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Melius Club

Pollini - sonate 101 e 106


maverick

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Inviato
3 ore fa, maverick ha scritto:

E' umano che qualche passaggio scappi un po' via e non sia impeccabile al 100%, ma trovo che il solo coraggio di rivisitare una partitura simile con le mani fiaccate da 70 anni di carriera meriti una standing ovation.

 

 

Non ho ascoltato queste interpretazioni, lo farò, non posso ora pronunciarmi ma da come ne parli davvero lunga vita a Pollini! e chissene se qualche passaggio scappa...

Inviato
Il 28/12/2022 at 20:44, maverick ha scritto:

Sulla 106 , condotta a velocità rapidissima ( decisamente più veloce dell'esecuzione degli anni '70), per scelta dello stesso Pollini che la commenta nelle note di copertina

Cosa dice a spiegare questa scelta? Credo che sia interessante capire perché Pollini a 80 anni voglia suonare così...

Angelo

Inviato
1 ora fa, Lolparpit ha scritto:

Cosa dice a spiegare questa scelta? Credo che sia interessante capire perché Pollini a 80 anni voglia suonare così...

Beethoven indica per l'allegro iniziale della Hammerklavier un tempo metronomico " minima =138"  e Pollini dice : "L'indicazione è molto veloce e quasi impossibile da suonare, ma in questa registrazione ho cercato di suonare un po' più velocemente del solito per non allontanarmi troppo dall'indicazione del compositore. Penso che così sia giusta e corretta".

Credo sia la questione annosa dei tempi metronomici di Beehoven, che già hanno fatto impazzire, con le sinfonie,  musicologi, schiere di direttori d'orchestra, e orchestre anche celebrate.

Non sono all'altezza di confutare le opinioni e le risultanze di chi studia queste partiture da decenni, .. quindi riporto quanto indicato nel booklet da Pollini stesso, poi ognuno si farà le sue opinioni.

Certo, è una visione da "salto mortale senza rete".

Inviato

@maverick grazie per lo stimolo ad ascoltare l’ultimo disco di Pollini!

Sto ascoltando ora il primo tempo ed in effetti corre parecchio: metronomo alla mano viaggia tra i 126 e 128. Ricordo solo Schnabel che correva più di così, sui 132 abbondanti, perdendo in alcuni punti intelligibilità del suono però. Andare a 138 è pura fantascienza. Di recente ho ascoltato Levit suonare la 106, che pure è uno che corre, e andava sui 122, sempre un Allegro ma po’ più lento. Vero è che lo standard è rendere quell’Allegro come un Allegretto, sui 108 quindi. Backhaus fa il primo movimento così, ma anche Richter e Gilels per dire.

comunque sia, continuo il mio ascolto e grazie ancora 

Inviato

@maverick Grazie. Ricordo una lezione concerto di Schiff in cui, in sostanza, diceva la stessa cosa: il tempo indicato da Beethoven è arduo da rispettare, ma non può essere ignorato il fatto che l'autore volesse un tempo rapido e tanto slancio. Se l'obiettivo della filologia è ricostruire il testo secondo 'l'ultima volontà dell'autore', allora l'approccio interpretativo di Pollini è fondamentalmente filologico. 

Inviato

Resterebbe da capire l'evoluzione, perché certo le mani del Pollini quarantenne avrebbero di certo potuto sostenere anche i tempi di quest'ultima esecuzione.

Comunque posto il link ad una breve recente intervista al Maestro, dove si parla proprio di questo.

Credo valga la pena di sentirla.

 

https://www.raiplaysound.it/audio/2022/12/Radio3-Suite---Magazine-del-15122022-2337bd6a-4cdb-4a14-874e-98cf3fb2718e.html

 

Inviato

Ho visto Pollini dal vivo un mesetto fa circa… 
A vederlo dal vivo mi ha dato l’impressione in questi ultimi due anni, di essere “invecchiato rapidamente”, quindi molto “provato dall’etá”… curvo malfermo sulle gambe…. se si considera che Iva Zanicchi ha 82 anni ed era a ballare in TV tutti i sabati sera fino a Natale… ecco che c’è una bella differenza…

Per la prima volta ho ascoltato Pollini anche in “affanno tecnico”, nel concerto 27 di Mozart… non un concerto tecnicamente impervio… no? Tanto che alla fine ha deciso di eseguirlo di nuovo …nei tre movimenti!

Suono a tratti sempre fantastico, tanto che nel secondo tempo Larghetto mi sono sorpreso a pensare che no, non avevo ancora mai sentito “cantare” così il pianoforte!

E però… dalla memorabile serata dal vivo ospite Deutsche Grammphon, in cui il Maestro ha eseguito le ultime tre sonate… in maniera avevo scritto allora, l’assolutamente notevole, sembra passata un’era geologica. 
È la 106, la Hammer, che non solo non riesce a raggiungere quella dinamica incredibile della prima registrazione giovanile (la più bella e incredibile HmmerKlavier mai ascoltata!), ma non riesce neppure a sfiorare l’idea di un contrasto dinamico.

Poi…ecco… molte imprecisioni… che in una registrazione in studio non dovrebbero esserci…

Forse perché ho ascoltato quest’ultimo album dedicato alla 101 e 106 dopo aver visto Pollini dal vivo, e quindi condizionato dall’idea che mi ero fatto (un Principe vecchio, stanco e malato), ma l’idea finale dopo averlo ascoltato è che il canto del cigno lo abbia fatto con la registrazione live precedente …e che questa, purtroppo, arrivi fuori tempo massimo!

Lo dico con malinconia, io che ammiro l’uomo e che stimo il pianista come il più grande di sempre! 
Ma proprio perché la statura del Pollini fino al 2020 è così immensa, ecco il paragone col Pollini di questo album del 2022 è impietoso.

Sì, è vero, anche i due concerti di Brahms registrati per la terza volta con Thielemann, non erano certamente all’altezza tecnica delle due prime registrazioni (Pollini-Abbado-WP 1977 e Pollini-Böhm-WP 1980, poi Pollini-Abbado Berliner 1990) ma conservavano ancora un loro perché: una visione autunnale, in Brahms, può essere anzi particolarmente consona alla sua musica.

Qui invece si è persa la capacità tecnica smagliante e, per dire quello che Pollini in genere “vuole dire”, la tecnica è fondamentale!

Queste le mie impressioni..

P.S. Ascoltando l’intervista riportata da Maverick Pollini bacchetta l’intervistatore che aveva bollato come “più leggere” queste interpretazioni…ahimè, ə proprio così… sono leggere perché il Maestro non riesce più ad imprimere ai tasti la forza necessaria per ottenere il suono “titanico” da lui desiderato….!

  • Melius 1
Inviato

Perché poi… subito la sera successiva, ho ascoltato Martha Argerich insieme al suo ex marito Dutoit e l’Orchestra di Montecarlo … 

La pianista Argentina (adesso cittadina Svizzera, invero..), che ha un anno più di Pollini, dimostrava un passo un po’ malfermo (complici forse i tacchi a spillo un po’ troppo alti..)….

Ma appena messasi seduta al pianoforte ha attaccato il concerto di Schumann, un concerto peraltro difficile tecnicamente e molto, con una verve, una aggressività, una dinamica così estrema…senza che ci sia stato il minimo scostamento fra lei e l’orchestra…

Devo dire che anche questo mi ha colpito, nel paragone….

E non solo me…. Alla Argerich sono stati fatti, alla fine, non solo applausi scroscianti che non finivano più, non solo standing ovation a ripetizione, ma addirittura cori da stadio! E gridolini da concerto rock da parte di un gruppo di ventenni (sì, molte persone fra i 18 e i 20 anni, incredibile, no?) che avevo proprio nella mia stessa fila…

Insomma, se la Argerich decidesse di incidere, addirittura anche dal vivo, ancora il concerto di Schumann, ecco… avrebbe ancora qualcosa da dire…!!

E qui sta la differenza…

Inviato

La Argerich sembra abbia 60 anni, non 82, questo è indubbio, ed è oggi molto più vicina alle capacità giovanili di quanto lo sia Pollini,  questo è lampante ed evidente a tutti.

Comunque io resto meno severo di @SimoToccaE forse proprio perché non l'ho visto dal vivo (ha bucato due appuntamenti a Pordenone per problemi di salute ..) voglio illudermi di risentire ancora il Pollini di qualche anno fa ; probabilmente sbaglio.

Inviato

@Grancolauro Nel precedente post ho preso spunti di riflessione da tuoi post di mesi fa. Non sono sicuro però di ricordare bene... 

Inviato

@Lolparpit Direi che è molto bella l’analisi che hai fatto, anche psicoanalitica in qualche maniera, del perché il Pollini di oggi faccia queste scelte…

Da questo punto di vista si può condividere l’entusiasmo di @maverick, perché mentre la Argerich è rimasta sempre uguale a se stessa, in buona sostanza… Pollini ha avuto una notevole evoluzione.. per cui la perfezione anni ‘70 è straordinaria.. ma anche la successiva evoluzione degli anni ‘80 e ‘90, con un pelino di “umanizzazione” in più e mezz’etto di razionalità in meno… porta a mio avviso, a frutti interpretativi straordinari (discografici certo, ma anche dal vivo per chi come me è stato assiduo frequentatore dei suoi concerti… di cui non mancava mai una tappa a Firenze, in onore del suo accordatore personale che proprio qui in città risiede e ha bottega…).

Il mio “duolo” si riferiva solo al Pollini di questo ultimo album è al suo ultimo concerto dal vivo…

Poi magari è un periodo no, testimoniato dai molti concerti saltati per malattia… e si riprende alla grande! Questo ə il mio augurio per il Maestro e…per tutti noi suoi assidui fans!

  • Thanks 1
Inviato

proprio nella hammerklavier nel lungo adagio sokolov prende tempi di una lentezza esasperante . Quanto a Pollini  ad 80 difficile migliorare. Ci riuscì forse arrau

Inviato

Grandi vecchi che a 80 anni suonavano ancora da Dio  ce ne sono stati diversi.

Oltre ad Arrau, anche Backhaus, Rubinstein, ma anche Horszowski, e recentemente anche Pressler, a oltre 90 anni, suonava ancora bene.

Però una Hammerklavier è roba da brividi, che annienta chiunque.

analogico_09
Inviato

 

 

 

 

3 ore fa, maverick ha scritto:

Pressler .... a oltre 90 anni, suonava ancora bene.

 

Davvero, fenomeno

Rubinstein ad 80 e più anni suonati, ascoltato due volte dal vivo, "cantava" ...

 

 

3 ore fa, maverick ha scritto:

Però una Hammerklavier è roba da brividi, che annienta chiunque.

 

 

Ho ascoltato Pollini nelle due sonate. Parliamo della Hammer, mi pare che il pianista ne esca "provato" ma non annientato. Di più non saprei dire di tecniche pianistiche.., ma mi sembra che la musicalità e la qualità espressiva del "nostro" siano ancora molto apprezzabili, quindi le speculazioni tecniche le lascio agli addetti ai lavori.., le "magagnette" più evidenti si possono perdonare. 

Inviato
Il 1/1/2023 at 15:51, Lolparpit ha scritto:

Forse Pollini vuole dare un messaggio controcorrente: rispetto alle tante letture iperanalitiche, a lavoro di cesello esasperato, al culto estremo del suono, il pianista milanese vuole dare una lettura più diretta, franca, che non si 'perde' in edonismi sonori, che non teme di prendere rischi, di osare, che mostra non essere la precisione l'obiettivo dell'esecuzione, che non teme di mostrare i propri limiti, la propria umanità.

Condivido in pieno tutte le tue osservazioni, espresse davvero un modo efficace.

Resta il fatto che le scelte di questo ultimo Pollini conservano per me qualcosa di inspiegabile e misterioso. Se devo essere sincero fino in fondo, ascoltare questo disco mi ha fatto arrabbiare. Probabilmente perché non riesco a coglierne il senso profondo, la ragion d’essere.

Quando uscì il disco dedicato all’ultimo Chopin, penso fosse il 2017 o giù di lì, un illustre recensore aveva scritto che quel disco “parlava” più  di Pollini che di Chopin. Credo lo stesso si possa dire di questo disco, che sembra lo specchio dello stato di inquietudine di un pianista che, nonostante l’età, sembra ancora alla spasmodica ricerca di se stesso.

  • Melius 1
Inviato
Il 2/1/2023 at 23:43, Grancolauro ha scritto:

Quando uscì il disco dedicato all’ultimo Chopin, penso fosse il 2017 o giù di lì, un illustre recensore aveva scritto che quel disco “parlava” più  di Pollini che di Chopin

Questa è una evidente “castroneria”, una sciocchezza che non diventa illustre se scritta dall’illustre recensione, solo semplicemente più evidente e imperdonabile! È la base della musica: quello che l’autore scrive sullo spartito deve giocoforza “passare” dall’interprete per trovare “vita reale”! E quindi è SEMPRE l’interprete che ascoltiamo, mai Chopin o Beethoven in persona! Così ovvio, da risultare quasi offensivo il doverlo precisare…

Torniamo però al Pollini di questo ultimo album: ho già sottolineato come a mio avviso il problema non sia “metronomico”.

Chi sostiene che qui Pollini “corre troppo”, 9’31” la durata del primo movimento, si vede non ha mai ascoltato la famosa storica versione registrata da Schnabel: 8’54” signori miei!

 

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