maverick Inviato 15 Gennaio 2023 Autore Inviato 15 Gennaio 2023 3 ore fa, Grancolauro ha scritto: Grazie, non sapevo questa cosa. Certo che potevano anche indicare le date di registrazione nel cofanetto della Decca... Mi sembra ci siano , .. anzi ne sono sicuro, che edizione hai? E comunque , imperdibile il cofanetto di Backhaus im 38 cd che comprende tutte le registrazioni Decca, sia quelle mono che quelle stereo, insieme ad altre registrazioni, da Brahms a Mozart, inoltre con un suono notevolmente migliorato. C'è la registrazione dell'ultimo concerto dal vivo, ..a Ossiach, pochi giorni prima di morire, con l'annunciatore che informava che "il prof. Backhaus per motivi di salute interrompeva il concerto". Sono documenti storicamente imperdibili per ogni appassionato di pianoforte, onore alla Decca che li ha messi a disposizione.
Grancolauro Inviato 15 Gennaio 2023 Inviato 15 Gennaio 2023 @maverick ho cose sparse di Backhaus in vinile e cd, più il cofanetto della Decca del 2000 con l’integrale delle sonate, e le date delle singole registrazioni non ci sono nel libretto allegato 🤷♂️ Su Qobuz ci sono parecchie cose, comunque. Il cofanetto da 38 cd è introvabile…
SimoTocca Inviato 15 Gennaio 2023 Inviato 15 Gennaio 2023 @maverick Nessun dubbio che Backhaus rappresenti una lettura di assoluto riferimento per le sonate di Beethoven, una lettura che unisce vecchia tradizione interpretativa “teutonica” a nuova fedeltà allo spartito, anche alla lettera non solo allo spirito. Per le ultime sonate, tuttavia, preferisco “la rivoluzione” alla “tradizione”, anche perché le ultime 5 sonate sono così innovative e sperimentali da essere, ad oltre 200 anni, ancora una specie di “avanguardia sonora”. Delle ultime 5 per me proprio la 106, insieme alla 111, rappresenta la punta di diamante di questa sperimentazione musicale estrema. Ecco perché la lettura di Pollini, musicista che è anche grande interprete della musica contemporanea, la lettura del 1976/77 dico, quando la ascolto (come adesso) mi mette sempre i brividi, perché mi sembra traduca perfettamente le intenzioni dell’ultimo Beethoven. Peraltro suono del pianoforte meraviglioso nella nuova veste digitale ufficiale della DG. Accanto a questa di Pollini da giovane colloco, per i miei gusti (abbastanza omogenei, basta vedere i tempi di esecuzione) quella straordinaria di Richter, anche questa “restaurata” e adesso con un suono davvero bello e godibile. Per questa sonata ci vogliono “mani d’acciaio” e non per nulla così era soprannominato Richter…. Ma non lontanissima dagli esiti straordinari di questi due interpreti l’ultima mia preferenza va ad un pianista che nessuno qui ha citato ma che è sempre stato nelle mie “corde”: Vladimir Ashkenazy, che offre una lettura di spessore tecnico notevolissimo e con spunti di modernità e avanguardia quasi pari a quelli di Pollini. In attesa che la Decca si degni di “rimasterizzate” anche questa registrazione…
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