GFF1972 Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 Ciao a tutti, apro questa discussione, stimolato da una interessante lettura di altra discussione nel forum McIntosh, che invito a leggere. In sintesi, senza entrare in tecnicismi che non saprei riportare, si sostiene che il pre (attivo) aveva ed ha senso con le sorgenti analogiche (tuner, tape e phono), per amplificare il segnale debole delle relative sorgenti (specie quello del phono), mentre, oggi, non avrebbe più senso con le sorgenti digitali (a cominciare dal lettore cd), che, in presenza di una uscita variabile con un potenziometro (oppure con l’utilizzo di un potenziometro esterno), possono essere collegate direttamente ad un finale di potenza (o, verosimilmente, ad un pre passivo, a sua volta collegato al finale, in modo da poter collegare più sorgenti digitali al finale). Si ritiene, pertanto, da alcuni forumer, che, in questo ultimo caso, il pre diventerebbe inutile, frapponendosi nel trasporto del segnale, quasi modificandolo/alterandolo e ciò a prescindere da qualsiasi connessione utilizzata (sia essa digitale oppure rca o xlr) tra sorgente digitale e pre attivo. Ho pensato che il collegamento di una sorgente digitale ad un pre attivo potesse escludere la preamplificazione (magari basica) da parte della stessa sorgente digitale; in tal modo, un pre attivo di maggiore qualità e versatilità avrebbe continuato ad avere senso, anche con la sorgente digitale, ma - è stato spiegato - che non è così: il segnale già preamplificato della stessa sorgente digitale “entra” nel pre così com’è, cioè la preamplificazione del pre non è esclusa dal collegamento della sorgente digitale al pre attivo. È proprio così? Grazie P.S. possibilmente, non entrate troppo nel tecnico, perché, almeno io, non riesco a seguirvi.
Mighty Quinn Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 57 minuti fa, GFF1972 ha scritto: possibilmente, non entrate troppo nel tecnico, perché, almeno io, non riesco a seguirvi. Tranquillo di tecnologico nei pre c'è soprattutto la fantasia di chi gli attribuisce proprietà esoteriche Adesso inizierà la solfa di banalità e cliché tipo il pre è il cuore dell'impianto i pre buoni sono pochi e costano un botto e cavolate del genere che aiutano la disinformazione e spiegano perché a tutt'oggi ci si chiede certe cose In realtà ovviamente il pre dal punto di vista sonoro non fa nulla di udibile a meno che non sia fatto male...per fortuna non sono molti quelli fatti male ma qualcuno c'è, tipo questi: https://www.stereophile.com/content/dartzeel-nhb-18ns-preamplifier-measurements https://www.stereophile.com/content/engstrom-monica-mk3-line-preamplifier Serve? Se servono gli ingressi e le funzionalità si altrimenti no Può però essere decorativo Agli audiofili piace fare scena, poi ti raccontano che sentono le campanelle mistiche ma è solo perché sentono col cuoricino, da qui il concetto che spenderci decine di migliaia di euro aiuta 1 1
blucatenaria Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 @Dufay si, no, forse. L'oracolo di delfi si è pronunciato
Coltr@ne Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 1 ora fa, Dufay ha scritto: Si Genio Ha ragione Franco, il pre ha funzione di interfacciare anche le impedenze, @GFF1972 studia come vanno interfacciate e fai la prova sul campo, vedrai che ne restano ben pochi alla tenzone.
Dufay Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 32 minuti fa, FabioSabbatini ha scritto: Agli audiofili piace fare scena, poi ti raccontano che sentono le campanelle mistiche ma è solo perché sentono Sempre le solite cavolate . Non quelle che dicono gli audiofili ma quelle che dicono quelli che pensano che dicano gli audiofili. 1 1
Dufay Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 5 minuti fa, Coltr@ne ha scritto: ragione, il pre ha funzione di interfacciare anche le impedenze, studia come vanno interfacciate e fai la prova sul campo, vedrai che ne restano ben pochi alla tenzone Ma certo non ho mai fatto prove in 30 e passa anni ne fate solo voi che avete capito tutto. Le sorgente digitale esiste da solo 40 anni pensa te.
loureediano Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 Se usi una sola sorgente digitale con regolazione del volume il pre non serve. 1
Mighty Quinn Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 8 minuti fa, Coltr@ne ha scritto: pre ha funzione di interfacciare anche le Non che non sia vero tecnicamente ovvio Ma in pratica raramente è un problema, bisogna impegnarsi ad interfacciare male pre e finale Bisogna giocare al giochino dell'audiofilo bambino che si impressiona ad ogni botta di luogo comune come fa @Dufay et simili ( ad es @alexis) per credere che questo sia un problema significativo
Coltr@ne Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 17 minuti fa, Dufay ha scritto: Ma certo non ho mai fatto prove in 30 e passa anni ne fate solo voi che avete capito tutto. Le sorgente digitale esiste da solo 40 anni pensa te. Scusa Franco ho quotato te ma la risposta è all opener, io sostengo sia necessario il pre attivo, sorry
Coltr@ne Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 10 minuti fa, FabioSabbatini ha scritto: Ma in pratica raramente è un problema, Diciamo che non lo fate mai se no se ne vedrebbero delle belle. Il problema principe sono le impedenze ingresso uscita e ricorda che 1/100 è "quasi" necessario
Dufay Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 9 minuti fa, Coltr@ne ha scritto: 28 minuti fa, Dufay ha scritto: Scusa Franco ho quotato te ma la risposta è all opener, io sostengo sia necessario il pre attivo, sorry Non avevo capito scusa. Poi secondo me non è proprio una questione di tesi o di principio per me si dovrebbe fare sempre quel che si dovrebbe fare per ottenere il suono migliore e se serve un pre attivo si usa il pre attivo.
grisulea Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 5 minuti fa, Coltr@ne ha scritto: problema principe sono le impedenze ingresso uscita e ricorda che 1/100 è "quasi" necessario Perché?
grisulea Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 1 minuto fa, Dufay ha scritto: se serve un pre attivo si usa il pre attivo. Se sei fermo agli anni 80 serve. @GFF1972 si può non usare ma il sistema va pensato per essere usato senza.
Dufay Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 1 minuto fa, grisulea ha scritto: ei fermo agli anni 80 serve Sono fermo al buon suono che è sempre quello.
grisulea Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 7 minuti fa, Dufay ha scritto: Sono fermo al buon suono che è sempre quello. Sei fermo e basta, il mondo da allora è andato avanti. In realtà sei piu evoluto di quanto tu voglia ammettere.
naim Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 Come al solito eviterei di fare discorsi in assoluto. A volte un pre può risultare ininfluente, altre volte può far sentire la sua presenza. Certo, non si avvertiranno mai cambiamenti da stravolgere il suono della catena. La cosa va provata e valutata a seconda del caso, dipenderà da quale dac/pre, da quale pre attivo e da quale finale si andranno ad interfacciare. Come mi è già capitato di scrivere, mi sono capitate situazioni in cui il pre risultava alle mie orecchie ''inutile'' ed altre in cui ha determinato la crescita di alcune caratteristiche. 1
Coltr@ne Inviato 3 Settembre 2023 Inviato 3 Settembre 2023 33 minuti fa, grisulea ha scritto: Perché? L’idea del preamplificatore passivo nasce con l’avvento dei giradischi digitali che hanno un livello di uscita abbastanza elevato (dell’ordine di 2 V per 0 dB «full scale») tanto da poter pilotare direttamente un amplificatore finale (che hanno in genere una sensibilità pari a circa 1 V) a cui è possibile collegarli con l’interposizione del solo controllo di volume, costituito da un semplice attenuatore. Questo evita il passaggio del segnale attraverso un ulteriore stadio di guadagno (il preamplificatore) fonte, in teoria, di possibili degradazioni della qualità musicale. Una di queste degradazioni è il rumore che in uno stadio preamplificatore, che in genere amplifica il segnale di dieci volte (20 dB), è presente sia sotto forma di rumore termico prodotto dai dispositivi attivi, che di ronzio. Perché questo rumore non degradi sensibilmente il rapporto S/N dei CD, che è in genere compreso tra il 93 ed i 115 dB, il rapporto segnale rumore dello stadio di amplificazione deve essere superiore di almeno 6 dB rispetto a quello della sorgente. Nei preamplificatori attivi un rumore così basso è difficile da ottenere, mentre i finali di potenza hanno generalmente un rapporto S/N di almeno 100 dB. Questo è uno dei motivi per cui si sceglie il pre passivo. L’altro motivo è la mancanza delle distorsioni lineari e non lineari che in genere affliggono gli stadi attivi. La mancanza di amplificazione, però, se da un lato comporta dei vantaggi, dall’altro ha sicuramente uno svantaggio quando la fonte digitale è incisa ad un livello «prudenziale», ovvero mediamente troppo basso. Questo si verifica più spesso di quanto si creda (molti fonici registrano intorno ai -20 dB «digitali» con punte a -14 o -10) e non permette di avere un pilotaggio ideale dell’amplificatore di potenza. In questo caso una leggera amplificazione tornerebbe utile. Quando si decide la costruzione di un pre passivo la scelta più importante è quella relativa alle impedenze di ingresso e uscita dell’attenuatore. La prima deve essere abbastanza elevata per non caricare gli stadi di uscita del lettore CD mentre la seconda deve essere abbastanza bassa per evitare cali nella risposta in frequenza dovuta ai cavi di collegamento col finale. Nella figura la riportiamo schematicamente le componenti che il segnale deve attraversare nel percorso dalla sorgente all’amplificatore finale in un pre passivo. La maggioranza degli attuali lettori CD ha un’impedenza d’uscita che mediamente è di 200 ohm (anche se CD player come Wadia e Proceed sono caratterizzati da impedenze inferiori ad 1 ohm!!), per cui un’impedenza di ingresso di 3 kohm è più che sufficiente per non caricare l’uscita del lettore e per non avere eccessiva attenuazione del livello di ingresso. Facendo riferimento alla figura la, con la formula che segue calcoliamo quanto vale tale attenuazione, provocata dal partitore formato da ZI e Rl, dove ZI è l’impedenza di uscita della sorgente e Rl è l’impedenza di carico: Attenuazione = R1/(R1+Z1) (1) sostituendo con i valori indicati precedentemente: Attenuazione = 3000/(3000+200) = 0,94 equivalente a 0,5 dB circa. Questo in ingresso. Vediamo che succede all’uscita dell’attenuatore. L’impedenza di uscita di un attenuatore è data dal parallelo delle resistenze di partizione. Nella figura 1b queste resistenze sono indicate con Ra e Rb; Ra è la somma delle resistenze poste in serie tra l’ingresso e l’uscita, mentre Rb è la somma di quelle tra l’uscita e la massa, per cui la formula per il calcolo dell’impedenza di uscita è la seguente: Z2 = (RaxRb)/(Ra+Rb) (2) Quando le due resistenze sono uguali (nel nostro caso 1500 ohm ciascuna) si ha la massima impedenza di uscita che vale un quarto della resistenza totale. Lo verifichiamo con la formula (2) Z2 = (1500xl500)/(1500+1500) = 750 ohm Calcolando il valore di attenuazione con la formula (2) Attenuazione = 1500/(1500+1500) – 0.5 corrispondente a 6 dB vediamo che la condizione più sfavorevole si ha quando la posizione della manopola del volume è posta a -6 dB, dove si ha la massima impedenza di uscita e di conseguenza il taglio più in basso della risposta in frequenza. In figura 1a vediamo che gli elementi responsabili delle variazioni nella risposta in frequenza sono la Z2 ed il C2, che insieme formano un filtro passa basso, con impendenza di 6 dB per ottava. 1
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