LUIGI64 Inviato 13 Aprile 2024 Inviato 13 Aprile 2024 Salutato da un grande coro di quarantuno parrocchie, Vetter parlò di come prepararsi al regno di Dio. Nel sermone definì papa Pio XI il «Filhrer della cristianità» e aggiunse che il Fiihrer divino era qualcuno che racchiudeva in sé «la visione del nuovo mondo», per donarla all'umanità con «forza profetica». Questa figura, secondo Vetter, era il Cristo, «che deve tornare a essere Re in ogni ambito della vita». Perché questo accada il «popolo della terra dovrà formare di nuovo un autentico, santo Reich, un regno di Cristo ». Vetter esortò l'uditorio a partecipare all'opera della Chiesa e a seguire Cristo, che chiamava a edificare «un santo Reich in se stessi, nella propria famiglia e nel proprio Volk Addirittura una poesia (per modo di dire) dedicata alla sacra svastica In molte regioni della Germania, e arche in Austria, si manifesta46 I sacerdoti di Hitler vano ormai chiaramente forme embrionali di cooperazione tra clero e Partito nazista. Nella diocesi austriaca di Graz-Seckau il sacerdote Ottokar Kemstock, membro della congregazione austriaca dei Canonici regolari di sant' Agostino, compose la poesia La svastica, che gli fu richiesta dai nazionalsocialisti di Filrstenfeld, appena costituitisi in una sezione del partito, in occasione di una cerimonia di benedizione della bandiera. La svastica in campo bianco Su uno sfondo rosso fuoco Proclama libera e chiara al mondo Le gioiose notizie a venire: Coloro che si riuniscono intorno a questo simbolo Sono tedeschi, non solo a parole, Ma per intenzione, fratellanza e anima. La svastica in campo bianco È stata scelta come simbolo della nazione Su uno sfondo rosso fuoco In tempi difficili e fatali Quando, prostrata nel dolore e sconvolta, La patria gridò aiuto, La cara patria, negli spasmi della morte! La svastica in campo bianco Su uno sfondo rosso fuoco Ci ispira un audace coraggio. Nessun cuore batte debole Nessuno è sleale; Dio è con noi. Non temiamo né la morte né il demonio.25 Tratto da:
niar67 Inviato 14 Aprile 2024 Inviato 14 Aprile 2024 Vuole essere la presentazione del libro o,visto il periodo di "sfaldamento" sociale e guerre c'è qualche altra allusione?,la seconda guerra mondiale non ha insegnato niente?...?....?lo chiedo da ignorante. Senza offesa. Saluti Andrea
loureediano Inviato 14 Aprile 2024 Inviato 14 Aprile 2024 Non c'è che dire, tutto amore e fratellanza.
garmax1 Inviato 14 Aprile 2024 Inviato 14 Aprile 2024 2 ore fa, niar67 ha scritto: Vuole essere la presentazione del libro o,visto il periodo di "sfaldamento" sociale e guerre c'è qualche altra allusione?,la seconda guerra mondiale non ha insegnato niente?...?....?lo chiedo da ignorante. Senza offesa. Saluti Andrea Bisogna aver letto i profondissimi post nel thread su Russia Ucraina per poter capire il collegamento 1 1
LUIGI64 Inviato 14 Aprile 2024 Autore Inviato 14 Aprile 2024 L'essenza di ogni fondamentalismo è quella di consolidare l'ignoranza, di porre, più precisamente, l'ignoranza come fondamento di una verità assoluta. In questo modo l'ignoranza non si configura più come un difetto, una mancanza di sapere, ma, alla stessa stregua dell'odio, come una vera e propria passione. La passione dell'ignoranza coincide con la sua pretesa di essere padrona della verità. Ne abbiamo un esempio eloquente nel “pregiudizio”, che altro non è se non un'ignoranza consolidata che vorrebbe porsi come manifestazione incontrovertibile della verità. Il tratto più profondo di ogni fondamentalismo consiste, dunque, nell'esercitare l'ignoranza a partire dall'idea di possedere in modo esclusivo la verità. È questa la sua miscela esplosiva: impastare l'ignoranza con la verità. Massimo Recalcati
LUIGI64 Inviato 14 Aprile 2024 Autore Inviato 14 Aprile 2024 Fino ad oggi, quasi nessuno aveva esaminato empiricamente le implicazioni politiche del cosiddetto narcisismo grandioso: ammirazione e rivalità narcisistiche. Analizzare la relazione tra tratti della personalità a lungo termine come ammirazione e rivalità narcisistica, ideologia politica e intenzioni di voto per un partito populista di destra radicale, consente una migliore comprensione del meccanismo psicologico sottostante Il narcisismo è indirettamente collegato al sostegno del populismo radicale di destra Una nuova ricerca dimostra che le inclinazioni della personalità svolgono un ruolo nei soggetti che sono a sostegno dei partiti politici di estrema destra in Germania. Lo studio, pubblicato sull’European Journal of Personality, suggerisce che il sostegno a tali partiti populisti di destra sarebbe legato a un tratto noto come rivalità narcisistica. “Come psicologa politica, sono interessata alle condizioni di lungo termine e ai fattori a breve termine che influenzano le scelte di voto, in particolare per i partiti populisti della destra radicale“, ha dichiarato l’autrice dello studio Sabrina J. Mayer, responsabile al reparto “Data and Methods” nel “German Center for Integration and Migration Research” presso l’Università di Duisburg-Essen. “Per anni, la Germania è stata uno dei pochi paesi dell’Europa occidentale senza un importante partito populista di destra. Quando l’Alternative für Deutschland (AfD) ha avuto un notevole consenso dopo la sua fondazione avvenuta nel 2013, la maggior parte delle persone ha spiegato tale exploit legandolo alla crisi dei rifugiati. Tuttavia, tale spiegazione causale non è sufficiente“. “Fino ad oggi, quasi nessuno aveva esaminato empiricamente le implicazioni politiche del cosiddetto narcisismo grandioso: ammirazione e rivalità narcisistiche. Analizzare la relazione tra tratti della personalità a lungo termine come ammirazione e rivalità narcisistica, ideologia politica e intenzioni di voto per un partito populista di destra radicale, consente una migliore comprensione del meccanismo psicologico sottostante“. L’ammirazione narcisistica è caratterizzata da grandiosità e bellezza, mentre la rivalità narcisistica è caratterizzata da aggressività e dall’affermazione di una supremazia. Le persone con un’ammirazione narcisistica tendono ad essere d’accordo con affermazioni come “Merito di essere vista come una grande personalità”, mentre quelle con un’alta rivalità narcisistica tendono ad essere d’accordo con affermazioni come “Le altre persone non valgono nulla”. Leggi anche: Gli impulsivi con difficoltà psicologiche tendono ad impegnarsi nell'odio online Per questo studio, la Mayer e i suoi colleghi hanno esaminato i dati di 2.827 persone nel German GESIS Panel, un sondaggio rappresentativo della popolazione tedesca che ha valutato il narcisismo e le preferenze politiche, oltre a molti altri fattori. I ricercatori hanno scoperto che un’accresciuta rivalità narcisistica era associata ad un maggiore sentimento anti-immigrato, e che a sua volta era strettamente associato al sostegno dato all’AfD. L’ammirazione narcisistica, d’altra parte, era negativamente correlata al supporto per tale formazione politica. “I nostri risultati mostrano che il narcisismo è un concetto multidimensionale con due diverse strategie sociali sottostanti. È in particolare la rivalità narcisistica che si collega positivamente al sostegno di un partito populista di destra radicale, sostegno che passa indirettamente attraverso diversi “mediatori”, come il sentimento anti-immigrazione“ “I cittadini con alti livelli di rivalità narcisistica votano per un partito populista di destra radicale perché in generale sono più favorevoli ai suoi appelli suprematisti. Questi cittadini tendono a svalutare gli altri nella loro ricerca della supremazia Sabrina J. Mayer https://www.psicoscienza.it/articoli-scientifici/narcisismo-collegato-populismo-radicale-destra/
LUIGI64 Inviato 14 Aprile 2024 Autore Inviato 14 Aprile 2024 ....Il centro dell’utopia totalitaria è infatti costituito da un ideale che funziona collettivamente come una causa assoluta. Il mito totalitario ripara perciò l’uomo – lo faceva notare Erich Fromm nel suo celebre studio sulla personalità autoritaria titolato Fuga dalla libertà, pubblicato anch’esso in piena seconda guerra mondiale – dalla condizione lesa della sua esistenza, dall’angoscia di fronte non tanto alla «libertà da» (versione ancora infantile della libertà) ma alla «libertà di» (dimensione autenticamente etica della libertà).... Alla fine della seconda guerra mondiale, sulle macerie dei disastri provocati dalla follia nazifascista, Hannah Arendt pubblica il suo celebre studio Le origini del totalitarismo. Per un verso la sua tesi di fondo si mantiene nel solco dell’analisi freudiana: l’esperienza del totalitarismo è l’esperienza dell’abolizione violenta del singolare, è l’esperienza della negazione feroce e terroristica della pluralità irriducibile degli uomini nel nome di una causa elevata a un dover-essere assoluto e spietato: un dover-essere in cui ritroviamo quei caratteri superegoici che Freud attribuiva alla voce del padre arcaico. Se dunque la versione storica dei totalitarismi si manifesta come una ipertrofia delirante del padre ordalico, questo avviene, ed è la tesi scabrosa che Lacan sviluppa nei suoi Complessi familiari del 1938 (sic!), proprio nel momento in cui la stessa psicoanalisi registra già una crisi irreversibile dell’Imago paterna e della sua autorità simbolica. L’utopia totalitaria prende, cioè, corpo proprio nel momento in cui la funzione guida del Padre viene meno, quasi si trattasse di una sorta di compensazione oscena: lo sguardo folle e invasato del leader supplisce l’assenza di sguardo del padre privato della sua autorità simbolica. Massimo Recalcati https://rassegnaflp.wordpress.com/2005/10/08/indagine-sulle-forme-del-totalitarismo-nella-contemporaneita/ -------------- Per E. Fromm, il governo totalitario viene accostato strettamente al narcisismo disfunzionale e maligno (...) Anche il narcisismo patologico dei gruppi assomiglia a quello individuale, anche nei gruppi dove domina la paura, lo sguardo emotivo è rivolto al passato, vi è una spinta al conservatorismo, una mancanza di obiettività e di giudizio razionale, è visibile nell’atteggiamento necrofilo del razzismo, nelle varie forme di nazionalismo. Questi mettono minuscoli e spesso ininfluenti frammenti di verità per costruire montagne di falsità. Quando le azioni politiche si fondano sull’autoglorificazione, la mancanza del senso della realtà conduce a conseguenze disastrose. ... L’elemento di soddisfazione, come in quello individuale è dato dall’autoinganno della superiorità che si trasforma in ideologia del potere che fa ritenere pregiudizialmente inferiori tutti gli altri. In diverse religioni, la superiorità è data dal ritenere come vero Dio, solo il proprio, in situazioni razzistiche, il dato di superiorità nasce dalla presunzione intellettiva dedotta dalla detenzione dei mezzi di produzione economica, l’etnocentrismo narcisistico, nell’Europa coloniale si fondava sulla superiorità del progresso tecnologico, attribuito ad un’intelligenza superiore. (...) Un elevato grado di narcisismo porta, come hanno dimostrano i casi di alcune dittature del Novecento alla distruttività. Il narcisismo dei gruppi, può diventare patologico come quello degli individui. Su un'attenta disamina del narcisismo: https://www.istitutoerichfromm.it/il-narcisismo/
simpson Inviato 15 Aprile 2024 Inviato 15 Aprile 2024 Il 14/04/2024 at 13:09, LUIGI64 ha scritto: L'essenza di ogni fondamentalismo è quella di consolidare l'ignoranza, di porre, più precisamente, l'ignoranza come fondamento di una verità assoluta. In questo modo l'ignoranza non si configura più come un difetto, una mancanza di sapere, ma, alla stessa stregua dell'odio, come una vera e propria passione. La passione dell'ignoranza coincide con la sua pretesa di essere padrona della verità. Ne abbiamo un esempio eloquente nel “pregiudizio”, che altro non è se non un'ignoranza consolidata che vorrebbe porsi come manifestazione incontrovertibile della verità. Il tratto più profondo di ogni fondamentalismo consiste, dunque, nell'esercitare l'ignoranza a partire dall'idea di possedere in modo esclusivo la verità. È questa la sua miscela esplosiva: impastare l'ignoranza con la verità. Massimo Recalcati Attenzione, perché può essere una buona descrizione anche dei fenomeni religiosi
LUIGI64 Inviato 15 Aprile 2024 Autore Inviato 15 Aprile 2024 52 minuti fa, simpson ha scritto: fenomeni religiosi Esatto. La deriva dei fenomeni religiosi Questo è il meccanismo che innesca i fondamentalismi Se ritenessi la religione che io professo, come ontologicamente superiore rispetto alle altre (mi riferisco alle principali religioni), potrei facilmente cadere in questa trappola narcisistica (aspetto psicologico) Inoltre, se si avesse la pazienza di studiare le varie tradizioni religiose e i suoi maggiori esponenti (filosofi/mistici), sarebbe quasi impossibile non scorgere moltissime convergenze tra le stesse (aspetto teologico/empirico) Persone profondamente religiose che ho avuto la fortuna di conoscere, non erano in nessun modo né divisivi, né minimamente fanatici. Tutt'altro D'altro canto, spesso i religiosi poco evoluti, tendono ad essere arroganti, intolleranti e faziosi...
mauriziox60 Inviato 15 Aprile 2024 Inviato 15 Aprile 2024 1 ora fa, LUIGI64 ha scritto: D'altro canto, spesso i religiosi poco evoluti, tendono ad essere arroganti, intolleranti e faziosi... Se al posto di "religiosi" ci mettiamo "esseri umani", il discorso non fa una piega. Se poi ci mettiamo "avvocato"...
LUIGI64 Inviato 15 Aprile 2024 Autore Inviato 15 Aprile 2024 12 minuti fa, mauriziox60 ha scritto: religiosi" ci mettiamo "esseri umani", Certo Però, coloro i quali si sentono investiti da poteri divini, puoi facilmente immaginare quanto il loro ego, proporzionalmente, possa inflazionarsi
LUIGI64 Inviato 16 Aprile 2024 Autore Inviato 16 Aprile 2024 Laddove non vi è speranza, o si scappa o ci si lascia uccidere senza opporre resistenza. Ci si aggrappa alla vita come in uno stato di stordimento. Come spiegare altrimenti il fatto che milioni di europei si siano lasciati condurre in campi di sterminio e camere a gas sapendo oltre ogni dubbio che stavano per essere condotti alla morte? Saper prosciugare tutte le speranze dei suoi avversari (almeno nell’Europa continentale) non fu l’ultimo dei formidabili poteri di Hitler. La convinzione fanatica di essere protagonista della costruzione di un nuovo ordine che sarebbe durato un millennio si trasmetteva sia ai seguaci che agli antagonisti: dava ai primi la sensazione che combattendo per il Terzo Reich si sarebbero posti dalla parte dell’eternità (Dio è con noi-aggiungo io-), e ai secondi il sentore che contrastando il nuovo ordine di Hitler avrebbero sfidato un destino inesorabile.(....) (...)Hitler, che percepiva l’ammirazione sotterranea connaturata nell’odio, trasse una conclusione molto significativa: «È d’importanza cruciale», disse, «che i nazionalsocialisti cerchino e si guadagnino l’odio violento del nemico.» Avrebbe costituito la prova della superiorità della fede nazionalsocialista. «Il migliore indice del valore del comportamento [del nazionalsocialista], della sincerità delle sue convinzioni e della sua forza di volontà è l’ostilità che egli riceve dal […] nemico» (Eric Hoffer)
Savgal Inviato 16 Aprile 2024 Inviato 16 Aprile 2024 Scriveva Aristotele: Quindi ogni stato esiste per natura, se per natura esistono anche le prime comunità: … Da queste considerazioni è evidente che lo stato è un prodotto naturale e che l’uomo per natura è un essere socievole: quindi chi vive fuori della comunità statale per natura e non per qualche caso è un abietto o è superiore all'uomo, … E per natura lo stato è anteriore alla famiglia e a ciascuno di noi perché il tutto dev'essere necessariamente anteriore alla parte: … È evidente dunque e che lo stato esiste per natura e che è anteriore a ciascun individuo: difatti, se non è autosufficiente, ogni individuo separato sarà nella stessa condizione delle altre parti rispetto al tutto, e quindi chi non è in grado di entrare nella comunità o per la sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte dello stato, e di conseguenza è o bestia o dio. L’uomo è quindi per Aristotele, che interpreta le convinzioni del suo tempo, un “animale sociale”, un bios politikos, appunto. L’essenza dell’uomo, la sua umanità, è in ragione del suo appartenere ad una comunità, che egli considera anteriore al singolo. La convinzione di Aristotele che l’uomo sia tale in quanto parte di una comunità e che solo in questa comunità possa esprimere la sua essenza, anzi che “La comunità esiste per rendere possibile una vita felice”. La stessa convinzione di Aristotele la ritroviamo nel mondo latino e in Cicerone, che giunge ad affermare: “Dunque, che un uomo sottragga qualcosa ad un altro e aumenti il proprio vantaggio con lo svantaggio di un altro è contro natura più della morte, della povertà, del dolore e di tutti gli altri mali che possono accadere al corpo o ai beni esterni: ciò infatti mina alle basi la convivenza umana e la società.” (Cicerone - de Officiis - Libro terzo - La legge naturale). La stessa convinzione la ritroviamo nel pensiero di Tommaso d’Aquino e del mondo medioevale. Per il filosofo l’individuo era percepito come un limite, come l’elemento lontano dalla razionalità. Per Tommaso d’Aquino la razionalità si esprime nel mondo e nel corpo sociale, l’individuo era considerato una fonte di disordine di quella natura che si esprime nel mondo sociale. L’individuo incarna un principio egoistico in antitesi con quello universale che nel mondo sociale trova espressione. La priorità della comunità e una sottile diffidenza verso l’individuo era radicata negli uomini nelle donne fino a pochi secoli addietro. La storiografia filosofica attribuisce l’inizio della modernità a Cartesio. Di Cartesio chi ha studiato filosofia ricorda la frase latina “Cogito, ergo sum”, che è della traduzione latina, mentre il saggio da cui è tratta, il “Discorso sul metodo”, fu scritto in francese. Scrive Cartesio: “Ma, subito dopo, mi resi conto che, nel momento in cui volevo pensare che tutto era falso, bisognava necessariamente che io, che lo stavo pensando, fossi qualcosa. E notando che questa verità: penso, dunque sono, è così ferma e salda che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di farla vacillare, giudicai di poterla accogliere, senza scrupoli, come primo principio della filosofia che cercavo”. Cartesio ribalta la prospettiva del mondo antico e medievale, la priorità diviene il proprio io, non è più la comunità di cui quell’io fa parte. Anzi indirettamente è la comunità ad essere messa in dubbio, mentre l’io è certo. Il “Discorso sul metodo” è la rappresentazione, fatta peraltro nella forma di dialogo dell’autore con se stesso, dell’individualismo borghese. Inconsapevolmente consideriamo l’individuo e l’individualismo come fatto del tutto naturale, che non ha avuto origine. Riteniamo che da sempre l’individuo sia stato considerato il fondamento della realtà sociale, mentre è una convinzione che ha una sua origine storica relativamente recente. Il pensiero borghese, che trova espressione in Cartesio, in Thomas Hobbes, in John Locke, negli autori dell’Illuminismo, ha degli elementi che contengono, limitano i rischi che il mondo antico e medievale percepiva nell’individualismo. Questi elementi sono la razionalità e la cultura borghese. È la razionalità rigorosa che Cartesio esprime nel suo metodo e nella matematica, non è un caso che la rappresentazione matematica dello spazio sia diventata possibile con gli assi cartesiani. Lo stesso rigore e la stessa razionalità la si trova nelle opere degli altri autori borghesi. Vi è poi un ottimismo di fondo del pensiero borghese. In antitesi alle convinzioni del mondo antico e medioevale, vi è la fiducia che siano gli interessi dell’individuo ciò che genera il progresso sociale ed economico. Vi è una eterogenesi dei fini per cui l’individuo, perseguendo i propri interessi contribuisce inconsapevolmente al progresso dell’intera società. Esemplare e noto in tal senso è il pensiero di Adam Smith, autore più noto in economia che in filosofia per la sua metafora della “mano invisibile”. Nel suo saggio “Indagine sulla natura e sulla ricchezza delle nazioni” del 1776 scrive: Ogni individuo si sforza di impiegare il proprio capitale in modo che il suo prodotto possa essere di grandissimo valore. Generalmente non intende né promuovere il pubblico interesse, né sa quanto lo sta promuovendo. Si prefigge solo la sua sicurezza, solo il suo guadagno. In ciò è guidato da una mano invisibile per prefiggersi un fine, che non ha nessun interesse della sua intenzione. Perseguendo il suo interesse spesso promuove quello della società più efficacemente di quando realmente intenda promuoverlo. Sono passati quasi due secoli e mezzo e dubito che oggi siano molti a condividere la convinzione di Adam Smith. Tuttavia l’individualismo borghese che caratterizza il pensiero di Cartesio è divenuto egemone, si è fatto inconsapevolmente carne e sangue forse in tutti, ed è il carattere dominante del nostro tempo. Il dubbio, il problema è che l’individualismo del nostro tempo non è temperato, contenuto dalla cultura e dalla razionalità borghese. Privo di cultura e razionalità l’individualismo regredisce in narcisismo. Non ho utilizzato casualmente il temine regredire. Il narcisismo, che si manifesta con il delirio di grandezza, la sopravvalutazione del potere dei desideri, la convinzione della “onnipotenza dei pensieri”, la fede nella virtù magica delle parole, possiamo vederla nei bambini. Il narcisismo è l’aurora della coscienza di sé, fenomeno che trova la sua manifestazione anche nella filogenesi. Il narcisismo infantile è proprio anche dei popoli primitivi. I popoli primitivi condividevano con i bambini la convinzione che i pensieri potessero mutare il corso degli eventi e che la parola dello stregone possedesse un potere magico in grado di modificare le leggi della natura. Con i bambini i popoli primitivi condividevano la convinzione che il significante, la parola, non fosse un segno, ma un elemento proprio delle cose. L’arbitrarietà del segno linguistico è estraneo al bambino come al primitivo. Nel narcisismo domina il principio di piacere, il desiderio infantile, e non solo, di poter piegare ai nostri desideri il corso degli eventi e le leggi della natura. Nel suo pensiero Freud contrappone il principio di piacere al principio di realtà. Il cammino della scienza, che ha il suo inizio con la filosofia greca, corrisponde alla progressiva rimozione delle proiezioni antropomorfe sulla natura. Agli spiriti onnipresenti nelle cose, alla volontà degli dei, al disegno divino, si sono progressivamente sostituite le leggi che rappresentano i fenomeni naturali. Nel percorso della scienza al linguaggio naturale si è sostituito quello formalizzato, in particolare la matematica, alla spiegazione dei fenomeni con la finalità, proiezione dell’intenzionalità umana, i modelli scientifici in cui prevale il nesso causale. Sul narcisismo Freud fa delle osservazioni che purtroppo trovano conferma nella esperienza quotidiana nella gestione della scuola. Freud scrive che il narcisismo infantile dei genitori riemerge nei comportamenti che essi assumono nei confronti dei figli. Il narcisismo infantile riemerge nella tendenza quasi incontenibile ad attribuire ai propri figli il possesso di ogni sorta di perfezione, di cui chi osserva non trova alcun indizio. Vi è, purtroppo, la tendenza a coprire ogni loro manchevolezza, ma ovviamente non quelle dei figli degli altri. Vi è la tendenza a voler sospendere per il proprio figlio le rinunce imposte dal vivere civile, a rivendicare per lui dei privilegi che si negano agli altri. Le restrizioni e i limiti imposte dalle leggi della società pare non debbano valere per il proprio figlio. Egli deve essere il centro del creato. Da uomo di scuola posso affermare che questa deriva è sempre più evidente. Si moltiplicano il numero dei genitori che ritengono il proprio figlio un genio incompreso, che rifiutano i suoi limiti ed attribuiscono gli esiti non brillanti a scuola esclusivamente all’incapacità degli insegnanti. Ma il narcisismo è continuamente ferito dall’esperienza quotidiana. Inevitabilmente ci si deve confrontare con chi possiede delle conoscenze e delle competenze in ambiti specifici, come nel momento in cui ci si ammala e si deve ricorrere ad un medico. Se si riconosce ed accetta la propria collocazione sociale e quella delle altre persone con cui si entra in relazione, si riconosce la gerarchia sociale delle competenze, ci si rimette nella mani del professionista, sia nel caso il medico o il docente. Era ciò che avveniva fino ad un recente passato. Ma se si ritiene di essere il “centro del creato” e si è convinti che in ciascuna delle proprie qualità si è almeno pari a chi più si stima, scatta il rifiuto della gerarchia sociale delle competenze. Troviamo sempre più spesso la persona “informata” che si reca dal medico dopo una rapida ricerca su internet e ci si rivolge al professionista con il tono di chi è in grado di fare diagnosi al pari di un medico. Questo è un primo risvolto della regressione narcisistica, vi è un’altra conseguenza di questo individualismo regredito. Il mondo si rifiuta di piegarsi ai desiderata dell’individuo. Le frustrazioni che l’individuo atomizzato della folla solitaria subisce al suo narcisismo si trasforma in paranoia, il delirio di grandezza si converte in delirio di persecuzione. Perso il senso di appartenenza ad una comunità e la sicurezza che questa appartenenza generava, il singolo in cui l’individualismo è regredito a narcisismo tende a percepire la società come popolata di soggetti che tramano contro di lui. La fiducia nel proprio medico del paziente degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si è trasformata progressivamente in diffidenza. Il riconoscimento del ruolo sociale del professionista e della sua collocazione nella gerarchia sociale è rifiutata. L’individuo regredito non può accettare che vi sia chi abbia competenze superiori alle sue o che sia collocato più in alto nella gerarchia sociale perché ciò ferisce il suo narcisismo. La recente crisi pandemica ha reso a mio parere ancora più evidente questa regressione. I no-vax sono una commistione di deliro di grandezza e delirio di persecuzione. La pandemia ci ha posto di fronte a fatti che tendiamo a rimuovere, la fragilità del nostro corpo e la precarietà della vita, che era invece esperienza quotidiana di coloro che sono nati nella prima metà del secolo scorso. Fino a pochi decenni addietro era normale morire per una banale infezione, i primi antibiotici risalgono agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso. Fino a pochi decenni addietro al mortalità infantile contava numeri che fanno rabbrividire. Precarietà della vita e fragilità del proprio corpo sono tuttavia una grave ferita al delirio di grandezza. La reazione è stata la negazione e la rimozione, che si sono manifestate nel negare i morti per COVID e nel rifiuto del lockdown per contenere la diffusione del virus. Il delirio di persecuzione si è invece manifestato nel rifiuto del vaccino, nell’affermare che il vaccino provochi danni superiori alla malattia, nel sostenere che la pandemia fosse conseguenza di un “complotto” ordito dalle grandi case farmaceutiche. L’individualismo regredito in narcisismo mostra aspetti che lo pongono lontano dalla rappresentazione dell’individuo di Cartesio. Un primo aspetto è l’irrazionalità, le argomentazioni sono irrazionali, con premesse false e conclusioni contraddittorie. Vi è un secondo aspetto, anche questo lontano dal pensiero di Cartesio, dell’Illuminismo e del Positivismo, il rifiuto della scienza e con esso la fiducia nel progresso che ha caratterizzato il comune sentire fino a pochi decenni addietro. Il delirio di persecuzione può essere placato solo da certezze e queste sono della fede, il che pone il dubbio di quanto sul fenomeno abbia inciso l’abbandono delle fedi religiose. La scienza non produce certezze, la scienza elabora modelli con cui cerca di rappresentare i fenomeni, e le teorie scientifiche sono sempre in linea di principio falsificabili. La scienza non è il prodotto di un singolo, ma della comunità scientifica, che sulle ipotesi si confronta e talvolta si scontra. I progressi della scienza talvolta avvengono per caso, la scoperta della penicillina è attribuita al britannico Alexander Fleming nel 1928 ed è avvenuta casualmente. Si dovette tuttavia aspettare il 1943 affinché l'industria americana, spinta dalla necessità di curare i feriti della seconda guerra mondiale, avviasse la produzione a livello industriale della penicillina, rivoluzionando il mondo della medicina. I progressi della scienza ricadono sul quotidiano dopo anni, se non decenni, sono spesso un’eredità che una generazione passa alla successiva. I passaggi generazionali non possono essere interpretati in termini individuali, il passaggio avviene all’interno della comunità. Fino a poche generazioni addietro uomini e donne si identificavano istintivamente con la comunità di cui erano parte, ne accettavano l’ordinamento gerarchico e le stratificazioni di potere e reddito come fatto naturale. L’individualismo borghese ha progressivamente posto in dubbio e demolito questa idea di comunità. Uomini e donne sono diventati individui, in potenziale conflitto di interessi con la società in cui vivono ed in un mondo in cui l’ordine, in linea di principio, si regge solo su relazioni definite da leggi o di tipo contrattuale. L’individualismo regredito a narcisismo rifiuta anche la simmetria razionale dei rapporti definiti da leggi e contratti, si considera un "princeps legibus solutus", un soggetto sciolto dalle leggi, una libertà che si osserva nelle tante manifestazioni di cattiva educazione. Vi è un aforisma attribuito a Mark Twain che dice: “La buona educazione consiste nel nascondere quanto bene pensiamo di noi stessi e quanto male degli altri.” Questi sono, a mio parere, i caratteri della contemporaneità. 1 1
LUIGI64 Inviato 16 Aprile 2024 Autore Inviato 16 Aprile 2024 Ci si potrebbe chiedere come uscire da queste anguste carceri Non credo, l'ego possa uscire dalla gabbia del proprio connaturato narcisismo Come può l'ego, guarire se stesso...
Savgal Inviato 16 Aprile 2024 Inviato 16 Aprile 2024 Scriveva Kant nella “Critica del Giudizio” (§ 83): «la produzione, in un essere ragionevole, della capacità di scegliere i propri fini in generale, e quindi di essere libero, è la cultura. Perciò la cultura soltanto può essere l'ultimo fine che la natura ha ragione di porre al genere umano». Con la cultura si costruisce la consapevolezza che 'We are such stuff as dreams are made on, and our little life is rounded with a sleep.' e con essa far svanire il delirio narcisistico che inevitabilmente conduce ad una silenziosa e solitaria disperazione. Quella disperazione che potrebbe alimentare una nuova deriva totalitaria. Il narcisismo è una malattia infantile, è l'alba della coscienza. Quel bambino deve diventare un adulto.
LUIGI64 Inviato 16 Aprile 2024 Autore Inviato 16 Aprile 2024 Certamente la cultura aiuta e anche molto, per questo nel mio piccolo, ho tentato di approfondire il tema sul totalitarismo aprendo dei thread dedicati. D'altro canto, la stessa erudizione, potrebbe essere un cibo raffinato per il proprio narcisismo/ego (superiorità culturale) Ho notato che soggetti che aderiscono ad idee totalitarie, sembrano avere un approccio anche intellettuale, con paradigmi concettuali più articolati e non così grezzi (almeno in apparenza), trovando sostegno non solo a rigide stampelle ideologiche, ma anche spirituali, sarebbe più corretto definirle pseudo tali. Purtroppo, il narcisismo con differenti gradi di pervasività, si manifesta in molte aree esistenziali E' il metodo preferito dell'ego mai sazio Cultura e autoconsapevolezza (osservazione di sè stessi e dei propri pensieri), sono due strumenti molto, molto utili per cercare di eludere il narcisismo regressivo e disfunzionale
LUIGI64 Inviato 16 Aprile 2024 Autore Inviato 16 Aprile 2024 Fondamentalismo significa avere alcuni fondamenti, punti fermi imprescindibili, senza i quali si pensa che la vita non abbia senso. Bisogna vedere però a che livello uno ponga questi fondamenti, quale importanza attribuisca loro. Tutti siamo dunque in qualche modo fondamentalisti. Personalmente mi sento più minacciato e sono più critico nei confronti del fondamentalismo cristiano che non di quello islamico" . Perché? " Perché è più sottile, più intelligente, più pericoloso, ha più denaro. Invece che di fondamentalismo però preferirei parlare di fanatismo, che è l´assolutizzazione di una sola religione, di una sola cultura, di una sola forma di vita. Proprio per questo chi non conosce altre religioni all´infuori della propria ha la tendenza ad assolu- tizzare e a diventare fanatico. E quando un popolo vive per lungo tempo in isolamento tende a considerare la propria forma di vita come assoluta(...) L´esperienza deve farmi capire che io non sono autosufficiente e che in qualche modo ho bisogno dell´altro per completare o riconoscere meglio me stesso. In questo senso il dialogo è necessario. Quindi, come prima condizione, non sentirsi autosufficienti, né individualmente né come popolo. In secondo luogo, scoprire se stesso nell´altro: scoprire nello straniero parte di me stesso. Se io scoprissi nell´altro una parte di me, sarei più curioso di scoprire cosa pensa, cosa sente, proverei una forte spinta a conoscerlo. E non si conosce se non si ama e viceversa. Da tutto questo ovviamente nascerebbe il dialogo, la conversazione, lo scambio. Vorrei ricordare ancora un altro atteggiamento fondamentale: l´arte di saper ascoltare, che non è facile. Per capirti devo capire ciò in cui credi, e se non credo in qualche modo a ciò in cui credi non ti capisco veramente. Prendo un esempio dall´attualità di quest´ultimo periodo. Se io pensassi che i sostenitori del libero mercato sono solo esseri cattivi, egoisti, in malafede, non arriverei mai a comprenderli, a incontrarli. Anche in ciò che apparentemente ci ripugna c´è qualcosa da capire, su cui dialogare, con cui arricchirsi, a cui andare incontro (...) ...... Se la religione, il religioso, non costituisce la dimensione più intima della realtà stessa, allora non è che una sovrastruttura aggiunta a ciò che è – ossia niente più, tutto sommato, che un’istituzione messa lì per aiutarti nel caso migliore, per inquietarti o annoiarti nel caso peggiore ...... Chi non conosce che la propria religione non ne conosce alcuna, nemmeno la propria. ...... Non credo che la ricerca di una religione unica possa rappresentare un ideale. Penso al contrario che la diversità delle religioni, esattamente come quella delle lingue, delle razze, dei costumi e delle culture, sia essenziale per dare la misura della grandissima ricchezza dell’essere umano. ...... A una certa altezza non vi sono più baratri; le vie si riuniscono oltre le valli R. Panikkar http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/saperascoltare.htm Esempio di un sacerdote profondamente religioso, almeno per me😊
LUIGI64 Inviato 17 Aprile 2024 Autore Inviato 17 Aprile 2024 Da ricordare che Gott mit uns ("Dio con noi") era il motto dell'Ordine Teutonico; dopo la caduta dello Stato dei cavalieri teutonici, divenne quello dei re di Prussia, fino a divenire motto degli Imperatori tedeschi e per finire anche del terzo Reich nazista. Tale motto, era iscritto sulle fibbie dei cinturoni dei soldati della Wehrmacht Hitler nel suo delirio di onnipotenza, cita più volte Dio nel suo Mein Kampf: non lasciare profanare l’opera di Dio” (...) “nella fervida preghiera: a Dio onnipotente, benedici un giorno le nostre armi, sii giusto come sempre fosti; giudica ora se meritiamo la libertà; Signore, benedici la nostra lotta!” La trascendenza, schiacciata e calpestata sotto il colpi impietosi di una ideologia delirante ed oscura
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