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Le sanzioni alla Russia di Putin


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Gaetanoalberto
Inviato
50 minuti fa, ferdydurke ha scritto:

paesi ex- sovietici non portano nessun vantaggio in termini concreti. V

Non all'Italia in particolare. Ma lo ha fortemente voluto la Germania. Il pensiero era di allargare il mercato, delocalizzare i costi di produzione in paesi vicini, rendere definitivo l'assetto politico di riunificazione della Germania proteggendolo ad Est. 

Le cose sono più grandine di come le pensiamo. 

Poi c'è il punto del "volersi unire". 

Alle politichette nazionali ha fatto comodo non delegare appieno la sovranità, mantenere i veti, creare un'altra burocrazia ed altre poltrone, e scaricare all'esterno la responsabilità delle scelte impopolari. 

Invece noi, popolo, dovremmo capire l'importanza della sovranazionalitá, della pace, della riduzione degli ostacoli al commercio, dell'unione monetaria, del potente scudo della Bce, della omogeneizzazione di regole e tutele anche sotto il profilo sociale, sanitario, previdenziale, della sicurezza delle persone e dei prodotti, accompagnata dalla possibilità di perseguire i criminali a livello internazionale etc. 

Ma come è facile per i ladri parlare di Roma ladrona, così per i medesimi ladri è facile parlare di Bruxelles ladrona. 

Si tratterebbe solo di avere una guida ed una visione più ampie. 

  • Melius 1
Inviato

@vizegraf la prima avvisaglia c'è stata con la pandemia, vedremo nei prossimi mesi cosa succede. 

Inviato
22 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Alle politichette nazionali ha fatto comodo non delegare appieno la sovranità, mantenere i veti, creare un'altra burocrazia ed altre poltrone, e scaricare all'esterno la responsabilità delle scelte impopolari. 

Invece noi, popolo, dovremmo capire l'importanza della sovranazionalitá, della pace, della riduzione degli ostacoli al commercio, dell'unione monetaria, del potente scudo della Bce, della omogeneizzazione di regole e tutele anche sotto il profilo sociale, sanitario, previdenziale, della sicurezza delle persone e dei prodotti, accompagnata dalla possibilità di perseguire i criminali a livello internazionale etc. 

👏

Inviato

Mah

Capisco il momento, 

Però si vuole buttare alle ortiche un processo lungo che ha visto protagonista l'Ue e dall'altra paesi ex URSS che hanno visto e annusato il mondo occidentale. 

Ora per molti caga sotto questi dovrebbero schiattare e non rompere. 

Io non lo trovo giusto. 

E le vedove dell'URSS dovrebbero accettare questa cosa...

Prima o poi. 

Il problema è che siamo pirla pure noi a gestire la cosa. 

Inviato

non è che devono schiattare, però ad un certo punto non è mica colpa nostra se sono slavi.

Inviato

 

https://som.yale.edu/story/2022/chief-executive-leadership-institute-research-insights-business-retreats-and-sanctions
 

Approfondimenti sulla ricerca del Chief Executive Leadership Institute: "I ritiri aziendali e le sanzioni stanno paralizzando l'economia russa"

3 settembre 2022

Il Chief Executive Leadership Institute pubblica le intuizioni della ricerca CELI: "I ritiri aziendali e le sanzioni stanno paralizzando l'economia russa"

***

Cinque mesi dopo l'invasione russa dell'Ucraina, rimane una sorprendente mancanza di comprensione da parte di molti politici e commentatori occidentali delle dimensioni economiche dell'invasione di Putin e di cosa ha significato per il posizionamento economico della Russia sia a livello nazionale che globale.

È emersa una narrazione comune che questa è una "guerra di logoramento economico che sta prendendo il suo pedaggio sull'Occidente", data la presunta "resilienza" e persino "prosperità" dell'economia russa.

Queste narrazioni ampiamente citate sono sbagliate. Lungi dall'essere "inefficaci" o "deludenti", le sanzioni internazionali e i ritiri aziendali volontari hanno esercitato un effetto paralizzante sull'economia russa.

Il nostro team di esperti, utilizzando la lingua russa privata e fonti di dati non convenzionali tra cui dati dei consumatori ad alta frequenza, controlli cross-channel, rilasci dai partner commerciali internazionali e data mining di dati di spedizione complessi, nonché il nostro set di dati proprietario che traccia le uscite di oltre 1.000 aziende, hanno pubblicato una delle prime analisi economiche complete che misura l'attuale attività economica russa cinque

Dalla nostra analisi, diventa chiaro: i ritiri degli affari e le sanzioni stanno paralizzando catastroficamente l'economia russa. Affrontiamo una vasta gamma di percezioni errate comuni e facciamo luce su ciò che sta effettivamente accadendo all'interno della Russia, tra cui:

-Il posizionamento strategico della Russia come esportatore di materie prime si è irrevocabilmente deteriorato, poiché ora affronta da una posizione di debolezza con la perdita dei suoi ex mercati principali e affronta ripide sfide nell'esecuzione di un "pivot verso l'Asia" con esportazioni non fungibili come il gasdotto

—Nonostante una persistente perdita, le importazioni russe sono in gran parte crollate e il paese deve affrontare sfide difficili per garantire input, parti e tecnologie cruciali da partner commerciali esitanti, portando a una diffusa carenza di approvvigionamento all'interno della sua economia nazionale

-Nonostante le illusioni di Putin sull'autosufficienza e la sostituzione delle importazioni, la produzione interna russa si è completamente fermata senza la capacità di sostituire le imprese, i prodotti e i talenti persi; lo svuotamento della base di innovazione e produzione nazionale russa ha portato all'impennata dei prezzi e all'angoscia dei consumatori

-Come risultato del ritiro degli affari, la Russia ha perso aziende che rappresentano circa il 40% del suo PIL, invertendo quasi tutti i tre decenni di investimenti esteri e sfruttando la fuga simultanea senza precedenti di capitali e popolazione in un esodo di massa della base economica russa

-Putin sta ricorrendo a un intervento fiscale e monetario palesemente insostenibile e drammatico per appianare queste debolezze economiche strutturali, che ha già messo in deficit il suo bilancio governativo per la prima volta dopo anni e ha prosciugato le sue riserve estere anche con alti prezzi dell'energia - e le finanze del Cremlino sono in difficoltà molto, molto più grave di

-I mercati finanziari nazionali russi, come indicatore sia delle condizioni attuali che delle prospettive future, sono i mercati con le peggiori prestazioni in tutto il mondo quest'anno nonostante i severi controlli del capitale e hanno valutato una debolezza sostenuta e persistente all'interno dell'economia con liquidità e contratti di credito - oltre all'essere sostanzialmente tagliata fuori dai mercati finanziari internazionali, limitando la sua capacità di attingere ai

Guardando al futuro, non c'è via d'uscita dall'oblio economico per la Russia finché i paesi alleati rimangono uniti nel mantenere e aumentare la pressione sulle sanzioni contro la Russia, e la Kyiv School of Economics e il gruppo di lavoro McFaul-Yermak hanno aperto la strada nel proporre ulteriori misure sanzionatorie.

I titoli sconfigganti che sostengono che l'economia russa si è ripresa semplicemente non sono di fatto. I fatti sono che, per qualsiasi metrica e a qualsiasi livello, l'economia russa sta vacillando, e ora non è il momento di mettere i freni.

 

Inviato
2 ore fa, criMan ha scritto:

Almeno potevamo prendere tempo e affrancarci.

Non sarebbe cmq stato facile svicolarsi da forniture del genere senza dare nell'occhio, i russi sanno bene di avere una potentissima leva di ricatto, ed hanno fatto di tutto per mantenerla attiva, ad esempio lobbying internazionale contro il TAP (e verosimilmente finanziamento e foraggiamento mediatico ai gruppi oppositori nazionali) ponti d'oro per i collegamenti diretti via north stream, in Algeria dissuasione dal modernizzare le infrastrutture gasiere, sopratutto quelle che portano il gas dai campi di estrazione alla costa e l'impianto di liquefazione, in Libia sono intervenuti pesantemente non appena si è subodorata la possiblità di una "pax europea". I volumi forniti dalla Russia alla UE consentivano loro, anche solo con una timidissima politica di prezzi &/o contratti, di spostare all'istante il "punto di pareggio" di qualsiasi ipotesi di investimento energetico sugli stessi mercati, imponendo ritardi e ripensamenti a piacere. 

Inviato

 

https://www.ilfoglio.it/economia/2022/09/03/news/energia-senza-ideologia-lezioni-utili-alla-sinistra-dal-libro-di-clo--4377122/
 

Energia senza ideologia. Lezioni utili alla sinistra dal libro di Clò

03 set 2022

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 Getty Images

L'ex ministro dell'industria racconta nel suo libro le principali motivazioni che hanno creato la dipendenza energetica europea dalla Russia

Abbiamo trovato il nemico: il nemico siamo noi. Si potrebbe sintetizzare così il messaggio dell’ultimo libro di Alberto Clò, Il ricatto del gas russo (Il Sole 24 Ore). In questo agile pamphlet, l’ex ministro dell’Industria offre una affascinante ricostruzione delle ragioni che hanno condotto l’Europa – e, in particolare, la Germania e l’Italia – a dipendere in misura così preponderante da Mosca. E’ proprio dall’insostituibilità nel breve termine delle forniture di Gazprom che dipende la difficilissima fase che stiamo attraversando. Di più: se non potesse utilizzare l’energia come arma geopolitica, Vladimir Putin forse non avrebbe neppure sferrato l’aggressione all’Ucraina.

Clò enuncia tre tesi principali. La prima: la guerra non è frutto di un impazzimento di Putin. Anzi, nel corso degli anni egli ha seminato molti indizi che, in retrospettiva, lasciano intravvedere una strategia lineare e coerente. Ingabbiare l’Europa era parte determinante di questa strategia. Avremmo quindi dovuto leggere questi segnali e non cadere in una trappola costruita meticolosamente e con pazienza nel tempo. 

La seconda tesi: le classi dirigenti occidentali – con poche eccezioni – non solo non hanno saputo decifrare le mosse del Cremlino, ma si sono entusiasticamente tuffate tra le sue braccia. Sebbene la Russia sia un fornitore di energia dell’Europa fin dai tempi dell’Unione sovietica, questo rapporto è diventato patologico e ha superato i livelli di guardia solo negli anni più recenti. “La travagliata storia che ci ha portato nella bocca del leone russo – scrive Clò – è esattamente l’esito delle nostre scelte che solo una guerra è valsa a palesare e della cui responsabilità oggi nessuno è stato chiamato a rispondere”. Tali scelte includono “la generalizzata opposizione a ogni progetto che avrebbe potuto ridurre la dipendenza dalla Russia”, le “opache relazioni personali che hanno portato a privilegiare i rapporti con Putin”, le “responsabilità dell’Unione europea che non si è mai opposta in maniera netta alla minaccia della dipendenza dal gas russo”, l’illusione di potersi liberare rapidamente dai fossili e che quindi non fosse necessario investire nella ricerca e coltivazione di nuovi giacimenti.

A queste cause se ne aggiunge un’altra, che costituisce la terza tesi forte del libro: è colpa del liberismo. Secondo Clò, infatti, la debolezza europea dipende in misura consistente dall’ideologia secondo cui “l’energia è una merce come le altre” e che, pertanto, lo Stato dovesse togliersi dai piedi. Da qui derivano la sottovalutazione del tema della sicurezza energetica, l’indebolimento degli ex campioni nazionali, la disgregazione delle aziende verticalmente integrate (per esempio, in Italia, la separazione di Snam dall’Eni).

A dire il vero, le prove che Clò porta su quest’ultimo aspetto non convincono fino in fondo. E’ certamente vero che la fase dell’apertura dei mercati – fortemente sostenuta dalla Commissione Ue come pilastro dell’integrazione europea – coincide temporalmente con alcune delle scelte denunciate da Clò. Ma è difficile imputare all’ingordigia capitalista la decisione (politica) di rinunciare a tecnologie come il nucleare e il carbone, gli impedimenti (politici) alla realizzazione di adeguate infrastrutture transfrontaliere, l’imposizione (politica) di sussidi e vincoli ambientali che hanno falsato la concorrenza, il divieto (politico) di sfruttare le risorse interne di oil & gas.

Prendiamo il caso dei rigassificatori: oggi dobbiamo correre ai ripari e installare rapidamente due unità galleggianti a Piombino e Ravenna. Ma, fino a pochi anni fa, c’erano molteplici progetti in ballo, con alle spalle investitori privati e soldi veri. Almeno quattro erano progetti robusti e ben fatti: Brindisi (British Gas), Priolo (Erg-Shell), Porto Empedocle (Enel), Trieste (Gas Natural). Nessuna di queste opere ha poi visto la luce: ma la causa va cercata nell’impossibilità di ottenere il via libera in tempi umani. Insomma, questi atti, sebbene contemporanei alla liberalizzazione, tradiscono la falsa coscienza delle classi dirigenti europee che, pur predicando il mercato, non hanno mai del tutto abbandonato la tentazione della politica industriale. Una politica industriale che Clò non condivide e diversa da quella da lui auspicata: ma, pur sempre, una politica industriale, non la sua assenza.

La testimonianza di Clò è importante in questo momento perché affianca il rigore dello studioso alla memoria di chi ha vissuto da protagonista molti dei passaggi descritti. Ed è forse questo che lo induce a concludere con un cauto ottimismo: per quanto durissima, la fase che stiamo attraversando non è una condanna ineluttabile. Esattamente come deriva dalle nostre scelte, con scelte di segno contrario possiamo uscirne. Per farlo dobbiamo prendere consapevolezza delle risorse di cui disponiamo e sfruttarle tutte, senza paraocchi: dalla produzione domestica di oil & gas alle rinnovabili, dall’efficienza energetica al nucleare. E capire che la sfida della sicurezza energetica e della transizione ecologica non si esaurisce all’interno dei confini nazionali ma va necessariamente interpretata in ottica europea. “L’energia – conclude Clò – è un fatto squisitamente politico che rientra nella sfera della sicurezza nazionale”. E’ certamente vero che la politica ha delle responsabilità passate e future nei confronti dell’energia. L’esperienza suggerisce però che non basta criticare i governi per essersi colpevolmente disinteressati alla questione: occorre criticarli altrettanto per essersene colpevolmente interessati, prendendo decisioni sbagliate.

 

Inviato

@maurodg65 oh a nanna adesso che tra 5-6 ore inizi il turno del mattino… mi raccomando lo zaniboni eh, che non manchi 😆

Inviato
6 ore fa, Jack ha scritto:

oh a nanna adesso che tra 5-6 ore inizi il turno del mattino…

Buona giornata! 😉 


#Ukraine : Costantemente in agguato, l'ucraino Bayraktar TB2 UCAV continua a distruggere obiettivi nel sud: un veicolo da combattimento della fanteria aviotrasportata russo BMD-2 è stato distrutto durante l'offensiva in corso nell'oblast #Kherson da una munizione di alta precisione.

 

Inviato
40 minuti fa, 31canzoni ha scritto:

due paesi europei che stanno facendo cassa con gas e speculazione (Olanda e Norvegia)

ma come, ma non era colpa dei sovranisti

Inviato

@31canzoni c’è una grossa differenza però, l’Olanda guadagna dalla borsa del Gas, la Norvegia invece dalla vendita del gas che estrae e che è quota parte del suo Fondo Sovrano, non le metterei sullo stesso piano, io mi aspetterei qualcosa dalla prima, soprattutto come modifica delle attuali regole di calcolo del prezzo che, a quanto si legge, è alla base delle impennate del prezzo dell’energia.

P.S. Tra l’altro ha ragione Panurge, la Norvegia non è nemmeno nella UE quindi che senso avrebbe? 

Inviato

Perché un paese extraeuropeo dovrebbe condividere qualcosa con gli stati meridionali?

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