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Muti......come artista una cosa, come uomo un’altra


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Riccardo Muti, ovazioni a Salisburgo
per la Missa solemnis di Beethoven: «È la Cappella Sistina della musica»

di Valerio Cappelli

Mai diretta prima dal Maestro (arrivato a 270 presenze nella rassegna austriaca dal 1971), è la più grande predica religiosa in note. I Wiener Philharmoniker non la eseguivano da diciannove anni

https://www.corriere.it/spettacoli/21_agosto_14/muti-ovazioni-salisburgoper-messa-beethoven-1c74f2d6-fd0b-11eb-a8d6-950ed3168b02.shtml

 

analogico_09

C'è da dire che Muiti sta avendo negli ultimi tempi un'esposizione medatica notevole: Muti di qua, Muti di la' ah, che bel vivere, che bel piacere, per un direttore di qualità  😄

 

Questo dovrebbe aumentare non poco la sua corda egoico-narcisistica... eppure nell'intervista di poco tempo fa il "maestro" parla di depressione, esternando perfino discorsi di morte...

 

Mi piacerebbe ascoltare la Messa Solemnis che ha diretto a Salisburgo.., più per la curiosità di capire quanto Muti si sia "identificato" nell'opera beethoverniana che per l'opera stessa che sarà pure la cappella sistina della musica ma, rifatto un ascolto proprio oggi, diretta da Garsiner che solitamente "snellisce", mi ha ri-straccato non poco...

Troppo "solenne", così fittamente carica di super aneliti eroici.., serrata, incalzante, mai o quasi mai qualche momento di rarefatta, angelica ma profonda lievità "sognante".., di umanissimo e "delicato" moto dell'inconscio, magari anche un poco incerto nella "ricerca", nel costante trionfo della "volontà" imperante, in ogni istante, una religiosità ciclopica che non conosce il silenzioso ed estatico grido mistico.., davvero ho riprovato l'impellente desiderio di riascoltare qualche messa di Haydn, di Mozart.., il grandioso che nasce dal subime più "sommesso"...

Non si discute il geniom Beethoveniano ma a volte le parti più testuali e narrative della sua musica, come nel caso di questa Missa Solemnis,  mettono a dura prova l'ascoltatore.., o per meglio dire il sottoscritto. 

Per questo, per me, il Beethoven più "metafisico" e di più pura "astrazione" musicale che non risente del peso delle "retoriche" grandiose e alla fine "autoritarie", è nei quartetti per archi.

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