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Melius Club

Il programma della Meloni


briandinazareth

Messaggi raccomandati

Muddy the Waters
Inviato
2 ore fa, Roberto M ha scritto:

se metti tasse giuste le pagano tutti.

🤣

Meglio di zelig

Muddy the Waters
Inviato
23 minuti fa, Roberto M ha scritto:

L’evasore rischia pesante

🤣🤣

sei in gran forma stasera!

  • Moderatori
Inviato
Il 25/7/2022 at 09:09, briandinazareth ha scritto:

il “giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese”



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briandinazareth
Inviato
3 ore fa, Roberto M ha scritto:

Per il 15% non lo fa più nessuno, dovresti essere un cretino per rischiare tanto per un 15%.

 

😂

3 ore fa, Roberto M ha scritto:

Certo che c’è’.

Flat tax estesa pure ai dipendenti

In quale punto esattamente del programma del CDx?

Inviato

Il programma della Meloni si può riassumere con questa vignetta ovvero

"Superciuk ruba ai poveri per donare ai ricchi" "I poveri non meritano di possedere le cose belle, quelle le meritano soltanto i ricchi" (cit. Alan Ford).  Passeremo dal: non dare più soldi a chi non trova lavoro (RdC) ad abbassare le tasse (e quindi a dare più soldi) agli ultra-ricchi alla Briatore 😂 

 

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Inviato

La Fiat tax al 15% per i dipendenti è prevista "nei sogni", e nell'arco dei 5 anni.

Ergo, non ci sarà mai, troppo costoso oggi, in attesa di vederne i frutti, forse, domani.

Forse un pochino più realizzabile (non sto dicendo giusta, sto dicendo realizzabile) potrebbe essere una sul 25-30%, ovviamente rivedendo molte detrazioni, ma è  tutto da vedere.

La tassazione complessiva (per chi le tasse le paga, ovviamente ) è indubbiamente eccessiva, chi lo nega ? (e chi non lo sperimenta ogni mese nel suo bilancio familiare?).

Però una tassa piatta ,  e solo per una categoria di contribuenti ,  a me sembra profondamente ingiusta e chiaramente parziale.

briandinazareth
Inviato
18 minuti fa, maverick ha scritto:

Però una tassa piatta ,  e solo per una categoria di contribuenti ,  a me sembra profondamente ingiusta e chiaramente parziale.

 

Concordo, una vergogna che aiuta la totale disparità che fa si che i dipendenti sono quelli che garantiscono quasi tutta l'IRPEF del paese.

Inviato
4 ore fa, Roberto M ha scritto:

divanisti, politici bibitari, intasafogne, camminatori

Ok, questi sopra sono un problema per l'italia, il fisco o cosa?

Poi ti avevo chiesto, sempre per parlarne un poco, un esempio di tasse giuste ma sono stato poco chiaro.

Un esempio di tassazione equa, questo ti chiedevo.

Quindi tu non vuoi la soglia minima e il povero da 5.000 euro l'anno deve pagare con la stessa aliquota (usiamo quella severa del 33% che hai ipotizzato) del politico bibitaro o del ricco che ne so, facciamo avvocato o commercialista?

Sembri anche tu inquadrare come parassiti  le persone con redditi praticamente  da fame e vuoi da loro gli stessi soldi che pretendi dal dentista di Via del Babuino. Non capisco il principio che sta alla base, a parte intravedere una sorta di "odio sociale".

È particolare l'elenco che ho quotato sopra. Tra i divanisti mi vengono in mente gli spacciatori o i figli di papà, i figli dei ricchi insomma. Tu invece chi intendi? Perché tra i politici fannulloni citi solo i bibitari? Perché, ora che sei leghista, non citi salvini tra i fannulloni per esempio? La differenza tra salvini e Di Maio dov'è come "lavoratori" nella politica? Perché è parassita solo quello col passato da bibitaro?

Non so chi sono gli intasafogne e i camminatori, colpa mia. 

Perché per te è così ingiusta o almeno sorpassata dai tempi e da eliminare quindi una norma che genericamente dice: l'imposta che i cittadini, anche apolidi e stranieri, sono tenuti a versare è proporzionale all'aumentare della loro possibilità economica?

A mio parere o fai il finto tonto, oppure tu non conosci cos'è stata e cos'è ancora l'evasione e non hai mai conosciuto un evasore vero. Non grande o piccolo evasore, un evasore vero. Lo dipingi, come altri non solo qui dentro, come una vittima delle aliquote alte che deve difendersi. In realtà è un prevaricatore a largo spettro, non una vittima.

Questa fissazione per la flat tax non capisco come salvini ve l'ha fatta passare per il di dietro. Eppure abbiamo un'età e anche una certa esperienza di vita come italiani diciamo.

  • Melius 2
Inviato
1 ora fa, maverick ha scritto:

ovviamente rivedendo molte detrazioni

Perdonami, puoi rivedere tutte le detrazioni di questo mondo ma a parte incasinare ancora di più le cose, mi spiegate che cacchio si detrae uno che tanto può permettersi in un anno forse solo la spesa al supermercato e a malapena un paio di scarpe e di pantaloni? 

Poi rivedere il sistema delle detrazioni va bene, ma per semplificare perché da anni ormai siamo al delirio. Dobbiamo poi capire che con gli anni abbiamo trasformato le detrazioni in uno strumento di lotta all'evasione e non è tanto normale e sano questo per tutta una serie di ragioni.

Inviato
2 ore fa, briandinazareth ha scritto:

Concordo, una vergogna che aiuta la totale disparità che fa si che i dipendenti sono quelli che garantiscono quasi tutta l'IRPEF del paese.

Questa è una balla, i numeri dicono solo che i dipendenti numericamente sono di più quindi c’è più gettito IRPEF ad esso riconducibile, gettito che però è proporzionale alla differenza numerica tra le due categorie.

 

Inviato

https://www.lavoce.info/archives/96670/con-la-flat-tax-costi-enormi-a-beneficio-di-pochi/


 

Con la flat tax costi enormi a beneficio di pochi

Massimo Baldini

Le proposte di flat tax di Forza Italia e Lega darebbero un gettito nettamente inferiore a quello attuale dell’Irpef, anche con un ottimistico recupero totale dell’evasione. A beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più alti.

Due ipotesi di flat tax

Nel 2003 il governo Berlusconi approvò la legge delega n. 80, in cui all’articolo 3 si disciplina la nuova imposta sul reddito riducendo a due le aliquote, “rispettivamente pari al 23 per cento fino a 100 mila euro e al 33 per cento oltre tale importo”. Nella legge si definisce la volontà di istituire una no tax area e di concentrare le deduzioni sui redditi medio-bassi. Tuttavia, quella legge delega non è mai stata attuata perché non sono mai stati promulgati i decreti delegati. Il motivo è stato l’eccessivo aggravio che ne sarebbe derivato per le finanze pubbliche, benché anche allora, come oggi, la motivazione principale della riforma fosse riposta in un forte recupero dell’evasione fiscale.

Nella campagna elettorale del 2018 sono emerse nelle piattaforme del Centrodestra due proposte di riforma dell’imposta personale sul reddito di tipo flat tax, cioè con aliquota unica estremamente simili a quelle che circolano attualmente da parte di Lega e Forza Italia. I governi insediati successivamente alle elezioni non hanno dato luogo alla realizzazione della flat tax se non per gli autonomi con fatturato inferiore a 65 mila euro. Plausibilmente la motivazione anche in questo caso è l’eccessivo aggravio per le finanze pubbliche.

Al momento non esiste una proposta univoca di flat tax da parte del Centrodestra, ma le prime proposte da parte di Lega e Forza Italia sembrano essere piuttosto in linea con quelle del 2018. Riproponiamo quindi le stime che facemmo in occasione della precedente campagna elettorale. Quando avremo maggiori dettagli a disposizione, rifaremo i conti su perdita di gettito ed effetti redistributivi. 

La proposta di Matteo Salvini per queste elezioni non sembra molto diversa da quella della Lega Nord per il 2018, in cui si proponeva uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente. La formula è quindi Irpef = 0,15*(reddito familiare – 3000* numero componenti). È prevista una clausola di salvaguardia che evita che qualcuno debba pagare più di quanto versa oggi, a parità di reddito. Nella nuova proposta, basata su un disegno di legge presentato in Senato da Siri, Salvini e Romeo, il sistema di deduzioni è più complesso (e, apparentemente, più oneroso per le casse dello Stato). Per indicare il costo della misura e semplificare il calcolo, per il momento, ci basiamo sulla proposta di quattro anni fa, non molto distante da quella attuale.

 

Anche Forza Italia ritorna sulla proposta di una flat tax al 23 per cento, che aveva già annunciato nella campagna elettorale del 2018. All’epoca, Silvio Berlusconi aveva dichiarato l’intenzione di istituire una flat tax con aliquota del 23 per cento e deduzione concessa a tutti di 12 mila euro. Sembra di capire che la base imponibile sia individuale e non familiare come la proposta della Lega Nord esplicitamente prevede. La formula è quindi Irpef = 0,23*(reddito individuale – 12000).

Utilizzando il dataset Silc 2015, un campione rappresentativo delle famiglie italiane su cui si sono applicate le regole di calcolo dell’imposta sul reddito, stimiamo costi ed effetti distributivi delle due proposte di Lega e Forza Italia.

I calcoli sul gettito

La proposta della Lega produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.

Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione. La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 38 miliardi. Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 20 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. A parità di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola. Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora. Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni.

La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia.

Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione. L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi.

L’impatto di questa misura sarebbe peraltro ancora più pesante sui conti pubblici oggi rispetto a quattro anni fa. Nel 2018, infatti il rapporto debito/Pil era pari al 132,2, mentre nel 2021 aveva raggiunto il 150,8 per cento.

Gli effetti distributivi

Passando agli effetti distributivi, la Figura 1

 

https://public.flourish.studio/visualisation/10868614/?utm_source=showcase&utm_campaign=visualisation/10868614

 

https://public.flourish.studio/story/1649207/?utm_source=showcase&utm_campaign=story/1649207

 

mostra l’incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, in migliaia di euro. È un confronto non del tutto corretto perché non è fatto a parità di gettito, quindi tutti sembrano guadagnare rispetto all’Irpef attuale, ma non si considera la perdita di servizi e trasferimenti derivante dal minor gettito. È comunque utile per mostrare il forte calo della progressività: l’aliquota media (asse verticale) crescerebbe molto più lentamente rispetto a oggi, soprattutto nel caso della Lega. La perdita di gettito si riflette quindi in una forte riduzione dell’incidenza. La flat tax di Forza Italia incide di meno sui redditi bassi a causa della maggiore deduzione e leggermente di più sugli alti grazie all’aliquota superiore.

Assumendo che la distribuzione della base imponibile dopo la riforma rimanga invariata, dalla tabella si nota che i risparmi medi di imposta sono moderati per i decili di reddito medio-bassi ed estremamente elevati per l’ultimo decile. L’ipotesi Forza Italia è un po’ più generosa con le classi medie.

In conclusione, entrambe le proposte lascerebbero non finanziata una quota rilevante del gettito Irpef attuale pur tenendo conto di un ottimistico recupero totale dell’evasione. Inoltre, la classe di reddito più elevata beneficerebbe del risparmio di imposta in misura di gran lunga maggiore rispetto alle altre.

 

Inviato

 

https://www.corriere.it/economia/professionisti/commercialisti/20_settembre_12/irpef-peso-insostenibile-tasse-ceto-medio-confronto-la-germania-grafici-64a21c4e-f1f6-11ea-a04c-fd3ebc88ed6c.shtml
 

Irpef, il peso (insostenibile) delle tasse sul ceto medio. Il confronto con la Germania: i grafici- Corriere.it

Nelle ultime settimane si è parlato tanto di una «grande riforma fiscale» e di un modello tedesco da emulare. Esperti fiscali vicini al governo e ambienti ministeriali hanno confermato l’importanza di ridare potere d’acquisto al cosiddetto ceto medio. In Germania infatti il prelievo fiscale è basato su una no tax area per redditi fino a 9 mila euro e un’aliquota variabile continua dal 14 al 42 per cento per redditi che vanno da 9 mila a 55 mila euro l’anno (aliquota che diventa per cento per redditi sopra i 260 mila euro). Per redditi fino a 15 mila euro, infatti, un dipendente tedesco paga molto di più in tasse da un dipendente italiano. Per redditi nella fascia tra 15 mila e 25 mila euro la curva delle due tassazioni si avvicina fino quasi a sovrapporsi ma da 25 mila a 65 mila euro (la vera fascia a cui appartiene il ceto medio) è il contribuente italiano a pagare molto di più di quello tedesco. 

E allora quali sono le più importanti differenze tra il nostro attuale modello fiscale italiano e quello tedesco? E dove si può intervenire per un’efficace riforma delle tasse? Enrico Zanetti (ex sottosegretario all’Economia nel governo Renzi) e responsabile del sito eutekne.info ne ha fatto un’analisi in parallelo . «I dati evidenziano chiaramente tre fattori — spiega Zanetti — non è l’abito che fa il monaco (cioè il tecnicismo aliquota continua alla tedesca o aliquota per scaglioni all’italiana non è sinonimo di più o meno progressività, è solo un vestito tecnico ed è surreale dibattere di questo prima di aver deciso la sostanza. Inoltre in Italia c’è più progressività con il ceto medio che strapaga per far pagare addirittura meno che in Germania quelli che stanno sotto 15.000 euro. Ma il terzo punto è quello più importante: la vera differenza sta nel fattore famiglia, valorizzato in Germania per tutti, addirittura quasi inesistente in Italia per ceto medio e redditi medio-alti».

 

https://www.corriere.it/economia/tasse/20_settembre_10/tasse-confronto-italia-germania-sull-irpef-grafici-capire-2a7f866c-f2b1-11ea-86fc-7fbaee355822.shtml

 

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Inviato
6 ore fa, djansia ha scritto:

e il povero da 5.000 euro l'anno deve pagare con la stessa aliquota (usiamo quella severa del 33% che hai ipotizzato)

il povero da 5 mila lo deve prendere come uno stimolo per guadagnare di più

  • Haha 2
Inviato

Credo che potrebbe fare l'affitta tende da campeggio 

Inviato

Lo stimolo, per il povero,  lo vedo, nella delinquenza organizzata, dove da apprendista, diventi subito a tempo indeterminato,  e magari cominci a farti le ville dei benestanti,  i ricchi sono,  sempre,  irraggiungibili. 

Inviato

Secondo me avrebbe più benefici l'economia detassando gli stipendi dei lavoratori in modo che "costino" meno alle aziende e abbiano più soldi in busta paga i lavoratori (più potere d'acquisto).  

Inviato
4 ore fa, audio2 ha scritto:

il povero da 5 mila lo deve prendere come uno stimolo per guadagnare di più

In effetti è vero, potrebbe per esempio entrare con profitto nel "business delle grondaie".

Inviato

 

https://www.assolombarda.it/centro-studi/taxing-wages-2020-ocse-in-italia-cresce-il-cuneo-fiscale-nel-2019-arriva-al-48

Report annuale dell'OCSE.

Nella graduatoria OCSE 2020 riferita all’anno 2019 l’Italia si attesta al terzo posto, dopo Belgio e Germania, per cuneo fiscale, pari al 48,0% del costo del lavoro. Per effetto del Dl n.3/2020, da luglio 2020 scenderanno gli oneri fiscali a carico del lavoratore: secondo le nostre simulazioni sulla retribuzione lorda annua OCSE per il 2019, il cuneo si ridurrebbe al 46,7%. 

L’Ocse ha diffuso il rapporto ‘Taxing wages 2020’ (riferito all’anno 2019) dedicato al cuneo fiscale, da cui emergono i differenziali esistenti tra i 36 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione. 
Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore. Tale cuneo è la somma di due principali componenti: l’imposta sul reddito delle persone fisiche da un lato e i contributi previdenziali dall’altro. Il dipendente si fa carico dell’imposta e di parte dei contributi previdenziali, il datore di lavoro della restante parte dei contributi previdenziali.
Il calcolo viene effettuato applicando le normative fiscali e previdenziali vigenti nel 2019 alla retribuzione media determinata per ogni Paese1 .

Nel grafico seguente viene riportata la graduatoria dei Paesi relativa al cuneo fiscale (in percentuale sul costo del lavoro) di un lavoratore senza carichi familiari:

 

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In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 36 paesi si colloca al 36,0%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% del Cile a oltre il 52% per il Belgio.

In questa poco attraente graduatoria l’Italia si colloca nelle prime posizioni: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 48,0%. La percentuale è composta per il 16,8% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%).
Il terzo posto dell’Italia è un gradino sotto il secondo posto della Germania (49,4%) e due sopra la Francia (46,7%). Il quarto Paese per importanza dell’Area Euro, la Spagna, è posizionata molto più in basso nella graduatoria, al 15° posto con il 39,5%.

Il cuneo fiscale può essere riproporzionato calcolando il suo ammontare in rapporto alla retribuzione netta, anziché in percentuale del costo del lavoro.

 

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