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L’emergenza nazionale non è l’immigrazione…


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Inviato

…ma l’emigrazione, siamo già messi male con la natalità, se non cambieremo registro e non diventeremo economicamente attrattivi per gli investimenti dall’estero e per le multinazionali che sono le uniche che potrebbero garantire il lavoro qualificato e bene retribuito ai nostri giovani laureati, oltre ad una ripresa economica duratura, il Paese non avrà futuro:

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AErEUtEC

 

Oltre 5,8 milioni gli italiani all’estero, 1,2 milioni hanno tra i 18 e i 34 anni

di Andrea Carli

Il 36,3% degli iscritti all’Aire al 1 gennaio 2022 è costituito da minori e persone tra i 18 e i 34 anni. I “giovani adulti”, ossia coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni, sono il 23,2%. Pensioni pagate all’estero cresciute del 45,1% in tre anni. Mattarella: serve riflessione su giovani che lasciano Italia

 

Non c’è solo la spinta migratoria sull’Italia, che in questi giorni trova una drammatica conferma nel braccio di ferro con le navi delle Ong ormeggiate nei porti di Catania e Reggio Calabria, per lo sbarco delle persone «non fragili» rimaste a bordo.

L’Italia è anche paese di emigrazione. Da qui infatti non si è mai smesso di partire, sottolinea a chiare lettere il Rapporto “Italiani nel mondo 2022” della Fondazione Migrantes, presentato martedì 8 novembre a Roma. Negli ultimi anni, caratterizzati dalle limitazioni agli spostamenti a causa del Covid, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, ha superato la popolazione di stranieri regolarmente sul territorio nazionale.

 

Se il Paese ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% (il 5,8% se il confronto viene effettuato dal 2020). In valore assoluto sono quasi 154mila nuove iscrizioni all’estero contro gli oltre 274mila residenti “persi” in Italia.

Italia interculturale 

L’indagine parla nel complesso di “una Italia interculturale”, in cui l'8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all'estero (oltre 5,8 milioni). Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87%; la presenza degli italiani all'estero è progressivamente cresciuta passando da 3,1 milioni a oltre 5,8 milioni.

In prevalenza giovani

Tra chi risiede all’estero, la componente di giovani è considerevole. L'attuale comunità italiana all’'estero è costituita da oltre 841mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all'Aire) moltissimi di questi nati all'estero,ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva Aire, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio). Ci sono poi i “giovani adulti” (il 23,2% ha tra i 35 ei 49 anni). Il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni; il 21% ha più di 65anni, ma di questi l'11,4% ha più di 75 anni.

«A partire - ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio mandato in occasione della presentazione del rapporto - sono principalmente i giovani - e tra essi giovani con alto livello di formazione - per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione». «Il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo - ha aggiunto il capo dello Stato -, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale».

Boom delle pensioni pagate all’estero: +45,1% in tre anni 

Un’altra faccia della medaglia è il boom di pensioni pagate all'estero. Mentre in Italia nel triennio 2019-2021 l'incremento delle pensioni eliminate è stato pari all'8,2%, nel medesimo arco temporale l'incremento di quelle in pagamento all'estero è stato pari al 45,1%. Il dato europeo, che ci riguarda più da vicino, è cresciuto e, rispetto al 2020, nel 2021 è salito dell'1,5%. Ma quello più interessante riguarda la forte crescita delle pensioni pagate in America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente +48%, +33% e +26%), determinata, da un lato, dal rientro degli immigrati in Italia che, dopo aver conseguito diritto a pensione, decidono di tornare nel proprio paese d'origine, dall'altro da chi sceglie di mettere a disposizione le sue abilità, conoscenze e competenze, acquisite nel nostro Paese, in nuovi mercati del lavoro, salvo poi decidere di rimanervi perché nel frattempo si sono integrati laddove si sono trasferiti. In queste aree continentali, i numeri, sia come trend quinquennale, sia rispetto al solo 2020, sono tutti in aumento. Al contrario, si riscontra, anche per quest'anno, un forte decremento del numero di pensioni pagate in America meridionale e in Oceania. Nella prima, rispetto al 2020, il numero delle pensioni Inps è sceso di circa il 7%, in Oceania del 3% e in America settentrionale del 5%. Nei paesi di queste aree continentali l'età è molto elevata: in America meridionale, in Oceania e in America settentrionale gli ultraottantenni sono rispettivamente il 75%, il 67% e il 65%. Risulta evidente che proprio qui la pandemia ha inciso più pesantemente.

Il 47% è partito dal Meridione 

Oltre 2,7 milioni (il 47%) degli italiani all’estero sono partiti dal Meridione (di questi, 936 mila circa, il 16%, dalla Sicilia o dalla Sardegna); più di 2,1 milioni (il 37,2%) sono partiti dal Nord Italia e il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia.

La comunità di italiani all’estero più numerosa è quella argentina 

Il 54,9% degli italiani (quasi 3,2 milioni) sono in Europa, il 39,8% (oltre 2,3 milioni) in America, centro-meridionale soprattutto (32,2%, più di 1,8 milioni). Gli italiani sono presenti in tutti i paesi del mondo. Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138).

L’accelerazione delle partenze in occasione della crisi 2008-2009 

I dati sul tempo di residenza all’estero mettono in evidenza che il revival delle partenze degli italiani non è recente: risale alla crisi vissuta nel 2008-2009 dall’Italia. Il 50,3% dei cittadini oggi iscritti all’Aire lo è da oltre 15 anni e “solo” il 19,7% è iscritto da meno di cinque anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di cinque anni ma meno di dieci (16,1%) e chi lo è da più di 10 anni ma mano di 15 (14,3%).

L’acquisizione della cittadinanza

La presenza italiana nel mondo cresce, e la crescita avviene attraverso elementi esogeni ed endogeni. Tra gli elementi esogeni il più importante e più discusso, è l’acquisizione della cittadinanza: i cittadini italiani iscritti all’Aire per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8% (in valore assoluto si tratta di poco più di 190 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006).

La corsa degli italiani nati all’estero

L’elemento endogeno per eccellenza è, invece, la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall'Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all'estero sono aumentati dal 2006 del 167,0% (in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006).

La fotografia di quanto è avvenuto nel 2021 

Quello che si pensava potesse accadere alla mobilità italiana durante il 2020 è avvenuto, invece, nel corso del 2021: la pandemia Covid, cioè, ha impattato sul numero degli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente e trasformando, ancora una volta, le loro caratteristiche. Rispetto al 2021 risultano 25.747 iscrizioni in meno, una contrazione, in un anno, del -23,5% che diventa -36,0% dal 2020. Il decremento ha interessato, indistintamente, maschi (-23,0%) e femmine (-24,0%), rispettivamente, in valore assoluto, oltre 47 mila e quasi 38 mila. L’identikit che è possibile ricavare dai dati complessivi indica che chi è partito per espatrio da gennaio a dicembre 2021 è prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni), celibe/nubile (66,8%). I minori scendono al 19,5%. I coniugati si attestano al 28,1%.

Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l'Italia alla volta dell'estero per espatrio nell'ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d'Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l'Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono,in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprimadal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all'oltreconfine.

 

 

Inviato

Come dice crozza, l'emergenza è salvini.

  • Melius 1
Inviato

@maurodg65 Ma qualcuno ti dirà,mica andiamo da clandestini,più che altro, mica abbiamo la pelle scura.

Inviato
33 minuti fa, nixie ha scritto:

Ma qualcuno ti dirà,mica andiamo da clandestini,più che altro, mica abbiamo la pelle scura.

Il punto di cui volevo parlare non è politico ma economico, lasciamo stare per un momento l’aspetto dell’accoglienza sotto il profilo umanitario:

 

https://www.lavoce.info/archives/98565/sulle-pensioni-pesa-il-contesto-economico/

 

Sulle pensioni pesa il contesto economico

CARLO MAZZAFERRO

04/11/2022

Il confronto con altri paesi mostra che a rendere fragile il sistema pensionistico italiano sono due aspetti di contesto: la sostenibilità delle finanze pubbliche e la bassa crescita economica. Da sola, una nuova riforma delle pensioni servirebbe a poco.

 

Inviato

Non solo, abbiamo bisogno di gente con voglia di lavorare, meglio se cresciuta in cattività. Mica i nostri che abbiamo viziato all'inverosimile. Crozza ci scherza, ma davvero dovremmo accoglierli a braccia aperte.

  • Melius 1
Inviato

Ma , non c'era quel progetto di andare a prendere un pò di sudamericani?

Inviato
9 minuti fa, lampo65 ha scritto:

Crozza ci scherza,

Ultimamente mi piace meno, satira politica per alcuni aspetti un po’ forzata, ma sull’argomento ha perfettamente ragione, sbaglia solo ad approcciarlo dal punto di vista umanitario, non perché l’aspetto non abbia un peso, ma perché alla fine l’approccio economico dei numeri mette a tacere anche l’aspetto egoistico e populista che in alcuni casi può prevalere. (l’articolo de Il Sole 24 l’ho visto li è poi l’ho letto online, anche se l’argomento non è nuovo e l’abbiamo discusso più volte anche qui.) 

Nella sostanza se alla gente dicessimo chiaramente che se non si risolve il problema economico, legato sia alla crescita sia al numero dei lavoratori attivi, dovrà essere ridimensionato e ripensato il welfare a partire da SSN e pensioni comprese quelle in essere, forse l’effetto e la risposta popolare al

problema sarebbe diverso.

Inviato
6 minuti fa, senek65 ha scritto:

Ma , non c'era quel progetto di andare a prendere un pò di sudamericani?

Lasciamo perdere le boutade populiste della campagna elettorale o precedenti, il problema esiste e la

sua soluzione finisce per essere un programma politico completo ed esaustivo che toccherebbe tutti gli ambiti sociali ed economici nel paese, proviamo ad affrontarlo senza sfottò se ci si riesce…altrimenti anche questo thread diventerà la fotocopia degli altri.

Inviato
37 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

Nella sostanza se alla gente dicessimo chiaramente

È stato detto, ricordi le "Risorse della Boldrini"? In Italia chi prova a impostare un ragionamento è spacciato. Molto meglio parlare di Stalin.

  • Melius 1
extermination
Inviato

Tenendo in debito conto che l'emigrazione, di norma, equivale alla perdita di una risorsa per il paese mentre l'immigrazione ...non è dato a sapersi. 

Inviato
50 minuti fa, appecundria ha scritto:

Molto meglio parlare di Stalin.

dobbiamo aspettare le prossime elezioni, noterai che tra una consultazione e l'altra chi ne è ossessionato stranamente sparisce...

Inviato
15 minuti fa, extermination ha scritto:

perdita di una risorsa per il paese mentre l'immigrazione

Dipende da cosa se ne vuole fare di questo Paese. Se tu cerchi camerieri e sono disponibili ingegneri è un problema. 

Inviato

Tutto quello che volete.

Ma

se io in cantiere ho bisogno di 50 tra carpentieri, ferraioli, minatori ed operatori di macchine, non risolvo il mio problema assumendo 100 manovali.

  • Melius 2
extermination
Inviato
14 minuti fa, appecundria ha scritto:

tu cerchi camerieri e sono disponibili ingegneri è un problema.

Il problema del mismatch è un problema che si può risolvere con una certa facilità facendo programmazione, pianificazione, adeguati interventi ed adeguate politiche sul lavoro.

Inviato

resta il fatto che da noi arriva in genere la sotto manovalanza, ma quelli che se ne vanno sono la meglio gioventù.

le cose sono anche correlate nel senso che se limiti i primi magari poi per forza le cose migliorano anche per i

secondi. ovvio che se si mantengono i salari bassi tramite l' immigrazione non migliorerà mai niente.

  • Melius 2
Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:

È stato detto, ricordi le "Risorse della Boldrini"? In Italia chi prova a impostare un ragionamento è spacciato.

Il termine “Risorse” usato dalla Boldrini fa il paio con “carico residuale” usato da Piantedosi, entrambi due modi di esprimersi schifosi per motivi diversi, ma al netto di questo io infatti ho scritto di non parlare di migranti ma di affrontare il problema dal punto di vista economico nel modo descritto, evidenziando le soluzioni inevitabili che, senza interventi oggi, saranno da prendere domani, tutto qui, saranno poi i cittadini a scegliere tra il welfare come lo conosciamo e l’alternativa, SSN privato a pagamento e pensioni drasticamente ridotte a partire da quelle già in essere e quindi già erogate negli anni passati, l’italiano pensa che la pensione gli sia dovuta e sia garantita per il solo fatto di aver versato i contributi, anzi meglio pagato la tassa previdenziale dovuta, la realtà è ben diversa.


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