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Rampini contro il cambiamento climatico


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Roberto M
1 minuto fa, mozarteum ha scritto:

Ok. Aspettiamo allora, sospendiamo il giudizio

Esatto. 
E’ quello che ho tentato (invano) di sostenere.

La stessa versione di Nature e degli stessi ricercatori colti in fallo NON attribuiscono l’errore “solo” “inaccuratezze nei dati economici dell’ Uzbekistan”  ma anche (e soprattutto “da questioni metodologiche legate all’incertezza statistica”.

Cioe’ errore nel metodo, nella statistica, nella matematica. 
Come dire, 2+2=5

Donde la tesi di Rampini non è né bislacca né trumpista-negazionista.

In quanto il dubbio se i ricercatori siano somari o se loro e la rivista in questione (che tral’altro ha ritirato l’articolo colpevolmente solo dopo un anno dalla scoperta degli errori) siano stati mossi da ideologia appare fondato.

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Roberto M
4 minuti fa, appecundria ha scritto:

Queste cose, in questi termini, chi le dice? Oltre a Rampini, si intende.

Gli stessi autori e la stessa rivista che ha ritirato lo studio (con colpevole ritardo, un anno).

Nella parte in cui attribuisce gli errori non solo ai dati sbagliati dell’uzbekistan, ma anche, testualmente “a questioni metodologiche legate all’incertezza statistica”.

Che, tradotto, significa metodo scientifico sbagliato.

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sandinista

ma, rampini, qualche giorno fa non era portato a simbolo dell'informazione indipendente e sicura in quanto attentato (poco)?

 

cosa è cambiato per avere questa acredine nei suoi confronti?

 

Non dovrebbe restare una fonte pura di informazioni? e sennò spiegare perchè

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claravox
2 minuti fa, sandinista ha scritto:

ma, rampini, qualche giorno fa non era portato a simbolo dell'informazione indipendente e sicura

Qui impera la memoria corta! 
La stessa testata, il Corsera, da autorevole è diventata un giornale da boomer acchiappa click!

Corto circuito!

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mozarteum

Pero’ l’autorevolezza non e’ data dal contenitore. La tesi di Rampini e’ che il ritiro della rivista denota l’inattendibilita’ della ricerca scientifica su cui si e’ imbastito- a suo dire ideologicamente - il green deal.

Mi pare che vi siano molti salti logici nel ragionamento.

Quello che in Rampini e’ rimasto, dal tempo in cui era di sx, e’ una certa vischiosita’ di ragionamento (disinvoltura di inferenze ad esempio, pro domo) essa si di matrice ideologica.

Bretella colorata non mente

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18 ore fa, releone71 ha scritto:

Rampini è pro americanismo. Stop. Nonostante si professi più vicino ai Dem, oggi c'è Trump che detta l'agenda. Metti che un giorno non possa più raccontare di scrivere "qui nella mia città, New York".

 

Da persona che ha vissuto, studiato e lavorato negli USA per oltre 10 anni e che prima di Trump ci tornava molto spesso per lavoro, devo dire che Rampini è quello che descrive con maggiore accuratezza quello che sta accadendo negli USA, a differenza di alcuni "americanisti" che neanche sanno bene l'inglese.  Confermo che non conosce Bruckner (come la gran parte degli statunitensi peraltro). 

  • Melius 2
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briandinazareth
13 minuti fa, robem ha scritto:

Rampini è quello che descrive con maggiore accuratezza quello che sta accadendo negli USA

 

diciamo che lo descrive in un modo che ti trova concorde, anche perché propone moilta poca cronaca e quasi mai fatti, in compenso molte opinioni. 

ma comunque l'argomento è altro, ovvero una cialtronata disinformata per sostenere un'opinione non scientifica. 

 

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@mozarteum

3 ore fa, mozarteum ha scritto:

Pero’ le ragioni del ritiro della pubblicazione sono la scoperta d’un errore di dati relativi ad una nazione. Resta la correttezza degli altri.

Non c’e’ dunque dolo o manipolazione, ma solo un ritiro per correggere i dati,  che fa onore alla

serieta’ del ritirante (nessuno se ne sarebbe accorto fuori dall’uzebekistan). 
Non mi pare che sia il caso di farne un caso

È quello che stiamo provando a dire in tanti, ma si continuano a sostenere ipotesi di complotto per mettere in ginocchio l'umanità intera.  Contemporaneamente si sostiene che gli scienziati siano portatori di "ideologie". Per completare il circuito complottista, mancherebbe solo l'individuazione dei soggetti beneficiari di tali ideologie ma credo che ci arriveremo prima della pagina 12 del thread. Così il sistema di indicizzazione di Google ci farà salire molto nella graduatoria dei siti dove si parla di complotti et similia.

Ciao

D.

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aldofranci
17 minuti fa, damiano ha scritto:

Per completare il circuito complottista, mancherebbe solo l'individuazione dei soggetti beneficiari di tali ideologie

Na vorta era Soros (e infatti lo ripeteva come Belzebu'), ora si sarà ritirato a piantare cocomeri perché non si è sentito più.

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1 ora fa, Martin ha scritto:

Non ho capito se lo studio è stato ritirato dalla direzione o dagli autori e se questi siamo stati "colti in fallo" da qualcuno o abbiano revisionato autonomamente alcuni dati.

Ritirato dagli autori in seguito a critiche e annotazioni sollevati dalla comunità scientifica.

La storia si può seguire nella discussione post pubblicazione sul sito dell'articolo:

https://www.nature.com/articles/s41586-024-07219-0

Qui invece la risposta degli autori: https://zenodo.org/records/16835838

 

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1 ora fa, damiano ha scritto:

Contemporaneamente si sostiene che gli scienziati siano portatori di "ideologie".

Non tutti.

Alcuni.

E’ umano, ci sono anche gli scienziati no-vax, gli scienziati per Gaza, figuriamoci se non ci sono anche gli scienziati ecologisti.

E’ umano, e anche gli scienziati sono essere umani e come tali non impermeabili all’ideologia.

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4 ore fa, Roberto M ha scritto:

con colpevole ritardo, un anno

Certo, avrebbero dovuto ritirarlo prima ancora che qualcuno sollevasse dubbi, usando la preveggenza o gli aruspici. Che scandalo!

E poi tu che ne sai di pubblicazioni scientifiche per sentenziare che si tratta di un colpevole ritardo? Hai mai pubblicato qualcosa? Conosci le tempistiche? Sulla base di cosa lo stabilisci? Sempre a proposito di ideologia...

.

4 ore fa, Roberto M ha scritto:

ma anche, testualmente “a questioni metodologiche legate all’incertezza statistica”.

Che, tradotto, significa metodo scientifico sbagliato.

È arivato Gauss. Ma vattenne va'.

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Considerata la delicatezza del tema, ho chiesto a DeepSeek un contributo di riflessione sulle possibili interferenze ( economica, politica, ideologica, ecc.) che possono talvolta interessare anche l’ambito della ricerca scientifica

...

Il rapporto tra ricerca scientifica, influenze ideologiche ed economiche è complesso e multiforme.

 

Le principali forme di ingerenza e i loro effetti:

1. Finanziamento selettivo:
   · Ricerche con potenziale applicativo e commerciale (es. farmaceutico, tech) attirano più fondi privati e pubblici rispetto alla scienza di base o a temi "scomodi" (es. cambiamento climatico, impatto ambientale).
   · Questo può distorcere le priorità di ricerca, lasciando aree cruciali sottosviluppate.
2. Politicizzazione della scienza:
   · Temi come salute pubblica (pandemie), clima, energia, genetica diventano campi di battaglia ideologici.
   · I dati scientifici vengono a volte selettivamente citati o negati per supportare agende politiche o economiche (es. lobbismo sui combustibili fossili).
3. Pubblicazioni e "caccia alla citazione":
   · Il sistema accademico premia la quantità e l'impatto immediato, favorendo ricerche "di tendenza" o con risultati eclatanti, a volte a scapito del rigore o di replicabilità.
   · Le riviste prediligono risultati positivi o innovativi, creando un "file drawer effect" (studi nulli non pubblicati).
4. Conflitti di interesse:
   · Sponsorizzazioni da parte di aziende in studi clinici, alimentari o ambientali possono (anche inconsciamente) influenzare disegni sperimentali o interpretazioni.

Meccanismi di difesa della comunità scientifica:

· Revisione paritaria (sebbene imperfetta)
· Riproducibilità e open science
· Dichiarazioni di conflitto d'interesse
· Scienza post-normale: riconoscere che in temi ad alta posta e incertezza, il dialogo con la società è parte integrante del processo

La posizione di molti scienziati: La scienza aspira all'oggettività,ma è un'attività umana condotta in contesti sociali, politici ed economici. L'ideale è:

1. Riconoscere queste influenze anziché negarle
2. Creare sistemi trasparenti che ne limitino l'impatto distortivo
3. Difendere l'autonomia della ricerca di base e il valore della conoscenza per il bene comune

Casi emblematici:

· Climatologia: negazionismo finanziato da interessi fossili
· Tabacco: decenni di scienza "commissionata" per negare danni
· Farmaceutica: pubblicazione selettiva di trial clinici favorevoli

La sfida è bilanciare: la scienza non vive in una torre d'avorio, ma la sua credibilità dipende dalla capacità di mantenere integrità metodologica anche sotto pressioni esterne.

 

 

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