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Melius Club

Perché la ricchezza non fa la felicità.


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Inviato
1 minuto fa, Savgal ha scritto:

In alcuni momenti, quando ascolto Bach, mi viene il dubbio che....

bach ha fatto venire dubbi pure a klaatu

briandinazareth
Inviato
Il 8/1/2022 at 20:59, mozarteum ha scritto:

Dove sarebbe il paragonarsi? Non capisco

 

il paragone è in tutte le cose, anche perché noi uomini siamo molto più bravi a paragonare che a valutare indipendentemente. 

se compro un'auto la paragono alle altre, se valuto le mie capacità in qualcosa è di fatto un paragone con quello che conosco, quando faccio una valutazione della mia vita o di qualunque attività è sempre in rapporto a qualcosa. 

è un po' come il fatto che posso capire perfettamente se una vacca è più grossa di un'altra, nonostante ad occhio non sappia valutare peso, lunghezza ecc. 

 



 

extermination
Inviato

Il Fregio di Klimt : "L'anelito alla felicità" si scontra con le "Forze ostili" e trionfa con "l'Inno alla gioia". 

Inviato

Ho trovato uno studio che ha stabilito che non c’è correlazione fra il calo di felicità e la crescita economica oltre il limite disegnato dalla curva fin qui presa in considerazione.

 

non solo, ne critica le basi.

 

Past research has found that experienced well-being does not increase above incomes of $75,000/y. This finding has been the focus of substantial attention from researchers and the general public, yet is based on a dataset with a measure of experienced well-being that may or may not be indicative of actual emotional experience (retrospective, dichotomous reports). Here, over one million real-time reports of experienced well-being from a large US sample show evidence that experienced well-being rises linearly with log income, with an equally steep slope above $80,000 as below it. This suggests that higher incomes may still have potential to improve people’s day-to-day well-being, rather than having already reached a plateau for many people in wealthy countries.

 

 

Inviato

“La chrometofobia è la paura irrazionale nei confronti del denaro”… 

qua mi sa che è scoppiata una pandemia… 😆

Inviato
Il 8/1/2022 at 01:02, briandinazareth ha scritto:

per curiosità, da dove hai preso i tuoi che dicono che siamo quelli che emigrano di più dopo la romania?


https://it.m.wikipedia.org/wiki/Emigrazione_italiana

Una terza ondata emigratoria destinata all'espatrio, che è cominciata all'inizio del XXI secolo e che è conosciuta come Nuova Emigrazione, è causata dalle difficoltà che hanno avuto origine nella grande recessione, crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007. Questo terzo fenomeno emigratorio, che ha una consistenza numerica inferiore rispetto ai due precedenti, interessa principalmente i giovani, spesso laureati, tant'è che viene definito come una "fuga di cervelli". Secondo l'anagrafe degli italiani residenti all'estero(AIRE), il numero di cittadini italiani che risiedono fuori dall'Italia è passato dai 3.106.251 del 2006 ai 4.973.942 del 2017, con un incremento pari al 60,1%[4].

Inviato

@maurodg65 secondo l' aire, ma in realtà sono molti di più, perchè non sempre ci si iscrive all' aire, per i più vari e disparati motivi.

Inviato

https://www.neodemos.info/2021/01/26/lemigrazione-italiana-e-quella-degli-altri-paesi-dellunione-europea/

I dati di confronto

Limitando il confronto al cuore del sistema migratorio europeo (costituito dalla UE a 15, più Svizzera e Norvegia), l’Italia presenta con 117 mila cittadini emigrati nel 2018 il quarto flusso per dimensioni. Un valore poco più alto di quello della Spagna (79 mila), ma inferiore a quelli del Regno Unito (125 mila), della Germania (207 mila) e della Francia (287 mila). In termini relativi la situazione si modifica (Fig. 1), scivoliamo infatti in fondo alla graduatoria, con un tasso dell’1,9‰, come il Regno Unito, che ci pone tra Finlandia (2,1‰) e Spagna (1,7‰), a grande distanza da Irlanda, Grecia e Francia che presentano i valori più elevati.

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Pur avendo un livello di emigrazione tra i più bassi, l’Italia presenta una delle perdite migratorie più consistenti tra i paesi considerati. Siamo, infatti, allo stesso livello del Belgio e siamo superati solo dalla Grecia, dal Lussemburgo e dalla Francia; mentre paesi che hanno emigrazioni relativamente più intense della nostra hanno una bilancia migratoria in equilibrio o addirittura positiva, come avviene per l’Irlanda, la Danimarca e l’Olanda. È quindi evidente che, in questa fase, la nostra capacità attrattiva verso i connazionali all’estero risulta inferiore alle spinte che incoraggiano gli italiani a emigrare. Una situazione, per altro, in linea con la minore capacità di crescita mostrata dal nostro sistema economico in questi anni.

Limitando il confronto ai cinque paesi più grandi e considerando l’andamento del fenomeno dal 2000 al 2018 (Fig. 2), appare chiaramente l’effetto delle crisi del 2008 e 2011 sui valori di Italia e Spagna. Sensibilmente inferiori a quelli degli altri tre paesi, dal 2009-2010 i loro tassi di emigrazione hanno iniziato a crescere sino ad arrivare agli stessi livelli di Germania e Regno Unito. Sensibilmente più elevata resta l’intensità del fenomeno in Francia, che presenta pure la perdita migratoria più elevata. Anche in questo caso l’effetto delle crisi sulla mobilità degli italiani e degli spagnoli appare evidente, con bilance migratorie che da un sostanziale equilibrio sono diventate decisamente negative. Negli ultimi anni, l’Italia ha avuto un saldo migratorio non troppo distante da quelli di Germania e Regno Unito e decisamente più contenuto di quello francese. Rispetto alla Spagna, però, manca quel recupero che ha permesso al paese iberico di tornare nel 2018 a un saldo migratorio positivo anche per i Nationals.

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Conclusioni

In linea generale, la globalizzazione ha favorito la crescita dei flussi d’emigrazione dai paesi sviluppati. Nel contesto europeo, tale processo è stato agevolato dalla libera circolazione e da una normativa che vede nella mobility all’interno dell’Unione dei cittadini europei (mobile Europeans) un fattore positivo dal punto di vista economico e sociale. I flussi dei Natives si compongono, in realtà, di diverse componenti: una quota per lavoro ad alta qualificazione e una a bassa qualificazione, una parte di retirement migration, una legata agli spostamenti degli immigrati naturalizzati e dei loro discendenti.

L’Italia presenta dei valori sostanzialmente in linea con quelli degli altri grandi paesi dell’Unione, anche se prima delle crisi del 2008 e del 2011 registrava dei flussi in uscita più contenuti. In effetti, nel caso italiano, e anche in quello spagnolo, la ripresa dell’emigrazione appare direttamente collegata agli effetti della recessione. In quel momento, un meccanismo che sino ad allora aveva favorito i flussi dai nuovi stati membri dell’Europa orientale ha pienamente coinvolto i vecchi membri mediterranei dell’Unione. Va poi considerato che questi flussi si inseriscono all’interno di un processo di generale precarizzazione dei mercati del lavoro europei, che interessa in maniera particolarmente accentuata i giovani e i migranti.

I dati degli ultimi anni mostrano come in Italia i flussi non diminuiscano, mentre in Spagna è emersa una tendenza al loro calo. Segno di una maggiore difficoltà della nostra economia a riprendere un ritmo di crescita più sostenuto. Una situazione che il Covid-19 non potrà che aggravare, almeno in questa fase di piena diffusione della pandemia. Lo stretto legame tra la ripresa dell’emigrazione e la crisi economica contribuisce a spiegare le numerose preoccupazioni manifestate in Italia, in questi ultimi anni, verso il fenomeno. Le dimensioni, in realtà, non sono lontane da quelle degli altri paesi sviluppati, anche se non si è ancora avviata una tendenza alla loro diminuzione.

Bisogna infine considerare che, ogni paese, inserisce questa componente dei flussi migratori in una cornice esplicativa che deriva dalla propria storia e dal ruolo che l’emigrazione e l’immigrazione hanno avuto in passato. Ed è quindi inevitabile che, nel nostro caso, prevalgano letture che riportano alla realtà e ai problemi che caratterizzavano la società italiana negli anni della grande emigrazione. A differenza di paesi, come la Francia e il Regno Unito, dove prevale ancora il ricordo del passato coloniale e quello di un’emigrazione legata a un ruolo di grande potenza.

 

Inviato
3 minuti fa, audio2 ha scritto:

secondo l' aire, ma in realtà sono molti di più, perchè non sempre ci si iscrive all' aire, per vari motivi.

Sinceramente ho letto i vostri post ed ho cercato qualche informazione perché mi incuriosiva la cosa, sono i primi due link trovato, quello che hai letto è quello successivo, ma ti confesso che gli ho solo gettato un occhio, sul secondo ho letto solo una piccola parte, ma non dubito sia come dici ci mancherebbe.

Inviato

@maurodg65 io comunque parlavo di flussi interni intra ue, gli inglesi emigrano pure parecchio, ma verso paesi anglofoni, che sono fuori dalla ue. il nostro stagionale del settore turismo va a fare il gelataio per la stagione ma  non appare nelle statistiche, mantiene qua la residenza, eventuali benefici e la possibilità delle cure mediche, viene pagato in contanti lassù e così va il mondo, a proposito anche di evasione. questo il mondo reale, poi ci sono le  statistiche.

Inviato

comunque, io anche quest' anno mi sono tagliato la mia bella cinquantina di quintali di legna e perdipiù mi hanno

aperto un' esselunga "vicino" a casa, facendomi ringiovanire di quasi vent' anni. più felice di così.

  • Haha 1
Inviato
8 minuti fa, audio2 ha scritto:

comunque, io anche quest' anno mi sono tagliato la mia bella cinquantina di quintali di legna

Qui un po’ di invidia c’è, non per il taglio dellalegna in se ma per la vita “rilassata” in mezzo alla natura. 😉 

  • Thanks 1
Inviato

Tagliare la legna non è un'attività banale, facile farsi male, se poi si buttano giù piante sul ripido....

briandinazareth
Inviato

tutti gelatai gli italiani che emigrano, gli inglesi e i francesi invece tutti astrofisici 😂

questa ricerca spasmodica di rifiutare i fatti e i dati è indicativa, molto indicativa.

Inviato
2 ore fa, Jack ha scritto:

“La chrometofobia è la paura irrazionale nei confronti del denaro”… 

Pare non sia pandemia... esistono anche organismi resistenti, sempre secondo ricerche portate avanti più recentemente e con metodi nuovi... e a loro detta più accurati e pertinenti di quelli vecchi.

 

 

IMG_1551.PNG

briandinazareth
Inviato

è molto interessante questo fenomeno, aprirò un thread sull'evitare i fatti e i dati e il cherry picking quando non ci piacciono. 
spiega molto bene anche i bovax e molte cose in politica. 

Inviato

Altro studio più fresco di quelli citati in precedenza...

deve essere successo qualcosa negli ultimi anni nella testa degli studiosi o nel sistema di analisi....

e manco si capisce perché questi non debbano avere credito.

Uno stralcio....

Many scholars have argued that once "basic needs" have been met, higher income is no longer associated with higher in subjective well-being. We assess the validity of this claim in comparisons of both rich and poor countries, and also of rich and poor people within a country. Analyzing multiple datasets, multiple definitions of "basic needs" and multiple questions about well-being, we find no support for this claim. The relationship between well-being and income is roughly linear-log and does not diminish as incomes rise. If there is a satiation point, we are yet to reach it.


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