evange Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 @prometheus Io invece l'ho trovato "stucchevole" ai limiti dell'urticante......qualcosa di molto lontano da una esecuzione che definirei emozionante....parere mio personale...
Questo è un messaggio popolare. Aniroceppa Inviato 30 Aprile 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Aprile 2023 Suggerirei di correggere il titolo del thread, data l’età media degli iscritti al forum lo trovo quantomeno inquietante… 3
prometheus Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 12 minuti fa, Maurjmusic ha scritto: … va meglio ? Ma guarda che considero Lang un pianista stratosferico, era la scelta del brano ad essere poco rappresentativa: oltretutto dove sarebbe il “fastest piano forever”? 1
Questo è un messaggio popolare. Stephen s Inviato 30 Aprile 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Aprile 2023 Nel solco (…..!!!!) della discussione. Se ci pensiamo un attimo, il “vecchio” disco (vinile…) in inglese è un “record”. Il termine deriva dal latino recordari, pref. re-, di cor cordis «cuore», testualmente reiterare nel cuore, perché il cuore era ritenuto la sede della memoria, concetto rimasto ancora nell’inglese “learn by heart” ( imparare a memoria). Suggestivo. Un record è anche un insieme di dati in un archivio, di solito digitale. Quindi, come accennava Cactus, siamo tutti molto felici di costruirci la nostra biblioteca “del cuore” o archivio personale di supporti che custodiscano sia eventi “recorded” dal vivo sia opere prodotte in studio e quindi pensate già in origine per una fruizione (perdonate l’orrendo termine) tramite un sistema dedicato. Entra in gioco l’impianto, ed è certamente legittimo aspirare al sistema che “legga” quel record (qualunque supporto) nel migliore dei modi e nella migliore interazione con l’ambiente di ascolto domestico. Ma l’altra “facciata” del disco - scusate- del record è la qualità e lo scopo che il tecnico della registrazione e quelli di tutti i processi che seguono si sono prefissi di ottenere, magari con fini diversi. Le celebri registrazioni ad albero di Natale della Decca miravano proprio a tentare di restituire l’effetto sala da concerto, così come la produzione, ad esempio, di una casa discografica dall’elevata “naturalezza” di suono che si trova dalle parti di Livorno… Altri perseguono effetti diversi, più spettacolari e -perché no- altrettanto piacevoli. L’importante è essere consapevoli di cosa si sta ascoltando, tecnicamente parlando. Quindi se essere audiofili significa anche attenzione alla qualità e al lavoro svolto in fase di “cucina” del record (e non sempre avviene), e alla cura della sua riproduzione domestica ben venga. L’ importante è non perdere mai di vista quel suffissò “cor” che poi è quello di cui sono fatti non solo i nostri sogni ma anche tutta la musica che amiamo, sotto qualunque cielo. Anche il “cielo in una stanza” di casa, quello molto poco audiofilo di uno stadio come quello perfetto e sublime di un auditorio. Perdonate la tirata, saluti a tutti. S. 6
micfan71 Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 @Stephen s bellissimo intervento! Oltretutto recordari è un deponens, quindi un passivo anche in forma attiva, come a rimarcare il fatto che un ricordo, un disco...o quello che vogliamo, lo "subiamo" anche quando crediamo di essere noi a compiere l'azione: il cuore accende le emozioni, a noi non resta che farci travolgere... 1
Stephen s Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 @micfan71 Ma grazie a te per l’apprezzamento gentile e per la perfetta precisazione filologica. Aggiungo appena a quel che dici che nell’età della AI -intelligenza artificiale- non è fuori discussione che siano i ricordi a proporsi per essere ricordati. Vedi la gestione dei “records” su alcune piattaforme d’ascolto (e la mano dell’industria che li sottintende). Ma questo è argomento del tutto OT, benché forse meriterebbe qualche parola in un’altra sezione del Forum. Ciao, grazie ancora, S.
micfan71 Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 @Stephen s il tuo assist è stato perfetto, la scoperta del latino è una recente personale soddisfazione che mi sono regalato per i miei 50 anni, a colmare un'ignoranza culturale che mi ha assillato per tanti anni: di formazione squisitamente tecnica, ho sempre "sentito" che le conoscenze classiche avevano molto da dire, e devo ammettere che questa intuizione "di pancia" non era sbagliata. Lo studio del latino, della cultura latina e dei suoi classici, è molto più di un esercizio mnemonico, anzi mi sta aprendo nuove prospettive sulla moderna realtà tecnologica, su quanto i "nuovi" termini attingano a un passato che non è passato, e che già più di duemila anni fa aveva perfettamente compreso e quindi codificato il linguaggio nella sua complessità e nella sua sintassi. Serve la volontà di capire che antico e moderno, classico e tecnico, sono diverse facce della stessa medaglia, che si completano vicendevolmente
Gall Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 Beh non sei proprio OT …. stai trovando una tua pace interiore attraverso un percorso culturale come poi è quello musicale.
micfan71 Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 Esatto! Un "gioco" che può restare tale finchè si resta in superfice, ma che apre a tante altre scoperte non appena si decide di approfondire un pò. La storia della musica in un attimo ci porta in altre epoche, in altre culture, in altri mondi: contestualizzare l'artista e l'opera aiuta ad apprezzarli ancora meglio 1
Stephen s Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 @Gall Bell’intervento. Grazie. Per fugare ogni dubbio di ipocrisia, posso dirti che ho avuto la grande fortuna di ereditare (da mio padre e poi da un parente) impianti di un certo livello sin da ragazzo. Certamente la qualità della -buona- riproduzione casalinga mi ha aiutato (insieme alla frequentazione di eventi dal vivo, dalla classica al rock) non solo ad apprezzare gli artisti ma anche a conoscere e a farmi coinvolgere dalle loro interpretazioni, da Pollini a Giulini, da Neil Young ai Genesis ai Massive Attack ad Arvo Part e a chi vorrete voi. L’impianto “stereo” (e non il compatrone di Selezione, con tutto il rispetto), con mia immeritata fortuna, mi ha consentito di ampliare le conoscenze e affinare il gusto della musica sotto mille orizzonti. Di questa grande e infinita libertà sono grato alla HiFi e alla sua funzione educativa e di scoperta. Non nego infatti che molte belle incisioni, ben riprodotte, mi hanno regalato grandi emozioni, indipendentemente dal periodo e dalla tecnologia. e mi hanno insegnato e dato molto. L’album di Belafonte (RIP, grande uomo e artista) at Carnegie Hall 1959 (che ho in vinile per Analogue Productions) per esempio o i mono Cbs di Glenn Gould. Archeologia? Per me nutrimento dell’anima. Così come l’ascolto ultimo e per me inaspettato e bellissimo de Diana Saliceti. Con buona pace della tecnica. Poi sentire Nora Jones quasi nella stanza grazie alla particolare “ripresa” tecnica è ugualmente un piacere enorme. Pace dunque, e un caro saluto. S.
Jack Inviato 30 Aprile 2023 Inviato 30 Aprile 2023 Il 29/4/2023 at 12:39, Casperx ha scritto: Assemblato un impianto dignitoso, a mio parere, è inutile crucciarsi per questo o per quello. Quelle sensazioni sono irriproducibili. oh finalmente qualcuno lo ha scritto semplice e chiaro. Bravo
Ggr Inviato 1 Maggio 2023 Inviato 1 Maggio 2023 Basta anche essere realisti. Ho un pianoforte in casa, e lo suono da 40 anni. Mia moglie suona chitarre e ukulele. Mio padre suonava la fisarmonica. Quindi, qualche strumento dal vivo in casa mia l'ho sentito e lo sento. Ci credete che quando ascolto con lo stereo, non mi è mai venuto in mente di fare paragoni o di vivere nella spasmodica ricerca di eguagliarne il suono dal vivo?
alexis Inviato 1 Maggio 2023 Inviato 1 Maggio 2023 Non dimentichiamo quanto comprimano gli ampli a stato solidi nei crescendo e nei pienissimi, specie se abbinati alle solite cassettine domestiche a radiazione diretta., mi chiedo come si possa ascoltare la classica in genere con i tipici sistemi audiofili, se non abbassando il volume in prossimità dei tutti e alzarlo nei pianissimi. una performance live, con ripresa e missaggio minimal, microfoni neumann registratore a nastro da 1/2 pollice.. e corrispondente impianto ad alta dinamica a horn.. e l’illusione é sorprendentemente dannatamente reale, vicina all’effetto live. E chi si l’amente della inarrivabili carenze dei sistemi domestici di solito ha un woofer da 8” se va bene e un transistorazzo di cemento. Suvvia.. ci vuole misura anche nel lamento e nel piagnisteo… 😩😩😩
xalessio Inviato 1 Maggio 2023 Inviato 1 Maggio 2023 23 ore fa, hfasci ha scritto: Penso che con un progetto (la stereofonia) nato quasi 100 anni fa basato su due casse e (circa) quattro altoparlanti, più di tanto non si possa pretendere, anche perfezionando il tutto all'inverosimile e spendendo cifre pazzesche. L'unica esigenza sarebbe che l'impianto, nei suoi limiti, suonasse bene, ma nemmeno questo è scontato.... Esatto, è proprio questo il punto. Pretendiamo con una tecnologia paleozoica di avvicinarci alla riproduzione reale. Un grosso passo in avanti è stato fatto con il multicanale (come spiegato anche dal buon Lincetto), che grazie alle ambienze riprese da più microfoni ci ha avvicinato di più a quel sapore reale fatto non solo dell’esecuzione “diretta” ma anche di suoni riverberati, riflessi. Purtroppo le incisioni in multichannel sono poche e le nostre case non sono attrezzate per un allestimento “come si deve” di 5 e più diffusori.
gorillone Inviato 1 Maggio 2023 Inviato 1 Maggio 2023 Qualsiasi scelta domestica, a mio avviso, dovrebbe essere conseguente ad una buona conoscenza di come suonano gli strumenti dal vivo, sia acustici che elettrificati. Senza quella, è la mente che non sa che direzione prendere, indipendentemente dal genere. Poi, se uno abita in condominio, è già messo male in partenza, purtroppo per lui. Io penso che qualsiasi ascolto debba anche avvicinarsi alla pressione dal vivo (ad eccezione, ovviamente, di concerti rock molto elettrici e fracassoni) per far sembrare il più possibile di avere il senso dell’artista a casa propria. Si può anche non essere d’accordo, ovviamente.
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