maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 …come viene considerato “l’antifascismo”? Qui un botta e risposta su Il Corriere di Aldo Cazzullo del 2019, quindi ben prima della pandemia e dei risultati delle elezioni odierne,con un lettore: https://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/02-07-2019/index.shtml Caro Aldo, in numerose lettere, lei ha spesso sottolineato di non essere solo antifascista ma anche anticomunista. Anche se a volte sembra che l’antifascismo stia andando dimenticato, esso è un valore riconosciuto. L’anticomunismo invece no. Le chiedo perché sia giusto essere anticomunista e perché, secondo lei, questo valore non sia così condiviso. Le chiedo anche, se possibile, di illustrare quelli che lei ritiene essere i più significativi punti di contatto e di distanza tra le due ideologie. E anche, se è lecita l’attualizzazione, quelli che sono maggiormente di interesse oggi. Pietro Murialdo . Caro Pietro, Posta così, la questione pare quasi un tema di maturità. Posso dirle questo: non ho mai avuto il mito del comunismo italiano. Ovunque il comunismo è andato al potere, l’ha mantenuto con i gulag e la polizia politica. È successo dalla Siberia a Cuba, talora provocando genocidi come in Cambogia e nella Cina della rivoluzione culturale. In questi giorni si è commemorato Enrico Berlinguer. A rileggere la biografia che gli ha dedicato Peppino Fiori, si ha l’impressione di un personaggio certo limpido, interessante, coraggioso, come quando contraddice Breznev; ma pur sempre un comunista. Un leader politico che parla della socialdemocrazia come di un pericolo da evitare. L’anticomunismo e l’antifascismo dovrebbero essere come l’aria e l’acqua: valori condivisi da tutti, la premessa comune di qualsiasi confronto politico. Di solito il fascismo viene raccontato come reazione al comunismo. Questo può valere per il 1919. Ma nell’Italia dell’ottobre 1922 non c’era nessun pericolo di rivoluzione bolscevica. Così come non c’era nel 1933 in Germania, dove i conti con gli spartachisti erano stati chiusi subito dopo la Grande Guerra, con il contributo dei socialdemocratici. Mussolini fu spregiudicato e abile nel prendere il potere, e nel mantenerlo. Lo perse con una guerra disastrosa. Vinta da un comunista, Stalin, da un democratico, Roosevelt, e da un uomo di destra liberale, Churchill. Il regime fascista morì con il Duce; e la storia per fortuna non si ripete mai due volte allo stesso modo. Oggi, però, l’Italia è l’unico Paese dell’Occidente in cui destra è ancora sinonimo di fascismo.
maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Autore Inviato 21 Ottobre 2022 Dico anche la mia, secondo me no, l’approccio che tende a considerare come un valore qualcosa che viene declinato in negativo non mi piace, essere contro non vuol dire abbracciare valori universalmente riconosciuti come positivi, la democrazia, la libertà in tutte le sue declinazioni sia sociali sia economiche ed i diritti personali, questo sono tutti valori universalmente riconosciuti, autocrazie e dittature giocano sulle terminologie, la Russia di Putin ha rimarcato spesso il suo antifascismo, soprattutto dall’invasione dell’Ucraina, allo stesso modo molti altri paesi con governi autoritari o gruppi politici estremisti cavalcano l’antifascismo come una sorta di “foglia di fico” tesa a mascherare la loro volontà di prevaricare la libertà dei loro cittadini o che li porta ad usare la violenza come strumento per soggiogarli od affermare le proprie idee ed a giustificare così l’assenza di democrazia e di rispetto delle libertà individuali o la violenza usata che spesso causa morte e distruzione. Comunismo e fascismo dovrebbero essere giudicati attraverso l’analisi storica e per l’applicazione pratica delle teorie enunciate, per il fascismo è stato fatto ed è stato fatto bene e la condanna è giustamente arrivata, mentre per il comunismo si “ciurla un po’ nel manico”. In politica al contrario ci si dovrebbe presentare attraverso l’adesione e la condivisione dei valori universalmente riconosciuti già indicati in precedenza, quindi la democrazia e la libertà come valori, oltre al riconoscimento dei diritti universali dell’individuo, in sostanza tutto ciò che in Occidente serve a distinguere una democrazia avanzata dalle altre forme autoritarie e violente di governo che oggi rappresentano sempre di più un problema per la pace nel mondo intero.
maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Autore Inviato 21 Ottobre 2022 https://www.anpi.it/media/uploads/files/2015/09/costituzione_anpi.pdf Dai valori della Costituzione alla cittadinanza attiva La Costituzione è la Carta fondamentale che determina la struttura portante dello Stato, detta disposizioni di principio e norme anche direttamente precettive; è la base della vita politico-sociale di un Paese e il fondamento stesso della convivenza civile. Quella italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, a tre anni dalla Liberazione del Paese e dalla fine della Seconda guerra mondiale, è una delle più avanzate del mondo, soprattutto perché è costruita in modo da non limitarsi ad elencare i diritti fondamentali, ma dare indicazioni perentorie per la loro effettività e per la loro concreta attuazione. È una Costituzione profondamente democratica, proprio perché si reagiva ad un ventennio di dittatura e di sacrifici e si intendevano creare le condizioni perché la democrazia riconquistata non potesse più essere messa in pericolo. Illustrarla articolo per articolo richiederebbe volumi e per ogni norma un’analisi approfondita. Ciò che intendo fare, in questa sede, è soffermarmi soprattutto sui valori fondamentali che emergono dal complesso della Costituzione e che dovrebbero essere quelli cui si ispira tutta la vita politica, economica, sociale del Paese. Non parlo, dunque, di princìpi (che sono regole di carattere generale e di grande importanza, ma pur sempre princìpi, chiaramente definiti soprattutto nella prima parte della Carta, dall’art. 1 fino all’art. 54). Parlo di valori, non sempre esplicitamente dichiarati, ma chiaramente desumibili dal contesto. Ecco i principali: la persona, il lavoro, la dignità, la libertà e l’uguaglianza, la democrazia, l’etica, la legalità; non dimenticando, peraltro, che nella schiera dei valori vanno considerati anche i doveri (oltreché i diritti); e tra di essi emergono principalmente la solidarietà e la partecipazione (questa intesa come diritto-dovere). È convinzione comune, e non solo fra i giuristi, che il primo elemento caratterizzante della Costituzione, sul piano dei valori, è la persona umana, con tutti i suoi attributi, i suoi diritti, le sue tutele ed anche la sua dignità. Su questo, l’intesa nella Costituente fu generale e diffusa, anche perché si usciva da un lungo periodo in cui la persona era stata umiliata e oppressa, in qualche modo calpestata. Da ciò l’impegno del legislatore costituente per restituirle il valore fondamentale che le spetta: la persona, peraltro, intesa non come individuo singolo ed isolato, ma collocata nella trama dei rapporti sociali, vista nella concretezza della sua vita, della sua situazione sociale, delle sue difficoltà e limitazioni, in un mondo pervaso da disuguaglianze. Una visione della persona non statica ma dinamica, in quanto titolare dei diritti e dei doveri, proiettata verso lo sviluppo, non solo economico, ma sociale e culturale. Certo, la persona – così intesa – si realizza soprattutto nel lavoro e nel quadro di un sistema che garantisca libertà, uguaglianza e dignità. Ed ecco il valore del lavoro, come attributo indispensabile della persona, proprio perché essa possa svilupparsi e realizzarsi. Un valore chiaramente espresso nell’art. 1, che fa del lavoro, addirittura, il fondamento della Repubblica. Un lavoro che è considerato in termini generali, come svolgimento di un’attività socialmente utile, ma poi gode di particolari prote- zioni (artt. 4, 35, 36, 37), quando si tratta di attività svolta in una situazione di dipendenza economica. Perché il lavoro è un valore? Perché consente un naturale sviluppo della persona, perché l’ozio non si addice ad un “cittadino” e perché infine è col lavoro che si acquista la possibilità e il diritto di assicura- re a se stesso ed alla propria famiglia un’esistenza “libera e di- gnitosa” (art. 36) e – più ancora – quello di partecipare alla or- ganizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3). La persona, però, non può realizzarsi se non in condizione di libertà; ma il valore della libertà (la cui importanza non ha bisogno di essere sottolineata), acquista pienezza e possibilità concreta di realizzazione, solo se è congiunto al concetto di uguaglianza. L’art. 3 della Costituzione, che afferma con forza il principio che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, si preoccupa dell’effettiva realizzabilità di questo valore, collegandolo direttamente ed esplicitamente all’eguaglianza. Lo fa imponendo ai futuri governanti di rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, “impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Così si valorizza anche il principio del divieto di di- scriminazione, che non è accettabile per nessun motivo (né per sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condi- zioni personali e sociali – art. 3). C’è ancora un valore da sottolineare, quello della dignità della persona, che in un certo modo qualifica tutti gli altri va- lori e specifica un attributo necessario del lavoro e di qualun- que situazione in cui il cittadino possa venire a trovarsi. Di- gnità non è solo un concetto morale, ma va intesa in un conte- sto assai più vasto: il lavoro non è tale, così come costituzionalmente concepito, se non è “dignitoso”; chi esercita attività imprenditoriali può farlo solo nel rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana (art. 41); la retribuzione deve garantire al lavoratore ed alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa (art. 36). Procedendo ancora, non si può non sottolineare la scelta che è stata fatta dal legislatore costituente, dichiarando all’art. 1 che l’Italia è una “Repubblica democratica”. Con queste due semplici parole si esplicita una scelta, ma si evidenzia anche un valore, che è quello che poi sta alla base di tutto ed è la democrazia. Ci sono varie definizioni: democrazia è il governo di molti e non di pochi; democrazia è partecipazione; democrazia è il contrario di ogni tipo di autoritarismo; e così via. La nostra si qualifica come parlamentare (che vuol dire strutturata attorno ad un Parlamento, che esprime gli indirizzi generali ed esercita il potere legislativo), ma non esclude, ed anzi esplicitamente prevede anche forme di partecipazione diretta dei cittadini (l’iniziativa popolare delle leggi, il diritto di petizione, il referendum e così via). La democrazia è il sale, è il contenuto e la finalità, al tempo stesso, della convivenza civile. Un valore da proteggere e tutelare contro ogni attacco e contro ogni rischio, soprattutto in un Paese che ha provato la dittatura e sa quanti lutti, quanta compressione della libertà e della dignità personale ne derivino. La proclamazione di questo valore è di estrema importanza anche per escludere impensabili ritorni al passato, sotto qualsiasi forma. Gli storici, infatti, ammoniscono che la storia può ripetersi, anche con modalità differenti; e per questo bisogna fare attenzione ai pericoli e tenere sempre conto degli insegnamenti della storia. Il che vuole dire anche coltivare la memoria, che non è solo ricordo, ma è anche conoscenza e riflessione e, come tale, diventa - a sua volta - un valore. Ho lasciato in fondo l’etica, ma non perché sia meno importante. Nella Costituzione non ricorre questa parola in modo esplicito, ma questo valore è immanente, anche nella parte seconda della Carta costituzionale, perché non è immaginabile un Paese democratico che non si ispiri ad una morale ferrea; altrimenti, la democrazia finirebbe per essere costruita su palafitte, rischiando di essere ingoiata dalle sabbie mobili. Ecco perché, salvo qualche rara eccezione (l’art. 97 prescrive “....il buon andamento e l’imparzialità dell’Amministrazione”; l’art. 54 impone ai cittadini, cui sono affidate funzioni pubbliche, di adempierle con disciplina e onore), di etica non si parla esplicitamente, ma essendo chiaro e pacifico che una democrazia corrotta non è una democrazia e che la caduta dei valori morali incide necessariamente su tutto il sistema delineato dalla Costituzione. In questo senso, va richiamato – per assonanza – anche il valore della legalità, che non si esprime solo con l’obbligo di rispettare le leggi (art. 54), ma presuppone il “rispetto”, anzitutto, della Costituzione, che è la legge delle leggi; e poi nel concetto di legalità è incluso il dovere di ogni cittadino di comportarsi civilmente, rispettando gli altri soggetti e gli altri valori, ancorché non ci sia un espressa sanzione (“e ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte, che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso”: Pericle, “Discorso agli ateniesi”, 431 a.C.). Tutto questo, si collega, infine , con i doveri cui tutti devono attenersi, perché anche in questo è ravvisabile un valore importante. È per questa via che acquista un valore immenso la solidarietà (pur proclamata, di principio, nell’art 2 in tutte le forme possibili, politiche, economiche e sociali), ma è rilevante anche il civismo, il senso – cioè – della cittadinanza, di appartenenza ad una collettività. Ancora una volta, torna in primo piano il valore della partecipazione, fondamentale – come ho detto – già nei documenti dell’antica Atene, ma tuttora di grande attualità. Il cittadino, non solo deve esercitare la sovranità popolare partecipando alle elezioni (quali che siano le sue scelte), ma poi deve chiedere conto ai suoi “delegati” di ciò che fanno nell’interesse comune, deve far sentire la propria voce, partecipare al dibattito pubblico sulle questioni di fondo, indignarsi per le cose che non vanno, svolgere azioni concrete di volontariato. Questa è la cittadinanza attiva, che alla fine, è il valore più rilevante di ogni altro, non solo perché è il sale della democrazia, ma anche, e soprattutto, perché è la maggior garanzia del rispetto e dell’attuazione di tutti gli altri valori, nel concreto, nella vita pubblica e nella vita quotidiana. Il distacco, l’indifferenza, non appartengono alla democrazia e non la qualificano; non valorizzano la persona e non ne esaltano la dignità. Dunque l’invito che implicitamente ci rivolge la Carta Costituzionale ad essere cittadini partecipi e consapevoli deve essere raccolto, perché solo nel quadro di una cittadinanza attiva, per tutti, si realizzano concretamente i valori di cui ho detto e si combattono tutti i pericoli a cui sono esposte, sempre, la democrazia e la stessa convivenza civile.
extermination Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 1 ora fa, maurodg65 ha scritto: mentre per il comunismo si “ciurla un po’ nel manico”. Marco Rizzo, sa e si rende conto di tutto questo?!
mozarteum Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 Non vedo pericoli comunisti imminenti. L’uguaglianza sta sulle palle a tutti. Nessuno si rassegna all’anonimato individuale (basta andare a Roma alla festa del cinema ad esempio in questi giorni) figuriamoci a quello collettivo. E se non c’e’ questa premessa -quella dell’uguaglianza- il comunismo parte sconfitto. in corso d’opera alcuni partiti ex comunisti si sono un po’ riciclati parlando -piu’ digeribilmente- di condizioni di uguaglianza in partenza e non in arrivo da garantire. Lo stat’ deve aiutara sempre 1
Roberto M Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 Concetti come “assistenzialismo” “redistribuzione” e presenza sempre più pervasiva e oppressiva dello stato nel mortificare e limitare l’individuo nella sua libertà e nell’iniziativa economica privata sono i modi in cui oggi si declina il Comunismo. 1
extermination Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 24 minuti fa, Roberto M ha scritto: Concetti come “assistenzialismo” “redistribuzione Forse è ripeto forse, quelli come noi dovrebbero impegnarsi un poco di più nel tentativo di vedere le cose dal punto di vista di chi non è stato e non ha mai avuto, di chi non è e non ha e di chi non sarà e non avrà ...il tutto per tante cause e ragioni più o meno note evitando di derubricare il tutto alla mancanza di buona volontà!!!
Muddy the Waters Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 1 ora fa, Roberto M ha scritto: Concetti come “assistenzialismo” “redistribuzion Esatto, perché la ricchezza deve rimanere un privilegio di pochi
maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Autore Inviato 21 Ottobre 2022 1 ora fa, Roberto M ha scritto: Concetti come “assistenzialismo” “redistribuzione” e presenza sempre più pervasiva e oppressiva dello stato nel mortificare e limitare l’individuo nella sua libertà e nell’iniziativa economica privata sono i modi in cui oggi si declina il Comunismo. Hai ragione Roberto, ma questo non lo possiamo catalogare come “pericolo comunista”, per quanto possa essere invasivo e pesante fiscalmente da sostenere.
maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Autore Inviato 21 Ottobre 2022 19 minuti fa, bluesman74 ha scritto: Esatto, perché la ricchezza deve rimanere un privilegio di pochi Di certo è fallace l’idea che la “ricchezza” possa essere spalmata come la nutella sul pane, puoi mettere in condizione tutti di partire dallo condizioni per quanto possibile simili riducendo le disparità, ma se vuoi guadagnare al punto da diventare “ricco” devi sbatterti e tanto più di quanto fanno le persone normali, anche benestanti. 1
Muddy the Waters Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 12 minuti fa, maurodg65 ha scritto: ma se vuoi guadagnare al punto da diventare “ricco” devi sbatterti e tanto più di quanto fanno le persone normali, anche benestanti. Esatto è ciò che sostengo, soprattutto sbattersi sui forum e su twitter o instagram 1
maurodg65 Inviato 21 Ottobre 2022 Autore Inviato 21 Ottobre 2022 38 minuti fa, bluesman74 ha scritto: Esatto è ciò che sostengo, soprattutto sbattersi sui forum e su twitter o instagram Ecco vedi, capito un caciocavallo come sempre. 😉
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 21 Ottobre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 21 Ottobre 2022 "A rileggere la biografia che gli ha dedicato Peppino Fiori, si ha l’impressione di un personaggio certo limpido, interessante, coraggioso, come quando contraddice Breznev; ma pur sempre un comunista." Quindi secondo il Cazzullo che scrive queste cose, essendo "pur sempre un comunista", il pur probo e valoroso Enrico Berlinguer (a detta non solo dello stesso osservatore) che all'opposizione difese alacremente la democrazia, l'emancipazione sociale, civile, economica, lavorativa, ecc, se fosse andato al potere in una Italia democratica (la quale benchè devastata all'interno dai marci apparati istituzional-statali neofascisti stragisti, non viveva situazioni "cambogiane, ecc), "lo avrebbe mantenuto con i gulag e la polizia politica, sempre secondo il cazzullo? E come no! Non solo, aggiungerei che averbbe fatto la stessa cosa che fece Pinochet in Cile, ecc... 😏 "È successo dalla Siberia a Cuba", scrive ancora il Cazzullo (che in 'sti giorni sta facendo su La7 rete televisiva dei programmi culturali, storico-scientifici come quelle degli Angela, molto interessanti). Sta bene (lasciamo stare la Siberia, il medioevo degli zar e la rivoluzione di Ottobre, chè si aprirebbe un discorso interminabile), a Cuba si instaurò una dittatura ma senza dimenticare che la rivoluzione cubana, che all'inizio non fu comunista, Fidel ebbe bisogno della Russia.., stretto nella ignobile morsa del lungo embargo americano) strappò l'isola caraibica dalle grifie del peggior dittatore servo dell'imperialismo USA portando l'sola ad emergerei dalla situazione terzomondista di grave sottosviluppo cui versava L'America Latina in quegli anni di ingerenze sfruttatrici statunistensi che portsrono le violenzen delle dittature fasciste che reprimevano le giuste istanze ad ispirazione "comunista", nelle sue varie forme (non esiste una forma unica di comunismo; il fascismo è sempre uguale a ae stesso, endemicamente crimninale dalla nascita), in opposizione alla feroce repressione capitalistica. Vabbè che qui da noi del forum c'è chi crede di aver "vinto" in questa tornata elettorale che ha dato il via a delle "sceneggiate" tragi-comiche all'itaGliana che dovrebbero farci arrossire nei confronti nostri e del resto del mondo, ma il trionfalismo serrato e propagandistico del copia-incolla compulsivo delle idee altrui senza metterci qualche ideuzza in proprio che non siano viete battute basate sui luoghi comuni più stereotipati, ce fa un po' ride... Come ci faceva ridere, per non vomitare, la teoria di stato borghese, quello del potere che amava restare al caldo dei propri rassicuranti privilegi, quella piccola borghesia ignorante e qualunquista cattofasciosdemocristiana, medio/mediocre ferocemnete criticata da Pasolini.., degli opposti omologabili estremisti dei neri e dei rossi mentre lo stragismo è stato unicamente, storicamente, inequivocabilmente fascista. 3
Idefix Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 Il Comunismo quello per cui giustamente temere e essere "anticomunisti" l'Italia non l'ha visto nemmeno da lontano col telescopio Hubble. Mi duole ricordare che il fascismo invece l'abbiamo vissuto per bene e per lungo tempo. P.s. NON sono comunista 1
extermination Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 3 minuti fa, Idefix ha scritto: NON sono comunista Neanch'io. Ogni tanto incontro qualche comunista all'entrata della azienda per cui lavoro che vuole un obolo in cambio di un " giornaletto". Ma non si vergognano?!!!!!
Roberto M Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 6 minuti fa, Idefix ha scritto: l'Italia non l'ha visto nemmeno da lontano L’Italia tra i paesi occidentali e’ stata per 50 anni in Europa la nazione con il partito comunista filos-sovietico più grande in Europa e nel Mondo (con punte del 33%). Per fortuna non ha mai visto il Comunismo perché quel partito non e’ mai andato al potere.
Roberto M Inviato 21 Ottobre 2022 Inviato 21 Ottobre 2022 Il problema diventa anche culturale. Mentre il Fascismo e’ considerato a livello universale come il male e una sciagura per l’umanità, salvo tre o quattro dementi irrilevanti, il Comunismo e’ ancora rivendicato da molta gente, In sostanza rappresenta un pericolo, esattamente come l’estremismo islamico. Oggi, nel 2022, non esistono nel mondo dittature “fasciste” come poteva essere la Spagna di Franco o il Cile di Pinochet (peraltro traghettate ed evolute in democrazie liberali), esistono solo feroci dittature comuniste (Cina, Venezuela, Cuba, Corea del Nord, Russia) e Islamiche (Iran, Afganistan ecc. ecc., l’elenco è infinito). Per l’Occidente e le democrazie liberali questa e’ una sfida mortale. 1 1
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