Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 1 minuto fa, analogico_09 ha scritto: morzicano Chennoosó…
analogico_09 Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 2 ore fa, wow ha scritto: sarebbe più corretto parlare di una colonizzazione consensuale che di unificazione. Consensuale perché buona parte della classe politica e delle professioni meridionale si è accontentata di qualche briciola. Più o meno ciò che sostenevo sopra... i "gattopardi" retrocessi al rango di pecorelle si sono accontentati di pascere nelle fresche ed erbose frasche...
Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 2 ore fa, wow ha scritto: accontentata di qualche briciola. La generosità non a caso è un tratto distintivo. Almeno una pacca sulle spalle... Ennò...cornuti e mazziati...!
audio_fan Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 5 ore fa, appecundria ha scritto: fonti storiche, archivi, testimonianze, registri, eccetera eccetera . Ma certo, l'arbitro vi ha negato un rigore evidentissimo ed il VAR era scassato. . Mettiamola così: non c'é stato nessun risorgimento, i Piemontesi hanno conquistato con la forza e con l'inganno il centro-sud depredandolo dei suoi tesori e riducendolo ad una landa desolata di sottosviluppo, ignoranza, miseria. . Tutto bene, ma non sarà arrivato i momento di farsene una ragione e guardare avanti per trovare il modo di rialzare la testa e rimettersi in sesto "contro tutto e contro tutti"?
Savgal Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 Qualche anno fa lessi un saggio "Introduzione alla storia economica d'Italia", l'autrice è Vera Zamagni, professoressa di Storia economica della Facoltà di economia nell'Università di Bologna. L'autrice scrive: "Alla fine del Settecento Villani ("Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione") stima che tra rendite ed altre entrate il 60% circa del reddito nazionale rpodottonel mezzogiorno continentale andava nella mani delle famiglie dei baroni laici ed ecclesiastici in numero di circa 650, di cui 90 controllavano 2/3 della popolazione dell'area e una venitna 1/4 della stessa. La stima campinaria di De Meo giunge a risultati pressappoco similidi enorme concentrazione della ricchezza. Una classe di proprietari agricoli borghesi stentò assa ad affermarsi, ma anche quando le proprietà passavano di mano, la loro conduzione restava sostanzialmente invariata. Prevaleva, infatti, il latifondo a cultura granaria condotto a salariati giornalieri, che restavano disoccupatiper la gran parte dell'anno." La Zamagni cita uno studio pubblicato dalal Fondazione Gramsci del 1975 "Oligarchia capitalistica e immobilismo economico a Napoli (1815-1860)" di John Davis. L'autore scrive " ... nella mani degli impreditori napoletani, l'atteggiamento e l'interesse della tradizionale classe terriera, così chiaramente illustrati dalla preoccupazione del duca di Terranova, di non perdere l'opportunità "di giocare i nostri soliti trucchi ai danni dei gabellotti", erano in gradi di permeare l'intero campo dell'attività economica del regno, di ostacolare ogni tentativo di rinnovamento e, infine, di contribuire a minare alla base qualunque tentativo di creare uno statao efficiente e moderno. In effetti, erano proprio gli imprenditori e capitalisti del sude che, forse da soli, avevano il maggior interesse, nel campo economico, politico e sociale, a perpetuare le condizioni di arretratezza".
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 56 minuti fa, audio_fan ha scritto: certo, l'arbitro vi ha negato un rigore evidentissimo ed il VAR era scassato. qua è a Royal Hold'em, all'altro tavolo stanno facendo la briscola, vai lì. 2
Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 1 ora fa, audio_fan ha scritto: contro tutto e contro tutti"? Era quello lo scopo del TD
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 1 ora fa, audio_fan ha scritto: ma non sarà arrivato i momento di farsene una ragione e guardare avanti Sicuramente non ti rendi conto di quanto è offensiva questa frase che hai ripetuto già due volte. Facciamo che non la ripeti mai più?
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 51 minuti fa, Savgal ha scritto: avevano il maggior interesse, nel campo economico, politico e sociale, a perpetuare le condizioni di arretratezza Questo è un punto di vista fondato. Tuttavia ci sono sempre due facce per qualsiasi medaglia. il processo di modernizzazione non è altro che la transizione all'economia capitalistica sul modello inglese, con le recinzioni e tutto il resto. Sicuramente conosci le feroci critiche della storiografia di area marxiana al processo inglese che portò inenarrabili sofferenze, miseria, deportazioni e più di un milione di morti per fame.
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 In realtà @Savgal il Regno aveva eccome una politica di sviluppo, soltanto che non era quella canonica. Una politica che vista con gli occhi del 2023 presenta alcuni tratti di sorprendente attualità. Prima di tutto la sacralità del bilancio dello Stato, cosa che a dirla oggi, nel paese più indebitato del mondo, dovrebbe far riflettere. Lo Stato delle Due Sicilie, nel 1860, possedeva un patrimonio doppio rispetto a tutti gli altri stati della penisola messi assieme e una riserva aurea 60 volte quella del Piemonte. E in questa misura contribuì alla costituzione del Tesoro italiano. Lo stato delle finanze duosiciliane è illustrato in dettaglio qui, consiglio una scorsa per capire dove voglio andare a parare 🙄 Contemporaneamente, nel progredito Piemonte del cervellone Cavour (non scherzo, lo era davvero) dal 1855 al 1859 non furono presentati i bilanci statali per l’approvazione del Parlamento. Uno Stato col bilancio in attivo e colossali riserve auree contro uno Stato che "dimentica" di presentare i bilanci al Parlamento. Oggi, nel 2023, quale preferiremmo? Chi considereremmo moderno e chi arretrato? In quale dei due ci piacerebbe vivere? [Continua] 1
Savgal Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 Sempre della Zamagni: "Né le politiche pubbliche dei Borboni dopo la Restaurazione contribuirono a migliorare la situazione, rilevando anzi una chiusura al nuovo tanto più grave in quanto antistorica. La finanza pubblica non fece significativi miglioramenti e dunque la doatzione infrastrutturale non ricevette che marginali investimenti, di cui alcune bonifiche (del tutto insufficienti rispetto al necessario) furono i risultati migliori. Ma l'involuzione peggiore fu subita dall'educazione pubblica, che nel Settecento aveva ricevuto notevoli attenzioni, ma dopo la Restaurazione registrò un pesante decadimento, come un recente volume ha messo chiaramente in evidenza (M. Lupo "Tra le provvide cure di Sua Maestà. Stato e scuola nel Mezzogiorno tra Settecento e Ottocento). Il tasso di analfabetismo stimato nel 1861 nel Mezzogiorno era dell'87%. Il saggio segnala un indicatore positivo, la bilancia dei pagamenti, con importazioni per 128 milioni di lire ed esportazioni per 139 milioni. Di certo la situazione dopo l'unificazione non migliorò affatto. I piemontesi, da documenti dell'epoca, si comportarono da conquistatori, al punto che i vertici della nuova amministrazione statale italiana anche nel Mezzogiorno fu affidata ai piemontesi. Ripeto la mia tesi, la classe dirigente meridionale si prostrò ai nuovi padroni in cambio del mantenimento dello status quo, ovvero dei loro privilegi, che erano in contrasto con lo sviluppo della nostra terra. 1 1
Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 Il modello di formazione dello stato sotto il profilo economico nel 1861, usciti dalla restaurazione, prima della rivoluzione industriale (che nel nostro paese era ben distante), non ci si poteva aspettare fosse molto diverso. Sollevazioni della "plebe", giusto per differenziarle dalla borghesia, c'erano e c'erano state, ma impiegheranno tempo a maturare consapevolezza ed a trovare appoggio intellettuale esplicito. Il socialismo impiegherà decenni a prendere coscienza di sé, altri decenni a dimostrare il suo fallimento nelle concrete applicazioni statuali. Si parla di modello inglese, ma non dimentichiamone le lotte operaie e dei minatori, l'affermazione dei sindacati, e l'invenzione del Welfare nel secondo dopoguerra. Le rivoluzioni ottocentesche sono borghesi, in Italia si inquadrano nello spirito di unificazione nazionale, nel nostro meridione si appoggiano alla proprietà fondiaria, peraltro poco distribuita. Il concorso di colpa può starci, ma naturalmente non coinvolge le classi bracciantili, che poco avrebbero potuto fare, se non ribellarsi come fecero con la renitenza alla leva e qualche tumulto, facilmente represso con la forza. Quella bella analisi postata da @appecundria@appecundria dimostra che la forbice è stata altalenante, crescente, poi ridotta, poi crescente, poi ridotta, ora crescente. Dunque non immobile. Avremo studiato tutti gli effetti delle guerre, che impoveriscono l'agricoltura e irrobustiscono l'industria, tanto più in un paese a direzione dicotomica. Il punto non è solo il Risorgimento, che non sarebbe bastato, ma proprio un sistema continuativo di gestione del potere. Se ci si chiede quanto incidano le politiche economiche, basta guardare a quello che è successo in Germania, tra est ed ovest: sempre tedeschi erano, ma con redditi e ricchezza molto diversi. L'unificazione ha sanato il divario, e non con la mitizzazione delle capacità etniche, ma con gli investimenti massicci. L'Italia è stata costruita da una mentalità arretrata, che è rimasta tale, e di recente è stata coltivata ad arte, sempre col fine di controllare la destinazione della spesa. 1
Savgal Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 @Gaetanoalberto Quando nei thread si entra nel merito delle questioni riprendendo saggi e dati, cui si devono contrapporre altri saggi e dati, osservo spesso un abbandono di interesse.
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 9 minuti fa, Savgal ha scritto: piemontesi. Ripeto la mia tesi, la classe dirigente meridionale si prostrò ai nuovi padroni in cambio del mantenimento dello status quo, Penso esattamente il contrario 😀 e te lo dimostrerò a seguire.
Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 Adesso, Savgal ha scritto: abbandono di interesse Eh, basta che il post sia di più di due righe se è per questo. Figurati se c'è da leggere qualche pagina. Camillo Panurge a parte, che s'è pure comprato i libri e ci illuminerà
appecundria Inviato 28 Agosto 2023 Autore Inviato 28 Agosto 2023 7 minuti fa, Savgal ha scritto: La finanza pubblica non fece significativi miglioramenti Le fonti (le ho linkate) dicono l'opposto. La professoressa cita delle fonti dirette?
Savgal Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 @appecundria La Zamagni cita A. Bulgarelli "Alla ricerca del contribuente. Fisco, catasto, gruppi di potere, ceti emergenti nel Regno di Napoli del XVIII secolo" (Napoli 2005) La Zamagni cita anche l'attività dell'ing. Afan De Rivera, studiata da C. D'Elia in "Stato padre, Stato demiugo. I lavori pubblici nel Mezzogiorno (1815-1860)", che ricorda come nben pochi degli studi e progetti dell'ingengnere vennero effettivamente posti in essere dai governi borbonici. Uno stralcio della commissione Massari.
Gaetanoalberto Inviato 28 Agosto 2023 Inviato 28 Agosto 2023 @Savgal Beh, sarebbe bello capire cosa ciascuno di noi legge tra le righe della interessantissima requisitoria che preparò le leggi speciali per la repressione... 1
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