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Melius Club

Pollini - sonate 101 e 106


maverick

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Inviato
25 minuti fa, maverick ha scritto:

Forse è sbagliato pensare che  esista un'interpretazione "giusta"

Vero. In questi giorni, sollecitato dalla discussione, ho ascoltato un po' di 106...quella più 'giusta' per me, tra le tante belle, è quella di Sviatoslav Richter: io ho le esecuzioni di Praga e Aldeburgh, entrambe del '75. Trovo tutto quello che cerco: slancio, audacia, profondità, poesia, sapienza pianistica...insomma: l'ascolto mi rende sazio e satollo.

Adoro comunque anche il suo rivale russo (in realtà sarebbero entrambi ucraini...) Emil Gilels, che ha dato una Hammerklavier monumentale e meravigliosa. 

Inviato
3 minuti fa, Lolparpit ha scritto:

In questi giorni, sollecitato dalla discussione, ho ascoltato un po' di 106.

Anch'io ....  :classic_smile:

Ma non ho ancora finito, .. ne ho ancora tante da sentire-risentire; ascoltando Sokolov mi sono proprio detto, .. " ma cavolo, Pollini mi piace, Gulda lo adoro, .. questo suona in maniera totalmente opposta e mi piace lo stesso" ..., non è che è la composizione che è talmente straordinaria da tollerare ogni interpretazione ?

Continuero' con la goduria, ... devo risentire anche Arrau e Backhaus , ... ( due mezze cartucce :classic_cool:) , sono diversi mesi che non li sento più, .. e l'età annebbia la memoria.

 

Inviato
1 ora fa, Grancolauro ha scritto:

E' davvero un'esecuzione spiazzante: è come se Sokolov decostruisse quel brano, isolando ciascun passaggio e osservandolo al rallentatore in modo da metterne in evidenza ogni minimo dettaglio.

Secondo me è una tendenza che caratterizza le interpretazioni delle sonate beethoveniane di Sokolov, ma che in questa si radicalizza e diventa estrema. Per me il movimento più traumatico della lettura sokoloviana è il I, l'Allegro, che Sokolov stacca con un, diremmo, 'moderato', anche piuttosto fluttuante, che valorizza al massimo il dettaglio, come se la lettura fosse condotta con la lente d'ingrandimento, ma perde lo slancio, la vertigine del rischio e il piacere di un'interpretazione che sgorga da sé. Poi però, mi lascio prendere per meno, mi sottometto alla logica sokoloviana, e mi innamoro della sua Hammerklavier...l'Adagio mi commuove, ma l'inizio del IV mov., quel Largo che sembra il caos primordiale, mi trascina in un mondo bellissimo, dove mi travolge la gigantesca fuga finale, eseguita con maestria pazzesca.

Inviato
20 ore fa, maverick ha scritto:

risulta davvero difficile capire quale è la versione "giusta"

Eh, domanda da 100 milioni di dollari 🙂

Io non sono né uno storico né un musicologo, solo un semplice appassionato, ma sono convinto che tutte le versioni di cui abbiamo parlato siano “giuste”, nel senso di musicalmente legittime. Poi ce ne sono di più o meno riuscite, ma questa è una valutazione diversa e molto più controversa, come mostra anche questa discussione. 
 

20 ore fa, Lolparpit ha scritto:

quella più 'giusta' per me, tra le tante belle, è quella di Sviatoslav Richter

È una vita che non la ascolto. Mi ci metto anch’io nei prossimi giorni 🙂

Avete altre versioni della 106 da consigliare, per voi significative? Confesso che è una sonata che ho ascoltato sempre poco, perché tra le ultime preferisco di gran lunga  la 101 e la 109 🫢

Inviato
1 ora fa, Grancolauro ha scritto:

Avete altre versioni della 106 da consigliare, per voi significative?

Bellissimo anche Kempff.

Le mani, soprattutto nel primo movimento, non sono quelle del Pollini giovane o di Gulda, ma l'adagio è di una bellezza e di una raffinatezza sconvolgente.

 

  • Melius 1
Inviato
21 ore fa, maverick ha scritto:

non è che è la composizione che è talmente straordinaria da tollerare ogni interpretazione ?

Ma certo che è così! Nel senso: è Beethoven ad aver scritto un capolavoro assoluto, l’interprete di turno aiuta a rendere meglio o peggio il capolavoro… Lo diceva l’ultimo Claudio Abbado: non dovete applaudire me, non sono io “grande”, ma grande è l’autore di questa musica…!

Dopo di che ciascuno di noi ha interpretazioni che preferisce …

Le mie, dopo il Pollini del ‘76, inarrivabile, comprendono la Hammerklavier di Richter, quella della Uchida, quella di Levit e diverse altre che in qualche modo “mi emozionano”.

Gilels è un pianista supremo, ma la sua Hammerklavier l’ha registrata un po’ nelle stesse condizioni del Pollini 2022: anziano e abbastanza malato….bella, certo, ma non all’altezza delle altre registrazioni beethoveniane di Gilels.

Comunque sia: è l’ultimo Beethoven, visionario e incredibilmente moderno e attuale, ad essere il genio!

Inviato
46 minuti fa, maverick ha scritto:

l'adagio è di una bellezza e di una raffinatezza sconvolgente

Allora lo ascolterò, grazie!

11 minuti fa, faber_57 ha scritto:

Che ne pensate di Schnabel?

A me non piace tanto quella versione, la trovo affrettata e ansiogena, priva di “abissi emotivi” per così dire. Poi la resa di molti passaggi non mi convince per fraseggio e chiarezza.

Inviato
18 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

A me non piace tanto quella versione, la trovo affrettata e ansiogena, priva di “abissi emotivi” per così dire. Poi la resa di molti passaggi non mi convince per fraseggio e chiarezza.

Mi hai letto nel pensiero :classic_biggrin:. Però va veloce....

Inviato

@Grancolauro Io sono affezionato a Kempff: mi sono fatto le orecchie su questa, per cui ha un plus affettivo che altre non hanno. Poi mi piace Solomon, per la EMI... 

Per divertirsi un po', ed intossicarmi, ascolto Rzewski, che ne ha dato una rivisitazione. 

Io ammetto, essendo sonata lunga e densa, faccio ascolti selettivi, limitandomi ai singoli movimenti. 

Se dovessi fare la classifica delle sonate beethoveniane, la 106 sarebbe fuori dalle prime 5. La mia preferita l'op. 109.

Angelo

Inviato

@Lolparpit grazie! Le versioni di Solomon e Rzewski non le ho mai ascoltate, rimedierò 🙂.

Anch’io sono molto affezionato a Kempff: tra le integrali delle sonate di Beethoven, la sua e quella di Backhaus restano per me una pietra di paragone obbligata per tutto il resto. Il punto più alto di un’intera tradizione interpretativa, un “classico” insomma. Pollini e Gulda sono stati invece degli innovatori

 

 

Inviato
Il 13/1/2023 at 11:46, maverick ha scritto:

risulta davvero difficile capire quale è la versione "giusta", .. visto che interpreti assolutamente straordinari, che studiano queste partiture per anni, con lo stesso spartito, arrivano a risultati diametralmente opposti, tutte comunque avvincenti.

A me piace provare a cogliere, o a congetturare la logica di certe interpretazioni. Una piccola riflessione sul titolo, che è stato oggetto di discussione: le opp. 101 e 106 sono state pubblicate come Grosse Sonate fur das Hammer-Klavier. Hammerklavier in sé non vuol dire molto, ma è notevole come Beethoven sottolineasse e focalizzasse la composizione sullo strumento, ed in effetti l'op. 106 (ma anche la 101) vuole davvero esplorare le potenzialità degli strumenti. Lo si nota chiaramente dalla scrittura, che presenta soluzioni tra le più ardue e innovative adottate nelle sonate, e superate forse solo nelle Variazioni Diabelli. La scelta di tempi lenti di Sokolov credo che voglia mettere in luce la ricchezza della scrittura pianistica beethoveniana dandone un adeguato risultato sonoro: questo emerge soprattutto nelle sezioni in cui è valorizzata la scrittura contrappuntistica (non solo nella Fuga), in cui le voci sono rese con grande trasparenza (e uno staccato tipico del Bach sokoloviano). La sua lettura, che alla fine fa sembrare l'op. 106 ancora più densa e gigantesca, è così una grande esplorazione del suono pianistico...se davvero questa è la logica, Sokolov ci riesce perfettamente.

Così, qualche idea di una domenica uggiosa...

Angelo

  • Melius 2
Inviato

Il Backhaus anni 50, in mono, non mi ha fatto cadere la mascella...

Non trovo una registrazione della 106 degli anni 60, evidentemente non è riuscito, in tarda età,  a ri-registrarla.

Essi' che Guillermo ha suonato stupendamente anche da vecchio ...

Non credo sia un caso.

Inviato
1 ora fa, maverick ha scritto:

Non trovo una registrazione della 106 degli anni 60, evidentemente non è riuscito, in tarda età,  a ri-registrarla.

La 106 di Backhaus non me la ricordo proprio, dovrò riascoltare pure quella… mi riferivo al ciclo completo, che per per molti (me compreso) costituisce ancora un “manuale d’uso” fondamentale degli spartiti di Beethoven. Backhaus fece una lettera razionalista di Beethoven, fedele al testo e attenta alla forma, intesa come vero e proprio mezzo espressivo. Una rivoluzione per quei tempi, che ha influenzato tantissimo chi è venuto dopo. Ma la 106 è un brutta bestia per chiunque…

Io ho a casa il cofanetto della Decca ma non c’è scritta la data delle singole incisioni. Solo l’indicazione “1953-1969” che vuol dire poco. Boh

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Inviato

Per curiosità esiste una versione in disco di Casadesus dell'HK? 

No perché ho un CD Sony di una ripresa fine anni 50 dell'Appassionata: quanto a velocità di esecuzione sembra quella di un pianista che deve lasciare al più presto la sala d'incisione perché braccato dagli agenti delle tasse. 

Inviato

@Grancolauro Wilhelm Backhaus ha registrato in mono tutte le sonate di Beethoven tra il 1950 e il 1953 per la Decca.
Poi con l’avvento della stereofonia, Wilhelm Backhaus registró nuovamente le sonate, tra il 1958 e il 1969.

Tutte …fuorché la Hammerklavier! Perché il pianista è morto proprio prima di poterla incidere anche in stereofonia.

Del resto potrebbe non essere un caso che l’anziano pianista avesse lasciato per ultima proprio la Hammerklavier…! Chissà…

E visto che sono intervenuto… approfitto per dire che fra le interpretazioni che preferisco dell’op. 106 c’è quella di Andrea Lucchesini.

Un “signor” pianista che ho avuto il piacere di ascoltare spesso dal vivo e di conoscere di persona in qualità di Direttore della Scuola di Musica di Fiesole…

Se vi capita, ascoltatela… 

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Inviato
1 ora fa, SimoTocca ha scritto:

Tutte …fuorché la Hammerklavier!

Grazie, non sapevo questa cosa. Certo che potevano anche indicare le date di registrazione nel cofanetto della Decca...

A proposito delle sonate di Beethoven su strumenti d'epoca ( @alexis mi sembrava interessato alla questione), c'è sicuramente Badura-Skoda da ascoltare, che registrò negli anni '80 un'integrale su strumenti del periodo. L'op. 106 venne eseguita ad esempio su un Conrad Graf del 1824. Se uno prova ad ascoltarla, in effetti si coglie bene quello a cui faceva cenno @Lolparpit: il tentativo di Beethoven esplorare i limiti meccanici e acustici di quegli strumenti. Limiti che la sonata in molti passaggi sembra portare a superare

 

 

 

Inviato

Davvero un suono poco piacevole meno male che sono sopravvenuti i pianoforti moderni 

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