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"Bob Dylan é il Fabrizio americano"'


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14 ore fa, magicaroma ha scritto:

Percorso inverso, dopo anni di ascolti continui oggi salverei solo “le nuvole” e “anime salve”

😄 assolutamente plausibile, comunque per dirla tutta ascolto solo i seguenti ma ora che me lo dici proverò ad integrare con Le nuvole:

 

IMG_0217.jpeg

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analogico_09
Il 17/5/2024 at 13:43, ferdydurke ha scritto:

Dylan ha caratterizzato un epoca, De André non ci è mai riuscito…

 

Anche grazie alla grande industria discografica americana alla potente Columbia/CBS, grandi fabbricatori di mitiche "gallinelle dalle uova d'oro" con contenuti testual-morali tuttavia edificanti...
Nel nostro piccolo specialmente per quelli della mia generazione, a partire dalla fine dei '60, e in parte per le successive, e ancora oggi gli erdi di Fabrizio vendono molti dischi incassanto fior di diritti, De Andrè rappresentò a lungo, epocale, strardinario  e duraturo immaginario musicale, poetico, sociale alternativo al piattume generalizzato della canzonetta italiana, ai testi banali triti e ritriti (non fu tutto e per sempre così, ovviamente.., con De Andrè, Paoli, Tenco, Bindi, Lauzi, ecc.., prese forma il cantautorismo italo-genovese.., per rimanere a quello che fu tra i primi ad emergere). Sono con chi evidenzia come la voce , Dylan, che personalmente ho sempre trovato "predicatoria" monotona, "nasale", povera di sfumature, sia antitetica a quella più calda e ricca di musicalità, di sfumature di suono e di "cadenze" espressive, di autentico coinvoglimento emotivo, .
Il fatto è che tra le due "cantautorialità", aldilà di qualche analogia riscontrabile, nelle mere "meccaniche" formali, in tanti altri artisti di ogni altro genere e luogo del mondo, corrono delle differenze musicali, poetiche, socio-culturali e "psicologiche" affatto considerevoli, cosicchè ogni paragone diretto e stretto tra i due diventa, a mio modesto avviso, non pertinente ed inutile se non per imbastirci su quattro amene e generiche chiacchiere.

Tempo fa, nella discussione su Paolo Conte chiamato ad esibirsi alla Scala di Milano, ci impegnammo già a dare il meglio e/o il peggio di noi paragonando o "sparagonando" la poetica musicale e "morale" di Conte a quella di Dylan...

In casi come questi, alloraq come ora, mi piace dichiararmi legalitamente "autarchico"...

 

 

Il 17/5/2024 at 14:15, ferdydurke ha scritto:

Leonard Cohen, e mi pare che sia lui e non Dylan quello che ispirato (tanto) De André...


Apprezzo moltissimo Cohen e concordo: potrebbe essere stato uno degli ispiratori di De Andrè il quale attingeva da fonti ispirative molteplici, dalle ballate popolari antiche e non italiane,in lingua e dialettali, alla chanson française, etc, fino ai motivi musicali della classica. Ciò senza copiare, bensì donando nuova veste e novello charme a quanto fosse noto e già ascoltato.
 


 

 

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1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

Il fatto è che tra le due "cantautorialità", aldilà di qualche analogia riscontrabile, nelle mere "meccaniche" formali, in tanti altri artisti di ogni altro genere e luogo del mondo, corrono delle differenze musicali, poetiche, socio-culturali e "psicologiche" affatto considerevoli, cosicchè ogni paragone diretto e stretto tra i due diventa, a mio modesto avviso, non pertinente ed inutile se non per imbastirci su quattro amene e generiche chiacchiere.

Abbastanza d'accordo.

.

1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

Apprezzo moltissimo Cohen e concordo: potrebbe essere stato uno degli ispiratori di De Andrè il quale attingeva da fonti ispirative molteplici

Credo fu l'influenza di Bubola e De Gregori, coi quali collaborò attorno alla metà dei '70, a portarlo sul cantautorato d'oltreoceano. Esperienza (quasi es)temporanea, destinata a non ripetersi. Sinceramente mi è sempre sembrato un vestito stretto, poco comodo per lui. Mi ha sempre dato l'idea di trovarsi in un periodo di idee magre. Al contrario, Non al denaro non all'amore né al cielo, che si innesta sulla grande narrativa americana è tutta un'altra storia e con ben altri risultati. Imho.

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