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Melius Club

Parliamo del sistema scolastico?


Gaetanoalberto

Messaggi raccomandati

Inviato
49 minuti fa, Savgal ha scritto:

Ed è un vero problema politico e sociale. 

Sabino da noi qui in Emilia ci litighiamo i saldatori, i fresatori, i tornitori, gli elettrotecnici e gli elettronici e non solo gli ingegneri, la Dallara Automobili e tante industrie di Parma specializzate in impianti di imbottigliamento e confezionamento o trattamento pomodoro si sono fatte sostenitrici attive di un istituto di istruzione superiore per avere un bacino a cui attingere manodopera specializzata, noi microbi ce li litighiamo. Quindi non fatico a credere in quello che hai scritto perché anche qui più a nord di dove sei tu la situazione è quella.      

Inviato

@Gaetanoalberto io, forse per una sorta di solidarietà di gruppo, leggo, a rate e con pazienza i tuoi verbosi scritti. Mi domando però quale bisogno ti spinga a queste abbioccose conferenze e quanti forumer, non addetti ai lavori, possano essere interessati a tanti riferimenti e passaggi piuttosto obesi e, francamente, noiosi. Come ho sempre più volte sostenuto, e poco sopra ha pure ribadito @Velvet, la capacità di sintesi in un qualsiasi conferenziere è fondamentale: vale per le omelie dei parroci e per i comizi politici. Qui manca. E non credo che il tuo scopo sia solo quello di intrattenere con la prolissità gli umarelli anziani del forum. 
Ti conosco poco e non saprei dare una minima opinione personaggio che interpreti su questo forum. In poco tempo hai raggiunto un numero di post e di valutazioni che molti di noi, presenti qui da tempi lontani, si sognano. Mi diverto perciò a immaginare quale possa essere il vero volto di un campione come te. Un quiz estivo bonario e personale, s’intende! Comunque sinceri complimenti per i traguardi raggiunti ma, per favore, abbi pietà di chi legge i tuoi papelli! 😅

Gaetanoalberto
Inviato

Quinta puntata - Pubblico e privato

Qualunque servizio e produzione possono essere svolti dal privato o dal pubblico, e possono essiere gestiti bene o male da entrambi. 

Acciaierie Ilva, Eni, Bocconi e diplomifici a pagamento sparsi per lo stivale, stanno lí a dimostrarlo. 

Comunque nessun paese ha un'istruzione completamente privata. 

Il privato, inevitabilmente, ha interesse a scartare il problematico, a preferire il più profittevole.

Si parlava dei disabili: nella mia scuola ne ho 65 al momento. 

I CFP privati di Brescia, ad esempio del settore ristorativo, non accolgono nè disabili nè casi comportamentali, le cui famiglie inevitabilmente si rivolgono ai corsi professionali triennali del Mantegna, che si adopera da sempre e  doverosamente per accogliere tutti.

Del resto, questo avviene anche all'interno dell'istruzione pubblica, dato che assai raramente i casi difficili si rivolgono ai licei, soprattutto classico e scientifico, il cui ambiente nasce per selezione naturale, depurato dalle difficoltà di apprendimento.

Queste, per la verità, sono il terreno più ostico, nel quale i docenti hanno maggiore difficoltà a muoversi, perché il loro sguardo si proietta, diciamolo con gentilezza, oltre l'ostacolo, spesso semplicemente aggirandolo, accertandolo, ratificandolo e non superandolo.

Del resto il numero elevato di alunni per classe non aiuta. 

La classe di mio figlio, in prestigioso liceo di Brescia, è partita con 26 alunni, che in terza si sono ritrovati in 16, e quindi, per giusto contrappasso della giá durissima selezione subita, sono stati sparpagliati in altre classi.

Tre compagne, sane al momento dell'iscrizione, durante gli studi, presumibilmente a causa di un ambiente non favorevole all'apprendimento, delle pressioni inaudite, della quantità abnorme di lavoro nato da compiti assegnati senza alcun coordinamento tra i docenti, (molti insensibili, poco empatici, dall'approccio cattedratico, assolutamente non in grado di dare indicazioni diverse da " il ragazzo deve studiare", ovviamente poi affrontate tramite lezioni private) sono state ricoverate per problemi psicologici, due per anoressia.

Le tre malcapitate hanno lasciato la classe, naturalmente dopo mancata ammissione.

Il liceo di mio figlio è prestigiosamente posizionato in Eduscopio, e i docenti, nella loro sostanziale inamovibilitá, sono di solito profondamente convinti di aver operato bene. 

Certamente gli alunni sopravvissuti all'attività darwiniana, volta ad assecondare il corso della natura, avranno gli strumenti per cavarsela. 

Saranno quelli più bravi, o quelli le cui famiglie hanno avuto risorse intellettuali ed economiche per seguirli. 

Quindi il pessimo e l'ottimo, non dipendono da pubblico e privato, e la qualità può essere misurata sotto diversi aspetti. 

Anche all'interno del corpo docente e tra dirigenti, alunni ed istituti, si rileva molto frequentemente  classismo e pregiudizio (la scuola è specchio della società). 

Però, tornando al tema di pubblico e privato, credo che i paesi facciano scelte non solo ideologiche, ma partendo dalle loro particolari situazioni. 

Inutile rifare la storia dell'istruzione italiana, della necessità di alfabetizzazione, della necessità di introdurre l'obbligo per sopperire alla carenza di iniziativa familiare dei ceti meno abbienti, della scarsa diffusione dell'istruzione prima dell'intervento statale. 

La scuola cattolica, abbastanza diffusa nell'Ottocento e rivolta in genere a pochi fortunati, non è stata aiutata dai rapporti non buoni tra Stato E Chiesa conseguenti l'unificazione. 

Certamente gli interessi verso la privatizzazione dell'istruzione sono enormi, da parte di imprese, associazioni di categoria etc. 

La quantità di risorse in gioco è colossale. 

Abbiamo esempi di formazione privata per le attività professionali, molta per esempio organizzata e gestita dalle associazioni sindacali: tantissimi i corsi a punti per insegnanti che acquisiscono in tal modo "merito" per i concorsi più diversi, da quelli per l'accesso all'insegnamento, a quelli per l'accesso alla dirigenza. 

Alle volte avrete sentito della frequenza di attestazioni e diplomi rilasciati da società fantasma o senza frequenza delle attività formative. 

Io, in Italia, starei attento. 

Perché smantellare un sistema nato in un modo, col rischio derivante dal rimescolamento, che non sarebbe di per sé garanzia di risultato? 

Un esempio lo danno i servizi di collocamento: il pubblico è stato smantellato, ma il privato non sopperisce  e l'incontro tra domanda ed offerta continua ad essere un problema. 

Se accadesse per la scuola, sarebbe un problema di assai più grandi dimensioni. 

La questione non è ideologica, ma di convenienza. 

Il pubblico ed il privato che funzionano, vanno bene entrambi. 

Piuttosto, credo si debba guardare a come rendere l'istruzione più efficace, senza pregiudiziali pubblico/privato. 

 

  • Melius 1
Gaetanoalberto
Inviato

@mom Nessuno ti obbliga a leggerli cara.

Non ho nessun obiettivo. Come tutti, potrei limitarmi ad una frase ad effetto, ad una battuta, né troverai in giro, e sono capace di sintesi più o meno come chiunque altro. 

Mi dicevano, al pretore scrivi 4 pagine, al tribunale 3, alla Corte d'Appello 2, alla Cassazione 1.

Non so se tutti i lettori siano cassazionisti come te. 

In realtà l'obiettivo c'è: superare i brevi tempi di riflessione dei social, a fronte di problematiche importanti. 

Questa sintesi porta al giudizio tagliente, e quindi alla pessima condizione delle relazioni umane che i social determinano. 

Gli insegnanti in questo sono tremendi: abituati spesso a dare voti e a non voler essere valutati. 

Le esperienze si raccontano non per culto dell'ego, ma per fornire un quadro del substrato da cui nasce l'opinione, che altrimenti sarebbe solo uno dei tanti post spersonalizzati che si leggono. 

P. S. magari sbaglio soggetto ma, se sei stata tu a fornire il noioso e pletorico racconto relativo alle scuole private torinesi, da una parte mi è parso educato non manifestarti questo inutile e polemico pensiero, dall'altro ho ritenuto semplicemente volessi fornire elementi di conoscenza a chi ti legge. 

Gaetanoalberto
Inviato
31 minuti fa, mom ha scritto:

il vero volto di un campione come te.

Diversamente da molti altri, il mio volto l'ho mostrato, anche il mio nome, e li trovi in giro, ma non vorrei anche questo determinasse un giudizio od un misunderstanding: semplicemente sono un noioso bonaccione che non nasconde niente. 

Però credimi, la noia è legittima, ma di solito il male c'è  prevalentemente in chi lo vede.

 

Inviato

@Gaetanoalberto Evidentemente non mi sono spiegata bene e mi scuso. Ciò che dici mi interessa e mi fa piacere leggerlo. Solo lo trovo prolisso. 
Mai pensato a vedere il male nei tuoi post ma mi domando se il tuo intento sia, o meno, quello di voler creare seriamente un’appendice didattica con l’ottica di un costruttivo rinnovamento scolastico tenuto conto dei paletti burocratici.Non so se questo sia un tuo obiettivo ( nel caso sarei molto interessata). Però poi vedo che hai tanti altri interessi, che ti piace giocare in tanti campi ed ecco perché mi viene spontaneo il dubbio. Dubbio che, ripeto, non ha nulla a che vedere con il tuo ruolo ma che riguarda specificatamente solo e soltanto la didattica. Spero di essere stata chiara adesso.  Per cui ti faccio la domanda diretta: i tuoi post relativi alla didattica mirano a creare un discorso costruttivo proponibile e presentabile in una qualche forma o sono mirati a semplice informazione generale? O a un qualcos’altro di non ben definito con risvolti filosofici? Grazie per le delucidazioni.  🙂 

Inviato
38 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

La scuola cattolica, abbastanza diffusa nell'Ottocento e rivolta in genere a pochi fortunati, non è stata aiutata dai rapporti non buoni tra Stato E Chiesa conseguenti l'unificazione. 

Certamente gli interessi verso la privatizzazione dell'istruzione sono enormi, da parte di imprese, associazioni di categoria etc. 

Non  ti trovo molto preparato su questo punto, e anche sulla redditività problematica delle gestioni economiche di attività scolastiche,  salvo per i diplomifici che sono una fattispecie patologica, come i rapinatori di banca rispetto ai bancari. È preferibile che tu rimanga nel tuo campo di esperienza dove sei senz'altro capace e informato. Ps la formazione professionale è occasione di profitti solo quando si tratta di spendere risorse pubbliche finalizzate allo scopo.  Nella mia idea invece, essendo una delle priorità maggiori, dovrebbe essere capace di sostenersi coi propri ricavi istituzionali.  Ma di questi argomenti mi rendo conto che parlare con gli statali,  anche dirigenti, è difficile. 

Inviato
Il 21/7/2022 at 18:58, Jack ha scritto:

Meriterebbe un regalo milionario per quella frase. E se lo trovassi glielo farei pure 😔

Ero io. 

Ti mando l'Iban. 

 

 

Inviato
Il 21/7/2022 at 18:58, Jack ha scritto:

la selezione non è qua dentro, la selezione la fa la vita. Tu impara intanto, qualsiasi cosa"...

Un tempo si diceva tra i ragazzi a cosa servisse una laurea, oggi a cosa serve un diploma. 

Quando me lo chiedono gli rispondo anche io così.  Perché la cultura,, la capacità di ragionamento che acquisisci valgono lo sforzo. Assolutamente.  Per avere lo stesso percorso di lavoro dovrai faticare di più. 

Detto ciò da ex supplente (10 anni or sono) dico che il peccato originale è nella scuola che non è più severa come un tempo e nei genitori che hanno deresponsabilizzato i figli. 

Un mix implosivo per cui gli studenti non puntano più ad impegnarsi e lo stesso i professori demotivati e mal pagati. 

Inviato
1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Piuttosto, credo si debba guardare a come rendere l'istruzione più efficace, senza pregiudiziali pubblico/privato. 

Basta introdurre um concetto di concorrenza,  quello sano, ad esempio prevedendo un voucher per ogni studente soggetto all'obbligo scolastico, spendibile in qualunque scuola pubblica (statale e paritaria, legge 62/2000), in aggiunta abolirei il valore legale del titolo di studio ai fini di concorsi interni e graduatorie, così facciamo fuori i diplomifici privati e statali (sic). Se pensi che sia una utopia, è così in vario modo in tutti i paesi europei e anche in alcuni africani. Il tabù della coincidenza pubblico= statale deve essere superato. E servito solo a difendere l'isola felice e irresponsabile del pubblico impiego, che non deve rendere conto a nessuno, se non alla corte dei conti, ovvero a sé stesso stato. Anche i privati possono essere portatori di interessi pubblici, in un quadro di regole chiare e vincolanti. 

Inviato

@Gaetanoalberto

Una mia riflessione sulla competitività, che considero spesso priva di senso, dei licei.

La finalità dell'insegnamento è, come prevede la normativa, è diretta a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni.  

La competizione sui voti diviene uno stravolgimento di quella che dovrebbe essere la finalità sopra esposta. In luogo di formare intelligenze e menti aperte, li pone l'uno contro l'altro per un voto in più. Aggiungo che non pochi insegnanti alimentano questa competizione. 

  • Melius 1
Inviato
3 ore fa, Savgal ha scritto:

Ho scritto della mia esperienza e la metafora di "padrone del vapore" era per richiamare il modello tayloristico, che consente un costante monitoraggio del lavoro svolto. S

Ah, ok. Il padrone del vapore della scuola pubblica italiana,  che non è solo la statale, come tu sai da oltre vent'anni,  non può certo misurare il diametro del bullone in uscita dalla catena di montaggio, ma ha il compito e il ruolo si indicare l'obiettivo di quale "prodotto" vorrebbe vedere in output, ovviamente considerando che tutte le fasi della lavorazione  e la stessa materia prima consistono in rapporti fiduciari e nell'esercizio della libertà, per il docente di insegnare  aprendosi e per l'alunno di imparare, di aprirsi anche lui. Nessun determinismo è possibile,  ma occorre interrogarsi: come vorremmo che fosse il nostro "output"? Oggi l'idea è che il sistema scolastico sia una grande catena di montaggio,  o tapis toulant, in cui basta seguire le procedure correttamente per ottenere statisticamente un certo tipo di competenza linguistica,  logica, matematica. Chi siano i docenti e soprattutto gli studenti è quasi secondario, sono praticamente fungibili, basta che abbiano i titoli di studio prescritti o l'età. Uno sguardo materialistico/deterministico su qualcosa che,come hai ben detto  richiede la più impalpabile ed effimera delle materie prime: la volontaria adesione tra due libertà. La scuola prima era per molti l"unico accesso alle nozioni. Oggi basta un wifi. Rimane l'unico luogo ulteriore rispetto alla famiglia in cui maturare un senso critico di tipo relazionale. La personalità si forma in quegli anni dell'adolescenza. Andrebbe ripensata da zero la funzione e la forma dell'istruzione e dell'educazione,  che sono l'asset più prezioso e importante di una societa, anche pensando all'economia, alla qualità della vita ecc. 

Inviato

Ovviamente nessun governo italiano vorrebbe cadere per metter mano al grande pachiderma, al moloch sindacal/ministeriale. Solo una dittatura, che non ci auspichiamo,  o una sorprendente novità,  un risveglio di coscienza nella classe dirigente (non digerente come oggi) 

Inviato

@melos62

Quale dovrebbe essere la finalità dell'insegnamento l'ho postato sopra. Formare persone, cosa che dovrebbe corrispondere alle tue convinzioni richiamando il personalismo, e delle intelligenze. 

Vorrei anche superare le forme di individualismo competitivo che sta rendendo per non pochi studenti spiacevole, per arrivare ai disturbi sul comportamento. 

Inviato
11 minuti fa, Savgal ha scritto:

Vorrei anche superare le forme di individualismo competitivo che sta rendendo per non pochi studenti spiacevole, per arrivare ai disturbi sul comportamento. 

Sono d'accordo con te ovviamente sulla prima parte e anche su questa citata. Credo sia una conseguenza della riduzione della valutazione alla "misurabilità oggettiva" che, prima di tutto, non è oggettiva ma sempre discrezionale e potrebbe non misurare alcune altre "qualità" importanti. I ragazzi si sentono schiacciati da questa loro inadeguatezza, mentre magari è inadeguato il metro di misura.

Inviato

Bisognerebbe, a mio avviso, avere il coraggio di parlare di capacità cognitive, problemi di allievi con gravi handicap parcheggiati (incrociando le dita) in qualche classe. Questo è un compito che va affrontato con la Sanità che dovrebbe occuparsene almeno al 50% con progetti e discorsi concreti sul futuro lavorativo di quei ragazzi e sull’assistenza alle famiglie. 
Formare classi fisse non funziona più. Ci dovrebbero essere corsi frequentati secondo il livello raggiunto dallo studente come già avviene in molti Paesi.  Questi ad esempio, potrebbero essere due punti da cui si potrebbe partire per impostare, senza false ipocrisie di comodo, una riforma scolastica.
Nel 2003 ho avuto un ruolo di coordinatrice in un corso biennale, post diploma di maturità, per l’introduzione al lavoro in collaborazione tra docenti ( istituti superiori/università) e attività  lavorative sia cantieristiche che d’ufficio. Il progetto era stato messo a punto dopo aver sentito i bisogni delle imprese del territorio. I risultati sono stati molto soddisfacenti e, visti gli esiti concreti, sarebbe valsa la pena di riproporli ma… non c’erano più i fondi. Un vero peccato! 🤗

Gaetanoalberto
Inviato

 

Ultima puntata

 

Per la vostra e  mia salute diamogli un taglio. Tuttavia, è un tema in cui i presupposti delle decisioni non si possono esaurire in spazi limitati.  Un TD nel vero senso della parola, si presta ad essere sviluppato con calma, ed un tema come la scuola richiederebbe dedizione, ascolto e dibattito, che spesso mancano tra gli insegnanti, tra i dirigenti, con le famiglie e nella società. Ragione per la quale si esprimono visioni di parte e parziali. Di seguito alcuni spunti.

P.S.  È gratis, la lettura è volontaria, quindi non si capisce la critica, se non eventualmente quella costruttiva alle idee espresse.

Ringrazio tuttavia chi per qualunque motivo legga.

No, non ho proprio nessun interesse personale alla cosa, sono uno che si è rimesso ad ascoltare musica visto che è stato molto rinchiuso a lavorare, e per un caso ha conosciuto Melius.

Presumibilmente sarà un problema psichiatrico: se volete consigliarmi il professionista che vi segue, vado volentieri.

Oppure sono Vlady sotto mentite spoglie e non lo so..

 

Scuola pubblica

 

Per motivi costituzionali, sociali e di equità, ma soprattutto i per evitare una rischiosa dispersione di risorse e di esperienze ed una gara all’acquisizione di risorse pubbliche da parte di privati, che non sempre hanno dato buoni risultati, meglio mantenere l’attuale, migliorandolo.

 

Azienda

 

La scuola deve far crescere la persona. Se per azienda si intende la parte che snellisce le decisioni e riguarda il miglior uso delle risorse, ben venga. Se invece si intende la competizione e la scalata di graduatorie come Eduscopio, che hanno una funzione utile ma non esauriscono i problemi sociali connessi alla persona, allora non proprio! Non si realizza un prodotto ma un servizio, che non si può solo misurare in base al numero di alunni figli di colleghi che trovano occupazione e rivestono ruoli prestigiosi.

Gli ambienti di provenienza sono e restano molto diversi, ci sono scuole di frontiera ed altre che risultano meritevoli…per meriti della famiglia e non degli insegnanti, nord sud, periferia, case popolari, metropoli, cittadine paesotti, genitori italiani, stranieri, illetterati, laureati, sposati, divorziati, malati, ricchi, poveri… non produciamo salamini Citterio, e ciò che sta fuori la scuola influisce almeno altrettanto, e forse di più.

 

Autovalutazione

 

Invisa a molti, è indispensabile. Fornisce dati su cui si dovrebbe avere il tempo di riflettere assai meglio, per generare il cambiamento delle azioni e verificarne i risultati. Dovrebbe riguardare anche la dirigenza. Molte scuole l’hanno praticata facendo compilare ad alunni ed insegnanti una modulistica di indagine, ai tempi si usava la certificazione di qualità che poi si è abbandonata per forza insufficiente,  ma credo la maggioranza del personale scolastico, tra cui molti dirigenti, non amino confrontarsi con sé stessi e allargare lo sguardo su come si viene percepiti. Peccato! L’abbiamo fatta per molti anni in forma anonima e ne ho ricavato un sacco di indicazioni utili.

 

Invalsi

 

Per quanto si possa discutere il contenuto delle prove, è l’unico strumento oggettivo che abbiamo per guardare agli esiti del nostro operato. Piuttosto che polemizzare, sarebbe meglio riflettere ed agire di conseguenza.

 

Selezione del personale

 

Dovrebbe essere affidata a prove selettive particolarmente rigorose: è singolare che spesso gli stessi che ne riconoscono il valore quando riguardano gli alunni, individuino i limiti di queste selezioni quando riguardano il personale. I limiti ci sono, sempre, ma la selezione dovrebbe riguardare sia la conoscenza dell’ambito di insegnamento, sia la metodologia, cioè la capacità di individuare problemi e soluzioni, modificando continuamente la propria azione in base al contesto, se necessario.

Quindi competenza, intesa non solo come insieme di conoscenze disciplinari, ma come capacità di trasmetterle ai discenti.

È vero che l’esperienza è maestra di vita, ma meglio se fornita di qualche solida base.

L’alternativa è affidarsi al rapporto diretto col dirigente, che non credo sia opportuno, visto che gestiamo soldi dei cittadini.

 

Possibilità di incidere sul personale

 

Non credo che la strada siano i provvedimenti disciplinari, che già suonano male.

Però almeno una faccina verde, gialla o rossa. Al terzo rosso il docente e il dirigente devono trasferirsi: sistema valido per tutte le categorie di lavoratori della scuola.

Figuriamoci se sta cosa sarà mai possibile, non mi risulta ci sia neppure nel privato.

 

Carriera

 

Le cose da fare sono tante, non possono essere delegate al Dirigente, che non è un tuttologo ma purtroppo, unico della specie, è costretto ad esserlo.

Bisogna poter individuare (concorso e tirocinio sul campo) figure di supporto che possano investire stabilmente sull’arricchimento delle proprie competenze sulle tante aree della didattica e della gestione, che sono tra loro collegate, e collaborare non tanto e non solo col dirigente, ma con i colleghi, le famiglie e gli alunni.

 

Meno burocrazia o diversa organizzazione

 

Per la verità, abbiamo in mano moltissimi strumenti, ma non si arriva ad usarli.

Delle due l’una, o si snellisce il numero mostruoso di adempimenti che gravano sulla scuola (difficile), o si ampliano i compiti di alcuni docenti con la carriera di cui sopra.

Soprattutto, bisogna distinguere responsabilità e compiti amministrativi (un vero dirigente che si occupi esclusivamente degli aspetti tecnico/amministrativi e delle relative responsabilità – esisterebbe il DSGA ma la figura non ha carattere dirigenziale, non ha responsabilità esterne dirette ed immediate,  non viene ben retribuita)  da responsabilità e coordinamento didattico ( il tempo dedicato alle responsabilità di cui sopra, sottrae al DS la gran parte delle energie, che dovrebbe invece prioritariamente dedicare al miglioramento ed al sostegno della didattica e dei risultati degli alunni).

 

Scuolascuolascuola

 

C’ è bisogno di tempo per metabolizzare le innovazioni: una moratoria decennale per leggere ed applicare le centinaia di linee guida non sarebbe male. Altrimenti si continua a cambiare e non si fa in tempo ad applicare quanto già deciso, buttando a mare fatiche immani di programmazione.

I ministri devono smetterla di fare una riforma ad ogni passaggio.  

Abbiamo già ampia facoltà di definire i percorsi di apprendimento e non abbiamo bisogno d’altro.

Con l’autonomia, potremmo già fare moltissimo, non fosse per le liti in materia di posti di lavoro ed orario degli insegnanti che ne derivano inevitabilmente.

Diversamente da quello che si pensa, un dirigente che girasse per le classi ad osservare gli insegnanti, sarebbe velocemente defenestrato per mobbing. Quelle poche volte che possiamo farlo (insegnanti in prova) è invece un’esperienza insostituibile: finalmente vediamo i molteplici volti dell’insegnamento, e l’unicità di ogni docente, del suo approccio del suo metodo.

Nessuno è onnisciente, e girare non per giudicare ma per imparare e confrontarsi, sarebbe indispensabile, ma non è legittimo.

Gli insegnanti devono poter fare il loro mestiere, che sanno fare meglio degli altri, e i dirigenti aiutarli a farlo, senza disperdere troppo le energie in mille rivoli.

Dal rapporto quotidiano degli insegnanti con gli alunni si deve poter trarre l’esperienza che porta alle buone pratiche, in modo da estenderle, forse però il dirigente od un coordinatore didattico, dovrebbero poter lavorare assieme ed anche in classe per sperimentare soluzioni.

Tuttavia, il tempo che si dedica al confronto tra colleghi è troppo ridotto, la collegialità non funziona bene.

La costruzione di un percorso comune avviene tra i corridoi od a cavallo di una porta, ed attraverso rapporti informali che sono eccellenti perché spontanei: manca però un vero stimolo a condividere e confrontarsi sul serio, cosa che, quando accade, avviene spesso in modo appassionato. Quindi strumenti di revisione del contratto e retributivi, dovrebbero aumentare  la possibilità di incidere in questa direzione, altrimenti solo i dirigenti più bravi ci riusciranno.

 

La continuità,

se l’insegnante e il dirigente fossero bravi, sarebbe indispensabile, ma meccanismi contrattuali variopinti continuano a renderla difficile. Quando si lavora, ci si impegna dove si sta: immaginate se vostro figlio cambiasse ogni anno classe, scuola ed istituto. Sarà anche uno strumento di libertà, ma le eventuali difficoltà e insoddisfazioni si affrontano, di norma, dove siamo, e non saltando qua e di là.

 

Inutile poi lamentarsi del fatto che la società è cambiata, che i ragazzi “non ti seguono” e che “le famiglie non sono più quelle di una volta”: è verissimo, ma non possiamo fermarci alla constatazione delle difficoltà, e dobbiamo riprendere il bandolo della matassa riportando a noi gli alunni. Se questo significa cambiare qualcosa, sottrarre, aggiungere, modificare approccio ed insegnamento, è doveroso farlo.

 

Il recupero delle lacune attraverso strumenti extracurricolari, diversa organizzazione dei gruppi classe, delle attività e dei tempi di apprendimento, non può essere un’attività lasciata al volontariato.

Oggi gli insegnanti che vogliono fare qualche ora in più per gli alunni bisognosi, possono decidere di farla o meno. Spesso chi non le fa le demanda (il famoso istituto della delega ben noto agli elettori) ad altri insegnanti, del cui giudizio poi non tiene conto, per cui verifica di nuovo gli alunni su un’attività fatta da altri, ed al 70% li cana di nuovo, perché la collega che fa il corso non la si conosce oppure, ovviamente, lei si che è scarsa.

I corsi poi si fanno dopo mesi dal sorgere delle lacune. In alcune scuole si fanno sportelli a richiesta, ma appunto gli insegnanti non sono tenuti a farli, e quindi non si attivano o sono tenuti dal  famoso collega sconosciuto di cui ci si fida poco, spesso il supplente che ha bisogno di qualche soldino.

Cosa facciamo per i bravi ? Esperienze internazionali, certificazioni, corsi integrativi, orientamento, contatti con le università, peer tutoring dei bravi verso i più deboli.

E’ chiaro che noi agiamo in quella direzione, ma se nulla è dovuto e tutto è per cortesia, bisognerebbe avere il tempo di convincere personalmente ogni interessato, cosa non possibile dappertutto.

 

Strumenti strumenti strumenti

 

Bisogna riconoscere che stiamo facendo grossi investimenti (per le nostre abitualmente povere tasche), ma la formazione necessaria ad usarli è sempre abbastanza rimessa alla buona volontà dei singoli. Una quota di formazione, come per i professionisti, dovrebbe essere obbligatoria.

Ma tanti studenti per classe, molte classi, soffocano il docente, cha arriva a casa stancuccio, quindi ?

 

Autorevolezza e comunità

 

A volte miracolosamente si mettono assieme: quelli bravi hanno empatia, autorevolezza e riescono a fare comunità. Riuscirci sarebbe la principale soddisfazione per un D.S. e la migliore garanzia di buoni risultati.

 

Inviato
3 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto:

CFP privati di Brescia, ad esempio del settore ristorativo, non accolgono nè disabili nè casi comportamentali, le cui famiglie inevitabilmente si rivolgono ai corsi professionali triennali del Mantegna, che si adopera da sempre e  doverosamente per accogliere tutti.

Ma è inevitabile! Il privato non riceve contributi per pagare i costi aggiuntivi dei docenti di sostegno e non può ribaltabili sulle famiglie, si parla di almeno 30mila euro aggiuntivi  a disabile. 

Nella tua scuola statale ne puoi avere  65 o 650  perché gli stipendi dei docenti di sostegno li paga babbo ministero. 


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