maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 https://www.ilriformista.it/la-magistratura-e-politicizzata-ha-ragione-sabino-cassese-342713/ La magistratura è politicizzata, ha ragione Sabino Cassese Alberto Cisterna L’articolo di Sabino Cassese di pochi giorni or sono (“Qualche numero”, Il Corriere della sera, 27 gennaio) contiene un’analisi in larga misura condivisibile dello stato della giustizia nel nostro Paese. Tra cifre snocciolate e proposte mirate per porre rimedio alla crisi profonda del servizio giustizia, l’illustre studioso non manca di elevare il livello del confronto su un piano che, a oggi, è rimasto latente, quasi nascosto nell’antagonismo pur aspro delle tifoserie. Resta, infatti, sempre in ombra quali siano i veri connotati, per così dire, l’identità, il nome e cognome degli epigoni dei due fronti che si danno battaglia. Cassese ne offre una descrizione a spanne, ma che certo contiene una buona dose di verità: «Rispetto all’immagine tradizionale del magistrato appartato, silenzioso, che parla con le sentenze, rispettato nella società, l’attuale immagine pubblica del magistrato (quale si evince dal comportamento di quelli più chiassosi) è molto diversa: loquace, battagliero, onnipresente, sindacalizzato, circondato da crescente sfiducia». Non ci sono i nomi, ma insomma tutti hanno presente all’incirca di chi si stia parlando; sono le vittime collaterali della riforma di legge posta a tutela della presunzione d’innocenza che ha praticamente ammutolito i procuratori e costretto i più riottosi a prendere a sportellate leggi, ministri, ex ministri, dispensando pagelle e opinioni a ruota libera, per continuare ad avere un qualche strapuntino mediatico. La legge tutela la presunzione d’innocenza dei cittadini, ma non sanziona le sgrammaticature mediatiche a largo raggio. Sin qui, in verità, si potrebbe dire nulla di nuovo. Il problema è noto e di non facile soluzione poiché occorre mediare tra il riserbo e la continenza pretesi dallafunzione giudiziaria – in applicazione del precetto costituzionale che impone a qualunque pubblico dipendente “disciplina e onore” (articolo 54 Costituzione) – e la libertà di manifestazione del pensiero che compete ai magistrati come a qualunque altro cittadino. Persino prefigurare norme disciplinari è complesso in questa materia in cui la partecipazione al dibattito civile su temi generali costituisce anche esercizio del dovere di ciascun lavoratore di concorrere «al progresso materiale o spirituale della società». Questo non vuole dire che la toga di turno possa prendere a randellate qualunque malcapitato reo, ai suoi occhi, di attentare all’autonomia o all’indipendenza della magistratura sol perché pretende la separazione delle carriere o vuole limitate le intercettazioni o critica l’ergastolo ostativo. Insomma, ci vuole un punto di equilibrio che, al momento, la corporazione non sa imporsi e la politica non sa neppure dove cercare. Avrà ecceduto il ministro Nordio nell’affermare che alcuni procuratori condizionano l’agenda parlamentare, ma non si può stare a braccia conserte nel sentire dispensati quarti di nobiltà antimafia o patenti di incompetenza, se non peggio, da questo o quel magistrato, in servizio o in quiescenza. Cassese ha presente il problema e ha ben diritto di inserirlo tra i “numeri” che minano l’efficienza e la credibilità del sistema giudiziario di cui ha detto il vicepresidente del Csm nel suo discorso di insediamento ricordando il martire Rosario Livatino. Eppure, nell’analisi di Cassese, c’è un punto di evidente novità, messo in chiusura delle proprie considerazioni, quasi fosse banalmente cascato tra le righe di una riflessione che sembrava complessivamente scivolare su altri versanti: «L’affermarsi di magistrati combattenti, organizzati in associazioni che ritengono l’ordine giudiziario un corpo separato dotato di autogoverno, salvo partecipare all’attività legislativa e amministrativa, e quindi scavalcare la separazione dei poteri, ha finito per creare una politicizzazione endogena del corpo». Il tema della «politicizzazione endogena» è scottante, urticante, provocatorio. Un calcio negli stinchi. Ma è anche un invito ad affondare il bisturi in una postura ideologica della magistratura italiana che appare ormai acquisita, consustanziale, divenuta congenita in settori non marginali delle toghe. Lenin, Bakunin, Marcuse, come noto, si sono impegnati a lungo nel cogliere limiti e prospettive della cosiddetta “aristocrazia operaia” ossia di quel gruppo di lavoratori che, per un motivo o per l’altro, si trovano ai vertici del proletariato, godendo così di una situazione di superiorità e di privilegio rispetto agli altri. La categoria politica potrebbe servire a gettare una luce, almeno in parte, sulla condizione politica, istituzionale, persino psicologica della magistratura italiana. Concepita dai padri della Costituzione come un insieme di operai, come una classe di funzionari senza gerarchia e senza subordinazione, addetti paritariamente alla giurisdizione (articolo 107:«I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni»), la magistratura ha finito per ricevere e farsi dare un assetto ordinamentale che troppe volte collide con il progetto di una “isocrazia” di eguali, ciascuno dei quali esercita la funzione in piena autonomiae indipendenza e senza controlli esterni. Il problema, soprattutto dalla riforma del 2006 in poi, è particolarmente avvertito negli uffici di Procura che, come noto, censiscono al proprio interno molti tra i «più chiassosi» di cui parla Cassesee ove i condizionamenti sono innegabili e vanno dalle indagini che attingono al potere economico e politico alle prescrizioni d’impiego della polizia giudiziaria, dalla destinazione dei fascicoli più delicati alla costituzione, dopo il 1993, delle oligarchie che si occupano di mafia e terrorismo nei più importanti uffici del paese. Una realtà complessa, competitiva, a volte opaca, malmostosa come dimostrano anche vicende recenti e non solo. E’ evidente che la materiale separazione delle carriere che già connota la magistratura italiana dal 2006 a oggi, in cui i passaggi di funzioni da requirente a giudicante e viceversa sono pochissimi, abbia portato al formarsi di una “aristocrazia operaia” che ha una propria ideologia e che ha generato la propensione politica endogena di cui parla Cassese.L’esercizio dell’azione penale – a stento e in minima parte circoscritto dalla riforma Cartabia – è uno strumento politico per sua definizione, tant’è che in molte democrazie liberali il pubblico ministero ricade comunque nel perimetro della responsabilità dell’esecutivo o è addirittura elettivo. Decenni di sostanziale discrezionalità nell’individuazione delle indagini da svolgere e dei soggetti da sottoporre a investigazioni ha impresso nel codice genetico del potere inquirente stimmate di «politicizzazione» che è difficile rimuovere. A questa discrezionalità di fatto si è associata l’elaborazione, inevitabile e conseguenziale, di politiche criminali che rendono ancora più autorevole e sofisticato l’intervento della «aristocrazia operaia» su questi temi con una capacità di annichilire la gran parte degli oppositori adoperando argomentazioni non certo banali o marginali. Il lungo scontro, ad esempio, tra il Ros dei Carabinieri e alcune Procure in anni passati ha radici profonde in questa disparità di sensibilità e di vedute, in questa insofferenza delle toghe verso progetti investigativi elaborati nelle strutture di élite delle forze di polizia e non negoziati con i procuratori che intravedevano, nell’affermarsi di queste inedite progettualità inquirenti, il rischio di essere retrocessi a meri «avvocati della polizia». Una stratificazione e una costruzione sapienziale quella dei magistrati inquirenti, edificata su una cultura politica e tecnica di livello, che ha generato una “egemonia” difficile da contendere, soprattutto da parte di una politica in gran parte inadeguata e sprovvista di una visione così complessiva e globale delsistema repressivo e giudiziale. Ecco, perché, “in cauda venenum” le parole conclusive di Cassese dischiudono le praterie di una dibattito che, a oggi, manca di una compiuta riflessione e che, certo, non può esaurirsi in poche righe. Tuttavia è necessario comprendere che malamente si accusa questa parte di magistratura militante e combattente di essere prevenuta, accanita, inaffidabile istituzionalmente. Certo ci sarà e, soprattutto, ci sarà pure stato un manipolo di farabutti, ma la questione appare molto più radicale e affonda nel tessuto connettivo più profondo che caratterizza la magistratura inquirente italiana. Lasciata per anni, anzi voluta dalla politica, alla guida delle politiche criminali non poteva che adoperare l’azione penale nel senso più congruente rispetto ai risultati che doveva conseguire trasformandosi in tal modo – naturalmente e senza nessun preordinata scalata golpista – in un’aristocrazia ideologica e di potere capace di resistere a ogni rivoluzione e vocazionalmente refrattaria a ogni mutamento.
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 https://www.corriere.it/editoriali/23_gennaio_26/i-numeri-preoccupazionisullo-stato-giustizia-b618faec-9db2-11ed-9f51-64dfca2771aa.shtml I numeri (e le preoccupazioni) sullo stato della giustizia di Sabino Cassese Occorre porre rapidamente rimedio alle principali disfunzioni. E l’ordine giudiziario non sarà veramente indipendente finché occuperà i vertici del ministero , perché indipendenza comporta separatezza dal potere esecutivo Illustrazione di Doriano Solinas Se i problemi della giustizia continuano ad essere trattati come ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini (e dei Neri e dei Bianchi), non vi sono vie di uscita. Vediamo quali sono i problemi, uno per uno, e quale giudizio dare sulla situazione e sulle proposte. 1) Lo stato della giustizia. Al termine del terzo trimestre dell’anno scorso, erano pendenti complessivamente 4 milioni e 400 mila cause civili e penali. La situazione dell’arretrato è migliorata nell’ultimo decennio, ma è egualmente grave: è da maglia nera nell’area del Consiglio d’Europa, secondo i dati della Commissione europea per l’efficienza della giustizia. Perché un giudizio di primo grado, civile o penale, venga concluso è necessario, in media, un tempo tre volte superiore a quello europeo; in appello il tempo è sei volte superiore per un giudizio civile e dieci volte superiore per un giudizio penale; in Cassazione è nove volte superiore per un giudizio civile e due volte superiore per un giudizio penale. Se questi sono i dati, si può dire che la giustizia non abbia bisogno di una riforma profonda? 2) L’opera della ministra Marta Cartabia. Ha avviato e realizzato la creazione dell’ufficio per il processo, ha avviato, con due apposite deleghe, seguite dai decreti delegati, la riforma dei processi civili e penali, ha affrontato la questione della separazione delle carriere, delle porte girevoli tra politica e magistratura, dell’ordinamento giudiziario e dell’elezione del Csm. Si è discusso a lungo, animatamente e con ingiustificato allarmismo, nei giorni scorsi, della questione dell’ampliamento dei processi a querela di parte per i reati minori. E si è rilevato che non dovevano esservi inclusi i reati contro la persona e il patrimonio, quando aggravati dal metodo mafioso (un problema, peraltro, che già si poneva per qualsiasi reato procedibile a querela da quando esiste l’aggravante mafiosa, cioè dagli anni Novanta). Il governo in carica ha preparato un correttivo, esteso a un altro problema che addirittura esiste dal 1930 e che riguarda tutti reati procedibili a querela: non si può eseguire un arresto in flagranza se è assente o irreperibile la vittima e non può quindi essere presentata una querela. Si può negare che mai era stato fatto tanto, nella direzione giusta, in così poco tempo, e che il giudizio positivo sull’intero disegno di riforma — assai esteso — non può esser diminuito dalla correzione operata, limitata ad aspetti molto circoscritti e peraltro prevista dalla stessa legge di delega, che dava al governo il potere di correggere i decreti delegati? 3) La disciplina delle intercettazioni. I dati del Ministero della Giustizia dicono che nel 2021 sono state 95 mila, tre volte quelle che si fanno in Francia e più di trenta volte quelle che si fanno nel Regno Unito, due Paesi che hanno ora più di 8 milioni di abitanti rispetto all’Italia (ma meno infiltrazioni mafiose di quelle del nostro Paese). Il costo annuale, in Italia, è di 200 milioni, e ogni Procura faceva fino a ieri per conto suo, tanto che un decreto interministeriale del 6 ottobre dell’anno scorso ha dovuto definire in maniera uniforme prestazioni, obblighi dei fornitori, garanzie di durata, comunicazioni amministrative, procedure di fatturazione, controlli e monitoraggio. Sulle intercettazioni la questione è se debbano essere uno strumento generale o (come oggi avviene) limitato a taluni reati particolarmente gravi; se possano essere estese a procedimenti penali o persone diverse da quelle per cui le intercettazioni sono autorizzate dal giudice; se debbano coinvolgere anche i reati connessi; se e in quali limiti debbano essere rese pubbliche. Alcuni limiti sono stati disposti due anni fa con la riforma del ministro Orlando, ma sembrano insufficienti. Lo dimostra la pubblicità data a una conversazione intercettata in Veneto qualche giorno fa, tra persone non indagate. Come si può negare che il rispetto della libertà e della vita privata delle persone richieda norme più stringenti, limitate strettamente a particolari reati, alle sole persone indagate e con rigido rispetto della riservatezza, come dispone espressamente anche la Costituzione? Tanto più che le intercettazioni non possono esser considerate mezzo esclusivo di prova e che la pubblicità che in modi diversi finiscono per avere inquina il dibattito pubblico e si presta ad usi politici di parte. 4) La giustizia nello spazio pubblico. Rispetto all’immagine tradizionale del magistrato appartato, silenzioso, che parla con le sentenze, rispettato nella società, l’attuale immagine pubblica del magistrato (quale si evince dal comportamento di quelli più chiassosi) è molto diversa: loquace, battagliero, onnipresente, sindacalizzato, circondato da crescente sfiducia. Il pubblico ha l’impressione che la magistratura costituisca un corpo che prende parte alla politica dei partiti, quindi non imparziale: vede magistrati in servizio attivo impegnati nella preparazione delle leggi, ai vertici del corpo esecutivo della giustizia (il ministero), operanti in regioni ed enti locali con funzioni amministrative. E tutto questo mentre più di 4 milioni di controversie attendono un giudizio. Qualche volta, il magistrato-procuratore appare come un giustiziere pronto a comprimere quelle libertà di cui dovrebbe essere il difensore istituzionale. La stessa circostanza che la giustizia sia divenuta uno dei principali problemi politico-partitici segnala un’anomalia del sistema, perché dalla giustizia ci si aspetta un passo diverso rispetto a quello della politica, in quanto essa è legittimata dal diritto, non dal voto. Si ha, quindi, l’impressione che i magistrati che stanno sulla ribalta stiano facendo un danno a sé stessi, al proprio ruolo e alla categoria alla quale appartengono, perdendo autorevolezza, apparendo meno imparziali e distruggendo quell’immagine di terzietà e quel patrimonio di fiducia che la magistratura deve assolutamente conservare. 5) Che cosa è urgente fare. Se questa è la situazione della giustizia, occorre porre rapidamente rimedio alle principali disfunzioni. L’ordine giudiziario non sarà veramente indipendente finché occuperà i vertici del ministero, perché indipendenza comporta separatezza dal potere esecutivo. In secondo luogo, una giustizia che arriva in ritardo — generando nel processo penale elevati tassi di prescrizione dei reati — è necessariamente ingiusta e quindi occorre misurare la performance e aumentare la produttività, anche attraverso la digitalizzazione su cui ha puntato la recente riforma, ciò che si può fare senza interferire con la piena indipendenza. In terzo luogo, occorre creare un archivio e un osservatorio delle migliori pratiche (che vi sono e sono facilmente identificabili), perché tutti vi si ispirino. Infine, ci si dovrebbe rendere conto che magistrati combattenti, anche negli studi televisivi e sui giornali, finiscono per essere (o per essere considerati) magistrati di parte. La Costituzione si preoccupa di assicurare l’indipendenza dell’ordine giudiziario da invasioni esterne. È accaduto il contrario: l’affermarsi di magistrati combattenti, organizzati in associazioni che ritengono l’ordine giudiziario un corpo separato dotato di autogoverno, salvo partecipare all’attività legislativa e amministrativa, e quindi scavalcare la separazione dei poteri, ha finito per creare una politicizzazione endogena del corpo.
Questo è un messaggio popolare. djansia Inviato 4 Agosto 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 4 Agosto 2023 No, la rassegna stampa no... sia gentile... 1 2
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 6 minuti fa, djansia ha scritto: No, la rassegna stampa no... sia gentile... Passa oltre…si sta nulla.
appecundria Inviato 4 Agosto 2023 Autore Inviato 4 Agosto 2023 Ma, dico io, il tenente non poteva farsi gli affari suoi?
briandinazareth Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 2 minuti fa, maurodg65 ha scritto: 9 minuti fa, djansia ha scritto: No, la rassegna stampa no... sia gentile... Passa oltre…si sta nulla. Si, ma ne va della fruibilità del forum. Poi sempre Cassese... Non è possibile che appena qualcuno si accoda alla meloni diventa immediatamente l'oracolo. In questo caso ne va della tua credibilità.
loureediano Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 Ma guarda un po' se Crosetto non si può fare gli affari suoi!
briandinazareth Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 1 minuto fa, appecundria ha scritto: Ma, dico io, il tenente non poteva farsi gli affari suoi? Io adesso sono veramente curioso di capire i contorni di questa vicenda... Naturalmente adesso la si usa come ariete contro l'antimafia che già per il nome sta sulle palle a molti...
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 Adesso, briandinazareth ha scritto: Si, ma ne va della fruibilità del forum. Sono riflessioni sul tema del thread, l’ipotesi di reato su cui indaga Cantone porta a quanto affermato nel video di Palamara e quanto paventato nelle affermazioni di Cassese e sarebbe realmente un “attacco alla democrazia” come riporta con sarcasmo il titolo del thread, rischiando di fare involontariamente centro.
djansia Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 3 minuti fa, maurodg65 ha scritto: Passa oltre…si sta nulla Se usi la mossa "palamarata" mi devo arrendere per forza.
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 2 minuti fa, briandinazareth ha scritto: Naturalmente adesso la si usa come ariete contro l'antimafia che già per il nome sta sulle palle a molti... Ad indagare sarà la magistratura quindi perché ti preoccupi?
briandinazareth Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 @maurodg65 Ti è sfuggito un particolare nel consueto attacco alla magistratura... Rivedi la notizia e pensa dice sta l'errore marchiano.
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 Adesso, djansia ha scritto: Se usi la mossa "palamarata" mi devo arrendere per forza. Fai pure come credi. P.S. @briandinazareth sono meno utili alla fruibilità del thread questi post che gli articoli postati, sei d’accordo?
Questo è un messaggio popolare. briandinazareth Inviato 4 Agosto 2023 Questo è un messaggio popolare. Inviato 4 Agosto 2023 1 minuto fa, maurodg65 ha scritto: Ad indagare sarà la magistratura quindi perché ti preoccupi? Ma ci sei o ci fai? Dai che lo capisce anche un bambino che sarà utilizzato per lo smembramento dell'antimafia che è un obiettivo da tanto tempo 3
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 Adesso, briandinazareth ha scritto: Ti è sfuggito un particolare nel consueto attacco alla magistratura... Guarda per trent’anni l’ho creduto anch’io, dalla morte di Berlusconi mi sono convinto del contrario e del fatto che forse avesse ragione (in parte) il Cavaliere defunto che pure un “santo” non era.
djansia Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 3 minuti fa, briandinazareth ha scritto: Naturalmente adesso la si usa come ariete contro l'antimafia che già per il nome sta sulle palle a molti... Noneee! Oh ma siete di legno, si sta parlando di principi base della democrazia. Ve la tiro? Ops.
maurodg65 Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 2 minuti fa, briandinazareth ha scritto: Ma ci sei o ci fai? Dai che lo capisce anche un bambino che sarà utilizzato per lo smembramento dell'antimafia che è un obiettivo da tanto tempo Obiettivo di chi? Le indagini chi le porterà avanti, chi si occuperà dei rinvii a giudizio, dei processi e delle condanne? Chi scioglierebbe la DIA e su quali basi? Ma ci sei o ci fai si adatta meglio a ciò che hai scritto tu.
djansia Inviato 4 Agosto 2023 Inviato 4 Agosto 2023 2 minuti fa, maurodg65 ha scritto: Guarda per trent’anni l’ho creduto anch’io... Lo sapevo. Sei un grande 1
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