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L’ecoansia


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appecundria
Inviato
5 minuti fa, mariovalvola ha scritto:

questo contesto, spenderemmo e falliremmo.

Piuttosto del cambiamento meglio la morte. Questa è la sclerotizzazione della società italiana, ma il resto del mondo non è così. 

  • Melius 1
appecundria
Inviato
2 minuti fa, mariovalvola ha scritto:

infatti mancano le intese globali. È colpa dell'Italia?  Per favore

Non vedo il nesso.

(E poi, Mario caro, ho spiegato diverse volte cosa penso su questa obiezione e quanto sia opinabile).

mariovalvola
Inviato

@appecundria Nei fatti, è più opinabile la tua non potendo noi Europa, cambiate il clima.

Inviato
40 minuti fa, appecundria ha scritto:

Certo che quando decidi di avere ragione non c'è verso.

 

Bruno nel rapporto Censis sono indicati i negazionisti e sono il 16,2% poi coloro che sono convinti di un eccessivo allarmismo dei media sul clima, sono poco più del 30% , i secondo possono comprendere i primi ma non poi sommarli come fossero tutti negazionisti, è un errore concettuale, mele e pere.

 

40 minuti fa, appecundria ha scritto:

- 100% della comunità scientifica: andiamo verso il disastro. 

- Peppone il sommelier: sì forse, ma non c'è da preoccuparsi. 

- Mauro: Peppone non è negazionista e gli scienziati fanno allarmismo.

Che discutiamo a fare? 

Bruno te la semplifico, qui più di un forumer è convinto che i media abbiano fatto allarmismo sul clima, io sono un di quelli ma ce ne sono anche molti altri, tutte persone che non disconoscono gli studi scientifici sul clima e tantomeno le conclusioni di quegli studi, quindi perché insisti nel volerli annoverare tra i negazionisti visto che non solo non lo sono ma tantomeno si dichiarano tali? Perché la discussione deve diventare necessariamente una contrapposizione secca tra chi nega il cambiamento climatico e chi invece non lo fa? Questo anche se c’è chi si limita solo discutere la razionalità e l’efficacia delle scelte in campo energetico ed economico per contrastare il cambiamento climatico? 
P.S. Tu sei quello che mi ha sempre chiesto di dire come la penso e non di postare il parere di altri, perché richiami un articolo di un giornale che non leggo e non ritengo attendibile ed obiettivo, il sommelier nello specifico, come se fossi in linea con quanto da esso riportato? 

appecundria
Inviato
24 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

convinti di un eccessivo allarmismo dei media sul clima, sono poco più del 30% ,

Sei consapevole che questa è una tua personale esegesi della fonte?

Credo di sì, va a rafforzare una tua precedente convinzione che poi è la linea ufficiale del partito. Altrimenti si dovrebbe davvero credere che ogni sasso che cade su Marte dà ragione a Meloni.

Stando alla lettera, chi non considera il cambiamento climatico come un problema grave è di fatto negazionista. Hai voglia a mettere rum...

appecundria
Inviato
26 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

perché richiami un articolo di un giornale che non leggo e non ritengo attendibile ed obiettivo

Non era rivolto a te, ti avrei quotato.

Riporto le posizioni del governo espresse dai principali portavoce. In particolare mi preoccupa il violento atracco a Mattarella. 

Inviato
8 minuti fa, appecundria ha scritto:

Sei consapevole che questa è una tua personale esegesi della fonte?

Che l’abbia scritto io è un fatto, ma che sia scritto nel rapporto in modo altrettanto chiaro è un fatto, i negazionisti sono il 16,2%, gli altri mettono in discussione gli eccessi di allarmismo dei media, se poi tu vuoi considerarli negazionisti fallo ci mancherebbe, ma come ti ho già scritto tutti quei forumer che hanno la stessa sensazione sull’allarmismo dei media e che non negano nulla di ciò che affermano gli scienziati non sono negazionisti, io non lo sono e non lo sono neppure tutti gli altri che l’hanno dischiarato, io mi fermo qui e direi che dovrebbe essere sufficiente.

Inviato

l' allarmismo dei media è un fatto

addesso sta piovendo, bene

ieri leggo su una sottospecie di quotidiano igienico locale una spataffiata contro l' inquinamento

ok , e chi non è d' accordo

quindi nello stesso articolo l' inquinamento, ma poi anche il cambiamento climatico e vabbè

ma pure in mezza riga l' ammissione che tutta questa acqua ha riportato al livello standard le falde

mi pare che però questa notizia non vada sui media nazionali, e te pareva

captainsensible
Inviato

Intanto anche Giovanni Soldini, che non mi sembra uno schierato politicamente:

"Finora l'acqua ci ha salvato. Ora ha smesso di sopportarci".

 

Praticamente gli oceani si stanno trasformando in un brodetto di pesce.

 

CS

Inviato

Anche ammettendo che si rischi il disastro ambientale la colpa principale non è nostra, quindi è inutile sacrificarci se poi si deve comprare tecnologia da chi inquina di più (Cina).

appecundria
Inviato
29 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

tutte persone che non disconoscono gli studi scientifici sul clima e tantomeno le conclusioni di quegli studi, quindi perché insisti nel volerli annoverare tra i negazionist

Perché, imho, lo sono. Ne parliamo ormai da tante pagine: uno intimamente convinto che si sta andando a tutta velocità contro un muro, non si pone il problema che se frena si consumano le pasticche.

Senza nulla a pretendere. 

appecundria
Inviato
26 minuti fa, maurodg65 ha scritto:

che sia scritto nel rapporto in modo altrettanto chiaro è un fatto

È inutile discutere. 

appecundria
Inviato
23 minuti fa, audio2 ha scritto:

addesso sta piovendo, bene

Come bisogna spiegare che il clima non è il meteo?

Inviato
5 minuti fa, appecundria ha scritto:

Come bisogna spiegare che il clima non è il meteo?

Lascia perdere, è come spiegare il reverse charge ad un edile settantenne.

cactus_atomo
Inviato

la paura della fine del mondo è una costante che attraversa la storia dell'umanità, dai maya ai cristiani (apocalisse di giocanni, anno mille, anno 2000,) ai testimoni di geova (che avevano fissato la fine del mondo nel 1914), praticamente ogni cultura ha il terrore di un momento apocalittico che porterà alla estinzione della specie umana. e ogni cultura ha elaborato una immagine di quel mometo tragico, un lungo freddo per i vikinghi, una palla di fuoco per altri, un terremoto o una eruzione per altri ancora, una maleduzione divina, in fondo il mito del diluvio universale è comune a tante culture

qullo che accumula tutte le ipotsi è la responsabilità ell0uomo he con il suo comportamentofa irritare le divinità che decidono di punire l'uomo. anche la sconfitta catastrofica dei bizantini ad adrianopoli contro i goti venne letta dai crnisti del tempo come una sorta di ounizione divina per la corruzione della città

briandinazareth
Inviato
1 ora fa, Paolo 62 ha scritto:

Anche ammettendo che si rischi il disastro ambientale la colpa principale non è nostra

 

Guarda la CO2 pro-capite e i consumi.

 

Cercare di dire "sono gli altri" inoltre non cambia di una virgola quello che sta accadendo.

Inviato
1 ora fa, appecundria ha scritto:

Perché, imho, lo sono. Ne parliamo ormai da tante pagine: uno intimamente convinto che si sta andando a tutta velocità contro un muro, non si pone il problema che se frena si consumano le pasticche.

Senza nulla a pretendere. 

È attendibile? 

https://www.oecd.org/env/cc/2482270.pdf

 

13. CONCLUSIONS
Questa revisione ha esaminato gli studi sugli impatti globali del cambiamento climatico per valutare se esistono relazioni comuni tra gli aumenti della temperatura media globale, un indicatore dell'entità del cambiamento climatico e gli impatti che hanno riportato. Gli studi hanno affrontato la maggior parte degli importanti settori sociali e naturali che sono sensibili al clima. Tuttavia, in alcuni settori chiave, come la ricreazione, il turismo e l'energia, sono state condotte poche ricerche che caratterizzino la relazione tra cambiamento climatico e impatti su scala globale.
Gli studi hanno utilizzato diverse metriche per misurare gli impatti, che vanno dai dollari al numero di persone colpite, dalla produttività netta dell'ecosistema al numero di riserve naturali interessate. Poiché le metriche differiscono, i risultati non possono essere combinati in modo semplice. Gli analisti possono formulare le proprie interpretazioni o intraprendere le proprie trasformazioni per creare una metrica comune, ma tali calcoli possono comportare una discreta quantità di giudizio da parte dell'analista.
Molti degli studi hanno formulato ipotesi sui cambiamenti nelle condizioni socioeconomiche di base, nell'adattamento e nei processi biofisici. Tuttavia, queste ipotesi sono spesso semplificazioni di ciò che è probabile che accada e, pertanto, possono introdurre distorsioni. I pregiudizi non sono coerenti tra gli studi; alcuni distorcono i risultati verso la stima di maggiori impatti negativi, mentre altri distorcono i risultati verso la stima di maggiori benefici. Inoltre, una serie di studi non ha affrontato i fattori chiave che potrebbero avere un impatto sostanziale sui risultati. Quasi nessuno degli studi ha affrontato i cambiamenti nelle condizioni meteorologiche estreme o i cambiamenti di stato del clima come un aumento di El Niño/Oscillazione meridionale, il rallentamento della circolazione termoalina o il rapido scioglimento dei ghiacciai.
Pochi degli studi hanno esaminato una gamma di variazioni della temperatura media globale così ampia come quella delle ultime proiezioni dell'IPCC, che hanno una temperatura media globale in aumento da 1,4 a 5,8°C. Tutti gli studi hanno esaminato gli aumenti di temperatura entro quei limiti, ma i loro intervalli individuali erano più ristretti.
Abbiamo esaminato i modelli delle relazioni tra il cambiamento climatico e gli impatti nei vari settori per vedere se ci sono risultati coerenti. Quasi tutti gli studi che abbiamo esaminato hanno stimato che ci saranno impatti negativi crescenti oltre un aumento di circa 3-4°C della temperatura media globale. Gli studi non mostrano una relazione coerente tra gli impatti e le temperature medie globali comprese tra 0 e 3-4°C. In alcuni settori (biodiversità e risorse costiere) è chiaro che gli impatti saranno negativi con bassi livelli di cambiamento di temperatura. Sebbene in altri casi (salute e produttività marina) gli studi siano inconcludenti o non coprano questo intervallo basso, riteniamo che sarebbero probabili impatti negativi a bassi livelli di cambiamento di temperatura. In generale, alcuni studi mostrano un costante aumento degli impatti negativi in un'ampia gamma di temperature, alcuni mostrano una relazione parabolica (benefici iniziali seguiti da impatti negativi) e altri sono inconcludenti. Infine, gli studi aggregati non mostrano una relazione coerente con il GMT.
Mentre c'è coerenza tra questi studi nella misura in cui, a un certo livello di cambiamento climatico, gli impatti globali diventano chiaramente negativi, c'è incertezza su dove si trovi questa soglia. Gli studi non hanno preso in considerazione i cambiamenti nella varianza del clima, i rapidi cambiamenti del clima o le conseguenze oltre il 21esimo secolo. Inoltre, un certo numero di settori chiave, come il turismo e le attività ricreative, finora non hanno ricevuto quasi alcuna attenzione in letteratura, e altri settori chiave, in particolare le risorse idriche e la salute umana, non hanno ricevuto il livello di attenzione necessario per accertare la relazione tra GMT e impatti globali. Potrebbero esserci impatti negativi sostanziali a pochi gradi di riscaldamento in questi settori, ma lo stato attuale della letteratura non ci consente di fare una simile affermazione. Al contrario, lo sviluppo e il progresso tecnologico potrebbero innalzare le soglie per gli impatti negativi o ridurre la pendenza di alcune curve di danno.
Gli studi hanno rilevato variazioni significative degli impatti a scala regionale. In generale, le latitudini più basse e i paesi in via di sviluppo affrontano effetti più negativi rispetto alle latitudini più elevate e ai paesi sviluppati. Ci sono eccezioni a questa affermazione. Un esempio è la biodiversità, dove le aree ad alta latitudine corrono un rischio sostanziale di perdere diversità. Mentre gli studi globali hanno differenziato gli impatti su scala regionale, i risultati regionali sono stati comunque riportati come risultati aggregati. Gli impatti che possono differire su scale geografiche più fini o per gruppi socioeconomici in genere non sono stati riportati.
Comprendere la relazione tra la temperatura media globale e gli impatti è importante per poter comprendere gli impatti incrementali associati ai vari livelli di cambiamento climatico. Al contrario, è importante comprendere questa relazione per comprendere meglio i vantaggi incrementali associati agli sforzi di mitigazione dei gas serra.
Infine, un esame completo degli impatti globali e, per estensione, dei benefici incrementali del controllo è un modo, ma non l'unico, per stabilire una base per mitigare il cambiamento climatico. La perdita di biodiversità, biomi unici, piccoli stati insulari e altre caratteristiche insostituibili del nostro mondo possono giustificare sforzi sostanziali per limitare l'entità del cambiamento climatico. L'aspettativa di impatti negativi di entità sufficientemente ampia in un determinato settore o regione può fornire una motivazione per l'azione. Allo stesso modo, anche l'attivazione di cambiamenti di stato nel clima può essere considerata inaccettabile. Tuttavia, l'obiettivo per gli analisti continua a essere quello di disporre e assimilare le informazioni che i decisori possono utilizzare per affrontare questa questione critica.


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