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@ferrocsm consolati Ferro, io che mi son trasferito 30 anni fa da padova centro ( pzza erbe) a qui a Teolo in mezzo ai colli euganei, per i paesani sono etichettato ancora  come “foresto”; e considera, che il mio bis-nonno ai tempi del ventennio era il Podesta’ del paese. Aggiungo pure che c’e sempre qualcuno dispregiativamente etichettato; ad esempio, per i locali qui chi abita dopo tre tornanti in discesa km 1,5  a Vo’ Euganeo xe teroni😊

scusatemi per l’OT.

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2 ore fa, luckyjopc ha scritto:

ricordo il vostro vernacolo molto simile al francese

I parmigiani parmigiani vanno in brodo di giuggiole se gli ricordi che la nostra città è in fondo in fondo una piccola Parigi a cominciare dalla erre un poco moscia nella pronuncia linguistica e se a Parigi hanno la rive gauche, noi abbiamo l'oltretorrente, però a livello dialettale, come d'altronde in tutta Italia, basta che ti posti anche solo di una decina di chilometri e il dialetto cambia, ad esempio noi che siamo terra di confine tra Liguria e Toscana se andiamo a Genova  anche solo parlando l'italiano dalla inflessione ci riconoscono emiliani, se andiamo invece a Parma ci prendono per genovesi, se andiamo in Toscana ci prendono per marziani. 😁

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con tre parole volete fare il francese? 🙂

mi fido di @Martin ma a memoria (magari mi sbaglio) mi pare che in Emilia non hanno manco la U con la umlaut, la dieresi. Su sta tastiera italiana manco c'è... di solito uso la tastiera CH che ha tutto per i suoni gutturlandesi 😄

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Non basta qualche parola di origine straniera per stabilire delle parentele con altre lingue. Le parole francesi si trovano in tanti dialetti italiani  soprattutto quelle di ambito cuciniero come l'esempio fatto, perché nel '700 nelle corti andavano di moda i cuochi francesi. Come oggi si usano network e computer come parole di uso comune.

A Napoli avevamo i Borbone e infatti tanti oggetti di cucina e piatti in napoletano derivano da parole francesi. Sur tout il famigerato sartu, il baba, o bignè, o crocchè,  il già citato tirabusciò, a caccavella, 'o gattò e patane,  a brioche,  e anche i maccheroni  alla sanfrason (sans faiçons, senza maniera, alla comme vene vene)

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1 ora fa, Jack ha scritto:

in Emilia non hanno manco la U con la umlaut,

I cosiddetti "intervocalici" (non la U comunque) nelle parlate emiliane si conservano specialmente nel modenese, in forma vestigiale nel bolognese, mentre il cosiddetto mirandolese presenta il fenomeno dell'allungamento vocalico. Nelle parlate romagnole un vero e proprio giacimento archeo-fonetico si ritrova nel comacchiese che pullula di intervocalici e alcuni  costituiscono un unicum europeo ed è presente la U con dieresi che tuttavia differisce da quella lombarda (la Lombardia è l'area fonetica gallo-italica con maggiore conservazione della U dieresi) 

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