Rimini Inviato 17 Settembre 2022 Inviato 17 Settembre 2022 @keres C'è un progetto molto più ampio e l'istallazione sta proseguendo da anni. Volando tra l'Europa ed il Regno Unito si può vedere abbastanza facilmente.
keres Inviato 17 Settembre 2022 Inviato 17 Settembre 2022 @Rimini In Italia leggevo ci sono circa 30 milioni di edifici, quindi dovremmo fare impianti di circa 40 volte più grandi rispetto a quello della foto da me postata per coprire tutto il fabbisogno. Mi domando se poi il costo dell'energia calerebbe 😁, perché sai com'è non ne sarei così sicuro.
audio2 Inviato 17 Settembre 2022 Inviato 17 Settembre 2022 se tu pannelli tutti gli edifici compresi i capannoni ci arrivi quasi a coprire il fabbisogno del residenziale. resta l' industriale, ci sono anche li mega progetti, ma anche tante resistenze politiche. allora, come mai ? sempre per soldi, guadagno delle società, pil, mancato gettito ecc ecc devono fare la tara a tutto e capire come modificare l' imposizione fiscale, visto che ovviamente di diminuire la spesa non se ne parla. alla fine comunque è ovvio che le tariffe non caleranno, casomai il contrario.
max Inviato 17 Settembre 2022 Inviato 17 Settembre 2022 5 ore fa, keres ha scritto: Mi domando se poi il costo dell'energia calerebbe il problema è quello dell'autosufficienza
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://www.youtrend.it/2022/03/29/quando-contano-le-energie-rinnovabili-in-italia/ elaborazioni di Our World in Databasate sui dati di BP Statistical Review of World Energy. Quanta energia produciamo con le rinnovabili L’Italia nel 2019 ha prodotto il 16,3% dell’energia da fonti rinnovabili: si tratta di un dato simile al 17,5% della Germania, ma superiore all’11,7% della Francia e al 14,5% del Regno Unito. Le fonti di energia rinnovabile considerate includono l’energia idroelettrica, solare, eolica, geotermica e la bioenergia. Non sono invece considerati i biocarburanti tradizionali. La produzione di energia in Italia con fonti rinnovabili ha comunque oscillato tra il 5 e il 9% – e quindi su valori molto più bassi – dagli anni ‘70 fino ai primi anni 2000. Si è poi registrata una forte crescita a partire dal 2007: quell’anno, infatti, solo il 6% dell’energia italiana proveniva da fonti rinnovabili, e il dato è arrivato al 10,7% nel 2010 e al 18,5% nel 2014, per poi scendere al 15% nel 2017 e risalire al 16,3% del 2019. La crescita degli ultimi 15 anni ha riguardato anche la Francia, seppur in misura minore, e la Germania: il peso dell’energia tedesca prodotta da fonti rinnovabili è passato dal 2% nel 2000 all’8% nel 2010 e al 17,5% nel 2019. Se ci focalizziamo sull’elettricità, vediamo come il 41,3% della corrente prodotta in Italia nel 2021 venga da fonti rinnovabili, contro il 21,7% della Francia, il 39,7% del Regno Unito, il 46,2% della Spagna e il 40,3% della Germania. La Norvegia e l’Islanda sono gli unici due Stati europei capaci di generare tutta la corrente a partire da fonti rinnovabili. https://public.flourish.studio/visualisation/9147386/
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://www.sorgenia.it/guida-energia/produzione-energetica-italia#section-95313 Il fabbisogno di energia elettrica in Italia Secondo i dati di Terna, il fabbisogno annuale di energia elettrica in Italia è stato pari a 301,2 TWh nel 2020, con una contrazione del 5,8% rispetto al 2019 legata soprattutto agli effetti della pandemia di Covid-19. … In base al tipo di attività, i consumi elettrici in Italia sono stati così ripartiti nel 2020: ● 44,1% industria (125,4 TWh); ● 30,2% servizi (85,8 TWh); ● 23,3% domestico (66,2 TWh); ● 2,2% agricoltura (6,3 TWh). Tra i settori più energivori c’è il comparto manifatturiero, responsabile per il 39% dei consumi elettrici nazionali, seguito dalla metallurgia e dal commercio con il 7,4% ciascuno. Il consumo di energia elettrica per abitante è stato di 4.777 kWh, mentre considerando solo l’ambito domestico ogni italiano ha avuto un fabbisogno di 1.114 kWh nel 2020. Il consumo elettrico pro capite più elevato è stato in Friuli Venezia Giulia, mentre la Sardegna che ha fatto registrare il fabbisogno più alto per abitante per uso domestico. … La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia Analizzando i dati di Terna relativi al 2020 sulla produzione di energia elettrica in Italia per fonte, su un totale di 280,5 TWh di elettricità 269 TWh sono stati generati dai produttori (92,8%), mentre 20,3 TWh dagli autoproduttori (7,2%). L’energia termoelettrica ha coperto il 66,7% della produzione di energia elettrica, seguita dall’energia idroelettrica con il 17,6%, dall’energia fotovoltaica con l’8,9% e dall’energia eolica con 6,7%. Se da un lato la capacità di generazione del termoelettrico è rimasta pressoché stabile negli ultimi anni, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è continuata ad aumentare, proseguendo anche nel 2020 nonostante la crisi sanitaria. Il numero complessivo di impianti green è arrivato a 948.979 nel 2020, con un incremento del 3,8% per gli impianti fotovoltaici (21,65 GW), dell’1,8% per le turbine eoliche (10,91 GW) e dello 0,7% per le centrali idroelettriche (19,11 GW). Secondo il report del GSE relativo al 2019, il fabbisogno energetico in Italia da energie rinnovabili è arrivato al 35%, con una crescita costante dal 2006 quando le FER (fonti di energia rinnovabile) coprivano appena il 15,9% dei consumi elettrici. Tra le energie verdi la quota maggiore è dell’idroelettrica con il 40% della produzione di elettricità green, nonostante una leggera contrazione rispetto al 2018, seguita dal fotovoltaico (20,4%), dall’eolico (17,4%) e dalle bioenergie (16,9%). Tra le regioni con i maggiori consumi elettrici da fonti rinnovabili ci sono la Lombardia, il Piemonte, la Puglia e la Toscana, mentre agli ultimi posti si trovano la Liguria, il Molise e le Marche. Il settore dei trasporti è decisamente meno sostenibile rispetto agli altri comparti, con appena il 9% del fabbisogno energetico coperto dalle energie rinnovabili nel 2019, una quota al di sotto dell’obiettivo fissato dall’UE pari al 9,4%. Le auto elettriche d’altronde rappresentano ancora solo l’8% del mercato italiano, come indicato dai dati UNRAE relativi a settembre 2021.
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 8 ore fa, appecundria ha scritto: In Italia le fonti di energia rinnovabile soddisfano circa il 38% della produzione elettrica, il 20% dei consumi termici e il 10% dei consumi nel settore dei trasporti. @cactus_atomo @appecundria …mi sembra che questi ragionamenti partano sempre dai consumi attuali del Paese, ma soprattutto partono solo dai consumi attuali di sola energia elettrica, non sarebbe il momento di cominciare a ragionare in prospettiva sugli scenari del futuro, quello prossimo ma soprattutto quello remoto, cominciando a fare due conti sulle necessità energetiche nel momento in cui il fabbisogno di energia elettrica comprenderà tutti i settori in cui, gioco forza, saremo costrette ad abbandonare le fonti fossili? Nel futuro l’elettricità dovrà soddisfare, in aggiunta ai consumi attuali, anche le esigenze industriali e quelle domestiche fino ad ora soddisfatta in generale dal gas, e quelle dei trasporti anch’esse oggi soddisfatte grazie alle fonti fossili quindi principalmente il petrolio , continuare a ragione sull’oggi sciorinando percentuali che di fatto hanno poco valore se non proprio nullo in prospettiva che senso ha? La volontà politica dell’Europa è quella di elettrificare tutto il possibile, eliminando completamente o quasi le tutte le fonti che producono CO2, quindi la domanda deve essere: la produzione di energie rinnovabili è potenzialmente in grado di sostituire tutte le altre fonti di energia oggi utilizzate soddisfando le necessità di tutti i settori e del paese nel suo complesso nel momento in cui si completerà definitivamente la transizione ecologica tanto agognata? Saranno anche in grado le rinnovabili di garantire l’efficienza e la continuità di produzione di energia senza cali di sorta? L’Eolico senza o con poco vento non produce o produce meno , l’idroelettrico senza acqua o con poca acqua non produce o produce meno, il fotovoltaico senza sole non produce o produce meno…con le rinnovabili si potrà stare tranquilli? Perché come stiamo vedendo in questi mesi questi non sono problemi che si risolvono facilmente facendo un “buco” ed estraendo qualcosa, gas o petrolio ad esempio, ma è necessaria una programmazione nel lungo periodo che consideri tutte le variabili ed è necessario che vi sia una costanza di produzione che garantisca, pur con le logiche fluttuazioni, una minimo di produzione che soddisfi le richieste complessive sempre e comunque, quindi vanno benissimo le rinnovabili ma non sarebbe il caso, visto i volumi complessivi che saranno necessari, di prevedere alternative diverse non legate al clima, anche nelle logica di una diversificazione delle fonti, perché un innalzamento delle temperature del pianeta, cosa che sta già accendo e che nel prossimo futuro potrebbe peggiorare, che portasse ad un cambiamento climatico più rilevante non altererebbe, anche in modo significativo, il funzionamento di tali fonti di produzione? 1
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://energynews.pro/it/lenergia-idroelettrica-norvegese-e-in-difficolta/ L'energia idroelettrica norvegese è in difficoltà Maxime Carlier La produzione di energia idroelettrica è aumentata in Norvegia, a causa dell’aumento dei prezzi dell’elettricità. Tuttavia, questo aumento potrebbe comportare complicazioni nel riempimento dei serbatoi per l’inverno. Tuttavia, il Paese, che dipende per il 90% dall’energia idroelettrica, registra una domanda elevata in questo periodo. Di conseguenza, la siccità e i cambiamenti climatici stanno mettendo la Norvegia in una posizione difficile e la necessità di rivedere la propria strategia energetica. La siccità come causa Come il resto dell’Europa, anche la Norvegia non è stata risparmiata dalla siccità e dalle sue conseguenze. Il Paese scandinavo ha anche dovuto esportare elettricità ai Paesi colpiti dalla riduzione delle forniture di gas russo. Di conseguenza, i bacini norvegesi hanno livelli medi più bassi rispetto agli anni precedenti. In effetti, questo calo dei livelli può rendere più difficile il riempimento dei serbatoi in vista dell’inverno. Pertanto, il governo norvegese era intenzionato a mettere in atto disposizioni per garantire il riempimento, a partire dall’anno successivo. Ciò significa, tra l’altro, mettere in secondo piano la produzione e l’esportazione di energia elettrica quando i livelli dei bacini idrici sono troppo bassi. Tuttavia, Inna Nordberg, direttrice della NVE, ha affermato che l’acqua utilizzata per generare energia idroelettrica nel sud del Paese non sarebbe stata comunque utilizzata per lo stoccaggio. NVE ha anche fornito un confronto decennale. La produzione idroelettrica rimarrebbe quindi inferiore alla produzione della stessa settimana nell’ultimo decennio. Nel suo ultimo rapporto, NVE ha valutato i giacimenti che potrebbero produrre l’equivalente di 100 GWh. Questi bacini, situati nel sud del Paese, sono suddivisi in tre zone di prezzo: NO1, NO2 e NO5. I serbatoi di NO1 e NO2 hanno così visto i loro livelli scendere ai minimi degli ultimi 20 anni. Gli episodi di siccità limitano la ricostituzione delle scorte. Aumento dei prezzi dell’energia idroelettrica Anche la Norvegia sta registrando un aumento record dei prezzi dell’energia idroelettrica. In particolare per il settore NO2, che registra il prezzo giornaliero più alto (532,52 €/MWh). Due fattori in particolare hanno spinto le utility ad aumentare la produzione idroelettrica. Inna Nordberg spiega: “I prezzi elevati, insieme all’obbligo di mantenere livelli minimi nei fiumi che alimentano i bacini, hanno incoraggiato le utility ad aumentare la produzione la scorsa settimana”. Inna Nordberg ha anche aggiunto che è importante conservare l’acqua sufficiente per produrre elettricità fino alla primavera.
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://energiaoltre.it/perche-la-norvegia-non-rinuncera-a-petrolio-e-gas/ Perché la Norvegia non rinuncerà a petrolio e gas Alessandro Sperandio30 Luglio 2021 L’attività di esplorazione e produzione offshore della Norvegia è stata elevata nella prima metà del 2021 e sono attualmente allo studio nuovi sviluppi nel settore Nessun ripensamento da parte della Norvegia sull’esplorazione petrolifera e sugli investimenti nel gas, nonostante il recente rapporto dell‘Agenzia internazionale per l’energia (Aie) secondo cui non sarebbero più necessarie nuove esplorazioni di combustibili fossili in un mondo che ha intenzione di raggiungere l’obiettivo ‘net-zero’. IL PIU’ GRANDE PRODUTTORE DELL’EUROPA OCCIDENTALE Il più grande produttore di petrolio e gas dell’Europa occidentale sta, infatti, addirittura raddoppiando lo sviluppo del petrolio e continua a considerare l’esplorazione e la produzione di idrocarburi una parte fondamentale della sua economia. Nonostante Oslo sia il paese con la più alta quota di veicoli elettrici nelle vendite di auto nuove in tutto il mondo, il settore petrolifero e del gas è un importante datore di lavoro e il principale contributore del più grande fondo sovrano del mondo con 1.300 miliardi di dollari di asset e partecipazioni dell’1,4% di tutte le società quotate del mondo. IL PIANO DELLO ZERO NETTO NORVEGESE Il governo norvegese ritiene che l’industria potrebbe ridurre le emissioni e raggiungere lo zero netto sulla piattaforma continentale norvegese, garantendo allo stesso tempo nuovi sviluppi petroliferi per supportare la catena di approvvigionamento locale e l’occupazione. Anche la Norvegia sta scommettendo in grande sull’eolico offshore e sulla tecnologia di cattura del carbonio, con un forte sostegno finanziario da parte del governo, ma ritiene che il petrolio e il gas possano continuare a creare valore a lungo termine. LA NORVEGIA SCOMMETTE ANCHE SU EOLICO OFFSHORE, IDROGENO ED ELETTRIFICAZIONE La Norvegia sta scommettendo sull’eolico offshore, sull’idrogeno e sull’elettrificazione per rispettare il suo impegno nell’ambito dell’accordo di Parigi, ma il suo settore petrolifero e del gas continuerà a svolgere un ruolo importante nella creazione di posti di lavoro a lungo termine, nelle prospettive di crescita economica e nel valore per il paese, secondo quanto ha chiarito nero su bianco il governo in un Libro bianco pubblicato il mese scorso. Continua a leggere dopo la pubblicità “L’obiettivo principale della politica petrolifera del governo – facilitare la produzione redditizia nell’industria petrolifera e del gas in una prospettiva a lungo termine – è saldamente in atto”, aveva affermato il ministro norvegese del petrolio e dell’energia, Tina Bru in quell’occasione LA POSIZIONE DELLA NORWEGIAN OIL AND GAS ASSOCIATION La Norvegia è diventata, insomma, l’ennesimo paese produttore di petrolio che ha affermato che non smetterà di investire in petrolio e gas dopo il report dell’Aie. Anche la Norwegian Oil and Gas Association ha commentato il rapporto, affermando che “non condivide l’ipotesi che i membri dell’Opec da soli dovrebbero rappresentare più della metà della produzione di petrolio e gas per il mercato mondiale in una prospettiva del 2050. Se la domanda non diminuisce così rapidamente come ipotizza l’Aie nel suo scenario e il lato dell’offerta viene contemporaneamente soffocato, la fornitura globale di energia potrebbe essere minacciata e portare a prezzi dell’energia molto elevati”. LE NUOVE SCOPERTE NORVEGESI L’attività di esplorazione e produzione offshore della Norvegia è stata elevata nella prima metà del 2021 e sono attualmente allo studio nuovi sviluppi nel settore del petrolio e del gas, ha affermato la direzione del petrolio norvegese (NPD) all’inizio di questo mese. Tra gennaio e giugno, sono state effettuate otto scoperte in aree mature vicine a sviluppi esistenti, che potrebbero consentire una produzione delle nuove scoperte. “L’esplorazione ha un’importanza enorme per la creazione di valore a lungo termine. L’aggiunta di risorse di petrolio e gas da nuove scoperte, come abbiamo visto finora quest’anno, è necessaria per prevenire un brusco calo dell’attività dell’industria petrolifera dopo il 2030. Senza nuove scoperte, la produzione potrebbe diminuire di oltre il 70% nel 2040 rispetto con il 2020″, ha affermato Torgeir Stordal, direttore di Tecnologia e coesistenza presso l’NPD. In futuro, la Norvegia vedrà un’elevata attività e produzione, considerando che ci sono ben 50 progetti in fase di decisione finale di investimento entro la fine del 2022, ha affermato sempre l’NPD. Insieme, questi progetti, rappresentano più risorse di una volta e mezzo di Johan Sverdrup. Gli investimenti totali stimati per questi progetti pianificati, ha stimato la direzione, sono di circa 43 miliardi di dollari (380 miliardi di corone norvegesi).
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://iea.blob.core.windows.net/assets/7f2e5991-af96-4c6a-8db9-fafcc2cc7c35/NZ_Roadmap_ES_Italian.pdf
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 Immagini e testo dal report del precedente post: Fornire elettricità a circa 785 milioni di persone che ne sono prive e fonti energetiche pulite per cucinare a 2,6 miliardi di persone che ne sono sprovvisti è parte integrante della strategia. La riduzione delle emissioni deve andare di pari passo con gli sforzi volti ad assicurare l'accesso all'energia a tutti entro il 2030. Ciò costerà circa 40 miliardi di USD all'anno, pari a quasi l'1% dell'investimento medio annuo nel settore energetico e apporterà notevoli benefici collaterali legati alla diminuzione dell'inquinamento atmosferico negli ambienti interni.
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 @appecundria il report è di Maggio 2021, quindi 40 miliardi all’anno fino al 2030 sono più o meno 350 miliardi…
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/10/28/news/eolico_per_l_energia_dovremo_fare_i_conti_anche_con_i_venti_piu_deboli-323838761/Eolico, per l'energia dovremo fare i conti anche con i venti più deboli L'assenza di venti può diventare un problema serio se si pensa all'origine potenziale della nostra energia elettrica 29 Ottobre 2021 alle 07:00 L'estate e l'inizio autunno del 2021 sono stati contraddistinti in Europa da un lungo periodo di condizioni secche e venti poco intensi. Il meteo perfettamente soleggiato e tranquillo è stato un motivo gradito per lasciare ancora un po' il cappotto nell'armadio, ma l'assenza di venti può diventare un problema serio se si pensa all'origine potenziale della nostra energia elettrica.
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 https://www.italianostra.org/news-nazionali/pale-ferme-in-europa-il-riscaldamento-globale-fa-soffiare-meno-vento-e-manda-in-crisi-leolico-riccardo-antoniucci/ Data: 27 Ottobre 2021 Pale ferme: in Europa il riscaldamento globale fa soffiare meno vento e manda in crisi l’eolico. Uno dei fattori meno raccontati della crisi energetica che sta facendo impennare i costi delle bollette in tutta Europa è il fatto che quest’estate, in Europa, ha soffiato meno vento. Soprattutto al nord del continente, nel 2021 la forza delle correnti è stata tra il 10 e il 15% inferiore alla media attesa. I dati sono stati rilevati dall’azienda specializzata in modelli meteorologici Vortex. Addirittura, in Gran Bretagna a marzo è stato toccato il più lungo periodo di bassa produzione di vento degli ultimi dieci anni. Ne hanno risentito, chiaramente, le pale eoliche. Meno vento significa, o meglio vento meno potente significa, ovviamente, meno elettricità. La situazione è illustrata molto bene da un report sulla situazione del Regno Unito elaborato dalla compagnia energetica britannica Drax, specializzata in fonti rinnovabili. Si scopre, così, che la produzione di energia eolica tra il 26 febbraio e l’8 marzo è stata meno di un quarto della media di gennaio. I tedeschi hanno coniato la parola Dunkelflaute, “stasi nera”, per definire un periodo prolungato di venti deboli combinati a una bassa produzione di energia solare, in cui l’unica alternativa, almeno per ora, è rivolgersi alle vecchie caldaie a gas o carbone. E infatti il Regno Unito, per esempio, nel periodo di basso vento ha riacceso la centrale di West Burton, uno degli ultimi impianti a carbone rimasti. A fine settembre la multinazionale energetica SSE, che fornisce elettricità e gas nel Regno Unito ha lamentato che la produzione da energia rinnovabile è calata di un terzo. Tra gli investitori sui mercati dell’energia, riporta il Financial Times, circola il timore che il cambiamento climatico abbia cambiato in modo strutturale le mappe del vento. C’entra il cambiamento climatico Può sembrare paradossale, guardando ai singoli casi di catastrofi naturali avvenute in Germania, Francia ed est Europa, spesso associate a fenomeni di vento forte, ma l’aumento delle intemperie e la diminuzione della potenza dei venti da sfruttare a fini energetici sono connessi. Diversi scienziati identificano la diminuzione della velocità media dei venti in superficie come un effetto del cambiamento climatico. Lo hanno mostrato un articolo su Nature firmato da Simon H. Lee e Paul D. Williams, professore di scienze dell’atmosfera all’Università di Reading. “Sebbene la velocità del vento nella corrente a getto polare del Nord Atlantico non sia cambiata dal 1979, secondo tre diversi set di dati la diminuzione della corrente è stata del 15% (con un intervallo tra l’11 e il 17%)”, scrivono gli autori. “Questa tendenza è attribuibile alla risposta del vento termico all’aumento del gradiente di temperatura meridiano a livello superiore. I nostri risultati indicano che il cambiamento climatico potrebbe avere un impatto maggiore sulla corrente a getto del Nord Atlantico di quanto si pensasse in precedenza”. Una proiezione molto simile si trova nel report dell’Ipcc. Il Panel intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico prevede che la velocità del vento sull’Europa occidentale, centrale e settentrionale entro il 2100 diminuirà di oltre il 10%, nello scenario di un riscaldamento di 1,5 C. Peggio, ovviamente, se l’aumento fosse di 2 gradi. Quello che è successo quest’estate è che siccome la produzione di energia eolica è stata al di sotto della media, per via delle alterazioni delle correnti ventose, anche durante la stagione calda gli Stati hanno dovuto attingere alle loro riserve di gas per sopperire al deficit energetico. E ora è scattato l’allarme riserve. È chiaro che se l’indebolimento dei venti dovesse risultare un effetto costante del cambiamento climatico la situazione si ripresenterà uguale l’anno prossimo. “Questa crisi è diversa”, come dicono diversi analisti del mercato dell’energia. Nonostante il calo dell’energia eolica, comunque, un istituto indipendente come il Centro indipendente per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (Crea) ha comunque rilevato che le energie rinnovabili hanno comunque evitato una bolletta del gas di 33 miliardi di euro in tutta Europa. Negli anni, i costi delle energie rinnovabili (solare ed eolico) sono scesi drasticamente e sono diventati competitivi con i combustibili fossili. Le batterie stanno risolvendo i problemi di stoccaggio, inoltre, l’innovazione tecnologica sta provando a risolvere altri problemi. La nuova scommessa: l’eolico senza pale Mentre la nuova frontiera degli investimenti guarda ai parchi eolici in mezzo al mare, con la Cina capofila, esistono diversi progetti che provano a ridurre l’impatto ambientale e i costi dell’energia prodotta col vento. Tra questi c’è anche un prototipo spagnolo di una turbina eolica senza pale. Al momento la turbina installata è piccola e produce poca energia, ma l’obiettivo della start-up è trovare finanziamenti per costruire impianti più grandi. Un progetto analogo è in sviluppo negli Stati Uniti, e si chiama Invelox, che secondo l’azienda che la produce, la Sheerwind, è sei volte più efficiente rispetto alle solite e più comuni turbine. Tutto questo, se il cambiamento climatico non ci costringerà a rivedere le mappe del vento sulle nostre coste.
Gaetanoalberto Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 Ma come ? Passo di qui per schierarmi definitivamente con i fautori dell'eolico/solare e dell'etica di consumo quale strumento vincente, e @maurodg65 mi inquina tutto il TD con questi post che insinuano dubbi. Non se ne può più di questo relativismo. 1
briandinazareth Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 spesso si parla di questo argomento come se il riscaldamento climatico fosse una stupidaggine che non ha già impatti violenti sul nostro mondo, la dipendenza dal petrolio non fosse un grosso problema geopolitico e come se andare in modo deciso sulle rinnovabili fosse semplicemente un'opzione e non una necessità. e qui stiamo a dire no alle pale eoliche, però ci va bene continuare a bruciare petrolio e carbone... alla faccia della lungimiranza. in germania stanno avviando un'imponente campagna di investimenti per l'idrogeno, che nella loro visione è migliore per lo stoccaggio e riutilizzo di energia delle rinnovabili, dell'elettricità. è un modo di risolvere il principale problema tecnico delle rinnovabili: la produzione non è costante quindi bisogna fare scorte (anche semplicemente tra il giorno e la notte). inoltre renderebbe più facile la transizione verso una mobilità meno dipendente dal petrolio. chissà che non abbiano ragione loro...
maurodg65 Inviato 18 Settembre 2022 Inviato 18 Settembre 2022 1 ora fa, briandinazareth ha scritto: la dipendenza dal petrolio non fosse un grosso problema geopolitico e come se andare in modo deciso sulle rinnovabili fosse semplicemente un'opzione e non una necessità. e qui stiamo a dire no alle pale eoliche, però ci va bene continuare a bruciare petrolio e carbone... alla faccia della lungimiranza. Scusami ma non mi sembra che il problema sia stato affrontato su Melius in generale e nel thread in particolare nel modo che hai descritto, sono stati sollevati dubbi sul fatto che le rinnovabili possano coprire interamente il fabbisogno complessivo del paese, tenendo conto anche della quota di energia aggiuntiva necessaria proprio per sostituire il petrolio ed il gas oggi utilizzato per auto trazione ed il gas oggi usato per uso domestico ed industriale, a questo aggiungici anche le variabili climatiche che già oggi, in alcuni casi, hanno provocato una minore resa delle diverse fonti rinnovabili e che potrebbero mettere peggiorare ulteriormente la resa di alcune fonti rinnovabili in un futuro remoto soprattutto a causa di quel global warning che già oggi sta mostrando i suoi effetti e che in trenta cinquanta anni potrebbe portare a mutazioni climatiche anche più importanti ed imprevedibili. Partendo da questi dubbi forse la diversificazione delle fonti è una necessità per non ritrovarsi nella condizione in cui ci siamo ritrovati in questi mesi, avendo concentrato le forniture prevalentemente con un fornitore finito per risultare inaffidabile, tutto qui.
maurodg65 Inviato 20 Settembre 2022 Inviato 20 Settembre 2022 https://files.americanexperiment.org/wp-content/uploads/2022/09/The-High-Cost-of-100-Percent-Carbon-Free-Electricity-by-2040-in-Minnesota.pdf La sintesi dello studio del PDF del link: Sintesi »» La proposta del governatore del Minnesota Tim Walz per una rete elettrica al 100% priva di emissioni di carbonio entro il 2040 costerà alle famiglie e alle imprese del Minnesota altri $ 313,2 miliardi (in dollari costanti nel 2022) fino al 2050, rispetto all'utilizzo dell'attuale rete elettrica. »» I clienti di elettricità del Minnesota vedranno aumentare le loro spese per l'elettricità di una media di quasi $ 3.888 all'anno, ogni anno, fino al 2050. »» Secondo il software di modellazione economica IMPLAN, le maggiori spese per l'elettricità nell'ambito della proposta Walz costerebbero al Minnesota più di 79.000 posti di lavoro e ridurrebbe il prodotto interno lordo (PIL) annuale dello stato di $ 13,27 miliardi ogni anno, l'equivalente del 3,2% del PIL 2021. »» La proposta Walz ridurrebbe l'affidabilità della rete rendendo lo stato più vulnerabile alle fluttuazioni della produzione di fonti energetiche dipendenti dal clima come l'eolico e il solare. »» Secondo la proposta Walz, la rete elettrica subirebbe carenze di capacità, cioè lì non è sufficiente elettricità sulla rete per evitare blackout in due dei tre anni studiati a causa delle fluttuazioni dovute alle condizioni meteorologiche nella produzione di elettricità da impianti eolici e solari. »» Incredibilmente, il Minnesota subirebbe un devastante blackout di 55 ore a fine gennaio se la produzione eolica e solare fosse la stessa dell'anno 2020 e la domanda di elettricità fosse la stessa del 2021. »» Questo blackout comporterebbe la perdita di quasi 1,77 miliardi di dollari di PIL e innumerevoli miliardi in più di proprietà danneggiate a causa di guasti ai forni e tubi congelati, per non parlare del costo umano di persone che vengono allontanate dalle loro case per riscaldarsi o muoiono per ipotermia o avvelenamento da monossido di carbonio. »» Al contrario, un portafoglio energetico di decarbonizzazione a basso costo (LCD), incentrato sulla fornitura di elettricità affidabile e conveniente, decarbonizzando anche il 98% della rete elettrica con energia nucleare, centrali a carbone dotate di apparecchiature di cattura e sequestro del carbonio, energia idroelettrica e lo stoccaggio della batteria, costerebbe 224 miliardi di dollari in meno rispetto alla proposta Walz. »» Non si verificherebbero blackout in questo portafoglio diversificato di LCD in qualsiasi anno studiato. »» Secondo il software di modellazione economica IMPLAN, una maggiore spesa per l'elettricità costerebbe al Minnesota 22.000 posti di lavoro in uno scenario LCD e ridurrebbe il PIL annuo dello stato di $ 3,8 miliardi, circa l'uno per cento del totale del 2021. »» Gli abitanti del Minnesota trarrebbero il massimo vantaggio dall'investimento in tecnologie affidabili per la generazione di elettricità, che forniscono un valore di affidabilità superiore a una frazione del costo della proposta Walz. »» Entrambe le proposte riducono le emissioni a un costo che è superiore alle stime del Social Cost of Carbon create dall'amministrazione Obama, il che significa che i costi per la riduzione delle emissioni superano i benefici. È meglio non fare nulla che attuare uno di questi piani. Nota dell'autore: questo rapporto è una continuazione del lavoro svolto dal Center of the American Experiment sulla modellazione del costo dei mandati di energia rinnovabile negli stati di tutto il paese. Parti di questo rapporto sono state riproposte e modificate per riflettere la proposta del governatore Walz di raggiungere il 100% di elettricità priva di emissioni di carbonio entro il 2040. …]
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