OTREBLA Inviato 11 Marzo Autore Inviato 11 Marzo Il 10/03/2025 at 18:33, giocec ha scritto: @OTREBLA Visto che si è parlato molto del vinile Basie Jam, Analogue Productions, chiedo gentilmente ai possessori: forse è una mia impressione ma sembra ci sia una differenza tra lato A e lato B. Nel mio caso il lato B suona meglio in tutti i parametri, possibile? . Sulla mia mia ristampa Analogue Productions anni '90 non sento la differenza che citi; è pur vero che il Lato B è più movimentato ed ha un impatto maggiore, in taluni momenti, rispetto al Lato A. Quelle pestate di organo di Count Basie, profonde e lunghe, in Nighter-One fanno impressione, ed anche il basso di Ray Brown è particolarmente scolpito. Ma dipende da come il gruppo approccia il brano secondo me, perché ascoltando attentamente il lato A si sente che la pasta complessiva è esattamente identica al Lato B. Inizialmente, tuttavia, questa tua impressione di maggiore dinamica, dettaglio e trasparenza l'avevo avuta anche io, te lo confermo, soprattutto perché il Lato B inizia con Nighter-One, che effettivamente è un serie di bordate dinamiche da far paura. Mi hai dato l'occasione di riascoltare, dopo diverso tempo, Basie Jam, di cui confermo quanto scritto all'inizio del thread: è un disco per tutti e non può non piacere. Inoltre pare proprio una registrazione dal vivo e quasi si ha l'illusione di sentire gli applausi...Basie Jam sembra la versione americana di Jazz At The Pawnshop...senza i piattini ed i bicchierini...ma l'atmosfera è la stessa... Se Kassem fa uscire il doppio 45 giri lo compero senz'altro. Alberto.
giocec Inviato 12 Marzo Inviato 12 Marzo 23 ore fa, OTREBLA ha scritto: . Sulla mia mia ristampa Analogue Productions anni '90 non sento la differenza che citi; è pur vero che il Lato B è più movimentato ed ha un impatto maggiore, in taluni momenti, rispetto al Lato A. Quelle pestate di organo di Count Basie, profonde e lunghe, in Nighter-One fanno impressione, ed anche il basso di Ray Brown è particolarmente scolpito. Ma dipende da come il gruppo approccia il brano secondo me, perché ascoltando attentamente il lato A si sente che la pasta complessiva è esattamente identica al Lato B. Inizialmente, tuttavia, questa tua impressione di maggiore dinamica, dettaglio e trasparenza l'avevo avuta anche io, te lo confermo, soprattutto perché il Lato B inizia con Nighter-One, che effettivamente è un serie di bordate dinamiche da far paura. Mi hai dato l'occasione di riascoltare, dopo diverso tempo, Basie Jam, di cui confermo quanto scritto all'inizio del thread: è un disco per tutti e non può non piacere. Inoltre pare proprio una registrazione dal vivo e quasi si ha l'illusione di sentire gli applausi...Basie Jam sembra la versione americana di Jazz At The Pawnshop...senza i piattini ed i bicchierini...ma l'atmosfera è la stessa... Se Kassem fa uscire il doppio 45 giri lo compero senz'altro. Alberto. Grazie per il tuo intervento che tranquillizza quindi lo hai notato anche tu, se ci fai caso però nel lato Ai piatti sembrano spostati a sinistra dando una sensazione che siano in secondo piano, mentre nell'altro lato almeno è una mia sensazione, sono al centro e più vicini. Questo l'ho notato almeno in un brano, andrò a riascoltare per avere la certezza. Comunque un gran bel disco.
Moderatori Mister66 Inviato 13 Marzo Moderatori Inviato 13 Marzo Stasera sono riuscito ad ascoltarmi bene Basie Jam, non ho fatto caso a quello da voi evidenziato, ma posso dire che è davvero un gran disco! E con i nuovi diffusori ( Magico A1 ) e’ un gran bel sentire😉 1
GioSim Inviato 10 Aprile Inviato 10 Aprile E con questa ultima perla del primo lotto ho concluso i miei acquisti, ora bisognerà aspettare l’uscita degli altri 15 titoli, è na tragedia😂 Giorgio
OTREBLA Inviato 21 Aprile Autore Inviato 21 Aprile Queste recensioni dei Pablo/Analogue Productions finiranno per annoiare anche me che le scrivo. Sono tutte uguali! Almeno i biscottini del mio tè pasquettizio variano, a seconda della marca che trovo in offerta al supermercato. Questo Lunedì di Pasquetta ho gli Oro Saiwa, per non fare nomi, che francamente sono quasi da ospedale…però va be’, ci sono questi…meno male che sull’impianto c’è un biscottone succulento: Count Basie – Kansas City 3 "For The Second Time" – Pablo Records (1983 – R. 1975) – AAA Analogue Productions (2024) Recensione alla veloce per chi fa della velocità il suo tratto distintivo (con buona pace dei detrattori e…delle detrattrici): la Big Band a tre. . . Mi chiedo se è il caso di iniziare con il solito tono messianico del “Ho visto la luce!” e “Mi sono apparsi tutti i santi ed i beati in trono!”, oppure per una volta saltare la fase mistica e dirvi semplicemente che Kansas City 3 è registrato da Euterpe, dea della musica. Mi sa che opterò per questa seconda opzione. Il tecnico del suono è Ed Green (1935-2017), vincitore di ventuno Grammy nella categoria tecnici del suono, pertanto mi sa che il ragazzo ci sapeva fare. E si capisce il come mai quest’uomo faceva collezione di Grammy: naturalezza e dettaglio assoluto sono le parole per descrivere il suono di Kansas City 3. Quattro brani originali di Count Basie e quattro standard costituiscono il programma del disco. Basie si stacca leggermente dal consueto stile ad interruttori, concedendoci qualche nota di più; siccome però non è comunque sufficiente ci pensa il contrabbasso a fare tre parti in commedia: accompagnatore, solista e pianista. Il titanico martello di Thor/Ray Brown dapprima espone e riespone i temi (con qualche variazione), poi improvvisa ed infine accompagna il gruppo. Tornando a Basie, il suo stile è teso a riprodurre il comportamento dei fiati in una Big Band. Quel rispondere ritmico tra lampi di ottoni riecheggia al pianoforte, con rapidi tocchi e punteggiature Swing. L’effetto complessivo fa sembrare che i musicisti siano sei invece che tre e che si stia ascoltando una Big Band in piccolo. Tra Gershwin, Boogie e Dixieland il disco ghermisce l’audiofilo e gli fa fare un giro sul Millennium Falcon dello Swing. Durante alcune manate di pianoforte ho sentito forse un accenno di distorsione. Ma non ne sono sicuro, probabilmente è colpa del vinile, non così assolutamente perfetto come gli altri. C’è da dire che il picco dinamico delle badilate è velocissimo e particolarmente violento. Comunque poca roba e quasi irrilevante. Per il resto solito QRP muto come il fantasma di Belfagor. Kansas City 3 lo avevo collocato agli ultimi posti della mia personale classifica dei Pablo/AP prima serie, ma riascoltandolo ha scalato velocemente le posizioni. La mia personale classifica è quantomai mobile. Disco interessante per come sia possibile riprodurre l’effetto Big Band con soli tre musicisti, grazie al senso del ritmo e degli accenti di un pianista forse non dotatissimo ma sicuramente fuori dagli schemi e molto efficace nei suoi fini musicali. Voto artistico: issimo. Voto tecnico: Albert Einstein con la Harley. Pagato 43 danari su JPC con lo sconto “Pùm Pùm” che viene riconosciuto a chi possiede almeno un fucile di precisione, di quelli che usano i cecchini americani. Ho inviato una fotografia di me durante il servizio di leva, con in spalla quella specie di catafalco che era la radio in dotazione all’esercito italiano negli anni ‘80, con le batterie che pesavano più della radio e duravano un tubo, e siccome in tempo di magra tutto fa brodo se la sono fatta bastare. Come arriva il russo gliela tiro in testa, e se per sbaglio lo centro è spacciato. Alberto. 1
OTREBLA Inviato 13 Maggio Autore Inviato 13 Maggio Un breve aggiornamento sul disco sopra, Count Basie - Kansas City 3 - Pablo/Analogue Productions. Ho appena scoperto che la ristampa Analogue Productions del 2024 non è fedele al disco originale Pablo. Cioè sì, lo è, ma in un certo senso non lo è. Per qualche diavolo di misterioso motivo l'originale del 1984 fu pubblicato col suono monofonico. Accortosi della cosa, anzi non essendosene accorto affatto in tanti anni di ascolto dell'originale Pablo, ed essendosene accorto soltanto quando gli è stato recapitato il master tape, Chad Kassem ha chiesto alla Pablo il master nativo a quattro tracce, registrato su tre tracce delle quattro disponibili e non ancora mixato. Utilizzando detto nastro Matthew Lutthans ha tagliato una nuova e totalmente inedita versione stereofonica di Count Basie Kansas City 3, l'unica versione stereofonica esistente. Probabilmente l'ingegnere del suono Ed Green, che tra parentesi è colui che registrò quell'immenso capolavoro che è Jazz Samba di Stan Getz e Charlie Byrd (1962), nel 1975, accingendosi a realizzare una nuova registrazione, aveva in mente il suono stereofonico, non quello monofonico, pertanto questa versione stereo è quasi certamente più fedele alle sue intenzioni. Persino per essere un Pablo questo disco suonava troppo da 3D senza occhialini, ed ora ne capisco il motivo. Il nuovo missaggio deve avergli dato una bella botta di realismo in più. Alberto. 1
OTREBLA Inviato 16 Giugno Autore Inviato 16 Giugno Ripropongo il mio ultimo intervento, datato 2 Giugno 2025, eliminato per problemi tecnici. Buona Festa Della Repubblica a tutti! Cosa ci sia da festeggiare, non lo so, e non chiedetelo a me...massì, ottimismo ci vuole! Mi faccio un tè? Per l’occasione dico? Il tè repubblicano è obbligatorio e va giù che è un piacere. Certo bisognerebbe accompagnarlo con un disco all’altezza della festività...non è facile...fatemi pensare un attimo...direi che potrebbe andare questa meraviglia che segue e che si intitola: Art Tatum & Ben Webster - The Tatum Group Masterpieces - Verve (1956) – Pablo Records (1974) – AAA Analogue Productions (2024) . . Recensione alla veloce per chi ha una sessantina di euro da investire in un’opera d’arte come poche ce ne sono: l’occasione più unica che rara di ascoltare, con qualità hi-fi miracolosa, una leggenda della musica Jazz, venuta a mancare proprio nel momento in cui la tecnica della registrazione sonora stava facendo enormi passi in avanti. Quando si dice la sfiga! Nel Dicembre 1960 Norman Granz concluse con la Metro-Goldwyn-Mayer l’accordo di vendita dell’etichetta discografica Verve Records. L’intesa prevedeva la cessione di tutti i nastri fino a quel momento prodotti. O meglio, quasi tutti. Granz fece inserire nel contratto che la cessione non avrebbe incluso i nastri ove fosse presente un certo pianista, scomparso quattro anni prima. Quei nastri l’ormai ex padrone della Verve li portò con sè in Svizzera, ove trasferì armi e bagagli. Si trattava delle registrazioni col più importante pianista della storia del Jazz, Arthur Tatum, detto “Art”. Alzando lo stilo dall’ultimo solco risulta chiaro per quale motivo Granz rifiutò di cedere i nastri di Tatum, però io non sono in grado di spiegarvelo, per capirlo dovrete abbassare anche voi lo stilo su questa ristampa Analogue Productions. Per quanto mi riguarda è stata una vera emozione ascoltare per la prima volta in vita mia Art Tatum con una veridicità sonora da far rotolare la mascella sul pavimento. Sebbene il suono sia monofonico, questo Pablo pare registrato negli anni ’70, non nel 1956. Santo cielo, 1956! Ancora non ci credo. Tatum sfodera le solite scale ascendenti e discendenti, il suo marchio di fabbrica, per mezzo delle quali il pianista probabilmente inviava messaggi in codice agli extraterrestri. E’ assolutamente evidente come la maggior parte dei pianisti suoi contemporanei e venuti dopo di lui, gli siano debitori: Oscar Peterson, Kenny Drew, Phineas Newborn, Wynton Kelly, Duke Jordan, Red Garland, Horace Silver, Martial Solal, e chi più ne ha più ne metta. Art Tatum nel Settembre 1956, quando il disco fu registrato, a due mesi dalla morte prematura, era…come dire, proiettato in avanti; ovvero il solito Art Tatum. Perché Tatum è sempre stato avanti, perfettamente a suo agio nella cabina telefonica di Doctor Who. Io, che lo ascolto da anni con assoluta dedizione (è stato uno dei primi jazzisti che ho ascoltato) ogni tanto ancora mi chiedo cosa diavolo stia combinando e soprattutto perché. In alcuni passaggi sembra quasi Modale, o comunque molto spiritato. Ben Webster invece è ben incasellato nel suo modo Bop sontuoso e d’atmosfera. Dietro di lui il pianista non sta fermo un attimo, improvvisa sulle improvvisazioni di Webster, è sempre il suo turno anche quando non lo è più, sparato come in preda ad un raptus sciamanico, e viaggia, viaggia sulla tastiera, parla con i marziani ripeto, consegnandoci un testamento sonoro che se non è un capolavoro lui, non so cosa cavolo lo sia! Semplicemente Jazz. Ben Webster è in omaggio ed in questo caso la sua presenza non è determinante, pur rivestendo un ruolo primario, da grandissimo sassofonista qual era. In effetti il Pablo in esame si può tranquillamente acquistare solo per la prestazione di Ben Webster, infischiandosene di Art Tatum. Non dovete perdervi Art Tatum & Ben Webster - The Tatum Group Masterpieces la cui qualità tecnica si spiega soltanto con il fatto che Norman Granz deve aver conservato il nastro con cura ed amore assoluti. Anzi, a pensarci meglio, non si spiega per niente. In generale certe registrazioni monofoniche anni ’50, che suonano come se fossero state realizzate vent’anni dopo, io proprio non me le spiego, con tutta la buona volontà. Ma il caso del Pablo Webster/Tatum è ancora più inspiegabile. Come fa a suonare tanto bene (trasparente, completo, tutto!)? E’ proprio un mistero... A tal punto era un mistero che mi sono messo seriamente ad indagare ed in effetti alla fine è saltata fuori una ragione che giustifica la sua notevole resa Hi-Fi. Volevo ben dire! Come nel caso del succitato Count Basie Kansas City 3, il master utilizzato per l’originale Pablo (pubblicato nel 1974) non è il master utilizzato per la ristampa Analogue Productions del 2024. Di nuovo abbiamo due dischi apparentemente uguali ma in realtà diversi. Con il consueto puntiglio Chad Kassem ha scoperto che il master utilizzato nel 1974 era una copia del master del 1956; messosi alla ricerca del master di prima generazione il patron di Analogue Productions lo ha fortuitamente scovato negli archivi Verve; stava lì, inutilizzato da decenni. Roba da matti. Io non credo che all’epoca i nuovi proprietari di Verve avessero inteso ingannare Norman Granz, penso che vi sia stato uno scambio di nastri involontario ed a Granz sia stata consegnata la copia per errore. Ecco per quale motivo la sequenza dei brani sul vinile non corrisponde per niente a quella riportata sulla copertina. Io pensavo che alla Analogue avessero cannato clamorosamente la copertina, perché non c’è un brano che corrisponda! Il master di seconda generazione, quello che Granz portò con sé in terra elvetica, fu realizzato montando in maniera diversa i brani. Pertanto vale la sequenza riportata sul vinile QRP, che tra l’altro è come al solito stra ma stra, muto. Art Tatum & Ben Webster - The Tatum Group Masterpieces è la più importante ristampa Pablo della prima serie e finisce direttamente al primo posto della mia classifica personale. Ragazzi, è Tatum, è come Bach per gli appassionati di Classica. Pagato…niente, per quello che vale, però i 40 denari a JPC glieli ho dati, con lo sconto “Trump” che viene accordato soltanto a chi applica i dazi sulla paghetta dei figli. Adesso scrivo a Chad Kassem e lo prego in ginocchio di ristampare anche il resto dei nastri con Art Tatum. Voto Artistico: Art Tatum Voto Tecnico: Stargate. I dischi degli anni '50 con questa qualità sonora sono meno di una manciata, Art Tatum & Ben Webster - The Tatum Group Masterpieces si colloca in cima alla lista. P.S.: Red Callender e Bill Douglass assecondano i due grandi jazzisti dai loro basso e batteria. 1
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