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Abituarsi al furto dei diritti


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Inviato

Prima di privatizzarla, proverei a perseguire e arrestare tutti coloro ci mangiano su, a qualsiasi livello.
Poi e solo POI se ripulita dal marcio non funziona allora penseremo a soluzioni alternative allo Stato.

 

Inviato
1 ora fa, maurodg65 ha scritto:

Sanità pubblica a rischio sostenibilità: entro il 2050 spesa al 9,5% del Pil

in Svizzera è sostenibile ad oggi il 12% del Pil in sanità per esempio. 12%… oggi. 

Non è questo il punto.

Il punto è uno stato che fa una sacco di cose non richieste, non necessarie e non ben fatte, percui spreme un sacco di risorse. 

Potrebbe stare al 9.5% anche oggi, rimanere statale tranquillamente, se lo stato si limitasse a interventi welfare davvero utili. 

Tra 9.5 e 100 ci sono 81.5 punti di Pil riconfigurabili. La spesa sociale, o welfare, dello stato è il 50% delle uscite, e già questa è più ampia del necessario. Dove cacchio va il resto?… meglio non saperlo… credete.

Inviato

che poi… la spesa sanitaria in iTalia è per due terzi welfare ma per un terzo è privata e personale, ognuno si fa i cacchi propri secondo possibilità: non va bene così.

Non è sostenibile perché la pagano troppo pochi, ci vuole un sistema mutualistico dove si divide il totale per tutti i beneficiari e solo chi non può - isee al setaccio - viene giustamente aiutato.

Qua ci sono pensionati che pagano una miseria di irpef, ma hanno impiantoni da 50k, casa propria e pretendono sanità di primordine.

Non va bene così 

Inviato

 

Articolo “vecchietto”del 25 settembre 2020:

 

https://www.ilsole24ore.com/art/pensioni-spesa-record-2020-e-pari-17percento-pil-che-impatto-avra-revisione-quota-100-ADMEAcr?refresh_ce=1

 

Pensioni, spesa record nel 2020: è pari al 17% del Pil. Che impatto avrà sulla revisione di quota 100

La Ragioneria generale calcola le ricadute sul sistema pensionistico degli effetti della pandemia e delle uscite anticipate volute dal “Conte-1”: nei prossimi dieci anni uno scostamento dello 0,8% del Pil

Un arretramento dell'economia nazionale di quasi dieci punti in un solo anno lascerà impronte durature sulle curve della spesa pensionistica e socio-sanitaria. Di quanto lo prova a stimare la Ragioneria generale dello Stato nel consueto Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo, che quest'anno arriva alla vigilia della Nota di aggiornamento al Def.

Il picco al 17% del Pil

Il picco del 2020 segna una spesa per pensioni pari al 17% del Pil, nuovo record di sempre, mentre nel decennio a venire lo scostamento rispetto alle previsione dell'anno scorso, dovuto agli effetti della crisi per la pandemia ma anche della sperimentazione triennale di Quota 100, è in rialzo dello 0,8%. La spesa correrà sopra il 16% fino alla vigilia del 2050 per poi scendere attorno al 13% al termine del periodo di previsione (2070) per via dell'esaurirsi delle pensioni dei baby boomers.

Al posto della famosa “gobba”, una volta attesa dal 2025 in poi, ora abbiamo un “plateau” lungo perlomeno trent'anni, secondo il nuovo scenario nazionale base, che prevede una crescita del Pil in termini reali dell'1,1 annuo per l'intero periodo di stima. A cambiare, in peggio, queste traiettorie ci avevano già pensato la doppia recessione che ha colpito l'economia nazionale tra il 2008 e il 2013, portando la spesa di 2,5 punti sopra i livelli del 2007. Dati che faranno da sfondo al prossimo round tra governo e sindacati sugli interventi da adottare dal 2022 per il “dopo-Quota 100”. L'incontro originariamente in calendario il 25 settembre è stato rimandato in extremis a causa della quarantena della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e di altri membri del ministero.

Le ipotesi sul tavolo

Le varie ipotesi sul tavolo, compresa quella di una soglia minima di uscita differenziata (a 62 ,o 63 anni d'età per i “lavoratori impegnati in attività gravose” e a 64 , o 63, per tutti gli altri ma con penalizzazioni più robuste) dovranno comunque fare i conti con le indicazioni della Rgs. Mai come quest'anno il Rapporto della Ragioneria è fitto di simulazioni su scenari alternativi più o meno avversi, nel rispetto di una metodologia condivisa con il Gruppo di lavoro sull'invecchiamento demografico del Comitato di politica economica del Consiglio Ecofin. Ma non mancano indicazioni immediate sul costo delle policy più recenti. “Quota 100”, per esempio, contribuirà alla crescita della spesa fino al 2029, anche se la sperimentazione si chiuderà l'anno prossimo.

L’analisi della Ragioneria

Il Governo com'è noto ha deciso che nel 2022 cambieranno le regole per i pensionamenti anticipati ma la Ragioneria offre un'analisi controfattuale per quantificare i costi di un'eventuale conferma, a regime, non solo di “Quota 100” ma anche del congelamento a 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) del requisito di pensionamento con la sola anzianità contributiva. Ebbene nel caso i pensionamenti con 62 anni e 38 di contributi minimi fossero resi permanenti la spesa si collocherebbe al 17% del Pil nel 2032, ovvero dieci anni prima delle nuove previsioni post-Covid-19, ovvero su valori di cinque punti superiori rispetto allo scenario a legislazione vigente: la spesa crescerebbe di dieci punti fino al 2043 per poi recuperarne quattro negli anni successivi. L'abolizione permanente degli adeguamenti automatici di requisiti per il pensionamento con la sola anzianità contributiva (ora prevista solo fino al 2026) costerebbe altri 6,5 punti percentuali.

 

Inviato

 

https://www.ilsole24ore.com/art/pensioni-ecco-costi-flessibilita-uscita-2021-gender-gap-pesa-6mila-euro-AErYqalB

 

Pensioni, nel 2021 assegni per 312 miliardi. Ecco i costi delle ipotesi per il dopo “quota 102”

Le stime dei costi della flessibilità. Gender gap: la differenza tra uomini e donne nel reddito pensionistico è stata di oltre 6mila euro

Solo il 44% dei trattamenti alle donne

Nel 2021 l’Inps ha corrisposto un trattamento a 15,5 milioni di pensionati, di cui 7,4 uomini e 8,1 milioni donne (pari al 52%) per un totale di 305 miliardi di euro di assegni erogati, di cui però soltanto il 44% alle pensionate. Il dossier si sofferma molto sulla questione del divario di genere. Anche perché lo scorso anno la differenza tra uomini e donne nel reddito pensionistico è stata di oltre 6mila euro. Nel rapporto si fa notare che questo divario deriva dalla netta prevalenza degli uomini nelle pensioni anticipate, ovvero quelle di importo più elevato, mentre le donne prevalgono nelle pensioni ai superstiti e in quelle di vecchiaia. L’Inps sostiene che il divario pensionistico è riconducibile a retribuzione oraria (differenza del 17% nel settore privato), tempi di lavoro (part time) e anzianità contributiva (differenza del 40% nel 2001 scesa al 25% nel 2021). Nel complesso gli assegni pensionistici dei maschi sono superiori del 37% di quelle delle femmine.

Tasso di sostituzione delle pensioni

Allo scopo di misurare il potere d'acquisto dei pensionati e l’efficacia del sistema di previdenza nel fornire un reddito pensionistico in sostituzione di quello da lavoro, gli esperti hanno stimato il tasso di sostituzione delle pensioni. Che per chi si è ritirato dal mercato del lavoro dopo il 2017 risulta pari, in media, al 75% della retribuzione massima ricevuta negli ultimi 10 anni di attività, con una differenza di 2 punti percentuali tra maschi e femmine. Nel dossier si legge che nel confronto internazionale tra i Paesi dell’Ue si tratta di un valore elevato, inferiore solo a Grecia, Spagna e Portogallo.

Quasi il 40% con reddito lordo sotto i 12mila euro

Una parte del rapporto è dedicata alle “pensioni povere”. Nel 2021 il 40% dei pensionati ha percepito un reddito pensionistico lordo inferiore ai 12mila euro l’anno, al netto delle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, delle varie forme di indennità di accompagnamento, della quattordicesima mensilità e delle maggiorazioni sociali associati alle prestazioni: tenendo conto anche di queste “voci”, scende al 32% la quota di pensionati con reddito annuo inferiore ai 12mila euro. Da un’analisi del ventesimo percentile di reddito pensionistico (fino a 10mila euro nel 2021) emerge che solo il 15% dei pensionati in questa fascia riceve un assegno sociale e il 26% una pensione al superstite.

Il nodo della flessibilità in uscita

Nel report si ricorda che a fine anno si esaurirà Quota 102, che dall’inizio del 2022 ha preso il posto di Quota 100. E se entro la fine di dicembre non saranno individuate nuove misure, da gennaio del prossimo anno si tornerà alla legge Fornero in versione integrale. In attesa degli eventuali sviluppi del confronto tra governo e sindacati, fermo da metà febbraio, gli esperti dell’Inps hanno stimato l’impatto sui conti pubblici di tre ipotesi sul tavolo per rendere più flessibile in uscita il sistema pensionistico: opzione con il ricalcolo contributivo dell’assegno; uscita anticipata con penalizzazione; anticipo della sola quota contributiva dell’assegno (“proposta Tridico”). Il primo possibile canale di uscita anticipata preso in considerazione poggia sul ricalcolo interamente contributivo dell'assegno (ipotesi preferita dal governo). Questa proposta consentirebbe l'uscita ai lavoratori ancora in parte “retributivi” con 64 anni di età e almeno 35 di anzianità contributiva a condizione di aver maturato un importo del trattamento pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. Questa opzione, come detto, prevede il calcolo dell'intera pensione secondo il metodo contributivo. Per i lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro invece si prevede la riduzione della soglia da 2,8 a 2,2 volte l’assegno sociale. Il costo di partenza sarebbe di quasi 900 milioni il primo anno per poi salire a 2 miliardi nel 2024 e a oltre 3,7 miliardi nel 2029. A quel punto l’impatto sui conti pubblici comincerebbe a ridursi.

Subito necessario 1 mld per penalizzazioni del 3%

La seconda possibilità valutata dagli esperti dell'Inps è quella che prevede la penalizzazione del 3% per ogni anni di anticipo rispetto alla soglia di “vecchiaia” (67 anni) della quota retributiva della pensione per le uscite con 64 anni e non meno di 35 anni di versamenti a condizione di aver maturato un assegno pensionistico pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. Una soluzione che assorbirebbe quasi un miliardo nel 2023. Il costo lieviterebbe poi a 2,3 miliardi nel 2024 per arrivare a oltre 5 miliardi nel 2029.

 

extermination
Inviato
1 ora fa, Jack ha scritto:

ci sono pensionati che pagano una miseria di irpef, ma hanno

Pensionati che, tra assistenza sanitaria per cure, terapie,  riabilitazioni, medicina preventiva e farmaci si " bruciano" la maggior parte della spesa annuale.

Inviato

Tra i 220 miliardi per il SSN ed i 320 delle pensioni sono 540 miliardi se ne va più della metà dei quasi 1000 di spesa pubblica.

Inviato

però se sei sotto un certo reddito sei esentato dai ticket.

poi parlano sempre di progressività, ok hai poco pagherai anche poco,

ma non niente niente niente, troppo comodo così.

Inviato

@maurodg65 ma come caxzo è stato possibile realizzare un simile guazzabuglio e averlo chiamato sistema pensionistico?!?! 

Un’amministrazione burundi occorre, ma che vergogna è? ma è possibile che nessuno sindacato sia mai insorto? si fanno mille scazzi per rossi e neri, gender e migranti e nessuno che scenda in piazza oer questo pianeta di merdha amministrativa che è il guazzabuglio pensionistico? ma è pazzesco

  • Melius 1
Inviato
19 minuti fa, Jack ha scritto:

averlo chiamato sistema pensionistico?!?! 

Che poi un sistema pensionistica a capitalizzazione diventa una ricchezza invece che un costo per lo Stato, un fondo sulla falsariga del Fondo Sovrano Norvegese avrebbe potuto contribuire alla crescita delle aziende del Paese, cosi invece è diventato un costo insostenibile per le casse dello stato, per alcuni aspetti è lo stesso discorso per la sanità che se in parte privata, sul modello tedesco, fare PIL invece che spesa pubblica. 

  • Melius 1
extermination
Inviato
26 minuti fa, Jack ha scritto:

nessuno che scenda in piazza oer questo pianeta di merdha amministrativa che è il guazzabuglio pensionistico? 

 

Sintanto che l' inps, ad ogni fine mese, onora il pagamento delle pensioni, chi vuoi che scenda in piazza! 

Gaetanoalberto
Inviato
3 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

sistema pensionistica a capitalizzazione diventa una ricchezza

Più che altro evita trasferimenti di ricchezze. Tuttavia combinato con bassi redditi, può determinare una simpatica bomba sociale, che sarà quella potenzialmente prevedibile tra 10/15 anni, forse prima. 

Inviato

la sanità comunque è già in parte privata, una bella parte.

Gaetanoalberto
Inviato
17 minuti fa, audio2 ha scritto:

già in parte privata

Che vive di trasferimenti pubblici.

Inviato
22 minuti fa, audio2 ha scritto:

la sanità comunque è già in parte privata, una bella parte.

Mah, piccolissima parte in reltà.

Inviato
5 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Che vive di trasferimenti pubblici.

Certo, perchè sopravviva senza servirebbe un sistema sanitario basato sulle assicurazioni, altrimenti chi sarebbe disposto a spendere di tasca sua quando ha già tutto gratuitamente?

Gaetanoalberto
Inviato

Secondo me pochi sono andati in assicurazione a chiedere un preventivo per una polizza sanitaria completa. 

Inviato
35 minuti fa, extermination ha scritto:

onora il pagamento delle pensioni,

ma che onora, che onora? che è un terno al lotto la rendita rispetto al contribuito? a membro di segugio proprio

che onora? onore non san manco dove sta di casa i politicanti

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