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Commissariare la Sicilia, espropriarne le istituzioni e azzerarne la classe politica?


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Inviato
33 minuti fa, wow ha scritto:

La cosa è spiegata in Zero al Sud di M. Esposito che ti consiglio di leggere così puoi parlarne a ragion veduta.   

Lo farò alla prima occasione, promesso.

Resta il fatto che se esistono dei bandi rivolti alle regioni (o agli enti locali) finanziati con millemila milioni di euro e la Bassa Slesia (regione polacca citata a caso, ma neanche tanto) accede al 90% di  quelli europei presentando progetti meritevoli,  mentre la Sicilia sbaglia 31 progetti su 31 e non becca un centesimo nè dall'italia nè dall'europa capisc'ammè che qualcuno dovrebbe imparare il proprio mestiere prima di lamentarsi con lo stato che lo deve aiutare...

Se in Sicilia non sono in grado di redarre un progetto per un bando italiano, figuriamoci cosa combinano in caso di bando europeo.

 

Cito dall'articolo linkato sopra:

 

Quella siciliana è l'unica regione che si è vista rispedire tutti i piani per ottimizzare l'irrigazione dei campi agricoli. Musumeci ne fa una questione territoriale: "Favorito il Nord". Eppure la Calabria ha avuto 20 approvazioni. Tantissimi buchi su 23 criteri stringenti, costruiti in accordo con le Regioni e su cui il ministero dell'Agricoltura aveva creato un help desk. 

 

Ecco, allora Musumeci si strappa  le vesti e percuotendosi il petto urla "favorito il nord!!!". Poi qualcuno gli fa notare che è solo una questione di analfabetismo istituzionale siciliano, considerato che i calabresi si sono visti approvare i progetti (evidentemente redatti in maniera corretta ed esaustiva).

Credo sia sufficiente.

Inviato

Quindi la spesa storica andava bene per la sanità ma non per gli asili.

Inviato
9 minuti fa, Velvet ha scritto:

mentre la Sicilia sbaglia 31 progetti su 31

a voler pensare male si potrebbe anche capire che lo stanno facendo apposta

Inviato
Adesso, audio2 ha scritto:

a voler pensare male si potrebbe anche capire che lo stanno facendo apposta

E credi che sarebbero riusciti a sbagliarli tutti?  Sarebbero dei geni del male, impossibile.

 

Inviato

Riporto dallo stesso articolo:

E c’è un’altra questione su cui riflettere: “Alcuni consorzi e alcuni enti che sono vigilati dalle Regioni non hanno avuto la capacità tecnica di presentare i progetti. Potremo aiutarli con le risorse nazionali”.

 

Non hanno avuto la capacitá tecnica? EH?

Inviato

A leggere quanto riportato dai giornali, i progetti siciliani più che sbagliati sarebbero incompleti, non sono stati indicati parametri essenziali.  

Inviato

@Velvet @eccheqqua per questo che dico che lo fanno apposta. come altrimenti.

c'erano delle interessanti parole di tomasi di lampedusa, che siculo fu, quindi ne capiva.

ora esco, dopo se le trovo le posto.

Inviato

@Martin Nel merito si parla di impianti di irrigazione, tendo piú a credere che questi i dati non li abbiano proprio e quindi avranno pensato "Bah, mandiamoli cosí intanto, poi si fa sempre in tempo a inoltrarli dopo, se no perdiamo il tram".

Ricordo un servizio in tv su un piccolo comune siciliano dove un tizio edificó una casa appoggiata sulle mura storiche della cittá. Disse candido candido che era la casa per il figlio. Naturalmente completamente abusiva. Gliela stavano buttando giú le autoritá, ma non credo che l'abbia messa su in una notte. 🙈

Inviato
1 minuto fa, eccheqqua ha scritto:

Nel merito si parla di impianti di irrigazione, tendo piú a credere che questi i dati non li abbiano proprio e quindi avranno pensato "Bah, mandiamoli cosí intanto, poi si fa sempre in tempo a mandarli dopo, se no perdiamo il tram".

Da dichiarazioni della vice presidente della regione, la responsabilità di molti dati era dei presidenti dei consorzi irrigui e di bonifica. Non conosco la situazione siciliana, ma da quello che vedo nella mia regione diciamo che  non userei l'immagine dei presidenti dei consorzi di bonifica per illustrare la pagina della genialità su una enciclopedia...

Probabilmente i piani meritavano una task force specializzata già in fase di raccolta dati.

Ad ogni modo, sempre da dichiarazioni della vp. siciliana, pare ci sia modo di rimediare essendo gli errori meramente formali. 

Inviato
1 ora fa, Velvet ha scritto:

nè dall'italia nè dall'europa capisc'ammè che qualcuno dovrebbe imparare il proprio mestiere prima di lamentarsi con lo stato che lo deve aiutare...

guarda che su queste cose io sono indignato quanto te.

Voglio che sia chiaro che non sempre la causa di certe disfunzioni è da andare a ricercare nei soliti stereotipi della malversazione e della inefficienza, ma ci sono anche altre cause, p.e. quelle storiche che pare facciano venire l'orticaria.

La Germania, in trent'anni i tedeschi ha investito 5 volte di più che noi per il Mezzogiorno. La loro politica keynesiana è stata decisiva per trasformare il Paese nella locomotiva economica d'Europa. 

https://www.repubblica.it/cronaca/2021/03/28/news/la_germania_ha_salvato_l_est_del_paese_ora_l_italia_salvi_il_sud_e_giusto_e_conviene-301071511/ (cfr intervento seguente)

Che senso ha avuto l'aver privilegiato una parte d'Italia a discapito di un'altra?

Esempio chiaramente non applicabile al caso in oggetto: l'ufficio tecnico di una Amministrazione Comunale di una città povera avrà mezzi, strumenti , consulenti peggiori di quelli di Reggio Emilia (non ce l'ho con i reggiani).

Sono dei processi a feedback positivo (o circoli viziosi) più sei povero e meno possibilità hai di migliorare la tua situazione. 

Probabilmente ci sarebbe anche da riflettere sull'opportunità di aver demandato anche queste funzioni alle Regioni. Probabilmente un Ente centrale, con consulenti pagati a percentuale di finanziamenti ottenuti, funzionerebbe meglio degli indolenti u.t. di qualche zona d'Italia.

Nel caso in esame ci sarebbe da non votare più Nello Musumeci.

Ma nello Musumeci fa mangiare (letteralmente e metaforicamente) decine di migliaia di persone per cui capisci benissimo che nel caso del mangiare letterale, fino a quando il cittadino non è libero dai bisogni in determinate zone d'Italia la democrazia non si realizza, fino a quando Musumeci (o chi per lui) fa mangiare metaforicamente da lì non si smuove. 

Non è una consolazione inoltre constatare che, in grande, l'Italia ripercorre gli stessi schemi della Sicilia. Fino a qualche anno fa l'Italia era molto indietro in questo campo, viceversa ho girato un po' di Europa (SP, P. GR) ed è un florilegio di cartelli con la bandiera europea.... 

 

Inviato

 

Inviatomi poco fa da un carissimo amico siculo che ci segue (grazie Alessandro):

La Germania ha salvato l'Est del Paese, ora l'Italia salvi il Sud. È giusto e conviene

In trent'anni i tedeschi hanno investito 5 volte di più che noi per il Mezzogiorno. La loro politica keynesiana è stata decisiva per trasformare il Paese nella locomotiva economica d'Europa

 

di Isaia Sales (Repubblica)

28 MARZO 2021 

IN EUROPA, a partire dal secondo dopoguerra, ci sono stati solo due imponenti tentativi di recupero di vaste aree sottosviluppate all'interno della stessa nazione. Si tratta del Sud d'Italia (dal 1950 in poi) e della Germania dell'Est (dal 1990 ad oggi).

I tentativi hanno interessato una consistente fetta di popolazione, 16 milioni e mezzo di abitanti nell'Est (un quinto dell'intera popolazione tedesca) e 20 milioni nel Sud (un terzo di quella italiana);  molto estesa la superficie territoriale coinvolta  (il 30% in Germania, il 41% in Italia).

Anche altre nazioni europee hanno messo in piedi politiche specifiche per territori arretrati, ma nessuna di esse ha riguardato territori così ampi, così geograficamente compatti, con un tale numero di abitanti e così cospicue risorse investite.

I risultati di queste due straordinarie esperienze sono in genere valutati dagli studiosi e dai commentatori politici con giudizi radicalmente opposti: si passa dall'uso disinvolto della parola "fallimento" a quella enfatica di "miracolo"; per alcuni si tratta del più vasto spreco di denaro pubblico mentre per altri del più efficace intervento statale nella storia dei rispettivi Paesi.

Formulare, dunque, un giudizio basato sui dati economici e finanziari non è facile: mentre conosciamo le cifre investite per l'Italia meridionale, non ci sono ancora cifre del tutto condivise su quanto effettivamente si è finora speso nella Germania dell'Est.
 

La Cassa del Mezzogiorno

Per il Sud d'Italia le cifre sono queste: in cinquantotto anni, cioè dall'avvio della Cassa del Mezzogiorno nel 1950 al 2008 (cioè fino all'inizio della crisi economica globale che ha chiuso definitivamente qualsiasi politica pubblica per il Sud lasciandola solo all'utilizzo del fondi europei di coesione) sono stati investiti 342,5 miliardi di euro.

In Germania Est si è investito in 30 anni quasi 5 volte in più di quello che si è speso in circa 60 anni nel Sud d'Italia, cioè tra i 1500 e i 2000 miliardi di euro. Nelle regioni orientali tedesche 70 miliardi di euro in media all'anno, nel Mezzogiorno 6 miliardi l'anno. La Germania ha investito nel suo "Mezzogiorno" (cioè nelle regioni che prima della riunificazione facevano parte di un altro Stato, la RDT) tra il 4 e il 5% dell'intero suo Pil, una cifra enorme, fatta di ingentissime risorse statali (procurate con emissione di titoli di Stato e attraverso la fiscalità generale con una tassazione ad hoc di tutti i redditi dei tedeschi) e da investimenti esteri per 1.257 miliardi di euro.


Mai oltre l'1% del Pil

Nel Sud d'Italia invece, per tutto il periodo del cosiddetto "Intervento straordinario" non si è mai superato la soglia dell'1% del Pil. Chiusa la Cassa per il Mezzogiorno (la struttura speciale che guidò l'intervento pubblico nei territori meridionali) la percentuale è scesa ulteriormente.

Vediamo ora i risultati in termini di reddito pro capite. Nel 1989 il Pil per abitante della Germania Est era la metà di quello della Germania Ovest (addirittura un terzo, secondo altre fonti), nel 2009 era salito a due terzi, nel 2018 al 75,1%. Certo, non l'eliminazione del divario come aveva promesso Helmut Kohl, ma comunque un balzo in avanti di almeno 25 punti. Un risultato ancora più significativo perché inizialmente la scelta discutibile di smantellare l'apparato industriale e privatizzarlo comportò una spaventosa disoccupazione di massa e l'emigrazione di 1 milione e ottocentomila persone dall'Est all'Ovest.

Ancora oggi la disoccupazione è più alta ad Est, così come i salari sono inferiori in media del 20%,  lo spopolamento di alcune aree è vistoso, il peso delle esportazioni è fortemente squilibrato tra le due aree e il malcontento tra la popolazione è elevato (come dimostra il sostegno a formazioni naziste in un territorio ex comunista!).


Una disoccupazione giovanile al 45,5%

Ma basta fare un confronto con il Sud d'Italia per comprendere come si tratti comunque di risultati notevoli: prima della pandemia, cioè nel 2019, il prodotto per abitante nel Mezzogiorno italiano è stato pari al 55,1% rispetto a quello del Centro-Nord, quasi 20 punti in meno della differenza che intercorre oggi tra le due aree tedesche. Il tasso di disoccupazione, sempre nel 2019, è stato del 17,6% nel Sud e del 6,9% nell'Est tedesco; la disoccupazione giovanile (cioè quella tra i 15 e i 24 anni) è stata del 45,5% nel Sud, e solo dell'8,6% negli ex Lander dell'Est.

La riunificazione tedesca è indubbiamente un evento epocale, tra le più difficili e complesse operazioni di pace del Novecento. La Germania ha per due volte riunificato territori in cui si parlava la stessa lingua e ci si sentiva accomunati dalla stessa storia e dalla stessa cultura: una prima volta nel 1871 e la seconda a fine Novecento.

Alcuni studiosi ritengono che l'unità nazionale sia un valore che trascende la logica economica, un'aspirazione che travalica qualsiasi contabilità dei costi, un sacrificio da sopportare in cambio di una soddisfazione civile e "morale":  unire territori diversi è politicamente entusiasmante, ma economicamente devastante. D'altra parte come non ricordare il salasso che costò al bilancio del regno sabaudo la spesa per unificare l'Italia (in gran parte per sostenere le guerre).


Motivazioni pratiche e ideali

Ma non è affatto così. Dietro un disegno politico c'è sempre una convenienza economica, soprattutto se il disegno è davvero ambizioso e sostenuto da forti motivazioni pratiche oltre che ideali. Nel caso dell'unità raggiunta dall'Italia e dalla Germania a dieci anni di distanza l'una dall'altra, in ritardo rispetto alle altre nazioni europee, fu determinante la necessità del capitalismo dei rispettivi Paesi di allargare il mercato a dimensioni sufficienti a reggere le ambizioni nazionali.

L'unità politica corrispondeva ad una esigenza anche economica. Ma anche le riunificazioni possono avere lo stesso miscuglio di aspirazioni politiche e di valutazioni economiche. La Germania sta lì davanti ai nostri occhi a provarcelo contro ogni ragionevole dubbio.

Perché mai in Italia una reale convergenza tra due aree così differenti, quali sono il Nord e il Sud del Paese, viene percepita invece come un danno o un pericolo? Non ha bisogno anche l'Italia di una sua effettiva riunificazione? E può essere quello tedesco un modello? Diversi studiosi hanno delle perplessità su questo punto, anzi ritengono che si sia trattato di una vera e propria "annessione" più che una riunificazione, confermando il parere che diede già nel 1990 Gunter Grass.

In ogni caso, si tratta di uno dei tentativi più coraggiosi, più originali, più dispendiosi fatti in Europa per ridurre le distanze tra realtà territoriali che, per varie ragioni storiche, si erano trovate separate e diversamente sviluppate. 


Il divario è tecnicamente superabile

Che insegnamenti se ne possono trarre per il dibattito politico ed economico in Italia?

1) Ogni divario tra diverse parti di uno stesso Paese è superabile, e lo si può fare (se lo si vuole) in pochi decenni anche partendo da situazioni peggiori di quelle che ci sono in Italia tra Nord e Sud. Avvicinare due territori diversamente sviluppati (in un lasso di tempo ragionevole) è un obiettivo assolutamente alla portata di qualsiasi nazione ben motivata. È una strategia che appartiene alla politica e non all'utopia. In economia e in politica non esistono situazioni irrecuperabili.

2) Il ritardo economico non è un fatto antropologico, non appartiene alla razza, all'indole, al carattere, al clima, non è uno stigma morale. Sembra assurdo doverlo ripetere, ma la Germania dimostra come il vantaggio di un'area non si possa spiegare e giustificare con l'arretratezza antropologica dell'altra. Infatti fino al 1949, cioè all'atto formale della divisione della Germania in due entità statali distinte, quella occupata dai sovietici e quella occupata dalle truppe alleate, i Lander orientali erano la parte più sviluppata, facevano parte nel passato della "grande Prussia", una delle realtà industriali più avanzate d'Europa. Nel 1937 i territori che poi diventeranno la Germania dell'Est avevano il reddito per abitante più alto in Europa, superiore del 27% rispetto ai territori della Germania dell'Ovest, con la presenza di imprese modernissime nel campo della meccanica di precisione, dell'ottica, della chimica e della produzione aereonautica. Dunque, sono le vicende storiche, gli accadimenti politici, le scelte strategiche che possono modificare radicalmente l'economia e la vita di un territorio e la sua collocazione nelle vicende generali di una nazione. I popoli non sono immobili, né tantomeno i territori.

3) Non è vero che i soldi spesi nelle aree più arretrate sono uno spreco, una perdita secca per lo Stato e per i territori più ricchi. Colmare i divari economici è una operazione che si ripaga ampiamente, è un affare per tutti e non un sacrificio. D'altra parte ciò si è dimostrato vero anche in Italia: il periodo in cui il nostro Paese è cresciuto a tassi elevatissimi (1950/1980) corrisponde al periodo in cui decollava anche il Sud grazie agli investimenti della Cassa del Mezzogiorno. Recuperando una parte meno sviluppata, la ricchezza investita si trasforma in ricchezza generale.


Benefici generali superiori ai costi

La Germania di oggi è di gran lunga la nazione europea economicamente più ricca di quanto lo fosse nel 1989, prima della riunificazione e prima dei grandi investimenti nell'Est. Anzi nel 1989 l'economia tedesca stava attraversando un periodo di stagnazione e di difficoltà.

Si è trattato, dunque, di una particolare sperimentazione di politiche keynesiane territoriali. I benefici generali sono stati nettamente superiori ai costi investiti. Se negli anni 1980/1989 la crescita complessiva della Germania Ovest era stata in media dell'1,8%, negli anni successivi alla riunificazioni si sfiorarono tassi di crescita molto alti, un più 4,5% nel solo 1990 e un più 3,2 per cento nel 1991. L'economia tedesca ricevette dall'unificazione e dai massicci investimenti all'Est uno straordinario stimolo di crescita che le permise di proiettarsi tra le prime potenze industriali e commerciali del mondo, assurgendo a un ruolo geopolitico inimmaginabile a pochi decenni dalla sconfitta della seconda guerra mondiale.
 
Certo, la Germania non è l'Italia, il Sud non è l'Est tedesco. E in Italia il divario territoriale dura da 160 anni. Ma il Mezzogiorno  ha conosciuto anch'esso un suo periodo d'oro. Si è verificato tra il 1950 e il 1973. In quel ventennio il Pil meridionale registrò il più alto tasso di crescita dal 1861 in poi. Nel 1973 il Pil pro capite del Sud  arrivò al 60,5 di quello del Centro-Nord  (quasi otto punti in più rispetto al 1950, quando era fermo al 52,9), un risultato mai più raggiunto negli anni successivi. I progetti di investimenti nella prima fase erano rigorosi, i tecnici di alto livello. Poi ci fu una degenerazione clientelare,  e dalla crisi petrolifera del 1973 l'Italia decise progressivamente di lasciar perdere.


Gli immigrati e le infrastrutture

Il trentennio d'oro dell'Italia , quello culminato con il boom economico, si realizzò principalmente perché il Sud fu parte integrante delle strategie di sviluppo della nazione, con la sua manodopera emigrata che rese possibile il balzo industriale del Nord (ben 2 milioni e mezzo di meridionali emigrarono tra il 1955 e il 1975), con la costruzione di infrastrutture che fecero uscire dal Medioevo intere comunità, con l'allargamento della sua base industriale e agricola, con la piena partecipazione alla società dei consumi di una parte consistente della sua popolazione, con la scolarizzazione di massa che permise a diverse generazioni di cambiare radicalmente il mestiere dei padri.

Il Sud fu tra gli anni cinquanta e la prima metà degli anni settanta del Novecento parte attiva della ricostruzione nazionale. Senza gli investimenti nel Sud, l'Italia sarebbe rimasta una piccola nazione, ininfluente sullo scenario internazionale, come tutto sommato lo era stato nel corso della sua storia precedente, dal 1861 in poi. Fu in quel periodo, cioè nella ricostruzione del secondo dopoguerra, che il Sud divenne fino in fondo parte dell'Italia, quando nei fatti concorse al suo sviluppo economico e se ne avvantaggiò.
 
Un'altra obiezione che si può fare a quanto finora sostenuto è che in Italia non ci sono le risorse e le condizioni politiche e finanziarie per fare quello che si è fatto in Germania. Eppure qualcosa sembra rendere possibile ciò che fino a qualche tempo fa sembrava impossibile. Cospicue risorse pubbliche arriveranno dall'Europa come arrivarono nel secondo dopoguerra dai prestiti americani e internazionali. Fu grazie a quei prestiti che si avviò una politica straordinaria per il Mezzogiorno e fu quella politica che diede una svolta all'economia italiana.


Lo Svimez: i soldi investiti tornano al Nord

Quanti soldi investiti nel Sud sono ritornati all'economia del Nord? Molti. La Svimez ha calcolato che per ogni euro investito nel Sud 40 centesimi tornano all'economia del Centro-Nord in termini di beni e servizi per le imprese settentrionali; al contrario, per ogni euro investito nel settentrione solo 6 centesimi ritornano nel meridione.

D'altra parte in quell'epoca a spingere per massicci investimenti al Sud c'erano uno statista come Alcide De Gasperi (trentino) e un grande banchiere come Donato Menichella (pugliese) e tanti tecnici settentrionali appassionati delle terre meridionali. A Menichella in gran parte si deve il miracolo economico italiano. Egli fu anche il fondatore della Svimez nel 1946. E fu lui ad ideare la Cassa per il Mezzogiorno nel 1950 utilizzando i prestiti in dollari della Banca Mondiale destinati agli investimenti nelle aree depresse del mondo.

Draghi ha davanti a sé la possibilità di ripetere un nuovo miracolo economico. Non si potrà  certo replicare il modello della Cassa per il Mezzogiorno, ma la nazione  ha bisogno di una strategia che inglobi il suo Sud. D'altra parte le risorse europee sono tante proprio perché assegnate sulla base delle difficoltà economiche delle regioni meridionali. L'Italia non ce la farà a riprendersi riattivando un solo motore produttivo; ha la possibilità di accenderne un secondo che renderà più veloce ed efficiente il primo. Far crescere il Sud è un affare per l'economia italiana. L'occasione si ripresenta. Come nel secondo dopoguerra, come in Germania.
 

 

 

Inviato
1 ora fa, Martin ha scritto:

piani meritavano una task force specializzata già in fase di raccolta dati

"Task force" è una di quelle cose che mi fanno venir voglia di imbracciare un fucile.

@wow grazie per i post, dopo mi prendo 5min e leggo 

Inviato

@Velvet però per capire prova anche a vedere da altre fonti  cosa non ha funzionato dopo

la riunificazione est ovest, i problemi, i costi, le tasse tipo la Solidaritätzuschlag e ciò che è

stato scaricato sul resto dell' europa per riuscire anche in parte a risolvere i fatti propri,

altrimenti sembra sempre che i buoni a niente siamo solo noi.

Inviato

@audio2 Guarda basterebbe ragionare da buon padre di famiglia. Se per te non essere c....i significa che una parte del Paese deve svilupparsi (basta pensare ai flussi migratori provocati da una scellerata politica di investimenti) a scapito da un altra, il ragionamento best company e bad company, non ci siamo ... 

I risultati di certa politica in D e in I sono davanti a tutti e sono ben spiegati nell'articolo ... 

Inviato

Esiste una tabella delle assegnazioni del pnrr ? Sarà per progetti, per regioni, per progetti E regioni ? 

Inviato

Sono stato in Sicilia e non posso che confermare la squisitezza dei suoi abitanti. 

Anche se non ho mai capito il perché a fianco di luoghi magnifici ce ne siano altri  di una sgarrupatezza assoluta. 

  • Moderatori
Inviato
Il 6/10/2021 at 10:21, Velvet ha scritto:

Il punto e' come. Idee?


anche fossero geniali nel nostro piccolo non potremmo cambiare proprio un bel nulla.


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