ferrocsm Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 e più si è tristi e infelici. Sentita stamattina riportata dalla radio, Freccia per la precisione citando uno studio durato parecchi anni di una università finlandese, almeno mi pare fosse finlandese. Adesso con mia somma gratitudine sdoganeremo il " beato te che non capisci un c...o! 1
Questo è un messaggio popolare. mozarteum Inviato 30 Marzo 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Marzo 2024 Leopardi l’aveva detto in due righe duecento anni fa come sanno quelli che hanno fatto il classico. Secondo me le cose non stanno cosi’: piu’ si conosce e piu’ la vita e’ interessante perche’ si guarda, ascolta e valuta con consapevolezza e pienezza che uno non studiato non ha. E il godimento consapevole e’ doppio. La tristezza puo’ derivare solo dal pessimismo che la cultura puo’ infondere, con riguardo ai fatti umani, alla parabola degli stessi, alle atrocita’ della sorte, il tutto passato al vaglio della ragione e non compostato nell’informita’ dell’ignoranza. Peraltro ricordo una bellissima frase del Cardinale Martini eminente studioso: nell’ultima parte della vita trovo piu’ pienezza nella contemplazione che nello studio. Vai a sapere… 4 1
garmax1 Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 7 minuti fa, ferrocsm ha scritto: e più si è tristi e infelici. Sentita stamattina riportata dalla radio, Freccia per la precisione citando uno studio durato parecchi anni di una università finlandese, almeno mi pare fosse finlandese. Adesso con mia somma gratitudine sdoganeremo il " beato te che non capisci un c...o! Senza attendere lo studio anche in una canzone rap del re si dice " mia madre mi diceva, più leggevo e più ero scemo " Io mi fido di lui... 1
Questo è un messaggio popolare. Roberto M Inviato 30 Marzo 2024 Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Marzo 2024 Non è lo studio che intristisce ma il lavoro, cioè studiare per i soldi. Leopardi non era triste e pessimista (leopardiano, appunto) perché studiava, ma perché conduceva una vita abbastanza sfigata. Non c’è nulla di più bello dell’ozio creativo, e la tristezza e’ non poterselo permettere perché bisogna lavorare. 3
alexis Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 EG già.. La consapevolezza delle caducità delle umane sorti si impara al classico.. quindi meglio l’itis.. qualche cavetto qua e là, il più e il meno da non confondere, e il più è fatto.. e il terrore escatologico più grande è prendersi la scossa colla dueventi ..
piergiorgio Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 20 minuti fa, mozarteum ha scritto: Leopardi l’aveva detto in due righe duecento anni fa come sanno quelli che hanno fatto il classico. Secondo me le cose non stanno cosi’: piu’ si conosce e piu’ la vita e’ interessante perche’ si guarda, ascolta e valuta con consapevolezza e pienezza che uno non studiato non ha. E il godimento consapevole e’ doppio. La tristezza puo’ derivare solo dal pessimismo che la cultura puo’ infondere, con riguardo ai fatti umani, alla parabola degli stessi, alle atrocita’ della sorte, il tutto passato al vaglio della ragione e non compostato nell’informita’ dell’ignoranza. Peraltro ricordo una bellissima frase del Cardinale Martini eminente studioso: nell’ultima parte della vita trovo piu’ pienezza nella contemplazione che nello studio. Vai a sapere… Che intervento carico di malinconia...si vede che hai studiato
garmax1 Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 18 minuti fa, mozarteum ha scritto: Maronna r’ o carmine Fidati...
mozarteum Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 12 minuti fa, Roberto M ha scritto: Leopardi non era triste e pessimista (leopardiano, appunto) perché studiava, ma perché conduceva una vita abbastanza sfigata. Sapegno o Briatore?
Questo è un messaggio popolare. ferrocsm Inviato 30 Marzo 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 30 Marzo 2024 28 minuti fa, Roberto M ha scritto: e la tristezza e’ non poterselo permettere perché bisogna lavorare. Mah non ne sarei così sicuro, tristezza e felicità sono cose che vanno a toccare proprio l'intimo di una persona che un'università pur se piena di quelli del classico che avendo potuto studiarci anni difficilmente riusciranno ad indagare così a fondo arrivando poi a concludere il troppo pretenzioso (a mio avviso) che chi ha più cultura è più infelice, troppe-troppe le variabili in gioco quando il soggetto è l'intimo di un essere umano per arrivare a simili conclusioni. 3
LUIGI64 Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 Importante è lo studio Ancora di più, come codifichiamo ed elaboriamo gli eventi che ci accadono, soprattutto quelli più dramnatici È un processo più interiore che esteriore Spesso, molto sofferenze sono autoinflitte per mancanza di consapevolezza, drammatizzazione eccessiva, identificazioni sclerotizzate e rimozione delle nostre istanze interiori non gradite
mozarteum Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 Credo che ci sia anche una propensione individuale come l’essere alti o bassi. Comunque i veri banchi di prova sono malattie col timer innescato e morti care. L’equilibrio di una persona il suo saper essere sereno felice o semplicemente adeguato alla navigazione con marosi si misura la’. Ed escono fuori energie inaspettate. ma credo che non siamo piu’ in tema
briandinazareth Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 1 ora fa, ferrocsm ha scritto: e più si è tristi e infelici. Sentita stamattina riportata dalla radio, Freccia per la precisione citando uno studio durato parecchi anni di una università finlandese, almeno mi pare fosse finlandese. Adesso con mia somma gratitudine sdoganeremo il " beato te che non capisci un c...o! in realtà la cosa pare essere pure più bastarda di così... ricordando che parliamo sempre di tendenze statistiche, la correlazione infatti non è diretta fra lo studio e l'infelicità, ma tra questa e le caratteristiche personali che spingono allo studio. ovvero la tendenza ad accontentarsi di meno rispetto a quanto si sa, la minore tendenza alle illusioni (da quelle romantiche, alla rappresentazione di se ecc.), una certa maggiore irrequitezza, al non fermarsi al già acquisito ecc. questo, statisticamente, porta ad una maggiore ricerca dello studio ma anche all'insoddisfazione e all'infelicità. tra l'altro il pirmo criterio in assoluto e di gran lunga superiore agli altri per la felicità (sempre statisticamente) sono le relazioni; in molti casi studiare a fondo e avere le caratteristiche precedenti possono essere di ostacolo. essere un po' scemi aiuta
extermination Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 Credo sia fondamentalmente una questione di approccio allo studio e alla vita.
Savgal Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 Scriveva Kant nella “Critica del giudizio”: “… la produzione, in un essere ragionevole, della capacità di scegliere i propri fini, e quindi di essere liberi è la cultura. Perciò la cultura soltanto può essere l’ultimo fine che la natura ha ragione di porre al genere umano.”
micfan71 Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 "Fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e canoscenza" Pur non avendo fatto il classico questa la conosco anch'io: dallo studio non possono che venire cose buone, compresa la consapevolezza di quello che siamo e dei nostri limiti. Se si ama il sapere in sè stesso, questa consapevolezza non è cagione di infelicità, ma uno sprone a voler sapere ancora di più, ad essere sempre aperti e curiosi. Sapere di non sapere è un privilegio, non sapere di non sapere è il fardello di chi si riempie di sè stesso.
xalessio Inviato 30 Marzo 2024 Inviato 30 Marzo 2024 51 minuti fa, piergiorgio ha scritto: Che intervento carico di malinconia...si vede che hai studiato No, ha solo trovato un vinile agognato ma arato da un “selezione read digest” o gumme gaz se scrive…😁
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