andpi65 Inviato 28 Luglio 2023 Inviato 28 Luglio 2023 Giusto o sbagliato secondo voi? https://www.open.online/2023/07/27/mondiali-scherma-atleta-ucraina-squalificata-stretta-mano-avversaria-russa-video/ Poi è stata riammessa, ma è sul giudizio iniziale che ero curioso di sentire il parere del "Melius". Ahh, dimenticavo: per protesta la schermitrice russa ha preso una sedia ed occupato la pedana di gara per un 45 minuti https://www.rainews.it/articoli/2023/07/mondiali-di-scherma-lucraina-kharlan-non-stringe-la-mano-alla-russa-smirnova-5acc9360-bb7b-4c8d-b867-05f8f43541cb.html
Martin Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 Per quanto mi riguarda, piena comprensione e stima per Olga Kharlan. 2
Questo è un messaggio popolare. maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 29 Luglio 2023 L’URSS era un problema, la Russia è un problema, evidentemente non lo erano e non lo sono le repubbliche che sono state sotto il giogo sovietico ma lo è la nazione di Putin e la sua gente e sarebbe ora che cominciassimo a prenderne atto, i fatti che hanno originato il thread ne sono un esempio palese: https://riccardogazzaniga.com/vera-caslavska-campionessa-dimenticata/ Lo sguardo negato – Storia di Vera Caslavska, che pagò per la vita la sua protesta contro i russi Riccardo Gazzaniga FEB 21, 2017 | Nel mio libro “Abbiamo toccato le stelle” – che racconta venti storie di campionesse e campioni capaci di andare oltre lo sport per segnare la storia – le vicende di donne sono tra quelle più potenti e, insieme, meno conosciute. Temo sia colpa del maschilismo, per cui – nell’immaginario collettivo – l’eroe o il ribelle o quello che fa una cosa grande è, quasi sempre, un uomo. Accade lo stesso anche nello sport, basta guardare le Olimpiadi del 1968: ricordiamo tutti i pugni chiusi di Tommie e Smith e John Carlos. Ma pochissimi ricordano le imprese atletiche e il clamoroso gesto politico di Vera Caslavska, a quelle stesse Olimpiadi. Anzi, chi l’ha mai sentita? Chi è Vera Caslavska? Vera Caslavska è una delle più grandi ginnaste di tutti i tempi: sette ori e quattro argenti la rendono la quattordicesima atleta più medagliata ai Giochi olimpici e la ginnasta con più vittorie a livello individuale. Senza contare quattro titoli mondiali e undici titoli europei. Per 4 anni, tra il 1964 e 1968, Vera Caslavska è imbattibile (e imbattuta) al concorso individuale. Si tratta di una ginnasta innovativa, potente, ma non piccolina come le ginnaste di oggi. Vera è alta 1 metro e 60 e pesa 58 kg, numeri impensabili per una ginnasta di adesso. “La nostra era una ginnastica fatta delle grazie delle donne, non delle bambine” dichiarerà anni dopo, criticando l’utilizzo di atlete troppo giovani. Vera è anche una ragazza bellissima, che sa e ama stare al centro del proscenio. Nella seconda metà degli anni Sessanta diventa un personaggio di copertina sulle riviste patinate e la sua fama avvicina quella di una diva del cinema. In quel 1968 viene nominata la seconda donna più celebre al mondo, dopo Jackie Kennedy. Prima delle Olimpiadi, a causa dell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia, Vera Caslavska si schiera a favore delle riforme liberali tentate da Alexander Dubcek e firma il manifesto anticomunista “Duemila Parole”. Quando i russi, ad agosto, soffocano la “Primavera di Praga” e riprendono il controllo del suo paese, le cose per lei e tutti i dissidenti cambiano rapidamente in peggio. Il campionissimo Emile Zatopek, la locomotiva umana, uno dei più grandi fondisti della storia dello sport, nonostante si sia ritirato da tempo viene relegato in una miniera di uranio. Vera è malvista dal nuovo-antico regime sovietico e la sua partecipazione alle Olimpiadi di ottobre è in fortissimo dubbio. E così, mentre le temibili atlete russe sono già in Messico ad acclimatarsi, lei è ancora in Cecoslovacchia: temendo l’arresto e qualche forma di esilio, si è nascosta nel cottage di un amico, nella campagna della Moravia dove è nata, allenandosi con il sollevamento di sacchi di patate e con ogni altro mezzo possibile. “Mi appendevo agli alberi, facevo esercizi a corpo libero sul prato davanti a casa, mi procuravo calli sulle mani spalando carbone”. Vera Caslavska è così forte e famosa che risulta complicato non farla partire per le Olimpiadi, sarebbe troppo clamoroso perfino per il nuovo regime che deve far digerire alla popolazione la fine delle speranze liberali e il ritorno all’influenza sovietica. Quando arriva l’autorizzazione a partecipare alle Olimpiadi, Vera parte per il Messico senza essersi allenata in palestra o aver seguito programmi specifici per abituarsi al clima d’altura, con il rischio altissimo di trovarsi fuori condizione. Eppure infila uno dietro l’altro una serie di successi clamorosi: oro nel concorso individuale, oro nel volteggio, oro nelle parallele. Alla trave, invece, un contestato giudizio la fa arrivare seconda dietro la russa Kuchinskaya. Ancora più incredibile è quanto accade nella gara del corpo libero. Alla fine delle esibizioni Vera sembra nettamente la vincitrice, poi la giuria, pare su pressione del membro russo, prende una decisione quasi senza precedenti e va inspiegabilmente ad aumentare il voto delle qualificazioni della russa Larik, che si ritrova avanzata di posizione e diventa anche lei oro, a pari merito con la Caslavska. È in questo momento che Vera compie il gesto che segna la sua storia e anche quella dello sport: quando deve ascoltare l’inno russo china la testa e rifiuta di guardare la bandiera con la falce e martello che rappresenta gli invasori del suo paese. Lo fa già durante la premiazione della Kuchinskaya, vincitrice della trave, quando Vera occupa il secondo posto sul podio. Ma è nella premiazione della Larik, con cui divide il gradino più alto e l’oro, che l’immagine arriva nelle case di tutti gli spettatori, nitida, potentissima: la bandiera cecoslovacca che sale insieme con quella russa, le due atlete spalla a spalla e Vera Caslavska che china la testa e gira con dolorosa grazia il suo viso, senza degnare del suo sguardo la bandiera russa. È la rappresentazione plastica di un dissenso. È una scena muta che vale più di migliaia di proclami. Come Smith e Carlos hanno alzato i pugni per rappresentare al mondo la segregazione di cui i neri sono vittime in America, così Vera Caslavska gira il viso e non onora la bandiera del paese che schiaccia il suo popolo. Il giorno dopo, in Messico, Vera sposa il connazionale e mezzofondista Josef Odlozil in una cerimonia glamour seguita da una grande folla, cui accorrono molti messicani divenuti fan di un’atleta al culmine della sua gloria. Vera non sa che la sua carriera, il giorno prima, è finita. Appena torna in patria viene messa sotto indagine dal governo insieme ad altri atleti del suo team per “influenze scorrette”. Le chiedono di ritrattare tutto e togliere la firma al manifesto liberale cui aveva aderito, ma lei non lo fa, così la Cecoslovacchia la bandisce dalla competizioni e le nega l’impiego da allenatrice. Nel regime filorusso della sua nazione diventa “persona non gradita” eppure, paradossalmente, non può andare via: ha divieti a volare, espatriare, lavorare. La Caslavska si guadagna da vivere facendo pulizie, fino a quando un giorno va al Ministero dello Sport in tuta da ginnastica e dichiara che non uscirà da lì senza un lavoro. Ottiene un ruolo, ma solo di consulente. “Hanno voluto cancellarmi e ci sono riusciti” racconterà. La Caslavska oltre alle persecuzioni governative affronta anche il trauma terribile della morte dell’ex marito Odlozil ucciso dal loro stesso figlio in un locale, durante una lite degenerata drammaticamente. Per tutto questo Vera Caslavska, la bellissima campionessa che dominava lo sport e le copertine dei rotocalchi, cade in depressione e sceglie di scomparire in una casa di cura, diradando al minimo ogni apparizione pubblica. “Dopo aver raggiunto la cima dell’Olimpo, non sono scesa per il percorso più facile. La mia strada è stata di pietre, discese a precipizio e pozzi profondissimi”. Quando le chiedono perché non abbia mai rinnegato la sua contestazione risponde: “Se avessi rinnegato quel manifesto e quella speranza, la gente che credeva nella libertà avrebbe perduto fiducia e coraggio. Volevo che conservassero almeno la speranza’. Solo negli anni Novanta e Duemila, dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del regime sovietico, Vera Caslavska è riabilitata e ha gli onori che merita, diventando presidente del Comitato Olimpico cecoslovacco prima e ceco dopo, membro del Comitato Olimpico Internazionale e consigliera del presidente della Repubblica Havel. Vera è morta nel 2016, per un tumore al pancreas contro cui lottava da tempo. Negli ultimi anni si è schierata contro la xenofobia e a favore della protezione dei profughi. La sua storia è diventata un docu-film intitolato “Vera68”. Il suo paese l’ha nominata seconda atleta più importante del secolo scorso, dopo Emile Zatopek, ed è entrata a pieno titolo nella “Hall of fame” della ginnastica mondiale. Nonostante tutto il nome di Vera Caslavska è rimasto sconosciuto a molti. Forse per l’ottimo lavoro che il suo paese, all’epoca, fece nel cancellarla e relegarla all’oblio, forse perché Vera era una donna e noi tendiamo ancora ad affollare di soli uomini i nostri personali pantheon di eroi. Ma credo che la vicenda di questa atleta, militante e donna, da quei pantheon, non possa più star fuori. Per questo la storia di Vera Caslavska è fra i 20 pezzi inclusi in “Abbiamo toccato le stelle” e dedicati ai sportivi capaci di andare oltre lo sport per segnare la vita di tutti gli uomini con le loro lotte, il loro coraggio, la loro passione, la loro dedizione. La storia di Kathrine Switzer, prima atleta a far cadere il tabù per cui le donne non potevano correre una maratona, quella del pugile Emile Griffith, campione del mondo costretto a convivere con la morte di un avversario e a nascondere troppo a lungo la sua omosessualità, il racconto dell’amicizia fra il campione di calcio Jermaine De Foe e il suo piccolo tifoso malato Bradley Lowery: vicende che, tramite lo sport possono aiutarci a trarre ispirazione dai loro protagonisti e a raccontare la complessità delle scelte, dell’amore, della vita. La vicenda di Vera, insieme alle altre meravigliose storie di sport e lotta delle Olimpiadi del 1968. è raccontata anche nel mio podcast “A pugni chiusi”, che potete ascoltare gratuitamente qui. 5
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 1 ora fa, maurodg65 ha scritto: Temo sia colpa del maschilismo, per cui – nell’immaginario collettivo – l’eroe o il ribelle o quello che fa una cosa grande è, quasi sempre, un uomo. Accade lo stesso anche nello sport, basta guardare le Olimpiadi del 1968: ricordiamo tutti i pugni chiusi di Tommie e Smith e John Carlos. Ma pochissimi ricordano le imprese atletiche e il clamoroso gesto politico di Vera Caslavska, a quelle stesse Olimpiadi. Non fu il maschilismo ma l’ideologia, gli atleti americani che con il pugno chiuso sono passati alla storia perché nel loro gesti c’era una critica al sistema americano, quella dell’atleta cecoslovacca nella stessa olimpiade era invece una feroce critica alle azioni ed alla politica sovietica ed in particolare all’invasione russa delle Cecoslovacchia, la patria di Vera Caslavska: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Invasione_della_Cecoslovacchia_da_parte_del_Patto_di_Varsavia Al tempo l’opinione comune per molti era che gli USA fossero il male assoluto (oggettivamente il razzismo era un problema negli USA al tempo ma come accade in qualsiasi democrazia le lotte politiche interne contribuirono a cambiare le leggi del paese) al contrario per l’URSS le cose non solo non cambiarono, l’impero sovietico è collassato per motivi diversi, principalmente economici prima che sociali o politici, ma si è disgregato solo per la ferma volontà dei popoli delle regioni annesse alla Russia con la forza nel diventare indipendenti, eppure ancor oggi di fronte ad un gesto di protesta legittimo e comprensibile, visto che l’Ucraina è in guerra come la Russia ed è a tutt’oggi sotto invasione e molti cittadini ucraini stanno morendo a causa dei russi sia tra i militari sia tra i civili ( tra di loro ci sono bambini, donne ed anziani) , una grandissima fetta di opinione pubblica ma anche una grandissima fetta di italiani, molti anche tra i forumer di Melius, faticano a condannare la Russia anzi la giustificano ed accusano le vittime, la NATO e persino l’occidente e gli USA per questo conflitto, ma mai i reali responsabili e cioè Putin e la Russia.
artepaint Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 9 ore fa, andpi65 ha scritto: Giusto o sbagliato secondo voi? vedo che partono le lenzuolate, ma nessuna risposta in riferimento al caso e in altro consesso ho scritto "i gestori di tutti gli sport vengono scelti nelle feccia dell'umanità" (ogni riferimento anche al coni è puramente casuale) ai fini regolamentari andava squalificata esclusivamente la russa dal momento che il regolamento prevede che in primis vada fatto il saluto da spadaccino e poi ci si stringa la mano, l'occupazione della pedana poi . . . . è regolamentare? l'atleta ucraina ha fatto il saluto con l'arma senza essere riscontrata dalla russa, a quel punto il saluto con la mano non aveva più senso il seguito con relative squalifiche (atleta e squadra) è vomitevole e puzza di odio per la resistenza del popolo ucraino contro gli invasori
Questo è un messaggio popolare. stefano_mbp Inviato 29 Luglio 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 29 Luglio 2023 5 minuti fa, artepaint ha scritto: i gestori di tutti gli sport vengono scelti nelle feccia dell'umanità" (ogni riferimento anche al coni è puramente casuale) Bravi solo in una disciplina : paraculismo . La Russia andrebbe esclusa da qualsiasi partecipazione sportiva … per cominciare 3 1
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 13 minuti fa, artepaint ha scritto: ma nessuna risposta in riferimento al caso Non era sottinteso? Sarò più chiaro, assolutamente vergognosa la squalifica a prescindere dei formalismi che hai descritto, non ho visto il video ed ho letto la notizia, ma trovo perfettamente coerente il comportamento dell’atleta Ucraina come trovo vergognoso che ai russi venga permessa la partecipazione alla competizione sportiva, non solo a queste ma a tutte, sotto la bandiera del Paese, come già accade vanno esclusi gli atleti russi da qualsiasi competizione sportiva ed, al limite, accettato come partecipazione solo a titolo personale e non in rappresentanza delle Federazioni del Paese di appartenenza. Spero di essere stato esaustivo. 1
artepaint Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 3 minuti fa, maurodg65 ha scritto: a prescindere dei formalismi che hai descritto, i regolamenti nello sport NON sono formalismi e i regolamenti vanno rispettati, in primis da arbitri e giurie ne consegue che quelli preposti al rispetto del regolamento hanno fatto una porcata galattica, non rispettando il regolamento altrimenti nel calcio si potrebbe scendere in campo con il 4-4-4 portiere escluso (tutti ma non la juve che se lo facesse la squalificherebbero a vita)
Xabaras Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 5 ore fa, Martin ha scritto: Per quanto mi riguarda, piena comprensione e stima per Olga Kharlan. Il fatto è che nella scherma ci sono delle regole, se non le rispetti vieni squalificato. Facile facile.
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 Adesso, artepaint ha scritto: i regolamenti nello sport NON sono formalismi e i regolamenti vanno rispettati, i Sono formalismi perché io ho parlato di sostanza, di quanto sta accadendo in Ucraina e di cosa presumibilmente sta vivendo sul piano umano l’atleta Ucraina che vede il suo paese invaso, bombardato e distrutto dai russi, quindi dal paese di cui la sua avversaria sta difendendo la bandiera gareggiando in un combattimento “sportivo” che non provoca vittime ma solo sconfitte sportive, è dinanzi a tutto questo che il saluto con l’arma usata per il confronto sportivo e la stretta di mano successiva che rappresenterebbe la lealtà sportiva nel confronto ed il rispetto dell’avversario che il formalismo sportivo viene meno di fronte alla realtà, perché gli ucraini e i russi stanno combattendo realmente sul campo di battaglia dell’Ucraina, dove degli esseri umani muoiono davvero, una guerra con centinaia di migliaia di morti nella quale le responsabilità sono tutte da addebitare senza, alcuna giustificazione, ai russi.
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 25 minuti fa, Xabaras ha scritto: Il fatto è che nella scherma ci sono delle regole, se non le rispetti vieni squalificato. Facile facile. La vita e la realtà della narrazione odierna sui fatti dell’Ucraina vengono prima e sono predominanti su una mera questione formale di una prassi sportiva. Siete disposti ad accettare che si violino le regole del vivere civile e le leggi che regolano l’ordine pubblico e la civile convivenza dei cittadini quando qualcuno rivendica obiettivi che ritenete a vostro insindacabile giudizio eticamente e moralmente corretti, anche quando quelle rivendicazioni sono palesemente pretestuose, ma siete inflessibili fustigatori dei costumi di coloro che non accettano di aderire ai gesti formali accessori in uno sport condannandoli, nonostante ne abbia abbracciato le regole fondamentali ed abbiano affrontato lealmente la competizione sportiva che ne era l’anima, tutto in nome di una successiva e legittima rivendicazione pacifica di una tragedia umana che l’atleta sta vivendo sulla sua pelle, complimenti per l’ipocrisia che vi permea.
appecundria Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 Quindi lo sport a cosa serve? Se è un semplice gemello della politica non serve a nulla. Almeno facciamo come gli Orazi e Curiazi, così gli sfidanti duellano per qualcosa di utile. 1
loureediano Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 Dal momento che sali sulla pedana e non ti rifiuti di farlo con il tuo nemico ne accetti le regole. Se non lo fai sei in torto Ancor più ridicola la riammissione, perché? è ucraina. 1
SuonoDivino Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 Esattamente, se accetti di combattere dopo non puoi rifiutarti di stringere la mano all'avversario. Andava buttata fuori. Punto. E i russi hanno tutto il diritto di partecipare a tutte le competizioni sportive
Questo è un messaggio popolare. appecundria Inviato 29 Luglio 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 29 Luglio 2023 10 ore fa, andpi65 ha scritto: Giusto o sbagliato secondo voi? Ciascuno risponderà secondo la sua cultura 😀 Per noi di lontana influenza ellenica, lo sport è pace e fratellanza, i cinque giorni olimpici sono sacri a Zeus, bisogna dimenticare ogni contrasto sia pubblico che privato, pena fare i conti con l'ira divina. Per i barbari, lo sport è la continuazione della guerra con altri metodi, l'avversario è il nemico, la vittoria è l'unica cosa che conta. Concludendo, Zeus le avrebbe fulminate entrambe per aver profanato la sacralità dello sport. Odino avrebbe premiato l'atleta ucraina perché ha vinto e il resto non conta. 2 1
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 28 minuti fa, appecundria ha scritto: Quindi lo sport a cosa serve? A permettere ai differenti paesi di confrontarsi in un’ottica di collaborazione ed amicizia sul piano sportivo, magari facendo pure del business, ma questo avviene in periodo di pace perché pensare che due paesi in guerra tra loro come pure quelli che supportano l’aggredito nella sua difesa, possono confrontarsi amabilmente ed amichevolmente con gli aggressori, specie quando questi compiono crimini di guerra massacrando donne e bambini, è assurdo e di certo lo sport non può servire a mediare nel conflitto tra Russia ed Ucraina, la Russia non dovrebbe neppure poter partecipare, con i suoi atleti, a nessuna competizione sportiva. P.S. Ma prendo atto della tua condanna agli atleti di colore che con il pugno chiuso condannavano il razzismo e che condanni il gesto della atleta cecoslovacca di cui prima si è parlato, mantre in perfetta linea con quanto precedentemente scritto ritieni legittimo violare la legge con pretestuose motivazioni etiche e morali, Ultima Generazione docet.
maurodg65 Inviato 29 Luglio 2023 Inviato 29 Luglio 2023 22 minuti fa, SuonoDivino ha scritto: E i russi hanno tutto il diritto di partecipare a tutte le competizioni sportive Non ne hanno alcuna, vanno trattati per quello che sono. 2 minuti fa, appecundria ha scritto: Per i barbari, lo sport è la continuazione della guerra con altri metodi, l'avversario è il nemico, la vittoria è l'unica cosa che conta. Quella di cui parli sono le disfide tra i gladiatori nell’arena dell’antica Roma, nello sport agonistico si lavora allenandosi e preparandosi per ottenere la vittoria, che non è una bestemmia perché vincere è quello che conta, ma serve lealtà sportiva e, se qualcuno lo avesse dimenticato, l’URSS prima e la Russia poi nel doping sono stati i Paesi guida, in sfregio ad ogni regola aulica dello sport e, soprattutto negli anni della guerra fredda, lo sport ha mutuato nei paesi sovietici lo scontro di civiltà e la vittoria andava perseguita ad ogni costo, fosse anche la salute degli atleti e l’illecito sportivo, leggi doping. P.S. Esiste una differenza fondamentale tra gli sport cosiddetti dilettantistici come quelli tradizionalmente olimpici e quelli professionistici che non creda serva ricordare.
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