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Enzo Jannacci: parliamo di lui


Filippo1991

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Inviato

Non ho trovato nessuna discussione in merito a Jannacci.
Quali sono i suoi lavori migliori?

Inviato

Polistrumentista, cantautore, cabarettista, Vincenzo Jannacci detto Enzo riuscì a diplomarsi  soltanto in direzione d'orchestra, mancando il diploma di pianoforte (si ritirò all'ottavo anno di conservatorio).
Diceva di sé: "Ho una brutta voce, sono un disastro, però ancora adesso faccio Vengo Anche Io...e li tiro tutti scemi...". Jannacci fu essenzialmente un jazzista dotato di grande humor: "Si faceva il Jazz a fine serata, per far andare via la gente..." raccontava.

Jàneci at the desk!
Uno degli artisti che ha accompagnato la mia crescita, non soltanto musicale, sin da piccolissimo.
Fu amore a prima vista ed è durato sino ad oggi.
In occasione di una delle sue rare interviste, sempre abbastanza surreali quando non proprio sconclusionate, durante le quali gli capitava spesso di dare risposte che con la domande non c’entravano un accident’, Jannacci raccontò come durante il suo tirocinio da cardiologo negli Stati Uniti, mostrandosi eccessivamente partecipe delle sofferenze dei pazienti e dei loro familiari, rispetto agli standard americani che volevano il medico più emotivamente distaccato, ogni tanto durante la giornata il suo nome echeggiasse all’altoparlante dell’ospedale; era la direzione dell'ospedale che lo chiamava a rapporto per rimproverarlo: “Jàneci at the desk!”.
Io direi che puoi innanzitutto partire dalla bella biografia pubblicata da Sandro Paté: “Peccato L’Argomento” (LOG Edizioni – 2014).
I dischi di Jannacci sono tutti meritevoli di acquisto, ma il più meritevole, se proprio si deve fare una classifica, è secondo me Ci Vuole Orecchio del 1980. Ti informo che recentemente ho comperato una ristampa moderna di Vengo Anche Io. No Tu No, del 1968, dopo aver perso ogni speranza di trovare un originale in buone condizioni e non troppo costoso; detta ristampa  mi ha sorpreso per la notevole qualità del suono. L’ultimo disco da comperare è Secondo te…che gusto c’è? (1977). Non perché non sia bello, ma per il fatto di essere compresso in maniera inverosimile, tanto che l’ascolto risulta quasi fastidioso.
Davvero, pesca pure a caso nella discografia di Jannacci, non puoi sbagliare.
Alberto.
 

  • Melius 1
Fabio Cottatellucci
Inviato

Molto belle anche le canzoni serie (mi vengono in mente "Sfiorisci bel fiore" e "Qualcosa da aspettare"), ho parecchi vinili suoi dell'epoca, arrivati in casa tramite mio fratello più grande.

Personalmente, come comico non mi ha mai fatto impazzire perché fa parte di quella vena comica destrutturante del cabaret milanese come anche Pozzetto, che non mi fa ridere in nessuna maniera. Ma questi sono gusti miei.

 

Inviato

A me basta il nome Pozzetto per farmi ridere. 
Mi ha sempre fatto morire...

Concordo che le canzoni di argomento serio sono bellissime. 

Alberto.

oscilloscopio
Inviato

Grande artista e bella persona...

Inviato

Jannacci l'artista e Jannacci la erano un unico "corpo" ed anima , non ha bisogno di presentazioni, ne di consigli per i suoi lavori che sono tutti uguli e tutti diversi... basta ascoltare una qualunque delle sue canzoni e si presenta da solo...

Lo ascoltai dal vivo un paio di volte, era stonato quasi come una campana.., di una stonatura però molto musicale che fa il paradosso creativo che va a sommarsi alle altre paradossalità geniali che caratterizzano un personaggio paradossalmente unico e irripetibile davvero, non tanto per dire... Avevo dei dischi suoi di quelli che un tempo si prestavano, tutti persi.., ho seguitato ad ascoltarlo alla ventura... questa per me una delle sua canzoni più memorabile... e poi c'era tutta una generazione di artisti indimendicabili... guarda un po'...

 

 

Fabio Cottatellucci
Inviato
17 ore fa, OTREBLA ha scritto:

A me basta il nome Pozzetto per farmi ridere.

Pozzetto! 😁

Inviato

Nel 2003 ebbi la fortuna di intervistarlo a casa sua, in Viale Romagna a Milano, per un libro che stavo scrivendo sul rapporto tra canzone d'autore, poesia e letteratura. L'esperienza fu surreale: lo aspettai per un'ora sul divano del salotto perché si era completamente dimenticato l'appuntamento. Avevo portato con me un amico il cui padre da giovane aveva giocato con Jannacci in non so che squadra di calcio. Era un po' un sistema per rompere il ghiaccio con un personaggio che mi era stato descritto come non facilissimo e per il quale provavo un certo timore reverenziale perché ne avevo sempre intuito l'anticonformismo profondo.

Naturalmente del padre del mio amico non si ricordava affatto e la conversazione fece fatica a decollare. E posso confermare quanto raccontava Otrebla: più di che un'intervista si trattò di una serie di flash della sua vita completamente slegati uno dall'altro, di ricordi che si interrompevano a metà, di sfrezate sociali e politiche (ricordo che ce l'aveva coi bambini che come prima parola non dicevano più "mamma" ma "Audi"), di battute, insomma un dialogo estremamente frammentato che feci una fatica dannata ad addomesticare (probabilmente facendogli un torto) e a trasformare in qualcosa di leggibile. Per fortuna avevo registrato, ma ciononostante restò l'intervista più complicata della mia vita. Facendo quattro conti, aveva 68 anni, ma era ancora pieno di un'energia quasi giovanile, un vero cavallo di razza del tutto privo di briglie.
PS. E la domanda sul rapporto tra canzone d'autore e letteratura? La questione si chiuse quasi subito quando mi indicò una piccola mensola a muro: "Quelli sono tutti i libri che ho letto in vita mia". Ci saranno stati su 4-5 volumi in tutto.

  • Melius 1
  • Thanks 1
Inviato

Da un articolo di Gianni Santucci  Corriere della Sera 

 

 

Si definiva ancora così, «ateo laico molto imprudente», e poi però andava oltre, in quell'intervista al Corriere del 6 febbraio 2009 che segna la prima traccia pubblica nel percorso privato di Enzo Jannacci verso la fede. Parlava di Eluana Englaro e diceva che no, lui non avrebbe mai interrotto le cure, e sembrava una posizione controcorrente: lui il medico-cantante «ateo laico» che la pensava come le gerarchie ecclesiastiche. E invece no, c'era qualcosa di più; attraverso il pensiero su Eluana e sul dramma di suo padre stava venendo in superficie la sensibilità nuova dell'artista. Quel giorno la spiegò così, con parole semplici e profonde, con un filo d'ironia che già virava al malinconico: «In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».

È un'immagine fondativa, quella carezza, nella sensibilità religiosa di Jannacci. Ieri Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere, ha letto un brano delle Scritture durante il funerale. E poi al Corriere ha raccontato: «Con Enzo siamo stati molto amici negli ultimi anni, in forma riservata. E anche il suo percorso di avvicinamento alla fede è stato molto privato, intimo e personalissimo». Con qualche significativa apparizione pubblica, come quella al meeting di Comunione e liberazione a Rimini nel 2009, dove Jannacci ha presentato il suo cd antologico The best. E quella mattina, in un'altra intervista, all'Avvenire, aveva raccontato della sua «via per arrivare a Dio». Da quei giorni si è cominciato a parlare di un suo avvicinamento proprio a Cl, e legati al movimento sono anche i due canti che hanno accompagnato le esequie di ieri, Qui presso a te e Romaria. È lo stesso Vittadini però a spiegare che «il percorso di Enzo non è stato in alcun modo incasellabile, né da strumentalizzare».

Jannacci lo ha raccontato soprattutto con un'immagine, un breve racconto che potrebbe essere il soggetto di una delle sue canzoni: «Ero piccolo, mi trovavo su un tram a Milano, c'era un signore che era talmente stanco che il braccio gli cadeva, una, due, tre volte. Portava gli occhiali, ma da povero. Da povero operaio. Per una frenata gli caddero quegli occhiali. Io ero indeciso se raccoglierli o meno, così nell'esitazione sono andato oltre, verso il tranviere. Quando mi sono girato, quell'uomo aveva di nuovo gli occhiali ed era sveglio. Aveva un'altra faccia, come se avesse ricevuto una carezza. Amo credere che sia stato Lui. Ora, sono passati anni: ho capito il significato della fede».

Gianni Santucci

 

Inviato

Grande artista.

Il mio primo ricordo che ha a che fare con la musica arriva da quando avevo 6/7 anni o giù di li.

Vengo anch'io, no tu no era in pianta stabile sul giradischi penny...in coppia con Azzurro di Celentano.

Tutti gli album sono buoni/meritevoli e concordo con il giudizio di @OTREBLA su Ci vuole orecchio.

Terrei pure in considerazione il live 30 anni senza andare fuori tempo.

la mia canzone preferita è Son S'cioppaa

 

Armando Sanna
Inviato

Il grande Jannacci, due ricordi mi portano indietro nel tempo…

La risata di mio padre quando ascoltava “Messico e nuvole”  e il fatto di essere stato suo paziente quando esercitava come medico , visto solo una volta poiché godevo di buona salute , per una ricetta …

una persona particolare !


 

Inviato

Da bambino mi piaceva molto vengo anch’io. Le canzoni di ambito milanese non mi fanno impazzire ( che poi la famiglia era di origine pugliese)

Inviato

Ho un bel disco con canzoni di Iannacci che si chiama "Il santimbanco e la luna", cantato da Susanna Parigi, voce e pianoforte solo.

Consigliato a chi ama i suoi brani seri.

bungalow bill
Inviato

Mi piace ricordarlo con questo brano  

 

Fabio Cottatellucci
Inviato
12 ore fa, luckyjopc ha scritto:

( che poi la famiglia era di origine pugliese)

A Milano, a Piazza di porta Lodovica, c'era nel locale del pugliese Gattullo, famosissimo pasticcere / preparatore di panini, un suo articolo dedicato all'esercizio. Il titolare mi disse che erano legati da conterraneità 🙂 

Inviato

ogni disco è coinvolgente, ottima band nel doppio dal vivo "30 anni senza andare fuori tempo", registrato nel luglio 1989 al Castello Sforzesco di Milano

Inviato

È l'unico artista che ascolto con moderazione perché mi fa commuovere ogni volta.

Lo ritengo un gigante.

  • Melius 1

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