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Guccini: quoque tu?


Lumina

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Ho ascoltato Radici che ero un ragazzino di 11/12 anni, a casa di un amico che iniziava a strimpellare la chitarra proprio con quelle canzoni…. in particolare La Locomotiva.

L’amico era figlio unico e quindi vagamente “viziato” usava l’ impianto HiFi del padre con un giradischi Technics … più che discreto..

Dopo un paio di settimane quel mio amico smise di strimpellare la chitarra (meno male, era stonato come una campana!) e mi regalò l’album….

Da allora Guccini l’ho seguito sempre volentieri, non solo prendendo ogni nuovo album, ma anche andando ad ogni suo concerto live, a Firenze o Bologna che fosse…

Guccini ha una natura malinconica anche a venti anni… ed è ovvio che poi questa sua vena malinconica è andata via via aumentando con l’età… e si è riflessa negli album via via prodotti.

Ma una malinconia affascinante e…quasi priva di tristezza..

Pur apprezzando molto i primi album, in particolare Amerigo, ritengo che il suo periodo “d’oro”, per musica e testi va da fine anni ‘80 ad inizio duemila.

È del 1987  Signora Bovary un album con alcune canzoni capolavoro, così come Quello che non...titolo anche della canzone dedicata al piccolo (in tutti i sensi) amico Cencio. Ma ho trovato molo bello anche Parnassius Guccinii del 1993. Dall’album D'amore di morte e di altre sciocchezze del 1996 Guccini inizia il suo gran finale, come in ogni spettacolo pirotecnico degno di questo nome, perché anche Stagioni, del 2000, e Ritratti, del 2004, sono capolavori.

E lá Guccini, uomo colto e intelligente, doveva chiudere… perché avrebbe chiuso in bellezza.

Invece nel 2012 – L'ultima Thule, l’ultimo suo album è stato una delusione cocente..almeno per me, neppure una canzone da ricordare…

Detto questo: se Guccini ha ritenuto di registrare un album di canzoni non sue e di rilasciarlo solo in vinile bene ha fatto, se questo era un suo desiderio: mia pare sia adulto e vaccinato!

E sembra appunto anche che il più che discreto successo commerciale gli dia ragione e soddisfazione…

E infine… faccio presente che l’album Radici, rimasterizzato per il 50esimo anniversario è anche disponibile in streaming in HiRes formato 24/96….

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P.S. Ma per ascoltare Guccini ecco.. non c’è bisogno nè di HiRes nè di vinile AAA o che: si ascolta perché è poesia… e la poesia vale per se stessa, non per la qualità della carta su cui è scritta….

 

  • Melius 2
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Guccini ha spiegato che l'ultimo disco è composto di canzoni non sue, risalenti agli anni di gioventù quando faceva gavetta in balera, che avrebbe sempre voluto incidere, ma che il suo produttore ha sempre rifiutato di fare. Uno sfizio, credo legato soprattutto ai suoi sentimenti nei confronti di quelle canzoni, dei loro autori e di quegli anni. Il titolo, a suo dire suggerito dalla moglie, lascia intendere che si tratti di canzoni per far colpo sulle ragazze. Prima di sconoscere di quali canzoni si trattava ho pensato a roba da crooner o lenti ballabili, storie di amori sdolcinati o roba simile. E mi pareva strano, molto strano, visto il soggetto.

In realtà molte di queste canzoni provengono da autori che negli anni '50 e '60 orbitavano attorno ad esperienze di canzone popolare come i Cantacronache prima, e il Nuovo Canzoniere Italiano, successivamente, che rappresentavano la canzone "impegnata" ante litteram, prima che si cristallizzasse la figura (o stereotipo) del cantautore anni '70. Non ho idea di cosa si cantasse o ballasse in balera quando Guccini era giovane, ma non mi sarei certo aspettato di trovarci Fausto Amodei, Ivan Della Mea, Sergio Liberovici o Margot.

A mio parere si tratta di un omaggio ad alcuni artisti e ad esperienze di canzone popolare e politica, che sicuramente hanno influenzato non poco il suo modo di intendere e fare musica. Artisti ed esperienze completamente dimenticati (di questi tempi poi....). Più volte l'ho sentito indicare Amodei e Della Mea tra i cantautori che più l'hanno influenzato.

Guccini ha già detto e cantato tutto. Lui per primo ne è consapevole. Da questa constatazione nasce questo disco, che altro non è che uno sfizio e un omaggio.

.

Per la cronaca, quelle esperienze sono raccontate in questo libro, Una storia cantata, Cesare Bermani, Jaca Book:

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.

Non facilissimo da leggere perché a volte si dilunga in questioni di lana caprina relative alle diverse visioni dei protagonisti di quel periodo sul ruolo della canzone popolare e impegnata. 

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Il 12/12/2022 at 21:51, analogico_09 ha scritto:

Se lo compri facci sapere se vale la pena di toglierci questa abitudine... 😉 

Per me vale la pena solo per completezza. Come immaginavo il nostro è completamente senza voce e suonare nemmeno ci prova. Diciamo che per una botta di malinconia si possono anche spendere quaranta euro

 

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