Questo è un messaggio popolare. maverick Inviato 28 Dicembre 2022 Questo è un messaggio popolare. Inviato 28 Dicembre 2022 Il Maurizio nazionale non si ferma mai, dopo il meraviglioso disco con le ultime tre sonate 109-110-111 uscito un paio di anni fa, chiude il ciclo delle 5 ultime sonate con la reinterpretazione , a 80 anni suonati, della 101 e della mastodontica 106 Hammerklavier. Ascoltate da un paio di giorni, l'esecuzione della 101 l'ho trovata spettacolare, migliore di quella già eccezionale degli anni giovanili, non manca veramente niente ed ogni nota è una scoperta. Sulla 106 , condotta a velocità rapidissima ( decisamente più veloce dell'esecuzione degli anni '70), per scelta dello stesso Pollini che la commenta nelle note di copertina, posso solo dire che la trovo una sfida all'impossibile; la più complicata e visionaria delle sonate beethoveniane, che incute terrore anche a un giovane nel pieno delle forze, affrontata ad un'età dove di solito si portano i nipotini al parco, ad una velocità al limite dell'eseguibile; comunque ancora con una precisione e una chiarezza invidiabili. E' umano che qualche passaggio scappi un po' via e non sia impeccabile al 100%, ma trovo che il solo coraggio di rivisitare una partitura simile con le mani fiaccate da 70 anni di carriera meriti una standing ovation. Magari la registrazione in studio avrà consentito di limare qualche passaggio tecnicamente più impervio, chi lo sa ?, ma non è certo questo che conta, è totalmente ininfluente: io mi fermo qui , perchè dal punto di vista dell'analisi musicale non ho la competenza di altri forumer, che invito ad esprimersi. Io comunque mi alzo in piedi e dico grazie Maestro Pollini! 3 3
analogico_09 Inviato 28 Dicembre 2022 Inviato 28 Dicembre 2022 3 ore fa, maverick ha scritto: E' umano che qualche passaggio scappi un po' via e non sia impeccabile al 100%, ma trovo che il solo coraggio di rivisitare una partitura simile con le mani fiaccate da 70 anni di carriera meriti una standing ovation. Non ho ascoltato queste interpretazioni, lo farò, non posso ora pronunciarmi ma da come ne parli davvero lunga vita a Pollini! e chissene se qualche passaggio scappa...
Lolparpit Inviato 30 Dicembre 2022 Inviato 30 Dicembre 2022 Il 28/12/2022 at 20:44, maverick ha scritto: Sulla 106 , condotta a velocità rapidissima ( decisamente più veloce dell'esecuzione degli anni '70), per scelta dello stesso Pollini che la commenta nelle note di copertina Cosa dice a spiegare questa scelta? Credo che sia interessante capire perché Pollini a 80 anni voglia suonare così... Angelo
maverick Inviato 30 Dicembre 2022 Autore Inviato 30 Dicembre 2022 1 ora fa, Lolparpit ha scritto: Cosa dice a spiegare questa scelta? Credo che sia interessante capire perché Pollini a 80 anni voglia suonare così... Beethoven indica per l'allegro iniziale della Hammerklavier un tempo metronomico " minima =138" e Pollini dice : "L'indicazione è molto veloce e quasi impossibile da suonare, ma in questa registrazione ho cercato di suonare un po' più velocemente del solito per non allontanarmi troppo dall'indicazione del compositore. Penso che così sia giusta e corretta". Credo sia la questione annosa dei tempi metronomici di Beehoven, che già hanno fatto impazzire, con le sinfonie, musicologi, schiere di direttori d'orchestra, e orchestre anche celebrate. Non sono all'altezza di confutare le opinioni e le risultanze di chi studia queste partiture da decenni, .. quindi riporto quanto indicato nel booklet da Pollini stesso, poi ognuno si farà le sue opinioni. Certo, è una visione da "salto mortale senza rete".
Grancolauro Inviato 30 Dicembre 2022 Inviato 30 Dicembre 2022 @maverick grazie per lo stimolo ad ascoltare l’ultimo disco di Pollini! Sto ascoltando ora il primo tempo ed in effetti corre parecchio: metronomo alla mano viaggia tra i 126 e 128. Ricordo solo Schnabel che correva più di così, sui 132 abbondanti, perdendo in alcuni punti intelligibilità del suono però. Andare a 138 è pura fantascienza. Di recente ho ascoltato Levit suonare la 106, che pure è uno che corre, e andava sui 122, sempre un Allegro ma po’ più lento. Vero è che lo standard è rendere quell’Allegro come un Allegretto, sui 108 quindi. Backhaus fa il primo movimento così, ma anche Richter e Gilels per dire. comunque sia, continuo il mio ascolto e grazie ancora
Lolparpit Inviato 30 Dicembre 2022 Inviato 30 Dicembre 2022 @maverick Grazie. Ricordo una lezione concerto di Schiff in cui, in sostanza, diceva la stessa cosa: il tempo indicato da Beethoven è arduo da rispettare, ma non può essere ignorato il fatto che l'autore volesse un tempo rapido e tanto slancio. Se l'obiettivo della filologia è ricostruire il testo secondo 'l'ultima volontà dell'autore', allora l'approccio interpretativo di Pollini è fondamentalmente filologico.
maverick Inviato 30 Dicembre 2022 Autore Inviato 30 Dicembre 2022 Resterebbe da capire l'evoluzione, perché certo le mani del Pollini quarantenne avrebbero di certo potuto sostenere anche i tempi di quest'ultima esecuzione. Comunque posto il link ad una breve recente intervista al Maestro, dove si parla proprio di questo. Credo valga la pena di sentirla. https://www.raiplaysound.it/audio/2022/12/Radio3-Suite---Magazine-del-15122022-2337bd6a-4cdb-4a14-874e-98cf3fb2718e.html
SimoTocca Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 Ho visto Pollini dal vivo un mesetto fa circa… A vederlo dal vivo mi ha dato l’impressione in questi ultimi due anni, di essere “invecchiato rapidamente”, quindi molto “provato dall’etá”… curvo malfermo sulle gambe…. se si considera che Iva Zanicchi ha 82 anni ed era a ballare in TV tutti i sabati sera fino a Natale… ecco che c’è una bella differenza… Per la prima volta ho ascoltato Pollini anche in “affanno tecnico”, nel concerto 27 di Mozart… non un concerto tecnicamente impervio… no? Tanto che alla fine ha deciso di eseguirlo di nuovo …nei tre movimenti! Suono a tratti sempre fantastico, tanto che nel secondo tempo Larghetto mi sono sorpreso a pensare che no, non avevo ancora mai sentito “cantare” così il pianoforte! E però… dalla memorabile serata dal vivo ospite Deutsche Grammphon, in cui il Maestro ha eseguito le ultime tre sonate… in maniera avevo scritto allora, l’assolutamente notevole, sembra passata un’era geologica. È la 106, la Hammer, che non solo non riesce a raggiungere quella dinamica incredibile della prima registrazione giovanile (la più bella e incredibile HmmerKlavier mai ascoltata!), ma non riesce neppure a sfiorare l’idea di un contrasto dinamico. Poi…ecco… molte imprecisioni… che in una registrazione in studio non dovrebbero esserci… Forse perché ho ascoltato quest’ultimo album dedicato alla 101 e 106 dopo aver visto Pollini dal vivo, e quindi condizionato dall’idea che mi ero fatto (un Principe vecchio, stanco e malato), ma l’idea finale dopo averlo ascoltato è che il canto del cigno lo abbia fatto con la registrazione live precedente …e che questa, purtroppo, arrivi fuori tempo massimo! Lo dico con malinconia, io che ammiro l’uomo e che stimo il pianista come il più grande di sempre! Ma proprio perché la statura del Pollini fino al 2020 è così immensa, ecco il paragone col Pollini di questo album del 2022 è impietoso. Sì, è vero, anche i due concerti di Brahms registrati per la terza volta con Thielemann, non erano certamente all’altezza tecnica delle due prime registrazioni (Pollini-Abbado-WP 1977 e Pollini-Böhm-WP 1980, poi Pollini-Abbado Berliner 1990) ma conservavano ancora un loro perché: una visione autunnale, in Brahms, può essere anzi particolarmente consona alla sua musica. Qui invece si è persa la capacità tecnica smagliante e, per dire quello che Pollini in genere “vuole dire”, la tecnica è fondamentale! Queste le mie impressioni.. P.S. Ascoltando l’intervista riportata da Maverick Pollini bacchetta l’intervistatore che aveva bollato come “più leggere” queste interpretazioni…ahimè, ə proprio così… sono leggere perché il Maestro non riesce più ad imprimere ai tasti la forza necessaria per ottenere il suono “titanico” da lui desiderato….! 1
SimoTocca Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 Perché poi… subito la sera successiva, ho ascoltato Martha Argerich insieme al suo ex marito Dutoit e l’Orchestra di Montecarlo … La pianista Argentina (adesso cittadina Svizzera, invero..), che ha un anno più di Pollini, dimostrava un passo un po’ malfermo (complici forse i tacchi a spillo un po’ troppo alti..)…. Ma appena messasi seduta al pianoforte ha attaccato il concerto di Schumann, un concerto peraltro difficile tecnicamente e molto, con una verve, una aggressività, una dinamica così estrema…senza che ci sia stato il minimo scostamento fra lei e l’orchestra… Devo dire che anche questo mi ha colpito, nel paragone…. E non solo me…. Alla Argerich sono stati fatti, alla fine, non solo applausi scroscianti che non finivano più, non solo standing ovation a ripetizione, ma addirittura cori da stadio! E gridolini da concerto rock da parte di un gruppo di ventenni (sì, molte persone fra i 18 e i 20 anni, incredibile, no?) che avevo proprio nella mia stessa fila… Insomma, se la Argerich decidesse di incidere, addirittura anche dal vivo, ancora il concerto di Schumann, ecco… avrebbe ancora qualcosa da dire…!! E qui sta la differenza…
maverick Inviato 1 Gennaio 2023 Autore Inviato 1 Gennaio 2023 La Argerich sembra abbia 60 anni, non 82, questo è indubbio, ed è oggi molto più vicina alle capacità giovanili di quanto lo sia Pollini, questo è lampante ed evidente a tutti. Comunque io resto meno severo di @SimoToccaE forse proprio perché non l'ho visto dal vivo (ha bucato due appuntamenti a Pordenone per problemi di salute ..) voglio illudermi di risentire ancora il Pollini di qualche anno fa ; probabilmente sbaglio.
Questo è un messaggio popolare. Lolparpit Inviato 1 Gennaio 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 1 Gennaio 2023 In questi giorni l'ho ascoltato e il mio problema non sono gli stacchi di tempo molto rapidi, l'appannamento tecnico, il confronto con la grande interpretazione degli anni '70. Il problema è la valutazione di questa senilità di Pollini e capire le scelte interpretative. Di solito i pianisti, invecchiando, tendono a scegliere pezzi meno esigenti dal punto di vista meccanico, oppure ad adottare tempi più comodi, a caratterizzare diversamente rispetto al passato le proprie interpretazioni. Pollini adotta tempi addirittura più rapidi rispetto al passato, non sembra curarsi troppo di inevitabili e umanissime imprecisioni, ma soprattutto - ed è il mio vero problema - mi sembra che non si curi troppo della resa sonora. Ascolto il I movimento dell'Hammerklavier: grande lo slancio, ma dopo i possenti accordi iniziali, mi sembra subito affrettata...mi sembra addirittura che acceleri e il suono è impastato, perde di chiarezza, troppo alonato di pedale, e in certi punti davvero confuso. Mi sembra che si mangi le pause: non mi ritrovo nel respiro della frase, mi mette persino ansia; mi manca l'escursione dinamica. Anzi, proprio la dinamica appare sacrificata. Mi chiedo: perché suona così? Forse Pollini vuole dare un messaggio controcorrente: rispetto alle tante letture iperanalitiche, a lavoro di cesello esasperato, al culto estremo del suono, il pianista milanese vuole dare una lettura più diretta, franca, che non si 'perde' in edonismi sonori, che non teme di prendere rischi, di osare, che mostra non essere la precisione l'obiettivo dell'esecuzione, che non teme di mostrare i propri limiti, la propria umanità. Il pianista del razionalismo anni '80, figlio di un architetto razionalista, che rinuncia al vaglio intellettuale, intellettualistico di un tempo, sottolineando altri aspetti dell'interpretazione, e mostrandosi come uomo, inevitabilmente, diverso rispetto a quello che è stato. Questo ascolto del disco di Pollini mi conferma nei giudizi sui suoi ultimi dischi: è lontano dai miei desiderata pianistici (vi è pur da dire che momenti belli, nei tempi lenti, non mancano). Prima si è confrontato Pollini con Martha Argerich, sua collega e amica: questa sembra ancora quella di una volta. Il taglio interpretativo è fondamentalmente lo stesso di un tempo, e le dita riescono a sostenere queste scelte. Un altro confronto può essere fatto con Sokolov, classe 1950, otto anni più giovane di Pollini. Nel pianista russo la minore efficienza tecnica rispetto al passato è più mascherata dallo scavo interpretativo, sull'espressività, sul suono pianistico. Di qui la tendenza ad adottare tempi più larghi, a cesellare le frasi e a radicalizzare sempre più le sue interpretazioni. Meglio il Pollini anni '70 o quello di adesso? Quello anni '70. Meglio Martha anni '60-70 o adesso? Ottime entrambe. Meglio il Sokolov anni '80-90 o quello di adesso? Non lo so. Un saluto a tutti, Angelo 3
Lolparpit Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 @Grancolauro Nel precedente post ho preso spunti di riflessione da tuoi post di mesi fa. Non sono sicuro però di ricordare bene...
SimoTocca Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 @Lolparpit Direi che è molto bella l’analisi che hai fatto, anche psicoanalitica in qualche maniera, del perché il Pollini di oggi faccia queste scelte… Da questo punto di vista si può condividere l’entusiasmo di @maverick, perché mentre la Argerich è rimasta sempre uguale a se stessa, in buona sostanza… Pollini ha avuto una notevole evoluzione.. per cui la perfezione anni ‘70 è straordinaria.. ma anche la successiva evoluzione degli anni ‘80 e ‘90, con un pelino di “umanizzazione” in più e mezz’etto di razionalità in meno… porta a mio avviso, a frutti interpretativi straordinari (discografici certo, ma anche dal vivo per chi come me è stato assiduo frequentatore dei suoi concerti… di cui non mancava mai una tappa a Firenze, in onore del suo accordatore personale che proprio qui in città risiede e ha bottega…). Il mio “duolo” si riferiva solo al Pollini di questo ultimo album è al suo ultimo concerto dal vivo… Poi magari è un periodo no, testimoniato dai molti concerti saltati per malattia… e si riprende alla grande! Questo ə il mio augurio per il Maestro e…per tutti noi suoi assidui fans! 1
luckyjopc Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 proprio nella hammerklavier nel lungo adagio sokolov prende tempi di una lentezza esasperante . Quanto a Pollini ad 80 difficile migliorare. Ci riuscì forse arrau
maverick Inviato 1 Gennaio 2023 Autore Inviato 1 Gennaio 2023 Grandi vecchi che a 80 anni suonavano ancora da Dio ce ne sono stati diversi. Oltre ad Arrau, anche Backhaus, Rubinstein, ma anche Horszowski, e recentemente anche Pressler, a oltre 90 anni, suonava ancora bene. Però una Hammerklavier è roba da brividi, che annienta chiunque.
analogico_09 Inviato 1 Gennaio 2023 Inviato 1 Gennaio 2023 3 ore fa, maverick ha scritto: Pressler .... a oltre 90 anni, suonava ancora bene. Davvero, fenomeno Rubinstein ad 80 e più anni suonati, ascoltato due volte dal vivo, "cantava" ... 3 ore fa, maverick ha scritto: Però una Hammerklavier è roba da brividi, che annienta chiunque. Ho ascoltato Pollini nelle due sonate. Parliamo della Hammer, mi pare che il pianista ne esca "provato" ma non annientato. Di più non saprei dire di tecniche pianistiche.., ma mi sembra che la musicalità e la qualità espressiva del "nostro" siano ancora molto apprezzabili, quindi le speculazioni tecniche le lascio agli addetti ai lavori.., le "magagnette" più evidenti si possono perdonare.
Grancolauro Inviato 2 Gennaio 2023 Inviato 2 Gennaio 2023 Il 1/1/2023 at 15:51, Lolparpit ha scritto: Forse Pollini vuole dare un messaggio controcorrente: rispetto alle tante letture iperanalitiche, a lavoro di cesello esasperato, al culto estremo del suono, il pianista milanese vuole dare una lettura più diretta, franca, che non si 'perde' in edonismi sonori, che non teme di prendere rischi, di osare, che mostra non essere la precisione l'obiettivo dell'esecuzione, che non teme di mostrare i propri limiti, la propria umanità. Condivido in pieno tutte le tue osservazioni, espresse davvero un modo efficace. Resta il fatto che le scelte di questo ultimo Pollini conservano per me qualcosa di inspiegabile e misterioso. Se devo essere sincero fino in fondo, ascoltare questo disco mi ha fatto arrabbiare. Probabilmente perché non riesco a coglierne il senso profondo, la ragion d’essere. Quando uscì il disco dedicato all’ultimo Chopin, penso fosse il 2017 o giù di lì, un illustre recensore aveva scritto che quel disco “parlava” più di Pollini che di Chopin. Credo lo stesso si possa dire di questo disco, che sembra lo specchio dello stato di inquietudine di un pianista che, nonostante l’età, sembra ancora alla spasmodica ricerca di se stesso. 1
SimoTocca Inviato 4 Gennaio 2023 Inviato 4 Gennaio 2023 Il 2/1/2023 at 23:43, Grancolauro ha scritto: Quando uscì il disco dedicato all’ultimo Chopin, penso fosse il 2017 o giù di lì, un illustre recensore aveva scritto che quel disco “parlava” più di Pollini che di Chopin Questa è una evidente “castroneria”, una sciocchezza che non diventa illustre se scritta dall’illustre recensione, solo semplicemente più evidente e imperdonabile! È la base della musica: quello che l’autore scrive sullo spartito deve giocoforza “passare” dall’interprete per trovare “vita reale”! E quindi è SEMPRE l’interprete che ascoltiamo, mai Chopin o Beethoven in persona! Così ovvio, da risultare quasi offensivo il doverlo precisare… Torniamo però al Pollini di questo ultimo album: ho già sottolineato come a mio avviso il problema non sia “metronomico”. Chi sostiene che qui Pollini “corre troppo”, 9’31” la durata del primo movimento, si vede non ha mai ascoltato la famosa storica versione registrata da Schnabel: 8’54” signori miei!
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