigiorno la causalità. Alcuni economisti sostengono ormai l’idea che sia necessario un esperimento controllato per dimostrare la causalità, o almeno una circostanza storica che collochi persone altrimenti identiche in gruppi esposti in modo diverso a un dato evento. Tali tecniche hanno la loro utilità, ma qui sono poco utili a descrivere una disgregazione in lenta evoluzione e su ampia scala che coinvolge un insieme di forze storicamente contingenti, molte delle quali in reciproca interazione. Alcuni intransigenti studiosi di scienze sociali affermano che tutto ciò che viene appreso in tali circostanze è illusorio! Noi siamo fondamentalmente in disaccordo. I nostri lettori dovranno decidere se le nostre spiegazioni sono convincenti senza il beneficio di esperimenti controllati o strumenti analoghi.

 

  • Melius 1
Inviato

@wow

Rispetto la tua posizione (ci mancherebbe altro) segnalo che esiste una impossibilità di comunicare evidente tra di noi è come se uno parlasse tedesco e l'altro latino, scusa per il disturbo, cercherò di evitare di ripetere con te questi argomenti

Peace and love

Inviato

@Savgal Sabino, grazie della citazione.

Inquietante.  

Anzi, ti dico che ho messo questo saggio nella mia wishlist e lo leggerò quanto prima.

L'irrazionalità dell'elettore stocastico medio di Trump consiste nel pensare che si possano contemperare gli interessi sociali ed economici dei fascio-tecnocrati e, a discendere, di tutta una serie di turbo-capitalisti sregolati, con quelli dei ceti meno garantiti.

Per intenderci, sono un convinto assertore di un capitalismo ben temperato.  

Inviato
11 minuti fa, indifd ha scritto:

cercherò di evitare di ripetere con te questi argomenti

Fernando, a me fa piacere confrontarmi con te su questi argomenti.

Non la pensiamo allo stesso modo per fortuna o per sfortuna.

Io non riesco a capire per quale motivo tendenze irrazionali diventerebbero ineluttabili se non si cerca di comprenderle per poi emularle.  

Inviato
22 minuti fa, wow ha scritto:

Io non riesco a capire per quale motivo tendenze irrazionali diventerebbero ineluttabili se non si cerca di comprenderle per poi emularle.  

Contravvengo a quanto dichiarato prima dato che hai scritto che non ti disturbo.

Fatta la doverosa premessa, ti cito un libro che dovrebbe essere presente nelle biblioteche di chi opera o aspira di operare in ambiti competitivi dove uno vince e l'altro perde e continuando con le citazioni da bar già da 2.000 anni qualcuno segnalava: Vae Victis :classic_sad:, il libro che ha oltre 2.500 anni ripeto oltre 2.500 anni si chiama "L'arte della guerra:classic_biggrin:

Ovvero il consiglio che non verrà compreso (temo quindi pirla io :classic_biggrin:) riguarda:

a) nessuno chiede di sposare le tesi, valori e obiettivi dei tuoi avversari politici

b) dovrebbe essere evidente che le competizioni elettorali democratiche sono competizioni dove uno vince e uno/più perdono

c) sono utili valutazioni legittime tue NB come "tendenze irrazionali" o altro a comprendere/conoscere il tuo avversario politico? Non mi sembra, utile è quello che aiuta a comprendere il tuo avversario se solo lo schifi e non lo comprendi non sei nelle migliori condizioni per sfruttare i suoi punti deboli e per ridurre i suoi punti di forza e viceversa in base al tuo avversario valutare quali sono i tuoi punti deboli e di forza

Siamo all'ABC IMHO, ma evidentemente sono io quello strano/anomalo che comprende benissimo quali sono i punti di forza e di debolezza dei due fronti politici in occidente e non mi stupisco anzi dei risultati degli ultimi anni in USA/Italia per ora e tra poco probabilmente anche in Germania/Francia/UK ecc.

N.B. se trovi qualche cosa di utile per vincere le elezioni in certe pubblicazioni segnalate che non cito per non infrangere la mia regola di rispetto nei forum pubblici:classic_biggrin:: fammi un fischio e citami passaggi veramente utili che magari cambio idea sui trattati di sociologia :classic_biggrin:

 

Inviato

P.S. Sociologia e Arte della Guerra sono due mondi che non comunicano e infatti si vedono i risultati :classic_biggrin:

Inviato
30 minuti fa, wow ha scritto:

tendenze irrazionali

ma perchè irrazionali

non erano contenti, si prova altro

in più gli illuminati ti prendono per il cūlus perchè sei brutto, sporco e cattivo così ti girano

talmente che ti fai andare bene pure pol pot 

Inviato
2 minuti fa, audio2 ha scritto:

ma perchè irrazionali

non erano contenti, si prova altro

in più gli illuminati ti prendono per il cūlus perchè sei brutto, sporco e cattivo così ti girano

talmente che ti fai andare bene pure pol pot 

Tu sei avvantaggiato nella comprensione di questi aspetti (come me) per i seguenti motivi:

a) curriculum scolastico: è certificato che fare le elementari serali aiuta e leggere testi di sociologia inibisce la capacità di comprendere questi fenomeni :classic_biggrin:

b) sei avvantaggiato come me perché siamo due paesan freak :classic_biggrin: quindi più vicini ai buzzurri MAGA

c) sei avvantaggiato in quanto i migliori/illuminati italiani (anche alcuni presenti in questo forum) ti hanno sempre classificato come inferiore esattamente come negli USA le élite progressiste delle due coste considerano i redneck/hillbilly e similia dei subumani, unica categoria esente dal politically correct e dalle protezioni wokiste per cui non solo si possono, ma si devono offendere con i peggiori epiteti

d) pur partendo da posizioni progressiste da giovane sei arrivato alla conclusione che con questa sinistra nessuna speranza

e) last but not least (elementari serali e corsi per corrispondenza per l'inglese :classic_biggrin:) siamo tutti e due: bianchi, maschi e non appartenenti a nessuna minoranza protetta dal wokismo :classic_laugh:

Con questa ultima partirà una valanga di ******* :classic_biggrin:

  • Melius 1
Inviato

ma la necessità di inondare di faccine di sta minchi@ i post in cosa risiede?

ma quanti anni avete? non vi vergognate?

 

  • Melius 1
Inviato

indifd, si ma infatti. non riesco a capire cosa ci sia di così difficile da comprendere.

in più e parlo di noi, l' italia è sempre stato un paese conservatore, qualsiasi

cosa voglia dire conservatore al giorno d'oggi, ergo se vuoi vincere devi fare

politiche moderate e di centro isolando le estreme, poi dentro li se le cose vanno

bene ci puoi anche piazzare un paio di bubbolate di sinistra che i voti dei descamisados

comunque ti servono, che tanto poi non se ne accorge nessuno specialmente se l' economia

gira, con gli abbienti avveduti che dicono però vedi i sinistri che bravi che sono. chiaramente

sono fantasie teoriche, era solo per dire.

Inviato
13 minuti fa, indifd ha scritto:

wokiste

 

Penso che tu lo abbia scritto circa 1000 volte.  

Come è possibile che in un momento così delicato,  con problemi e rischi giganteschi, l'erosione della democrazia, siano ristrette minoranze ad attirare questa morbosa attenzione?

Inviato
9 minuti fa, audio2 ha scritto:

non riesco a capire cosa ci sia di così difficile da comprendere.

Se rispondo in totale sincerità mi bannano a vita :classic_biggrin: (giustamente dal punto di vista di chi ha il potere di farlo :classic_laugh:)

Mi sbilancio su un paio di aspetti (con forte rischio mio che sono pirla a scrivere certe cose :classic_laugh:):

a) ma non dovevano essere i migliori (io e te siamo nei peggiori :classic_laugh:) quelli con maggiori strumenti cognitivi e capacità di pensiero analitico lento e andante ma non troppo? Mi sorgono dei dubbi :classic_laugh:

b) pare il mondo al rovescio i subumani comprendono gli eletti no, ma forse è solo bias e nostre allucinazioni, noi non possiamo comprendere questi aspetti complessi, non ne abbiamo le capacità, gli strumenti, le conoscenze e le letture necessarie :classic_biggrin:

Inviato

penso ai corsi e ricorsi storici. cose così ne sono già capitate, incapacità di incidere sui processi reali

quindi ci si concentra appunto sugli aspetti minoritari e come va va, tanto all' opposizione si sta bene

uguale o forse pure meglio.

Inviato
12 minuti fa, briandinazareth ha scritto:

siano ristrette minoranze ad attirare questa morbosa attenzione?

Non solo le ristrette minoranze ad attirare la mia attenzione, ma il wokismo ovvero IMHO a spanne circa il 20/30% delle ragioni del successo dei peggiori ovvero delle due:

a) o da una parte si arriva alla conclusione: le minoranze vanno rispettate e non discriminate, ma il wokismo è stato una cagat* pazzesca (direbbe Fantozzi, scusa ma ho questi riferimenti culturali :classic_biggrin:)

b) o si continua legittimamente con il wokismo (libera scelta politica sempre legittima NB) e poi non piangere se arriva Trump/Orban/Meloni

Inviato

Vedo moltissima fuffa, con la scusa che sarebbero censurati diversi qui dentro non espongono la minima chiarezza sufficiente per poter avere una discussione dotata di senso. 

 

È tutto un "non capite" ma si nascondono dietro quattro parole d'ordine sempre uguali. 

 

Aggiungendo quel po' di classico vittimismo. 

 

Ma cosa costa parlare apertamente e chiaramente?


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